A PROPOSITO DI EMERGENZA CLIMATICA
SUGli incendi di Los Angeles
di Giovanna
D'Arbitrio
Secondo il quotidiano inglese The
Guardian, la dicitura
“cambiamento climatico” negli ultimi
anni è stata sempre più sostituita
dai mass media dall’espressione “emergenza
climatica”, come dimostra la
sua registrazione nel 2019 da parte
del britannico Oxford Dictionary.
Secondo i dati da esso raccolti, in
effetti, l’uso di “clamate
emergency” è aumentato del
10.796%, in quanto il termine
esprime “una situazione nella
quale è richiesta un’azione urgente
per ridurre o fermare il cambiamento
climatico ed evitare danni
ambientali potenzialmente
irreversibili che derivano da esso”.
Senza dubbio i disastri causati dai
cambiamenti climatici aumentano ogni
giorno, eppure sono ancora tanti i
negazionisti che ne sminuiscono la
portata, spinti solo da denaro e
potere. E così siamo attoniti di
fronte agli spaventosi incendi fuori
controllo iniziati a Los Angeles il
7 gennaio 2025, incendi alimentati
da venti caldi che hanno arrecato
distruzione e morte.
Molti sono i libri che trattano il
tema dei problemi climatici, come
I bugiardi del clima. Potere,
politica, psicologia di chi nega la
crisi del secolo, di Stella
Levantesi che così viene
presentato: “Un libro
imprescindibile per chiunque voglia
finalmente sapere come sia potuta
riuscire l’operazione di
occultamento più grande del secolo:
quella orchestrata dai negazionisti
dell’emergenza climatica. La prima
grande bugia che si può raccontare
sull’emergenza climatica è che non è
colpa dell’essere umano. La seconda
è che tutti gli esseri umani ne sono
responsabili in egual misura. Se
oggi non esiste una politica
climatica globale efficace, se le
temperature continuano ad aumentare,
se gli ecosistemi sono al collasso,
la ragione va cercata nella macchina
organizzata del negazionismo
climatico: ingenti finanziamenti,
tecniche di propaganda ed efficaci
manovre di ingegneria comunicativa
che hanno lo scopo di far sembrare
il cambiamento climatico solo una
teoria, un’opinione, non una realtà
scientificamente fondata. Questo
libro racconta quello che non viene
mai detto a proposito dell’emergenza
climatica: quando gli scienziati
hanno cominciato a dare l’allarme,
le industrie di combustibili fossili
non potevano permettere che i loro
affari fossero compromessi. Erano
gli anni ‘70 e, da allora, le lobby
negazioniste – non solo le industrie
fossili, ma politici, think tank,
gruppi di pressione, piattaforme
mediatiche, gruppi di facciata e
falsi esperti – hanno messo in atto
la più grande operazione di
insabbiamento della storia più
recente. Il negazionismo non si
limita a rimuovere la realtà. Ne
costruisce una alternativa al cui
centro c’è un elemento su tutti:
l’inganno. La disinformazione
diventa la nuova realtà. E il
negazionismo diventa vitale per la
sopravvivenza di quella stessa
realtà. Il negazionismo è
strategico, è attivo, è pubblico”.
Purtroppo gli incendi di Los Angeles
sono una prova evidente
dell’emergenza climatica spesso
negata e della lentezza
nell’attenuazione dei provvedimenti
presi a livello internazionale. In
effetti i venti molto caldi noti
come Santa Ana Winds o Devil Winds
(venti del diavolo), provenienti
dalle regioni desertiche
dell’entroterra, soffiando verso la
costa del Pacifico fino a Los
Angeles a una velocità di 129 km
orari, hanno alimentato ancor più le
fiamme. Si solito l’umidità in
autunno e inverno attenuano gli
effetti negativi dei venti di Santa
Ana, ma purtroppo quest’anno la
pioggia non è arrivata e mesi di
siccità hanno seccato la
vegetazione, divenuta come paglia e
quindi più infiammabile.
Gran parte della vegetazione della
Terra per la siccità sta morendo in
molte zone e sotto l’effetto di
temperature troppo elevate le acque
surriscaldate di mari e quelle
superficiali di oceani, come
l’oceano Pacifico, hanno anch’esse
contribuito alla siccità, creando un
fronte di alta pressione che in
particolare in California ha
impedito all’aria umida di arrivare.
Purtroppo anche le ultime COP 28 e
29 sul clima sono state in parte un
fallimento perché gli interessi
attorno ai combustibili fossili sono
elevatissimi per molti stati.
Dovremmo azzerare le emissioni
climalteranti, ma come facciamo se
continuiamo a perforare e a tirare
fuori idrocarburi?
E intanto il caldo aumenta sempre
più e la situazione continua a
peggiorare. In seguito, già secondo
la COP29, tenutasi dall’11 al 22
novembre 2024 a Baku, in
Azerbaigian, sembra si sia posta un
obiettivo finanziario collettivo per
gli investimenti nella protezione
climatica a livello mondiale: tutti
i Paesi dovrebbero contribuire in
base ai propri mezzi, in particolare
i Paesi ricchi con elevate emissioni
di gas serra.
In effetti, già secondo l’Accordo di
Parigi sul clima tutti i Paesi
dovrebbero intraprendere passi
concreti per ridurre le proprie
emissioni di gas serra al fine di
limitare il riscaldamento globale a
un aumento di 1,5 gradi. Ogni cinque
anni i Paesi sarebbero tenuti a
rivedere al rialzo il proprio
obiettivo di riduzione, adottare
misure per raggiungerlo e riferire
in merito ai progressi compiuti.
L’Accordo comprende inoltre
disposizioni in materia di
adattamento al cambiamento climatico
e di misure di sostegno, quali il
finanziamento e il trasferimento di
tecnologie ai Paesi in via di
sviluppo.
Il contenuto dell’accordo è stato
negoziato dai rappresentanti di 196
Stati alla XXI Conferenza delle
Parti dell’UNFCCC a Le Bourget,
vicino a Parigi, in Francia. Nel
novembre 2018, 195 membri dell’UNFCCC
hanno firmato l’accordo e 183 hanno
deciso di farne parte. Dei quattro
Stati membri che non hanno ancora
ratificato l’accordo, l’unica grande
fonte di emissioni è l’Iran. Gli
Stati Uniti d’America si sono
ritirati dall’accordo nel 2020, ma
vi sono tornati nel 2021. In base
all’Accordo di Parigi, i Paesi
industrializzati sono tenuti a
stanziare 100 miliardi di dollari
all’anno fino al 2025 per misure di
protezione del clima in Paesi in via
di sviluppo.
Questo obiettivo è stato raggiunto
per la prima volta nel 2022. In
occasione della COP29 si è discusso
del nuovo obiettivo finanziario
collettivo per il periodo successivo
al 2025. Inoltre, è prevista
l’approvazione di norme di
attuazione per il meccanismo di
mercato a livello mondiale, con cui
i Paesi possono realizzare progetti
di protezione del clima all’estero e
far rientrare le riduzioni delle
emissioni conseguite nel computo del
loro obiettivo climatico. Infine,
alla COP29 sono state preparate le
basi per i nuovi obiettivi climatici
per i Paesi fino al 2035. E ora
tutti aspettano quali decisioni
prenderanno gli Usa sotto la
presidenza di Trump.
Concludendo, ci chiediamo che fine
abbiano fatto le lotte per il clima
di Greta che era riuscita a
coinvolgere tanti giovani nel mondo,
quando tante scolaresche
accompagnate dai professori hanno
invaso le piazze del centro anche
nelle più importanti città italiane
il 15 marzo 2019. Dopo cinque anni
dalla più grande manifestazione del
movimento “Fridays for Future” in
cui ben 123 Paesi in tutto il mondo
scioperarono, purtroppo quel periodo
delle grandi manifestazioni guidate
da Greta Thunberg sembra lontano.
Anche se il movimento non è del
tutto spento, pandemia e due guerre
hanno monopolizzato l’attenzione
pubblica, sconvolgendo molti
progetti internazionali. Fridays
For Future forse è un progetto
ancora vivo nel cuore dei giovani e
aspetta solo di poter di nuovo
ritornare come cinque anni fa?
Speriamo di sì.