[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

161 / MAGGIO 2021 (CXCII)


contemporanea

A PROPOSITO DI JOHN STEINBECK

THE LOST GENERATION

di Giovanna D’Arbitrio

 

Tutte le generazioni sono perdute per una cosa o per l’altra

(E. Hemingway)

 

A quanto pare la definizione “generazione perduta è nata da un episodio accaduto in un garage parigino dove un giovane meccanico non era riuscito a riparare l’auto di Gertrude Stein, per cui il capo gridò al ragazzo: «Siete tutti una generazione perduta».

 

Gertrude Stein, nel raccontarlo a Ernest Hemingway, aggiunse: «Tutti voi, giovani che avete prestato servizio nella guerra, siete una generazione perduta». L’espressione fu usata poi da Hemingway nel romanzo Fiesta e nel suo libro Festa mobile.

 

Nel secondo ricordando i giovani reduci di guerra, pose la domanda: «Chi definisce chi una generazione perduta?», mentre supponeva che forse il giovane meccanico fosse come lui un reduce. Alla fine concluse che “che tutte le generazioni sono perdute per una cosa o per l’altra”. Pensando in effetti a guerre passate, a campagne napoleoniche e a generazioni di giovani ricchi di ideali, ma in seguito delusi dalla storia rivelatasi campo della loro negazione, constatò amaramente che lo stesso accadde ai giovani coinvolti nella Grande Guerra che conobbero uguale delusione e come reduci scoprirono il danno subito nella propria umanità devastata.

 

John Steinbeck fu senz’altro uno dei principali esponenti della Lost Generation, tra i quali ricordiamo lo stesso Hemingway, Francis Scott Fitzgerald, Thomas Stearns Eliot, John Dos Passos, Alan Seeger, Erich Maria Remarque, Henry Miller, Ezra Pound, William Faulkner e tanti altri artisti.

 

Profondo conoscitore dell’animo umano e delle sue passioni che ben descrisse nei suoi libri, Steinbeck nacque, nel 1902, negli Stati Uniti, a Salinas, figlio del tesoriere della contea di Monterey e di un’insegnante. Cresciuto con le sorelle Mary, Elizabeth e Esther, durante l’adolescenza iniziò a scrivere poesie e racconti. Frequentò poi corsi di scrittura creativa e letteratura inglese alla Stanford University, ma fu costretto a rinunciare agli studi.

 

Cercò, comunque, di entrare nel mondo letterario e nel 1925 si trasferì a New York dove lavorò come giornalista del New York American. Tornato in California divenne custode di una residenza estiva e scrisse il suo primo romanzo, La Santa Rossa (Cup of Gold, 1929). Nel 1930 sposò Carol Henning e si trasferì con lei a Pacific Grove. Nel 1932 venne pubblicato il suo secondo romanzo I Pascoli del Cielo (The Pastures of Heaven), raccolta di storie di alcune famiglie contadine.

 

Sempre alla vita contadina è ispirato Al Dio Sconosciuto (To a God Unknown) del 1933. Poco dopo perse i genitori e nel frattempo veniva pubblicato Pian della Tortilla (Tortilla Flat) che gli aprì le porte di Hollywood. In seguito, lavorando per il San Francisco News, scrisse alcuni articoli sugli immigrati in California che ispirarono Uomini e Topi (Of Mice and Men).

 

Nel 1942 si separò dalla moglie e si stabilì a New York dove sposò la cantane Gwyndolyn Conger, ma anche da lei divorziò pur avendo avuto un figlio. Nel 1939 fu pubblicato Furore (The Grapes of Wrath) che suscitò divergenti reazioni. Il successo tornò nel 1952 con La Valle dell’Eden (East of Eden). Come corrispondente del giornale francese Le Figaro, tornò a vivere a New York e nel 1961 scrisse L’inverno del nostro scontento e poi Viaggio con Charley.

 

Nel 1962 ottenne il Premio Nobel per la Letteratura con la seguente motivazione: «Per le sue scritture realistiche ed immaginative, unendo l’umore sensibile e la percezione sociale acuta». Negli ultimi anni della sua vita si dedicò ai viaggi in Europa e Sud-Est asiatico. Morì a New York il 20 dicembre del 1968.

 

Ci sembra giusto riassumere in un breve excursus le sue opere più importanti.

1) The Pastures of Heaven (I pascoli del cielo) in cui vengono narrate alcune storie di famiglie contadine nella tranquilla valle dei pascoli del cielo in California.

2) To a God Unknown (Al Dio sconosciuto) sulle vicende della famiglia Wayne, contadini ridotti in rovina dalla siccità in California. Il capofamiglia compie un sacrificio mistico, versando il suo sangue per porre fine alla siccità.

3) Tortilla Flat (Pian della Tortilla) che descrive quartiere di Monterey dove in misere baracche vivono i paisanos. Da esso venne tratto nel 1942 il film Gente allegra con la regia di Victor Fleming.

4) Of Mice and Men (Uomini e topi) ambientato in una fattoria dove lavorano e vivono in dure condizioni alcuni braccianti salariati raccoglitori di orzo, fra i quali George, il protagonista, e il suo amico Lennie, dotato di una forza erculea ma ritardato mentale: insieme sognano una fattoria di loro proprietà, ma un tragico evento segnerà le loro vite.

5) The Grapes of Wrath (Furore) sui conflitti fra lavoratori stagionali e proprietari terrieri, fu giudicato eccessivamente “di sinistra”, ma poi fu premiato nel 1940 con il Premio Pulitzer. Da Furore John Ford trasse il film omonimo interpretato da Henry Fonda.

6) East of Eden (La valle dell’Eden), storia drammatica di due fratelli, novelli Caino e Abele, e dei rapporti con il padre. Dal romanzo venne tratto da Elia Kazan, nel 1955, un famoso film interpretato da James Dean e Julie Harris.

7) The Winter of Our Discontent (L’inverno del nostro scontento) un atto d’accusa amaro contro l’America del tempo. La storia si svolge a Long Island dove Ethan A. Hawley, insoddisfatto del suo lavoro di commesso, progetta una rapina perfetta inseguendo il mito americano di successo e ricchezza.

 

I migliori libri di Steinbeck senza dubbio sono quelli della denuncia sociale che descrivono la California con la vita e i costumi degli abitanti della valle di Salinas, rievocati in modo toccante, realistico, umano. Come scrive il critico letterario Alfred Kazin: «Il dono di Steinbeck non consisteva tanto in una risorsa letteraria quanto in una visione della vita profondamente armoniosa e pacifica. In un periodo di esaurimento per tanti scrittori migliori di lui, egli si era immedesimato nella vita della vallata di Salinas, trovando un certo equilibrio spirituale nel far la cronaca dei cicli di vita dei coltivatori della vallata, dei suoi mistici, dei suoi avventurieri, studiando i suoi processi di sviluppo, immergendovisi con interesse affettuoso ed intimo per le vicende umane dal punto di vista biologico. Steinbeck si identifica talmente con la vita della sua vallata nativa, da ritrarne una comprensiva visione prospettica della natura animale della vita umana e un mezzo di riconciliazione con la gente come tale».

 

Infine chi ama non solo la letteratura, ma anche il cinema, avrà senz’altro apprezzato i numerosi film tratti dalle sue opere. Senz’altro i romanzi di John Steinbeck sulle sofferenze dei miseri durante la Grande Depressione, ci ricordano che le crisi economiche colpiscono sempre le classi più umili, ieri come oggi, nella nostra epoca segnata dalla pandemia.

 

Concludiamo con le sue parole: «E gli occhi dei poveri riflettono, con la tristezza della sconfitta, un crescente furore. Nei cuori degli umili maturano i frutti del furore e s’avvicina l’epoca della vendemmia». (Furore, J. Steinbeck).

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]