.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]


RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


.

CONTEMPORANEA


N. 132 - Dicembre 2018 (CLXIII)

L’armistizio con la Francia del 1940

Le aspirazioni mediterranee e i rapporti con Berlino

di Massimiliano Rinaldi

 

Dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Mussolini attese quasi un anno prima di intervenire ufficialmente al fianco della Germania e delle forze dell’Asse, poiché era ben consapevole dell’impreparazione bellica dell’esercito italiano e dell’economia nazionale nel dovere affrontare un conflitto di lunga durata.

 

Nel corso dei mesi, il Duce valutò attentamente la situazione che andava configurandosi sullo scacchiere europeo, al fine di individuare il momento più opportuno per unirsi attivamente al conflitto, cioè quello in cui le forze armate di Hitler sembrassero sul punto di ottenere una vittoria decisiva.

 

Agli occhi di Mussolini tale situazione iniziò a profilarsi alla fine di maggio del 1940, quando le formidabili divisioni tedesche stavano per infliggere il colpo definitivo alla Francia, da mesi in difficoltà contro l’invasione germanica.

 

Non potendo rischiare di dare un contributo irrilevante alla vittoria finale della guerra, poiché ciò non avrebbe permesso all’Italia fascista di sedersi ai tavoli di pace in cui si sarebbe impostato il nuovo ordine mondiale, il dittatore italiano decise di compiere il passo decisivo e il 10 giugno, dal balcone di Palazzo Venezia, proclamò l’entrata in guerra dell’Italia.

 

Le operazioni belliche contro la Francia (“Battaglia delle Alpi”) durarono pochi giorni, poiché l’esercito francese si arrese pochi giorni dopo, ma nonostante ciò, bastarono per evidenziare tutte le deficienze delle nostre forze armate, bloccate sugli aspri rilievi alpini da una tenace resistenza francese e incapaci di penetrare significativamente in territorio nemico. A tali dati di fatto si aggiunse la pessima influenza sull’opinione pubblica internazionale, poiché molti interpretarono l’attacco italiano a un’agonizzante Francia come un atto vile e indignitoso, una “coltellata alla schiena”.

 

In un primo momento, durante le trattative per l’armistizio con la Francia, Mussolini pensò concretamente di imporre alla Francia una pace punitiva, concordando con i propri collaboratori una serie di pesanti condizioni, tra le quali: la cessione della Corsica e di Nizza, Tunisi e forse una parte dell’Algeria orientale e Somalia francese. Le rivendicazioni del duce erano durissime e puntavano tutte a incrementare la potenza e la presenza italiana nello spazio mediterraneo, considerato dall’ideologia fascista come lo spazio vitale designato dalla storia per il popolo italiano, erede diretto di quello romano.

 

Nonostante la ferma volontà di Mussolini di ottenere il maggior numero possibile di annessioni territoriali, il documento che fu presentato alla Francia durante le trattative armistiziali presentava richieste molto più miti: in sostanza, l'occupazione da parte italiana di alcuni territori francesi confinanti con l’Italia, la smilitarizzazione del confine franco-italiano e libico-tunisino per una profondità di cinquanta chilometri e la smilitarizzazione della Somalia francese.

 

Il drastico cambiamento di Mussolini è imputabile all’atteggiamento tenuto dai tedeschi durante i colloqui vertenti su che tipo di pace bisognasse presentare ai plenipotenziari francesi. Hitler si dimostrò contrario alla possibilità di un’occupazione totale del territorio francese e a una richiesta di consegna della flotta, poiché tali provvedimenti, avrebbero potuto spingere il nuovo governo francese a collaborare segretamente con Londra, o cosa ancora più grave, i francesi avrebbero potuto consegnare le proprie navi all’Inghilterra.

 

I tedeschi si orientarono così in favore di una pace non troppo severa, che permise alla Germania di non sprecare inutilmente truppe e di mantenere sotto controllo il nuovo governo francese collaborazionista di Vichy.

 

Di particolare interesse è un’ulteriore chiave di lettura, fornita da Renzo de Felice, che può servire a comprendere meglio il repentino mutamento di Mussolini. Per lo storico italiano, il duce vide dietro la presa di posizione di Hitler di non infliggere una pace “cartaginese” alla Francia, un tentativo di riconciliazione tra le due nazioni che, se avesse avuto esito positivo, avrebbe rappresentato un duro colpo alle aspettative mussoliniane riguardanti le assegnazioni territoriali previste al termine del conflitto mondiale. Difatti, la maggior parte delle annessioni sarebbero dovute avvenire proprio a spese della Francia, ma la possibilità di un riavvicinamento fra Parigi e Berlino, costituiva un enorme problema per Mussolini, il quale temeva che Hitler avrebbe anche potuto non mantenere fede alla parola data all’alleato riguardo al riconoscimento delle aspirazioni territoriali tanto agognate.

 

Fu questo, secondo De Felice, uno dei motivi più importanti che spinsero il dittatore italiano ad allinearsi con la posizione “soft” dei tedeschi, in modo da non fomentare sentimenti di ostilità nei confronti di Roma, che avrebbero potuto spingere i francesi a legarsi maggiormente alla Germania.

 

L’episodio dell’armistizio con la Francia permette di focalizzare un aspetto particolare dei progetti politici del duce, il quale nonostante fosse legato mani e piedi a Hitler, non solo tramite i trattati politici come il Patto d’Acciaio, ma anche attraverso manifestazioni pubbliche di amicizia, egli temeva il possibile ruolo egemonico che avrebbe assunto la nazione tedesca al termine del conflitto e non si fidava delle promesse fatte riguardo al disinteresse tedesco nei confronti dell’area mediterranea.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

R. De Felice, Mussolini l’alleato. I. L’Italia in guerra 1940-1943. 1. Dalla guerra “breve” alla guerra lunga, Einaudi, Torino 1990;

G. Rochat, Le guerre italiane 1935-1943. Dall’impero d’Etiopia alla disfatta, Einaudi, Torino 2005.



 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 


[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]


 

.