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N. 31 - Dicembre 2007

L'Australia di Kevin Rudd

Il Labour torna al governo dopo 11 anni

di Stefano De Luca

 

È il 24 novembre, i seggi sono appena stati chiusi e in Australia, chiamata ad eleggere il nuovo Parlamento, i primi exit poll annunciano: la coalizione del premier uscente Jon Howard, leader del Partito Liberale che dal 1996 ricopre la carica di Primo Ministro, si è fermata al 47% dei consensi ed è stata sconfitta dalla coalizione guidata dal Labour di Kevin Rudd.

 

La vittoria laburista, che segna la fine dell'era Howard dopo 11 anni di governo, ha il sapore dell’impresa storica. Kevin Rudd, 50 anni, ex diplomatico, fino a un anno fa era pressoché sconosciuto fuori dal suo Paese. Eletto per la prima volta in parlamento nel 1998, ha costruito la sua carriera opponendosi con veemenza alla partecipazione australiana alla guerra in Iraq.

 

Rudd ha anche condotto una dura battaglia contro Howard e il Ministro degli Esteri Alexander Downer per il presunto ruolo svolto nello scandalo della AWB, la compagnia che detiene il monopolio dell'esportazione di cereali, che avrebbe pagato tangenti a Saddam Hussein nel quadro del programma Onu Oil for food.


Da quando è stato nominato, nel dicembre 2006, leader del Partito Laburista, Rudd è riuscito a dare alla sua compagine quello slancio che era mancato negli ultimi anni ed è stato sempre in vantaggio nei sondaggi.

 

John Howard, com’è consuetudine, ha ammesso subito la sconfitta: “miei compatrioti australiani, pochi minuti fa ho telefonato a Kevin Rudd e mi sono congratulato con lui e con il partito Laburista australiano per la loro vittoria netta. Questa è una grande democrazia e voglio augurare tutto il bene possibile al nuovo premier”.

 

Rudd è potuto così uscire allo scoperto e, in un breve discorso, ha mandato il suo primo messaggio al Paese: “l'Australia ha scelto di guardare al futuro”.

 

Il nuovo premier ha così dichiarato: “voglio porre fine alle vecchie divisioni del passato tra le imprese e i sindacati, tra la crescita e l'ambiente, tra il governo federale e quelli statali, tra il settore pubblico e quello privato. Oggi gli australiani hanno deciso che il Paese deve andare avanti per scrivere insieme una nuova pagina della nostra storia. Sarò il Primo Ministro di tutti gli australiani, degli aborigeni, di coloro che sono nati qui e di coloro che qui sono arrivati da lontano. Governerò nell'interesse del Paese”.

 

John Howard è stato uno dei principali alleati dell'Amministrazione Bush, ma il presidente degli Stati Uniti si è subito voluto congratulare con il nuovo premier australiano affermando che “Stati Uniti e Australia sono partner e alleati solidi e sarà un piacere lavorare con il nuovo governo”.

 

Rudd potrà così dare attuazione al programma con cui ha conquistato una solida maggioranza per governare: energie rinnovabili, istruzione, mantenere il passo con l'ascesa di Cina e India e ritiro delle truppe di combattimento dall'Iraq (550 soldati sui circa 1000 impegnati).

 

Rudd ha dichiarato di voler ratificare subito il protocollo di Kyoto e, in materia di ambiente, si è impegnato ad istituire un fondo di 300 milioni di dollari per finanziare la ricerca e la commercializzare delle energie rinnovabili.

 

Il leader laburista ha inoltre annunciato di voler investire molto nel campo dell'istruzione modernizzando le strutture scolastiche, finanziando nuovi enti di formazione professionale, collegando a internet tutte le scuole elementari e assicurando a ogni studente l’accesso ad un computer.


Si è definito un 'conservatore in economia e un rivoluzionario nell'educazione', criticando le “irresponsabili” spese promesse da Howard in campagna elettorale: quattro volte superiori a quelle con le quali si accinge a governare l’Australia.

 

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