[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 205 / GENNAIO 2025 (CCXXXVI)


ambiente

A PROPOSITO DI EMERGENZA CLIMATICA
SUGli incendi di Los Angeles

di Giovanna D'Arbitrio

 

Secondo il quotidiano inglese The Guardian, la dicitura “cambiamento climatico” negli ultimi anni è stata sempre più sostituita dai mass media dall’espressione “emergenza climatica”, come dimostra la sua registrazione nel 2019 da parte del britannico Oxford Dictionary.

 

Secondo i dati da esso raccolti, in effetti, l’uso di “clamate emergency” è aumentato del 10.796%, in quanto il termine esprime “una situazione nella quale è richiesta un’azione urgente per ridurre o fermare il cambiamento climatico ed evitare danni ambientali potenzialmente irreversibili che derivano da esso”.

 

Senza dubbio i disastri causati dai cambiamenti climatici aumentano ogni giorno, eppure sono ancora tanti i negazionisti che ne sminuiscono la portata, spinti solo da denaro e potere. E così siamo attoniti di fronte agli spaventosi incendi fuori controllo iniziati a Los Angeles il 7 gennaio 2025, incendi alimentati da venti caldi che hanno arrecato distruzione e morte.

 

Molti sono i libri che trattano il tema dei problemi climatici, come I bugiardi del clima. Potere, politica, psicologia di chi nega la crisi del secolo, di Stella Levantesi che così viene presentato: “Un libro imprescindibile per chiunque voglia finalmente sapere come sia potuta riuscire l’operazione di occultamento più grande del secolo: quella orchestrata dai negazionisti dell’emergenza climatica. La prima grande bugia che si può raccontare sull’emergenza climatica è che non è colpa dell’essere umano. La seconda è che tutti gli esseri umani ne sono responsabili in egual misura. Se oggi non esiste una politica climatica globale efficace, se le temperature continuano ad aumentare, se gli ecosistemi sono al collasso, la ragione va cercata nella macchina organizzata del negazionismo climatico: ingenti finanziamenti, tecniche di propaganda ed efficaci manovre di ingegneria comunicativa che hanno lo scopo di far sembrare il cambiamento climatico solo una teoria, un’opinione, non una realtà scientificamente fondata. Questo libro racconta quello che non viene mai detto a proposito dell’emergenza climatica: quando gli scienziati hanno cominciato a dare l’allarme, le industrie di combustibili fossili non potevano permettere che i loro affari fossero compromessi. Erano gli anni ‘70 e, da allora, le lobby negazioniste – non solo le industrie fossili, ma politici, think tank, gruppi di pressione, piattaforme mediatiche, gruppi di facciata e falsi esperti – hanno messo in atto la più grande operazione di insabbiamento della storia più recente. Il negazionismo non si limita a rimuovere la realtà. Ne costruisce una alternativa al cui centro c’è un elemento su tutti: l’inganno. La disinformazione diventa la nuova realtà. E il negazionismo diventa vitale per la sopravvivenza di quella stessa realtà. Il negazionismo è strategico, è attivo, è pubblico”.

 

Purtroppo gli incendi di Los Angeles sono una prova evidente dell’emergenza climatica spesso negata e della lentezza nell’attenuazione dei provvedimenti presi a livello internazionale. In effetti i venti molto caldi noti come Santa Ana Winds o Devil Winds (venti del diavolo), provenienti dalle regioni desertiche dell’entroterra, soffiando verso la costa del Pacifico fino a Los Angeles a una velocità di 129 km orari, hanno alimentato ancor più le fiamme. Si solito l’umidità in autunno e inverno attenuano gli effetti negativi dei venti di Santa Ana, ma purtroppo quest’anno la pioggia non è arrivata e mesi di siccità hanno seccato la vegetazione, divenuta come paglia e quindi più infiammabile.

 

Gran parte della vegetazione della Terra per la siccità sta morendo in molte zone e sotto l’effetto di temperature troppo elevate le acque surriscaldate di mari e quelle superficiali di oceani, come l’oceano Pacifico, hanno anch’esse contribuito alla siccità, creando un fronte di alta pressione che in particolare in California ha impedito all’aria umida di arrivare.

 

Purtroppo anche le ultime COP 28 e 29 sul clima sono state in parte un fallimento perché gli interessi attorno ai combustibili fossili sono elevatissimi per molti stati. Dovremmo azzerare le emissioni climalteranti, ma come facciamo se continuiamo a perforare e a tirare fuori idrocarburi?

 

E intanto il caldo aumenta sempre più e la situazione continua a peggiorare. In seguito, già secondo la COP29, tenutasi dall’11 al 22 novembre 2024 a Baku, in Azerbaigian, sembra si sia posta un obiettivo finanziario collettivo per gli investimenti nella protezione climatica a livello mondiale: tutti i Paesi dovrebbero contribuire in base ai propri mezzi, in particolare i Paesi ricchi con elevate emissioni di gas serra.

 

In effetti, già secondo l’Accordo di Parigi sul clima tutti i Paesi dovrebbero intraprendere passi concreti per ridurre le proprie emissioni di gas serra al fine di limitare il riscaldamento globale a un aumento di 1,5 gradi. Ogni cinque anni i Paesi sarebbero tenuti a rivedere al rialzo il proprio obiettivo di riduzione, adottare misure per raggiungerlo e riferire in merito ai progressi compiuti. L’Accordo comprende inoltre disposizioni in materia di adattamento al cambiamento climatico e di misure di sostegno, quali il finanziamento e il trasferimento di tecnologie ai Paesi in via di sviluppo.

 

Il contenuto dell’accordo è stato negoziato dai rappresentanti di 196 Stati alla XXI Conferenza delle Parti dell’UNFCCC a Le Bourget, vicino a Parigi, in Francia. Nel novembre 2018, 195 membri dell’UNFCCC hanno firmato l’accordo e 183 hanno deciso di farne parte. Dei quattro Stati membri che non hanno ancora ratificato l’accordo, l’unica grande fonte di emissioni è l’Iran. Gli Stati Uniti d’America si sono ritirati dall’accordo nel 2020, ma vi sono tornati nel 2021. In base all’Accordo di Parigi, i Paesi industrializzati sono tenuti a stanziare 100 miliardi di dollari all’anno fino al 2025 per misure di protezione del clima in Paesi in via di sviluppo.

 

Questo obiettivo è stato raggiunto per la prima volta nel 2022. In occasione della COP29 si è discusso del nuovo obiettivo finanziario collettivo per il periodo successivo al 2025. Inoltre, è prevista l’approvazione di norme di attuazione per il meccanismo di mercato a livello mondiale, con cui i Paesi possono realizzare progetti di protezione del clima all’estero e far rientrare le riduzioni delle emissioni conseguite nel computo del loro obiettivo climatico. Infine, alla COP29 sono state preparate le basi per i nuovi obiettivi climatici per i Paesi fino al 2035. E ora tutti aspettano quali decisioni prenderanno gli Usa sotto la presidenza di Trump.

 

Concludendo, ci chiediamo che fine abbiano fatto le lotte per il clima di Greta che era riuscita a coinvolgere tanti giovani nel mondo, quando tante scolaresche accompagnate dai professori hanno invaso le piazze del centro anche nelle più importanti città italiane il 15 marzo 2019. Dopo cinque anni dalla più grande manifestazione del movimento “Fridays for Future” in cui ben 123 Paesi in tutto il mondo scioperarono, purtroppo quel periodo delle grandi manifestazioni guidate da Greta Thunberg sembra lontano.

 

Anche se il movimento non è del tutto spento, pandemia e due guerre hanno monopolizzato l’attenzione pubblica, sconvolgendo molti progetti internazionali. Fridays For Future forse è un progetto ancora vivo nel cuore dei giovani e aspetta solo di poter di nuovo ritornare come cinque anni fa? Speriamo di sì.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]