N. 112 - Aprile 2017 
                          
                          (CXLIII)
																			
                          
							
							Dai luoghi comuni ai luoghi sepolti dell’archeologia
							Intervista all’archeologo Giovanni Borriello
							
							
							di Chiara Tangredi
																			 
																			
																			
																			Classe 
																			1986. 
																			Se 
																			molti 
																			ricorderanno 
																			gli 
																			anni 
																			Ottanta per 
																			Cindy Lauper 
																			e 
																			Joe 
																			Cocker, 
																			a 
																			lui 
																			sono 
																			rimasti 
																			i 
																			giochi 
																			della
																			Playmobil. 
																			Si è 
																			ancora 
																			lontani 
																			dalle 
																			ricostruzioni 
																			storiche. 
																			Sebbene 
																			non 
																			dispiace 
																			immaginare 
																			che 
																			in 
																			quei 
																			giochi 
																			ci 
																			siano 
																			gli 
																			esordi 
																			della 
																			sua 
																			inclinazione: 
																			passando 
																			dal 
																			montare 
																			i 
																			pezzi 
																			al 
																			rimontare 
																			i 
																			cocci.
																			Il 
																			Dottor 
																			Giovanni 
																			Borriello 
																			si 
																			occupa 
																			di 
																			archeologia. 
																			Ma 
																			sarebbe 
																			sbagliato 
																			chiamarlo 
																			diversamente 
																			da 
																			Gianni. 
																			Lui 
																			è 
																			Gianni 
																			per 
																			chiunque. 
																			Una 
																			specie 
																			di 
																			principio 
																			d’uguaglianza.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			C’è 
																			una 
																			certa 
																			astuzia 
																			che 
																			gli 
																			riempie 
																			lo 
																			sguardo. 
																			Mi 
																			sembra 
																			chiaro 
																			adesso. 
																			L’archeologia 
																			il 
																			più 
																			delle 
																			volte 
																			è un 
																			malinteso. 
																			Non 
																			ci 
																			si 
																			rende 
																			conto 
																			davvero 
																			cosa 
																			si 
																			sta 
																			immaginando. 
																			Probabilmente 
																			la 
																			comprende 
																			solo 
																			chi 
																			la 
																			vive 
																			ogni 
																			giorno. 
																			Nella 
																			buona 
																			e 
																			nella 
																			cattiva 
																			sorte. 
																			Sicché 
																			una 
																			definizione 
																			è 
																			d’obbligo. 
																			L’archeologia 
																			è 
																			una 
																			scienza 
																			storica, 
																			luogo 
																			di 
																			indagine. 
																			Studia 
																			le 
																			società 
																			passate 
																			attraverso 
																			le 
																			loro 
																			testimonianze 
																			materiali: 
																			la 
																			cultura 
																			materiale 
																			nel 
																			suo 
																			complesso 
																			e le 
																			opere 
																			d’arte. 
																			Nessun 
																			oggetto 
																			ha 
																			dal 
																			principio 
																			ruolo 
																			di 
																			testimone. 
																			Ma è 
																			proprio 
																			la 
																			funzione 
																			di 
																			testimonianza 
																			a 
																			rendere 
																			gli 
																			oggetti 
																			di 
																			interesse 
																			archeologico. 
																			Perché 
																			“l’archeologia 
																			non 
																			diseppellisce 
																			cose, 
																			diseppellisce 
																			uomini 
																			e le 
																			loro 
																			civiltà” 
																			(M. 
																			Wheeler, 
																			1954).
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Siamo 
																			a 
																			Napoli. 
																			Gianni 
																			è 
																			appena 
																			uscito 
																			dal 
																			suo 
																			“ufficio”. 
																			Così 
																			definisce 
																			il 
																			cantiere 
																			a 
																			Piazza 
																			Municipio 
																			dove 
																			opera. 
																			Lo 
																			trovo 
																			assiso 
																			in 
																			panchina 
																			a 
																			Piazza 
																			Carità. 
																			È 
																			quasi 
																			un 
																			giorno 
																			primaverile. 
																			Lui 
																			più 
																			di 
																			me 
																			deve 
																			rendersene 
																			conto. 
																			Se 
																			la 
																			primavera 
																			è la 
																			stagione 
																			degli 
																			amori, 
																			per 
																			Gianni 
																			è il 
																			momento 
																			delle 
																			allergie. 
																			Sfuggiamo 
																			da 
																			un 
																			esterno 
																			movimentato, 
																			entrando 
																			in 
																			un 
																			bar. 
																			Ci 
																			sistemiamo 
																			nella 
																			saletta 
																			del 
																			tea. 
																			È 
																			nervoso. 
																			Controllato 
																			ma 
																			nervoso. 
																			Anche 
																			io 
																			lo 
																			sono. 
																			Il 
																			caffè 
																			che 
																			abbiamo 
																			preso 
																			non 
																			aiuta. 
																			Almeno 
																			me.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Salve 
																			Gianni.
																			
																			
																			
																			Buonasera 
																			Chiara.
																			 
																			
																			
																			
																			Sicché 
																			hai 
																			cominciato 
																			con 
																			lo 
																			scavare 
																			un 
																			buco 
																			nel 
																			giardino 
																			della 
																			nonna 
																			e da 
																			allora 
																			non 
																			hai 
																			più 
																			smesso. 
																			Insomma 
																			com’è 
																			andata?
																			
																			 
																			
																			
																			
																			È 
																			iniziato 
																			più 
																			o 
																			meno 
																			all’età 
																			di 
																			cinque, 
																			sei 
																			anni 
																			quando 
																			ho 
																			avuto 
																			il 
																			primo 
																			approccio 
																			col 
																			terreno, 
																			letteralmente 
																			giocando 
																			nel 
																			giardino 
																			della 
																			nonna. 
																			Mentre 
																			l’incontro 
																			con 
																			i 
																			resti 
																			archeologici 
																			è 
																			avvenuto 
																			a 
																			Pompei. 
																			Dove 
																			di 
																			solito, 
																			la 
																			Domenica, 
																			all’età 
																			di 
																			sette, 
																			otto 
																			anni, 
																			i 
																			miei 
																			genitori 
																			mi 
																			lasciavano 
																			“scorrazzare”. 
																			A 
																			questo 
																			modo 
																			c’è 
																			stato 
																			questo 
																			primo 
																			contatto 
																			con 
																			l’antico 
																			in 
																			genere 
																			e 
																			soprattutto 
																			con 
																			l’età 
																			romana 
																			che 
																			rappresenta 
																			da 
																			sempre 
																			il 
																			punto 
																			focale 
																			della 
																			mia 
																			formazione 
																			e la 
																			mia 
																			più 
																			grande 
																			passione. 
																			Proprio 
																			in 
																			quel 
																			momento 
																			è 
																			nato 
																			in 
																			me 
																			il 
																			desiderio 
																			di 
																			andare 
																			alla 
																			ricerca 
																			di 
																			qualcosa. 
																			E 
																			quel 
																			qualcosa 
																			era 
																			il 
																			passato! 
																			(Sorride).
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Così 
																			nonostante 
																			tu 
																			sia 
																			un 
																			Gemelli, 
																			un 
																			segno 
																			d’aria, 
																			hai 
																			deciso 
																			di 
																			sporcarti 
																			con 
																			la 
																			terra. 
																			Qual 
																			è 
																			stato 
																			il 
																			tuo 
																			percorso 
																			di 
																			studi?
																			
																			 
																			
																			
																			
																			La 
																			mia 
																			formazione 
																			è un 
																			po’ 
																			trasversale. 
																			Ho 
																			frequentato 
																			un 
																			istituto 
																			tecnico 
																			commerciale. 
																			La 
																			maggior 
																			parte 
																			degli 
																			archeologi, 
																			normalmente, 
																			ha 
																			una 
																			preparazione 
																			classica. 
																			Io, 
																			invece, 
																			nasco 
																			come 
																			ragioniere. 
																			Quindi 
																			in 
																			me è 
																			forte 
																			questa 
																			tendenza 
																			a 
																			relazionarmi 
																			a 
																			un’idea 
																			di 
																			mondo 
																			globale 
																			in 
																			cui 
																			i 
																			rapporti 
																			commerciali 
																			svolgono 
																			un 
																			ruolo 
																			determinante. 
																			I 
																			commerci 
																			rappresentano 
																			l’elemento 
																			che 
																			più 
																			mi 
																			affascina, 
																			soprattutto 
																			nel 
																			mondo 
																			romano, 
																			cioè 
																			questa 
																			possibilità 
																			di 
																			avere 
																			degli 
																			interscambi 
																			forti, 
																			non 
																			solo 
																			intesi 
																			come 
																			interscambi 
																			di 
																			merci, 
																			ma 
																			come 
																			scambio 
																			di 
																			idee, 
																			di 
																			cultura 
																			in 
																			genere. 
																			Ho 
																			proseguito 
																			gli 
																			studi 
																			iscrivendomi 
																			a 
																			una 
																			laurea 
																			in 
																			archeologia 
																			classica 
																			all’Università 
																			degli 
																			Studi 
																			di 
																			Napoli 
																			L’Orientale 
																			che, 
																			se 
																			vogliamo, 
																			è 
																			stato 
																			il 
																			trampolino 
																			di 
																			lancio 
																			nel 
																			mondo 
																			archeologico. 
																			In 
																			seguito 
																			all’esperienza 
																			triennale 
																			e 
																			magistrale 
																			all’Orientale 
																			ho 
																			conseguito 
																			una 
																			specializzazione 
																			in 
																			archeologia 
																			classica 
																			e 
																			romana 
																			all’Università 
																			La 
																			Sapienza 
																			di 
																			Roma. 
																			Adesso 
																			eccomi 
																			qui, 
																			sono 
																			rientrato 
																			in 
																			“patria” 
																			se 
																			così 
																			possiamo 
																			dire. 
																			Da 
																			due 
																			anni 
																			sono 
																			dottorando 
																			dell’Orientale, 
																			di 
																			nuovo 
																			al 
																			punto 
																			di 
																			inizio 
																			del 
																			mio 
																			percorso 
																			formativo.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Andrea 
																			Carandini 
																			sostiene 
																			che 
																			alla 
																			base 
																			del 
																			lavoro 
																			dell’archeologo 
																			ci 
																			siano 
																			due 
																			elementi 
																			irrazionali: 
																			l’istinto 
																			e la 
																			curiosità. 
																			Sei 
																			curioso, 
																			Gianni?
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Estremamente! 
																			Penso 
																			sia 
																			fondamentale 
																			esserlo, 
																			non 
																			solo 
																			in 
																			archeologia, 
																			perché 
																			credo 
																			che 
																			la 
																			curiosità 
																			sia 
																			la 
																			base 
																			delle 
																			scoperte. 
																			È 
																			facile 
																			percorrere 
																			strade 
																			conosciute, 
																			anzi 
																			è 
																			quello 
																			che 
																			normalmente 
																			uno 
																			fa 
																			perché 
																			si 
																			sente 
																			più 
																			sicuro, 
																			però 
																			non 
																			è 
																			sbagliato 
																			ogni 
																			tanto 
																			spostarsi 
																			da 
																			questa 
																			linea 
																			nota 
																			per 
																			andare 
																			a 
																			vedere 
																			cosa 
																			cambia. 
																			Anche 
																			semplicemente 
																			guardando 
																			lo 
																			stesso 
																			elemento 
																			da 
																			una 
																			prospettiva 
																			diversa.
																			
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Lo 
																			ha 
																			detto 
																			Indiana 
																			Jones: 
																			“Se 
																			vuoi 
																			diventare 
																			un 
																			bravo 
																			archeologo, 
																			devi 
																			uscire 
																			da 
																			questa 
																			biblioteca!” 
																			Nella 
																			formazione 
																			di 
																			un 
																			archeologo 
																			è 
																			altrettanto 
																			importante 
																			frequentare 
																			i 
																			libri 
																			e i 
																			reperti, 
																			la 
																			biblioteca 
																			e il 
																			cantiere. 
																			Le 
																			università 
																			italiane 
																			sono 
																			spesso 
																			accusate 
																			di 
																			un 
																			approccio 
																			esclusivamente 
																			teorico. 
																			Questo 
																			vale 
																			anche 
																			per 
																			l’archeologia?
																			
																			 
																			
																			
																			
																			L’archeologia 
																			ha 
																			il 
																			pregio 
																			di 
																			essere 
																			una 
																			disciplina 
																			molto, 
																			molto 
																			pratica. 
																			Soprattutto 
																			negli 
																			ultimi 
																			anni 
																			si è 
																			incentivato 
																			un 
																			approccio 
																			di 
																			tipo 
																			manuale. 
																			Per 
																			quanto 
																			quello 
																			teorico 
																			resta 
																			imprescindibile. 
																			Accanto 
																			al 
																			lavoro 
																			sul 
																			campo, 
																			indispensabile 
																			per 
																			una 
																			comprensione 
																			delle 
																			attività 
																			archeologiche, 
																			non 
																			si 
																			può 
																			rinunciare 
																			a 
																			una 
																			conoscenza 
																			teorica 
																			quale 
																			base 
																			fondamentale 
																			e 
																			complessiva.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Gianni 
																			è 
																			uno 
																			studioso 
																			delle 
																			antichità 
																			classiche. 
																			Per 
																			archeologia 
																			classica 
																			si 
																			intende 
																			l’archeologia 
																			della 
																			cultura 
																			greca 
																			e 
																			romana. 
																			Lui 
																			è un 
																			romanista: 
																			al 
																			centro 
																			dei 
																			suoi 
																			interessi 
																			è 
																			l’antica 
																			Roma. 
																			In 
																			ambito 
																			accademico 
																			la 
																			distinzione 
																			tra 
																			grecisti 
																			e 
																			romanisti 
																			non 
																			è 
																			assolutamente 
																			un 
																			fatto 
																			privo 
																			di 
																			importanza. 
																			È lo 
																			stesso 
																			che 
																			tifare 
																			giallorosso 
																			durante 
																			una 
																			partita 
																			Lazio-Roma. 
																			C’è 
																			pure 
																			qualcosa 
																			nel 
																			suo 
																			aspetto, 
																			capelli 
																			neri, 
																			barba 
																			sul 
																			viso 
																			(dice 
																			di 
																			non 
																			raderla 
																			completamente 
																			da 
																			tempo), 
																			chiazza 
																			glabra 
																			sotto 
																			il 
																			mento, 
																			ampie 
																			spalle, 
																			petto 
																			robusto, 
																			struttura 
																			solida. 
																			Ricorda 
																			l’archetipo 
																			del 
																			legionario 
																			romano 
																			nell’immaginario 
																			collettivo. 
																			La 
																			“militari 
																			licentia” 
																			se 
																			c’è 
																			non 
																			l’espone. 
																			A 
																			essa 
																			sovrappone 
																			un’educata 
																			gentilezza.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Sei 
																			un 
																			romanista 
																			con 
																			un 
																			debole 
																			per 
																			Alessandro 
																			Magno. 
																			Cosa 
																			ti 
																			affascina 
																			di 
																			questo 
																			personaggio 
																			storico?
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			L’uscire 
																			dal 
																			proprio 
																			mondo 
																			conosciuto. 
																			La 
																			necessità 
																			di 
																			cercare 
																			luoghi 
																			nuovi, 
																			persone 
																			nuove, 
																			culture 
																			diverse. 
																			Alessandro 
																			Magno, 
																			per 
																			me, 
																			rappresenta 
																			l’emblema 
																			di 
																			tutto 
																			ciò. 
																			Quindi 
																			è 
																			ovvio 
																			che 
																			lo 
																			consideri 
																			una 
																			figura 
																			principale 
																			all’interno 
																			della 
																			storia 
																			in 
																			generale 
																			e 
																			nello 
																			specifico 
																			quella 
																			antica.
																			
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Prima 
																			esperienza 
																			di 
																			scavo: 
																			come 
																			la 
																			immaginavi? 
																			Com’è 
																			stata? 
																			Eri 
																			preparato?
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Indubbiamente 
																			la 
																			prima 
																			esperienza 
																			di 
																			scavo 
																			rappresenta 
																			per 
																			molti 
																			archeologi, 
																			me 
																			compreso, 
																			un 
																			venire 
																			a 
																			contatto 
																			con 
																			una 
																			realtà 
																			piuttosto 
																			diversa 
																			da 
																			quella 
																			che 
																			normalmente 
																			uno 
																			immagina. 
																			Ciononostante 
																			questa 
																			non 
																			è 
																			meno 
																			interessante. 
																			Certo 
																			diversa 
																			dalla 
																			visione 
																			generale 
																			che 
																			si 
																			ha 
																			dell’archeologia, 
																			quindi 
																			molto 
																			avventurosa. 
																			Poi, 
																			in 
																			realtà, 
																			l’avventura 
																			c’è 
																			sempre. 
																			Anche 
																			se 
																			lo 
																			scavo 
																			viene 
																			fatto, 
																			diciamo, 
																			in 
																			situazioni 
																			controllate. 
																			L’avventura 
																			è 
																			l’elemento 
																			che 
																			condiziona 
																			e 
																			caratterizza 
																			la 
																			ricerca 
																			archeologica: 
																			proprio 
																			il 
																			cercare 
																			è 
																			l’avventura 
																			nello 
																			specifico. 
																			La 
																			mia 
																			prima 
																			esperienza 
																			è 
																			stata 
																			agli 
																			scavi 
																			di 
																			Cuma, 
																			nell’area 
																			delle 
																			mura 
																			settentrionali. 
																			È 
																			stata 
																			enormemente 
																			formativa. 
																			Innanzitutto 
																			perché 
																			era 
																			un’area 
																			chiave, 
																			scoprendolo 
																			molto 
																			dopo 
																			chiaramente, 
																			quando 
																			la 
																			mia 
																			preparazione 
																			è 
																			cresciuta. 
																			Inoltre 
																			mi 
																			sono 
																			trovato 
																			ad 
																			affrontare 
																			una 
																			situazione 
																			estremamente 
																			pratica 
																			in 
																			cui 
																			le 
																			mie 
																			conoscenze, 
																			all’epoca 
																			ancora 
																			molto 
																			ridotte, 
																			già 
																			entravano 
																			in 
																			gioco 
																			fortemente, 
																			quindi 
																			quell’interrelazione 
																			tra 
																			aspetti 
																			pratici 
																			e 
																			teorici 
																			di 
																			cui 
																			parlavamo 
																			prima 
																			era 
																			già 
																			ben 
																			presente. 
																			C’era 
																			sempre 
																			bisogno 
																			di 
																			un 
																			confronto 
																			con 
																			quello 
																			che 
																			avevi 
																			studiato 
																			per 
																			comprendere 
																			cosa 
																			stavi 
																			scavando.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Lo 
																			scavo 
																			archeologico, 
																			in 
																			passato, 
																			era 
																			orientato 
																			alla 
																			ricerca 
																			di 
																			sculture, 
																			vasi, 
																			elementi 
																			architettonici. 
																			Questi 
																			erano 
																			strappati 
																			ai 
																			loro 
																			contesti 
																			di 
																			ritrovamento 
																			e 
																			trasferiti 
																			nelle 
																			collezioni 
																			antiquarie, 
																			nei 
																			musei 
																			di 
																			antichità 
																			del 
																			mondo. 
																			Oggi 
																			lo 
																			scavo 
																			è 
																			sempre 
																			meno 
																			uno 
																			spazio 
																			da 
																			Far 
																			West. 
																			Si 
																			effettua 
																			per 
																			risolvere 
																			un 
																			problema 
																			e 
																			non 
																			per 
																			recuperare 
																			oggetti. 
																			Il 
																			metodo 
																			con 
																			cui 
																			viene 
																			condotto 
																			è 
																			quello 
																			stratigrafico 
																			derivato 
																			dalla 
																			geologia. 
																			La 
																			terra 
																			viene 
																			smontata 
																			strato 
																			per 
																			strato. 
																			Gli 
																			strati 
																			sono 
																			rimossi 
																			in 
																			senso 
																			inverso 
																			a 
																			quello 
																			di 
																			deposizione: 
																			prima 
																			gli 
																			strati 
																			più 
																			alti, 
																			di 
																			recente 
																			formazione, 
																			poi 
																			via 
																			via 
																			quelli 
																			successivi, 
																			più 
																			antichi 
																			nel 
																			tempo. 
																			Lo 
																			scavo 
																			si 
																			presenta 
																			come 
																			un 
																			luogo 
																			d’indagine 
																			pianificato 
																			perché 
																			strutturato 
																			con 
																			orari 
																			di 
																			cantiere, 
																			compiti 
																			definiti, 
																			fasi 
																			di 
																			attività. 
																			Le 
																			condizioni 
																			logistiche 
																			dipendono 
																			da 
																			caso 
																			e 
																			caso. 
																			Per 
																			la 
																			maggiore 
																			si è 
																			ospitati 
																			in 
																			alloggi 
																			semplici. 
																			In 
																			genere 
																			ci 
																			si 
																			disabitua 
																			a 
																			tutti 
																			i 
																			confort 
																			di 
																			casa. 
																			La 
																			giornata 
																			di 
																			lavoro 
																			inizia 
																			presto. 
																			Termina 
																			nel 
																			pomeriggio 
																			inoltrato. 
																			In 
																			genere 
																			con 
																			due 
																			pause: 
																			a 
																			metà 
																			mattina 
																			e a 
																			pranzo. 
																			Il 
																			cantiere 
																			è 
																			gestito 
																			da 
																			responsabili, 
																			punti 
																			di 
																			riferimento 
																			per 
																			studenti 
																			e 
																			quanti 
																			vi 
																			partecipano. 
																			Scavare 
																			comporta 
																			lunghe 
																			giornate 
																			di 
																			piccone, 
																			pala, 
																			svuotamento 
																			secchi 
																			e 
																			carriole. 
																			Ore 
																			trascorse 
																			in 
																			ginocchio 
																			a 
																			“troulare” 
																			con 
																			la 
																			trowel, 
																			la 
																			cazzuola 
																			inglese. 
																			È 
																			uno 
																			strumento 
																			utile 
																			a 
																			rimuovere 
																			il 
																			terreno 
																			in 
																			maniera 
																			più 
																			graduale 
																			e 
																			meno 
																			incisiva 
																			di 
																			quanto 
																			consenta 
																			il 
																			piccone, 
																			in 
																			modo 
																			da 
																			indagarlo 
																			più 
																			efficacemente. 
																			II 
																			più 
																			delle 
																			volte 
																			i 
																			reperti 
																			non 
																			sono 
																			eccezionali. 
																			Eppure 
																			uno 
																			scavo 
																			si 
																			presenta 
																			sempre 
																			come 
																			una 
																			scoperta. 
																			Non 
																			si 
																			sa 
																			precisamente 
																			in 
																			anticipo 
																			ciò 
																			che 
																			la 
																			terra 
																			può 
																			restituire. 
																			“Un 
																			archeologo 
																			non 
																			sa 
																			mai 
																			se 
																			trova 
																			ciò 
																			che 
																			cerca 
																			o se 
																			cerca 
																			ciò 
																			che 
																			trova” 
																			(H. 
																			Mankell).
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			L’archeologia 
																			è 
																			spesso 
																			definita 
																			come 
																			la 
																			scienza 
																			della 
																			pala 
																			e 
																			del 
																			piccone. 
																			L’attività 
																			di 
																			scavo, 
																			però, 
																			è 
																			solo 
																			una 
																			parte 
																			del 
																			lavoro 
																			dell’archeologo. 
																			Un’indagine 
																			archeologica 
																			si 
																			compone 
																			di 
																			diverse 
																			fasi: 
																			scavo 
																			stratigrafico, 
																			documentazione, 
																			pulizia 
																			e 
																			catalogazione 
																			dei 
																			reperti, 
																			interpretazione 
																			dei 
																			contesti 
																			e 
																			dei 
																			reperti. 
																			Tu 
																			sei 
																			responsabile 
																			della 
																			gestione 
																			del 
																			magazzino 
																			archeologico 
																			degli 
																			scavi 
																			dell’Orientale 
																			a 
																			Cuma. 
																			In 
																			cosa 
																			consiste 
																			il 
																			tuo 
																			lavoro?
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Sostanzialmente 
																			consiste 
																			nel 
																			cercare 
																			di 
																			organizzare 
																			e di 
																			effettuare 
																			una 
																			prima 
																			classificazione 
																			di 
																			tutto 
																			il 
																			materiale 
																			che, 
																			anno 
																			per 
																			anno, 
																			viene 
																			messo 
																			in 
																			luce. 
																			Ciò 
																			vuol 
																			dire 
																			controllare 
																			e 
																			prendersi 
																			cura 
																			di 
																			quelli 
																			che 
																			sono 
																			i 
																			reperti 
																			in 
																			tutte 
																			le 
																			fasi: 
																			dal 
																			momento 
																			in 
																			cui 
																			emergono 
																			dal 
																			terreno, 
																			a 
																			seguire 
																			durante 
																			la 
																			fase 
																			di 
																			pulitura 
																			e di 
																			prima 
																			classificazione 
																			quindi 
																			di 
																			suddivisione 
																			macroscopica 
																			in 
																			periodi 
																			cronologici 
																			e 
																			classi 
																			di 
																			appartenenza 
																			intese 
																			come 
																			classi 
																			funzionali 
																			e 
																			produttive. 
																			È un 
																			momento 
																			fondamentale 
																			perché 
																			allo 
																			stesso 
																			tempo 
																			mi 
																			occupo 
																			anche 
																			della 
																			didattica, 
																			la 
																			formazione 
																			delle 
																			matricole 
																			o 
																			comunque 
																			di 
																			coloro 
																			che 
																			partecipano 
																			allo 
																			scavo. 
																			È un 
																			momento 
																			chiave 
																			perché 
																			lo 
																			scavo 
																			è 
																			recente 
																			e 
																			quindi 
																			si 
																			ha 
																			immediatamente 
																			la 
																			possibilità 
																			di 
																			rapportare 
																			i 
																			reperti 
																			al 
																			luogo 
																			dal 
																			quale 
																			provengono. 
																			Si 
																			iniziano 
																			a 
																			comprendere 
																			quali 
																			sono 
																			le 
																			problematiche 
																			che 
																			poi 
																			verranno 
																			esaminate 
																			nello 
																			specifico 
																			con 
																			analisi 
																			successive.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Non 
																			tutti 
																			i 
																			reperti 
																			sono 
																			musealizzati. 
																			La 
																			maggior 
																			parte 
																			viene 
																			documentata 
																			e 
																			conservata 
																			all’interno 
																			di 
																			magazzini. 
																			Qual 
																			è, 
																			invece, 
																			l’iter 
																			di 
																			conservazione 
																			dei 
																			ritrovamenti 
																			di 
																			una 
																			certa 
																			importanza?
																			
																			 
																			
																			
																			
																			In 
																			seguito 
																			a 
																			quella 
																			che 
																			è la 
																			prima 
																			fase 
																			di 
																			organizzazione 
																			e 
																			classificazione 
																			del 
																			materiale, 
																			si 
																			procede 
																			a 
																			uno 
																			studio 
																			più 
																			specifico, 
																			soprattutto 
																			di 
																			quei 
																			reperti 
																			che, 
																			chiaramente, 
																			meritano 
																			di 
																			essere 
																			analizzati, 
																			quelli 
																			che 
																			noi 
																			definiamo 
																			diagnostici 
																			o 
																			che 
																			comunque 
																			sono 
																			utili 
																			alla 
																			comprensione 
																			di 
																			problematiche 
																			produttive, 
																			commerciali 
																			o 
																			funzionali 
																			e in 
																			ogni 
																			caso 
																			sempre 
																			allo 
																			scopo 
																			di 
																			ricostruire 
																			i 
																			vari 
																			aspetti 
																			di 
																			quella 
																			che 
																			è la 
																			storia. 
																			Dunque 
																			sono 
																			presi 
																			in 
																			considerazione 
																			tutti 
																			i 
																			reperti, 
																			ma 
																			ci 
																			si 
																			concentra 
																			nello 
																			specifico 
																			su 
																			quelli 
																			che 
																			risultano 
																			essere 
																			più 
																			interessanti. 
																			In 
																			tal 
																			senso 
																			occorre 
																			operare 
																			scelte 
																			di 
																			carattere 
																			sintetico. 
																			Si 
																			procede 
																			alla 
																			creazione 
																			di 
																			un 
																			vero 
																			e 
																			proprio 
																			catalogo, 
																			quindi 
																			a 
																			uno 
																			studio 
																			analitico 
																			dei 
																			singoli 
																			individui, 
																			alla 
																			documentazione 
																			grafica 
																			e 
																			fotografica 
																			e a 
																			effettuare, 
																			laddove 
																			c’è 
																			necessità, 
																			restauri 
																			e 
																			integrazioni. 
																			Al 
																			che 
																			si 
																			procede 
																			alla 
																			musealizzazione.
																			
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			tipo 
																			di 
																			reperti 
																			portato 
																			alla 
																			luce 
																			attraverso 
																			gli 
																			scavi 
																			è 
																			vario 
																			e 
																			dipende 
																			dal 
																			contesto 
																			che 
																			si 
																			sta 
																			indagando: 
																			ceramica, 
																			reperti 
																			osteologici, 
																			monete, 
																			oggetti 
																			in 
																			ferro 
																			o in 
																			bronzo, 
																			vetro... 
																			Gianni 
																			è un ceramologo, 
																			un 
																			esperto 
																			di 
																			ceramica. 
																			Siamo 
																			abituati 
																			a 
																			Indiana 
																			Jones 
																			in 
																			fuga 
																			da 
																			nazisti 
																			e da 
																			sovietici, 
																			alla 
																			scoperta 
																			di 
																			reperti 
																			straordinari. 
																			Le 
																			sfide 
																			di 
																			Gianni 
																			sono 
																			tutte 
																			qui, 
																			esposte 
																			sul 
																			tavolo: 
																			frammenti 
																			ceramici 
																			non 
																			leggendari 
																			da 
																			classificare. 
																			Eppure 
																			quando 
																			è a 
																			lavoro 
																			sembra 
																			di 
																			guardare 
																			John 
																			Henry 
																			Bonham 
																			suonare 
																			la 
																			batteria. 
																			Distingue 
																			i 
																			frammenti 
																			per 
																			classi 
																			con 
																			una 
																			velocità 
																			che 
																			quasi 
																			ti 
																			mette 
																			a 
																			disagio. 
																			La 
																			frase 
																			giusta 
																			è 
																			proprio 
																			quella 
																			di 
																			Jimi 
																			Hendrix 
																			a 
																			Bonham: 
																			“Ragazzo, 
																			le 
																			tue 
																			zampe 
																			sono 
																			più 
																			veloci 
																			di 
																			quelle 
																			di 
																			un 
																			coniglio!”
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			L’importanza 
																			della 
																			ceramica 
																			in 
																			archeologia
																			
																			 
																			
																			
																			
																			La 
																			ceramica 
																			ha 
																			un 
																			ruolo 
																			fondamentale. 
																			Ci 
																			dà 
																			tantissime 
																			informazioni, 
																			funzionando 
																			come 
																			un 
																			vero 
																			e 
																			proprio 
																			“oggetto 
																			parlante”. 
																			Innanzitutto 
																			è il 
																			reperto 
																			archeologico 
																			più 
																			frequente 
																			durante 
																			uno 
																			scavo. 
																			Oggetti 
																			in 
																			ceramica 
																			sono 
																			stati 
																			prodotti 
																			in 
																			grandi 
																			quantitativi 
																			durante 
																			tutte 
																			le 
																			epoche 
																			e si 
																			sono 
																			conservati 
																			in 
																			quantitativi 
																			altrettanto 
																			cospicui, 
																			sebbene 
																			di 
																			solito 
																			in 
																			frammenti. 
																			Diverse 
																			sono 
																			le 
																			informazioni 
																			che 
																			possiamo 
																			ricavare 
																			dallo 
																			studio 
																			di 
																			questi 
																			manufatti. 
																			La 
																			ceramica 
																			fornisce 
																			dati 
																			su 
																			quella 
																			che 
																			era 
																			la 
																			vita 
																			quotidiana, 
																			informando 
																			sugli 
																			usi 
																			del 
																			vivere. 
																			A 
																			ciò 
																			si 
																			aggiungono 
																			le 
																			informazioni 
																			di 
																			carattere 
																			produttivo 
																			e 
																			commerciale: 
																			è 
																			possibile 
																			riconoscere 
																			le 
																			aree 
																			di 
																			origine 
																			e di 
																			diffusione 
																			di 
																			questi 
																			prodotti, 
																			ricostruire 
																			le 
																			reti 
																			commerciali 
																			quindi 
																			gli 
																			scambi 
																			delle 
																			merci 
																			e i 
																			contatti 
																			culturali, 
																			fondamentali 
																			per 
																			la 
																			comprensione 
																			del 
																			mondo 
																			antico. 
																			Dall’aspetto 
																			economico 
																			è 
																			possibile 
																			passare 
																			all’aspetto 
																			puramente 
																			di 
																			gusto 
																			quindi 
																			alla 
																			circolazione 
																			di 
																			modelli. 
																			Ricavare, 
																			in 
																			questo 
																			modo, 
																			informazioni 
																			utili 
																			a 
																			definire 
																			il 
																			processo 
																			di 
																			acculturazione 
																			delle 
																			popolazioni, 
																			chiarendo 
																			come 
																			vengono 
																			a 
																			interagire 
																			i 
																			popoli 
																			conquistati 
																			con 
																			quelli 
																			che 
																			conquistano. 
																			E 
																			non 
																			ultima, 
																			è 
																			stata 
																			e 
																			rimane 
																			l’aspetto 
																			fondamentale, 
																			la 
																			funzione 
																			datante. 
																			In 
																			assoluto 
																			la 
																			ceramica 
																			rappresenta 
																			il 
																			marker 
																			cronologico 
																			di 
																			base 
																			sul 
																			quale 
																			si 
																			fondano 
																			ancora 
																			molte 
																			stratigrafie.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Oggetti 
																			rinvenuti 
																			all’interno 
																			di 
																			uno 
																			stesso 
																			strato 
																			si 
																			ritengono 
																			interrati 
																			più 
																			o 
																			meno 
																			contemporaneamente. 
																			Di 
																			conseguenza 
																			quelli 
																			databili 
																			sono 
																			indizi 
																			utili 
																			per 
																			la 
																			collocazione 
																			cronologica 
																			di 
																			tutti 
																			gli 
																			altri 
																			presenti 
																			nello 
																			strato. 
																			Tra 
																			le 
																			varie 
																			categorie 
																			di 
																			materiali 
																			la 
																			ceramica 
																			è lo 
																			strumento 
																			più 
																			importante 
																			per 
																			la 
																			datazione 
																			degli 
																			strati 
																			e 
																			dei 
																			siti. 
																			Essa, 
																			infatti, 
																			ha 
																			subito 
																			nel 
																			corso 
																			del 
																			tempo 
																			modifiche 
																			riconoscibili: 
																			cambiano 
																			le 
																			forme, 
																			le 
																			tecniche, 
																			il 
																			tipo 
																			di 
																			decorazione. 
																			Ciò 
																			ha 
																			permesso 
																			di 
																			elaborare 
																			una 
																			griglia 
																			cronologica 
																			delle 
																			differenti 
																			produzioni 
																			ceramiche 
																			succedutesi 
																			nelle 
																			diverse 
																			epoche.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			In 
																			tempi 
																			recenti 
																			sono 
																			stati 
																			adottati 
																			in 
																			archeologia 
																			metodi 
																			di 
																			misurazione 
																			desunti 
																			dalle 
																			scienze 
																			naturali: 
																			il 
																			metodo 
																			del 
																			Carbonio 
																			14, 
																			la 
																			termoluminescenza. 
																			Quanto 
																			è 
																			ancora 
																			rilevante 
																			affidarsi 
																			alla 
																			ceramica 
																			come 
																			elemento 
																			datante?
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Entrambi 
																			gli 
																			elementi 
																			devono 
																			essere 
																			presi 
																			in 
																			considerazione: 
																			l’archeometria 
																			da 
																			un 
																			lato 
																			e 
																			gli 
																			studi 
																			classici 
																			di 
																			ceramologia 
																			dall’altro 
																			devono 
																			sempre 
																			andare 
																			a 
																			braccetto 
																			affinché 
																			si 
																			possano 
																			migliorare 
																			le 
																			datazioni.
																			
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			In 
																			quasi 
																			tutte 
																			le 
																			epoche 
																			antiche 
																			è 
																			possibile 
																			distinguere 
																			tra 
																			una 
																			ceramica 
																			comune 
																			e 
																			una 
																			ceramica 
																			fine. 
																			Nella 
																			ceramica 
																			comune 
																			l’aspetto 
																			funzionale 
																			prevale 
																			su 
																			quello 
																			estetico. 
																			Si 
																			tratta 
																			di 
																			una 
																			produzione 
																			destinata 
																			a un 
																			uso 
																			quotidiano. 
																			Al 
																			contrario 
																			la 
																			ceramica 
																			fine 
																			è 
																			una 
																			produzione 
																			più 
																			raffinata. 
																			Queste 
																			categorie 
																			includono 
																			al 
																			loro 
																			interno 
																			classi 
																			differenti. 
																			La 
																			classe 
																			definisce 
																			un 
																			insieme 
																			di 
																			vasi 
																			prodotti 
																			con 
																			caratteristiche 
																			comuni. 
																			Gli 
																			elementi 
																			che 
																			concorrono 
																			a 
																			definire 
																			una 
																			classe 
																			sono 
																			diversi: 
																			proprietà 
																			tecniche 
																			e 
																			produttive, 
																			repertorio 
																			formale, 
																			decorazioni, 
																			contrassegni 
																			e 
																			bolli, 
																			distribuzione 
																			geografica.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Di 
																			quali 
																			classi 
																			ceramiche 
																			ti 
																			occupi?
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Principalmente 
																			terra 
																			sigillata 
																			italica, 
																			ceramica 
																			a 
																			pareti 
																			sottili 
																			e 
																			l’iberica 
																			dipinta.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Di 
																			Alberto 
																			Angela, 
																			Gianni 
																			ha 
																			l’agilità 
																			linguistica 
																			e la 
																			capacità 
																			di 
																			comunicazione. 
																			Non 
																			è 
																			stato 
																			sempre 
																			così, 
																			ammette. 
																			Fatto 
																			sta 
																			che 
																			adesso 
																			salta 
																			da 
																			un 
																			argomento 
																			all’altro 
																			come 
																			la 
																			pallina 
																			del 
																			flipper. 
																			Così 
																			sotto 
																			la 
																			spinta 
																			di 
																			forze 
																			discorsive 
																			rimbalziamo 
																			a 
																			Cuma. 
																			Il 
																			geografo 
																			greco 
																			Strabone 
																			la 
																			riteneva 
																			la 
																			più 
																			antica 
																			fondazione 
																			greca 
																			d’Occidente. 
																			Posta 
																			sul 
																			litorale 
																			campano, 
																			di 
																			fronte 
																			all’isola 
																			di 
																			Ischia, 
																			nell’area 
																			vulcanica 
																			dei 
																			Campi 
																			Flegrei. 
																			Dal 
																			1994 
																			un 
																			nuovo 
																			programma 
																			di 
																			ricerca 
																			ha 
																			interessato 
																			l’area 
																			archeologica, 
																			coinvolte 
																			la 
																			Soprintendenza, 
																			le 
																			università 
																			napoletane 
																			e il 
																			Centro 
																			Jean 
																			Bérard. 
																			L’Università 
																			degli 
																			Studi 
																			di 
																			Napoli 
																			L’Orientale 
																			si è 
																			occupata 
																			di 
																			indagare 
																			il 
																			settore 
																			nord-occidentale. 
																			La 
																			missione, 
																			dal 
																			1994 
																			al 
																			2006 
																			diretta 
																			dall’etruscologo 
																			Bruno 
																			D’Agostino, 
																			è 
																			dal 
																			2007 
																			sotto 
																			la 
																			direzione 
																			del 
																			professore 
																			Matteo 
																			D’Acunto. 
																			Alle 
																			indagini 
																			cumane 
																			Gianni 
																			collabora 
																			da 
																			ben 
																			undici 
																			anni. 
																			È 
																			disponibile 
																			a 
																			spiegare 
																			se e 
																			come 
																			cambia 
																			il 
																			quadro 
																			relativo 
																			a 
																			Cuma 
																			a 
																			fronte 
																			delle 
																			nuove 
																			investigazioni.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Nel 
																			2007 
																			si è 
																			intrapreso 
																			lo 
																			scavo 
																			in 
																			estensione 
																			del 
																			quartiere 
																			abitativo 
																			compreso 
																			tra 
																			il 
																			Foro 
																			e le 
																			mura 
																			settentrionali. 
																			Obiettivo: 
																			ricostruire 
																			il 
																			sistema 
																			urbanistico 
																			di 
																			questo 
																			settore 
																			della 
																			città. 
																			La 
																			continuità 
																			abitativa 
																			ha 
																			reso 
																			possibile 
																			ricostruire 
																			le 
																			diverse 
																			fasi 
																			di 
																			occupazione. 
																			Potresti 
																			descriverne 
																			gli 
																			sviluppi: 
																			dalla 
																			fondazione 
																			alle 
																			ultime 
																			fasi 
																			di 
																			frequentazione?
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Indubbiamente 
																			non 
																			è 
																			facile, 
																			visto 
																			l’arco 
																			cronologico 
																			ampio. 
																			Si 
																			parte 
																			da 
																			una 
																			fase 
																			protostorica, 
																			anteriore 
																			all’avvento 
																			della 
																			prima 
																			colonizzazione 
																			greca, 
																			con 
																			attestazioni 
																			soprattutto 
																			di 
																			necropoli, 
																			nella 
																			fase 
																			opicia 
																			sostanzialmente. 
																			La 
																			prima 
																			colonizzazione 
																			greca 
																			si 
																			colloca 
																			nella 
																			seconda 
																			metà 
																			dell’VIII 
																			sec. 
																			a.C. 
																			Nell’abitato 
																			sembra 
																			ci 
																			sia 
																			già 
																			una 
																			pianificazione 
																			di 
																			base 
																			impostata 
																			in 
																			contemporanea 
																			alla 
																			fondazione 
																			o 
																			immediatamente 
																			dopo, 
																			quindi 
																			già 
																			verso 
																			la 
																			fine 
																			dell’VIII 
																			e 
																			gli 
																			inizi 
																			del 
																			VII 
																			sec. 
																			a.C. 
																			In 
																			tutta 
																			la 
																			fase 
																			arcaica 
																			gli 
																			assi 
																			stradali 
																			così 
																			come 
																			le 
																			prime 
																			abitazioni 
																			sembrano 
																			già 
																			avere 
																			quella 
																			strutturazione 
																			che 
																			poi 
																			si 
																			conserverà 
																			anche 
																			nei 
																			secoli 
																			successivi, 
																			con 
																			le 
																			dovute 
																			modifiche. 
																			Su 
																			questo 
																			impianto, 
																			infatti, 
																			si 
																			strutturerà 
																			la 
																			fase 
																			sannitica 
																			e la 
																			fase 
																			romana 
																			che 
																			andranno 
																			sostanzialmente 
																			a 
																			ripercorrere 
																			i 
																			tracciati, 
																			ricalcandoli, 
																			già 
																			definiti 
																			nella 
																			fase 
																			più 
																			antica. 
																			Gli 
																			impianti 
																			di 
																			epoca 
																			romana 
																			sono 
																			quelli, 
																			chiaramente, 
																			più 
																			presenti. 
																			Per 
																			adesso 
																			è 
																			stato 
																			messo 
																			in 
																			luce 
																			questo 
																			grande 
																			isolato. 
																			Recentemente 
																			si 
																			suppone 
																			che 
																			il 
																			margine 
																			più 
																			settentrionale 
																			si 
																			vada 
																			a 
																			strutturare 
																			come 
																			fascia 
																			relativa 
																			alle 
																			aree 
																			produttive. 
																			Ovviamente 
																			questi 
																			sono 
																			elementi 
																			inziali. 
																			Solo 
																			nuove 
																			indagini 
																			potranno 
																			confermare 
																			o 
																			meno 
																			tali 
																			ipotesi. 
																			Infine 
																			c’è 
																			una 
																			fase 
																			tarda 
																			di 
																			IV-VI 
																			sec. 
																			d.C. 
																			che 
																			sembra 
																			essere 
																			molto 
																			limitata. 
																			Probabilmente 
																			già 
																			alla 
																			fine 
																			del 
																			VII 
																			sec. 
																			d.C. 
																			l’area 
																			viene 
																			dismessa. 
																			Comincia 
																			ad 
																			assumere 
																			quella 
																			connotazione 
																			agricola 
																			che 
																			mantiene 
																			tutt’oggi.
																			
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Nel 
																			2008 
																			presso 
																			le 
																			mura 
																			settentrionali, 
																			a 
																			ridosso 
																			dello 
																			stadio, 
																			è 
																			stato 
																			rinvenuto 
																			un 
																			deposito 
																			di 
																			materiali 
																			ceramici 
																			identificato 
																			come 
																			scarico 
																			di 
																			fornace. 
																			Marco 
																			Giglio 
																			ha 
																			dichiarato: 
																			“Il 
																			sogno 
																			di 
																			ogni 
																			archeologo 
																			delle 
																			ceramiche 
																			è 
																			trovare 
																			una 
																			discarica 
																			di 
																			questi 
																			materiali”. 
																			La 
																			scoperta 
																			consente, 
																			infatti, 
																			di 
																			riaprire 
																			la 
																			questione 
																			delle 
																			produzioni 
																			locali. 
																			Stiamo 
																			parlando 
																			di 
																			scarti 
																			di 
																			lavorazione. 
																			Puoi 
																			spiegarne 
																			l’importanza 
																			dal 
																			punto 
																			di 
																			vista 
																			archeologico 
																			e 
																			quali 
																			sono 
																			i 
																			dati 
																			emersi 
																			dallo 
																			scavo 
																			dello 
																			scarico?
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Questo 
																			è 
																			uno 
																			di 
																			quei 
																			rari 
																			casi 
																			in 
																			cui 
																			un 
																			oggetto 
																			brutto, 
																			un 
																			oggetto 
																			che 
																			in 
																			sé 
																			non 
																			ha 
																			mantenuto 
																			quelli 
																			che 
																			sono 
																			gli 
																			standard 
																			per 
																			la 
																			vendita 
																			rappresenta 
																			un 
																			elemento 
																			molto 
																			più 
																			importante 
																			rispetto 
																			a un 
																			oggetto 
																			ben 
																			fatto. 
																			La 
																			presenza 
																			a 
																			Cuma 
																			di 
																			scarti 
																			(malcotti, 
																			rotti 
																			e 
																			quant’altro), 
																			oggetti 
																			che 
																			sostanzialmente 
																			non 
																			erano 
																			vendibili 
																			neanche 
																			a un 
																			prezzo 
																			più 
																			basso, 
																			perché 
																			ormai 
																			non 
																			più 
																			idonei 
																			alla 
																			funzione 
																			per 
																			la 
																			quale 
																			erano 
																			stati 
																			creati, 
																			per 
																			noi 
																			rappresenta 
																			un 
																			elemento 
																			fondamentale. 
																			Il 
																			grande 
																			quantitativo 
																			di 
																			questi 
																			scarti, 
																			parliamo 
																			di 
																			diversi 
																			chili 
																			e 
																			numerosissimi 
																			individui, 
																			ci 
																			dà, 
																			infatti, 
																			la 
																			possibilità 
																			di 
																			accertare 
																			e di 
																			collocare 
																			in 
																			ambito 
																			locale 
																			una 
																			serie 
																			di 
																			produzioni 
																			ceramiche. 
																			Allo 
																			stato 
																			attuale, 
																			come 
																			è 
																			già 
																			stato 
																			presentato 
																			in 
																			alcuni 
																			convegni, 
																			i 
																			materiali 
																			rinvenuti 
																			permettono 
																			di 
																			documentare 
																			una 
																			produzione 
																			locale 
																			sostanzialmente 
																			limitata 
																			a 
																			tre 
																			classi: 
																			la 
																			ceramica 
																			a 
																			vernice 
																			rossa 
																			interna, 
																			confermando 
																			il 
																			dato 
																			delle 
																			fonti 
																			letterarie 
																			che 
																			ne 
																			parlano 
																			chiaramente; 
																			le 
																			ceramiche 
																			comuni, 
																			nello 
																			specifico 
																			soprattutto 
																			tegami 
																			e 
																			piatti-coperchi; 
																			le 
																			pareti 
																			sottili 
																			che 
																			rappresentano 
																			la 
																			novità, 
																			fino 
																			a 
																			questo 
																			momento, 
																			infatti, 
																			non 
																			si 
																			parlava 
																			di 
																			una 
																			produzione 
																			di 
																			pareti 
																			sottili 
																			a 
																			Cuma, 
																			mentre 
																			adesso 
																			la 
																			presenza 
																			di 
																			questi 
																			scarti 
																			ne 
																			attesta 
																			la 
																			produzione.
																			
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Cuma, 
																			quindi, 
																			si 
																			inserisce 
																			tra 
																			i 
																			centri 
																			produttori 
																			di 
																			ceramica 
																			a 
																			pareti 
																			sottili 
																			insieme 
																			ad 
																			altri 
																			individuati 
																			in 
																			Campania 
																			come 
																			Benevento 
																			con 
																			il 
																			sito 
																			di 
																			contrada 
																			Cellarulo, 
																			Pompei 
																			e 
																			Allifae. 
																			Cosa 
																			puoi 
																			dirci 
																			della 
																			produzione 
																			cumana?
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Indubbiamente 
																			è un 
																			qualcosa 
																			che 
																			sta 
																			emergendo 
																			soltanto 
																			di 
																			recente. 
																			La 
																			pubblicazione 
																			relativa 
																			a 
																			questa 
																			produzione 
																			è 
																			del 
																			2016. 
																			Possiamo 
																			dire 
																			che 
																			dovevano 
																			esserci 
																			dei 
																			modelli 
																			che 
																			si 
																			possono 
																			definire 
																			“campani”. 
																			Ora 
																			sull’entità 
																			dei 
																			quali 
																			vanno 
																			fatti 
																			necessariamente 
																			degli 
																			studi. 
																			Però 
																			questo 
																			ci 
																			dà 
																			la 
																			misura 
																			di 
																			una 
																			coerenza 
																			regionale. 
																			La 
																			commercializzazione 
																			dei 
																			prodotti 
																			realizzati 
																			in 
																			Campania 
																			non 
																			era 
																			limitata 
																			solo 
																			a 
																			quest’area. 
																			Questi, 
																			infatti, 
																			avevano 
																			larga 
																			diffusione, 
																			erano 
																			esportati 
																			soprattutto 
																			verso 
																			il 
																			limes 
																			germanico 
																			e in 
																			Spagna. 
																			Così 
																			come 
																			per 
																			i 
																			prodotti 
																			anforici 
																			e 
																			per 
																			le 
																			produzioni 
																			di 
																			ceramica 
																			fine, 
																			che 
																			ebbero 
																			una 
																			discreta 
																			diffusione 
																			in 
																			questi 
																			ambiti, 
																			accade 
																			lo 
																			stesso 
																			anche 
																			per 
																			la 
																			ceramica 
																			comune 
																			e 
																			per 
																			le 
																			pareti 
																			sottili. 
																			Ovviamente 
																			solo 
																			procedendo 
																			a 
																			un’analisi 
																			puntuale 
																			di 
																			quelle 
																			che 
																			sono 
																			le 
																			attestazioni 
																			potremo 
																			avere 
																			un’idea 
																			precisa 
																			sia 
																			dal 
																			punto 
																			di 
																			vista 
																			quantitativo 
																			sia 
																			qualitativo 
																			di 
																			questi 
																			marker 
																			commerciali.
																			
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			È 
																			accertata 
																			anche 
																			in 
																			Campania 
																			la 
																			produzione 
																			di 
																			terra 
																			sigillata. 
																			Sono 
																			state 
																			individuate 
																			officine 
																			nella 
																			stessa 
																			Puteoli 
																			(Pozzuoli). 
																			In 
																			particolare 
																			l’officina 
																			di 
																			Naevius 
																			Hilarus: 
																			di 
																			cui 
																			una 
																			è 
																			sicuramente 
																			da 
																			localizzare 
																			a 
																			Puteoli, 
																			un’altra 
																			potrebbe 
																			essere 
																			localizzata 
																			a 
																			Cuma 
																			sulla 
																			base 
																			del 
																			ritrovamento 
																			di 
																			tre 
																			frammenti 
																			di 
																			matrici. 
																			Rimane 
																			in 
																			discussione 
																			il 
																			rapporto 
																			cronologico 
																			tra 
																			le 
																			due: 
																			se 
																			cioè 
																			l’officina 
																			cumana 
																			abbia 
																			preceduto 
																			oppure 
																			sia 
																			stata 
																			una 
																			succursale 
																			dell’impianto 
																			puteolano. 
																			Ti 
																			chiedo: 
																			fino 
																			a 
																			che 
																			punto 
																			è 
																			possibile 
																			parlare 
																			di 
																			sigillata 
																			cumana? 
																			Qual 
																			era 
																			il 
																			rapporto 
																			tra 
																			Puteoli 
																			e 
																			Cuma?
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Chiaramente 
																			è 
																			estremamente 
																			difficile 
																			riuscire 
																			a 
																			distinguere 
																			i 
																			due 
																			gruppi 
																			dal 
																			punto 
																			di 
																			vista 
																			qualitativo. 
																			Le 
																			produzioni 
																			cumane 
																			e le 
																			produzioni 
																			puteolane 
																			quasi 
																			certamente 
																			facevano 
																			riferimento 
																			a 
																			uno 
																			stesso 
																			bacino 
																			di 
																			approvvigionamento 
																			per 
																			quanto 
																			riguarda 
																			le 
																			materie 
																			prime. 
																			Allo 
																			stato 
																			attuale 
																			non 
																			emergono, 
																			a 
																			parte 
																			le 
																			tre 
																			matrici, 
																			elementi 
																			a 
																			conferma 
																			di 
																			una 
																			produzione 
																			cumana. 
																			Pertanto 
																			rimane 
																			in 
																			dubbio 
																			la 
																			presenza 
																			di 
																			Nevio 
																			in 
																			ambito 
																			cumano. 
																			Tuttavia 
																			non 
																			è 
																			improbabile, 
																			in 
																			virtù 
																			di 
																			quella 
																			tradizione 
																			produttiva 
																			presente 
																			a 
																			Cuma, 
																			immaginare 
																			una 
																			Cuma 
																			quale 
																			centro 
																			produttivo 
																			non 
																			secondario 
																			di 
																			sigillata, 
																			e 
																			perché 
																			no, 
																			come 
																			immagina 
																			il 
																			professore 
																			Gianluca 
																			Soricelli, 
																			pensare 
																			alla 
																			creazione 
																			di 
																			un’officina 
																			prima 
																			a 
																			Cuma 
																			e 
																			poi 
																			successivamente 
																			a 
																			Puteoli. 
																			Rimane 
																			un’ipotesi 
																			plausibile, 
																			per 
																			quanto 
																			al 
																			momento 
																			non 
																			verificabile. 
																			Ciononostante 
																			quello 
																			che 
																			si 
																			evidenzia 
																			è 
																			che 
																			nel 
																			momento 
																			in 
																			cui, 
																			in 
																			epoca 
																			romana, 
																			Puteoli 
																			diviene 
																			un 
																			centro 
																			fondamentale 
																			dal 
																			punto 
																			di 
																			vista 
																			commerciale, 
																			Cuma 
																			deve 
																			aver 
																			avuto 
																			un 
																			ruolo 
																			determinante. 
																			Magari 
																			non 
																			più 
																			come 
																			città 
																			con 
																			la 
																			quale 
																			direttamente 
																			si 
																			avevano 
																			questi 
																			rapporti 
																			commerciali, 
																			ma 
																			quasi 
																			come 
																			una 
																			sorta 
																			di 
																			fucina 
																			di 
																			Puteoli, 
																			quindi 
																			come 
																			un 
																			retrobottega 
																			più 
																			tranquillo 
																			di 
																			una 
																			Puteoli 
																			invasa 
																			da 
																			masse 
																			enormi 
																			di 
																			merci, 
																			persone, 
																			scambi.
																			
																			 
																			
																			
																			Affrontiamo 
																			la 
																			questione 
																			delle 
																			“cumanae 
																			testae”. 
																			Le 
																			fonti 
																			letterarie 
																			(Varrone, 
																			Marziale, 
																			Tibullo, 
																			Stazio, 
																			Apicio) 
																			fanno 
																			menzione 
																			di 
																			vasellame 
																			cumano 
																			cioè 
																			ivi 
																			prodotto. 
																			Ancora 
																			incerta 
																			è 
																			l’identificazione 
																			di 
																			tali 
																			produzioni. 
																			Innanzitutto 
																			capire 
																			se 
																			si 
																			tratta 
																			di 
																			ceramica 
																			comune 
																			oppure 
																			fine.
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			problema 
																			principale 
																			è 
																			che 
																			nelle 
																			fonti 
																			non 
																			è 
																			chiara 
																			la 
																			destinazione 
																			d’uso 
																			della 
																			ceramica 
																			cumana. 
																			Marziale 
																			(XIV,114) 
																			colloca 
																			a 
																			Cuma 
																			una 
																			produzione 
																			di 
																			colore 
																			rosso 
																			senza 
																			specificarne 
																			l’impiego. 
																			Varrone 
																			(Men.114), 
																			invece, 
																			cita 
																			i 
																			“cumanos 
																			calices” 
																			di 
																			cui 
																			si 
																			presume 
																			la 
																			funzione 
																			potoria.
																			
																			 
																			
																			
																			Apicio 
																			menziona 
																			la 
																			cumana 
																			sempre 
																			come 
																			una 
																			ceramica 
																			da 
																			porre 
																			a 
																			contatto 
																			con 
																			il 
																			fuoco, 
																			una 
																			ceramica 
																			comune 
																			da 
																			cucina. 
																			Le 
																			interpretazioni 
																			moderne 
																			divergono. 
																			Per 
																			il 
																			Comfort 
																			(1973) 
																			le 
																			“cumanae 
																			testae” 
																			sono 
																			da 
																			identificare 
																			con 
																			la 
																			terra 
																			sigillata 
																			(ceramica 
																			fine). 
																			Per 
																			cui 
																			le 
																			officine 
																			di 
																			terra 
																			sigillata 
																			puteolana 
																			andrebbero 
																			localizzate 
																			a 
																			Cuma 
																			piuttosto 
																			che 
																			a 
																			Puteoli. 
																			Al 
																			contrario 
																			il 
																			Pucci 
																			(1975) 
																			identifica 
																			le 
																			“cumanae 
																			testae” 
																			con 
																			la 
																			ceramica 
																			a 
																			vernice 
																			rossa 
																			interna 
																			(ceramica 
																			comune).
																			
																			 
																			
																			
																			Soricelli 
																			propone 
																			una 
																			lettura 
																			diversa: 
																			Apicio 
																			e 
																			forse 
																			Stazio 
																			provano 
																			la 
																			presenza 
																			di 
																			una 
																			produzione 
																			cumana 
																			di 
																			ceramica 
																			comune 
																			da 
																			cucina; 
																			Varrone 
																			e 
																			Tibullo 
																			attestano 
																			a 
																			Cuma 
																			una 
																			produzione 
																			più 
																			fine 
																			da 
																			mensa, 
																			nel 
																			caso 
																			di 
																			Tibullo 
																			può 
																			ipotizzarsi 
																			una 
																			produzione 
																			di 
																			sigillata.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Con 
																			quali 
																			produzioni 
																			ritieni 
																			siano 
																			da 
																			identificare 
																			le 
																			“cumanae 
																			testae” 
																			menzionate 
																			dalle 
																			fonti 
																			letterarie?
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Il 
																			termine 
																			“cumanae 
																			testae” 
																			ricorre 
																			in 
																			una 
																			serie 
																			di 
																			fonti 
																			in 
																			cui 
																			il 
																			rapporto 
																			sembra 
																			essere 
																			sempre 
																			con 
																			una 
																			ceramica 
																			di 
																			uso 
																			comune, 
																			di 
																			uso 
																			quotidiano 
																			e 
																			soprattutto 
																			a 
																			contatto 
																			con 
																			il 
																			fuoco. 
																			Quindi 
																			ormai 
																			diciamo 
																			che 
																			quando 
																			si 
																			parla 
																			di 
																			“cumanae 
																			testae” 
																			è da 
																			intendersi 
																			la 
																			produzione 
																			di 
																			ceramica 
																			a 
																			vernice 
																			rossa 
																			interna, 
																			di 
																			cui 
																			Cuma 
																			doveva 
																			rappresentare 
																			il 
																			centro 
																			produttivo 
																			principale. 
																			Difficile, 
																			poi, 
																			comprendere 
																			se 
																			gli 
																			altri 
																			termini 
																			riferibili 
																			a 
																			vasi 
																			e 
																			associati 
																			all’aggettivo 
																			cumano 
																			abbiano 
																			la 
																			stessa 
																			valenza. 
																			Per 
																			esempio 
																			il 
																			cumano 
																			calice 
																			citato 
																			da 
																			Varrone 
																			potrebbe 
																			eventualmente 
																			rappresentare 
																			una 
																			produzione 
																			alta, 
																			una 
																			ceramica 
																			fine. 
																			Anche 
																			qui 
																			si 
																			discute 
																			molto: 
																			se 
																			il 
																			calice 
																			sia 
																			effettivamente 
																			un 
																			prodotto 
																			potorio 
																			o 
																			possa, 
																			invece, 
																			indicare 
																			anche 
																			un 
																			prodotto 
																			da 
																			fuoco. 
																			Però 
																			sembra 
																			plausibile 
																			l’ipotesi 
																			che 
																			il 
																			vasellame 
																			menzionato 
																			da 
																			Varrone 
																			sia 
																			da 
																			riferire 
																			ad 
																			altra 
																			tipologia 
																			di 
																			prodotti 
																			cumani 
																			e 
																			perché 
																			no, 
																			a 
																			questo 
																			punto, 
																			vista 
																			la 
																			nuova 
																			scoperta, 
																			pensare 
																			anche 
																			alle 
																			pareti 
																			sottili 
																			che 
																			erano 
																			vasi 
																			potori, 
																			non 
																			di 
																			grandissima 
																			qualità, 
																			data 
																			la 
																			frequenza 
																			e 
																			l’estrema 
																			rapidità 
																			di 
																			realizzazione.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Tante 
																			campagne 
																			di 
																			scavo 
																			cumane. 
																			Tanti 
																			ricordi. 
																			Qualcuno 
																			in 
																			particolare?
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Indubbiamente 
																			è 
																			difficile 
																			focalizzarsi 
																			su 
																			un 
																			singolo 
																			ricordo. 
																			Quello 
																			che 
																			posso 
																			estrapolare 
																			da 
																			questi 
																			undici 
																			anni 
																			di 
																			esperienza 
																			cumana 
																			è 
																			soprattutto 
																			l’interazione 
																			che 
																			si 
																			viene 
																			a 
																			creare 
																			e 
																			tra 
																			i 
																			collaboratori 
																			e 
																			tra 
																			chi 
																			si 
																			sta 
																			approcciando 
																			per 
																			la 
																			prima 
																			volta 
																			allo 
																			scavo. 
																			Il 
																			ricordo, 
																			diciamo 
																			così 
																			generale, 
																			non 
																			specifico, 
																			può 
																			essere 
																			l’emozione 
																			leggibile 
																			sui 
																			volti 
																			di 
																			chi 
																			per 
																			la 
																			prima 
																			volta 
																			mette 
																			piede 
																			su 
																			uno 
																			scavo, 
																			quell’istante 
																			in 
																			cui 
																			ci 
																			si 
																			rende 
																			effettivamente 
																			conto 
																			di 
																			cosa 
																			rappresenta 
																			l’archeologia, 
																			nel 
																			bene 
																			e 
																			nel 
																			male, 
																			si 
																			cancella 
																			la 
																			propria 
																			idea 
																			di 
																			archeologia 
																			e la 
																			si 
																			vive 
																			realmente. 
																			Spesso 
																			e 
																			volentieri 
																			hai 
																			la 
																			conferma 
																			che, 
																			anche 
																			se 
																			l’idea 
																			che 
																			ti 
																			eri 
																			fatto 
																			è 
																			diversa, 
																			l’archeologia 
																			reale 
																			è 
																			comunque 
																			ugualmente 
																			bella 
																			se 
																			non 
																			di 
																			più. 
																			O la 
																			ami 
																			o la 
																			odi. 
																			Sto 
																			parlando 
																			di 
																			Napoli. 
																			Da 
																			Cuma, 
																			infatti, 
																			ci 
																			rovesciamo 
																			a 
																			Napoli.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Dal 
																			2015 
																			collabori 
																			agli 
																			scavi 
																			della 
																			Metro 
																			in 
																			Piazza 
																			Municipio. 
																			Durante 
																			i 
																			lavori 
																			nella 
																			Stazione 
																			Municipio 
																			è 
																			stato 
																			ritrovato l’antico 
																			porto 
																			di 
																			Napoli. 
																			Lo 
																			scavo 
																			è 
																			stato 
																			definito 
																			un 
																			vero 
																			e 
																			proprio 
																			“pozzo 
																			di 
																			San 
																			Patrizio” 
																			per quantità 
																			e 
																			qualità 
																			del 
																			materiale 
																			rinvenuto. 
																			Sono 
																			state 
																			portate 
																			alla 
																			luce 
																			cinque 
																			navi 
																			d’epoca 
																			romana 
																			(in 
																			sostanza 
																			battelli 
																			lunghi 
																			circa 
																			15 
																			metri). 
																			Presumibilmente 
																			queste 
																			partivano 
																			dall’antico 
																			porto 
																			di 
																			Napoli 
																			per 
																			prelevare 
																			i 
																			carichi 
																			dalle 
																			grandi 
																			navi 
																			che, 
																			a 
																			causa 
																			delle 
																			loro 
																			dimensioni, 
																			non 
																			potevano 
																			attraccare 
																			ai 
																			moli 
																			cittadini. 
																			Cosa 
																			è 
																			accaduto 
																			all’antico 
																			porto?
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Ricostruire 
																			la 
																			vita 
																			del 
																			porto 
																			di 
																			Napoli 
																			non 
																			è 
																			cosa 
																			facile. 
																			Stiamo 
																			parlando 
																			di 
																			una 
																			fase 
																			lunghissima 
																			e 
																			soprattutto 
																			di 
																			cambiamenti 
																			economici, 
																			commerciali, 
																			geologici 
																			che 
																			l’area 
																			ha 
																			subito 
																			nel 
																			tempo, 
																			chiaramente 
																			non 
																			illustrabili 
																			in 
																			breve 
																			se 
																			non 
																			a 
																			discapito 
																			di 
																			una 
																			loro 
																			generalizzazione. 
																			Indubbiamente 
																			il 
																			ruolo 
																			che 
																			ebbe 
																			il 
																			porto 
																			di 
																			Napoli 
																			deve 
																			essere 
																			rivalutato 
																			rispetto 
																			allo 
																			scenario 
																			prospettato 
																			dalle 
																			fonti 
																			letterarie. 
																			Dove, 
																			diciamo, 
																			l’antico 
																			porto 
																			sembra 
																			essere 
																			praticamente 
																			assente. 
																			È 
																			possibile 
																			usare 
																			il 
																			porto 
																			di 
																			Napoli 
																			come 
																			termine 
																			di 
																			confronto. 
																			Se 
																			quello 
																			di 
																			Napoli, 
																			di 
																			minor 
																			importanza, 
																			ha 
																			restituito 
																			tali 
																			quantità 
																			di 
																			materiali 
																			e in 
																			generale 
																			di 
																			strutture, 
																			allora 
																			dobbiamo 
																			immaginare 
																			che 
																			un 
																			porto 
																			più 
																			grande 
																			come 
																			quello 
																			di 
																			Pozzuoli, 
																			onnipresente 
																			nelle 
																			fonti, 
																			doveva 
																			essere 
																			estremamente 
																			complesso 
																			e 
																			come 
																			struttura 
																			e 
																			come 
																			possibilità 
																			di 
																			scambi. 
																			Se 
																			così 
																			è 
																			allora 
																			stiamo 
																			parlando 
																			di 
																			un 
																			porto 
																			di 
																			Pozzuoli 
																			di 
																			grandissimo 
																			livello.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Cosa 
																			distingue 
																			i 
																			ritrovamenti 
																			di 
																			un 
																			insediamento 
																			come 
																			quello 
																			di 
																			Cuma 
																			rispetto 
																			a 
																			quelli 
																			emersi 
																			durante 
																			gli 
																			scavi 
																			dell’antico 
																			porto? 
																			Tipo 
																			di 
																			reperti, 
																			indice 
																			di 
																			frammentarietà, 
																			stato 
																			di 
																			conservazione?
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Sono 
																			molto 
																			diversi. 
																			L’area 
																			di 
																			Cuma 
																			è 
																			uno 
																			scavo 
																			in 
																			emerso, 
																			è 
																			stata 
																			sottoposta 
																			a 
																			continui 
																			rifacimenti. 
																			Perché 
																			appunto 
																			abitata, 
																			il 
																			terreno 
																			viene 
																			continuamente 
																			mosso, 
																			turbato. 
																			Ciò 
																			ha 
																			comportato 
																			una 
																			frammentazione 
																			sempre 
																			maggiore 
																			delle 
																			strutture 
																			e 
																			dei 
																			materiali. 
																			L’estrema 
																			frammentarietà 
																			dei 
																			reperti 
																			che 
																			emergono 
																			nella 
																			realtà 
																			cumana 
																			così 
																			come 
																			nelle 
																			altre 
																			realtà 
																			terrestri 
																			è 
																			sostanzialmente 
																			dovuta 
																			a 
																			questi 
																			continui 
																			movimenti 
																			di 
																			terra 
																			che 
																			si 
																			effettuano 
																			sempre 
																			sulla 
																			stessa 
																			area, 
																			a 
																			distanza 
																			anche 
																			di 
																			secoli. 
																			Se 
																			si 
																			pensa 
																			che 
																			in 
																			un 
																			metro 
																			si 
																			può 
																			avere 
																			anche 
																			un 
																			millennio, 
																			è 
																			possibile 
																			immaginare 
																			di 
																			che 
																			tipologia 
																			di 
																			contesto 
																			stiamo 
																			parlando. 
																			Tutt’altra 
																			storia 
																			è 
																			quella 
																			del 
																			porto 
																			di 
																			Napoli, 
																			così 
																			come 
																			di 
																			tante 
																			altre 
																			realtà 
																			di 
																			scavo 
																			marittimo. 
																			In 
																			questo 
																			caso 
																			ovviamente 
																			non 
																			si 
																			va a 
																			intervenire, 
																			se 
																			non 
																			raramente, 
																			su 
																			fondali 
																			marini 
																			che 
																			quindi 
																			sono 
																			lasciati 
																			così, 
																			non 
																			disturbati, 
																			come 
																			i 
																			reperti 
																			che 
																			per 
																			varie 
																			ragioni 
																			ci 
																			vanno 
																			a 
																			finire. 
																			Le 
																			anfore 
																			cadute 
																			in 
																			acqua 
																			durante 
																			il 
																			trasbordo, 
																			ad 
																			esempio, 
																			si 
																			sono 
																			conservate 
																			quasi 
																			integre. 
																			Ciò 
																			comporta 
																			comunque 
																			una 
																			stratificazione, 
																			ma 
																			una 
																			conservazione 
																			sostanzialmente 
																			quasi 
																			totale 
																			di 
																			quelli 
																			che 
																			sono 
																			i 
																			reperti. 
																			Quindi 
																			la 
																			possibilità 
																			di 
																			leggere 
																			e 
																			ottenere 
																			molte 
																			più 
																			informazioni 
																			attraverso 
																			l’analisi 
																			degli 
																			stessi.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Da 
																			quasi 
																			un 
																			decennio 
																			Gianni 
																			collabora 
																			con 
																			il 
																			Gruppo 
																			Archeologico 
																			Napoletano, 
																			una 
																			ONLUS 
																			nata 
																			nel 
																			1971 
																			attiva 
																			nell’ambito 
																			della 
																			conoscenza, 
																			della 
																			tutela 
																			e 
																			della 
																			valorizzazione 
																			del 
																			patrimonio 
																			culturale. 
																			Nel 
																			1999 
																			al 
																			G.A.N. 
																			è 
																			stato 
																			affidato 
																			lo 
																			scavo 
																			dei 
																			due 
																			mausolei 
																			funerari 
																			di 
																			Torre 
																			San 
																			Severino 
																			nei 
																			pressi 
																			di 
																			Licola, 
																			nel 
																			comune 
																			di 
																			Giugliano 
																			(NA). 
																			Le 
																			attività 
																			di 
																			scavo 
																			si 
																			sono 
																			svolte, 
																			in 
																			più 
																			riprese, 
																			fino 
																			al 
																			2004. 
																			Condotte 
																			dai 
																			soci 
																			del 
																			G.A.N 
																			sotto 
																			la 
																			supervisione 
																			di 
																			archeologi. 
																			Gianni 
																			si 
																			sta 
																			occupando 
																			del 
																			laboratorio 
																			di 
																			catalogazione 
																			dei 
																			reperti 
																			rinvenuti 
																			durante 
																			lo 
																			scavo. 
																			Il 
																			laboratorio 
																			è 
																			diventata 
																			un’opportunità 
																			per 
																			avvicinare 
																			i 
																			non 
																			addetti 
																			ai 
																			lavori, 
																			un’occasione 
																			pratica 
																			per 
																			gli 
																			studenti 
																			di 
																			archeologia, 
																			un 
																			punto 
																			aggregante. 
																			Obiettivo 
																			dichiarato 
																			è il 
																			catalogo, 
																			la 
																			didattica 
																			e 
																			non 
																			ultimo 
																			la 
																			socializzazione.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Il 
																			Gruppo 
																			Archeologico 
																			Napoletano: 
																			opportunità 
																			e 
																			limiti 
																			del 
																			volontariato 
																			in 
																			archeologia?
																			
																			 
																			
																			
																			
																			L’archeologia 
																			ha 
																			un 
																			forte 
																			pregio: 
																			affascina 
																			molto. 
																			Poi 
																			tutt’altra 
																			cosa 
																			è 
																			essere 
																			un 
																			archeologo, 
																			tutt’altra 
																			cosa 
																			è 
																			viverla 
																			in 
																			maniera 
																			continuativa 
																			e 
																			quotidiana 
																			con 
																			quelli 
																			che 
																			sono 
																			i 
																			pregi 
																			e i 
																			difetti. 
																			Il 
																			G.A.N. 
																			cerca 
																			appunto 
																			di 
																			aprire 
																			il 
																			mondo 
																			dell’archeologia 
																			anche 
																			a 
																			chi 
																			non 
																			ne è 
																			parte, 
																			vuole 
																			essere 
																			coinvolto 
																			e 
																			contribuire. 
																			L’esperienza 
																			al 
																			G.A.N., 
																			le 
																			diverse 
																			esperienze, 
																			dall’apertura 
																			di 
																			un 
																			sito 
																			normalmente 
																			chiuso 
																			alla 
																			presentazione 
																			di 
																			un 
																			sito 
																			durante 
																			una 
																			guida 
																			o 
																			l’attività 
																			di 
																			laboratorio 
																			che 
																			portiamo 
																			avanti 
																			da 
																			quattro 
																			anni, 
																			rappresentano 
																			tutte 
																			facce 
																			del 
																			desiderio 
																			sostanzialmente 
																			di 
																			dare 
																			la 
																			possibilità 
																			di 
																			avvicinarsi 
																			o 
																			quanto 
																			meno 
																			di 
																			affacciarsi 
																			a 
																			questo 
																			mondo. 
																			Il 
																			problema 
																			più 
																			grosso 
																			dell’archeologia, 
																			ma 
																			di 
																			tanti 
																			ambiti 
																			scientifici, 
																			è la 
																			difficoltà 
																			di 
																			comunicare 
																			con 
																			chi 
																			non 
																			ne è 
																			parte. 
																			Il 
																			G.A.N. 
																			è un 
																			ottimo 
																			tassello 
																			per 
																			raccordare 
																			i 
																			due 
																			mondi: 
																			da 
																			un 
																			lato 
																			quello 
																			dell’archeologia 
																			tout 
																			court e 
																			dall’altro 
																			quello 
																			del 
																			volontariato 
																			archeologico. 
																			I 
																			limiti 
																			restano 
																			nella 
																			mancata 
																			formazione 
																			di 
																			chi 
																			poi 
																			oggettivamente 
																			è 
																			impegnato 
																			nel 
																			volontariato. 
																			Si 
																			dovrebbe 
																			essere 
																			molto 
																			più 
																			attenti 
																			alla 
																			formazione 
																			del 
																			volontario 
																			al 
																			fine 
																			di 
																			un 
																			corretto 
																			operare.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Dicono 
																			di 
																			te 
																			che 
																			sei 
																			un 
																			insegnante 
																			pazzesco. 
																			Insegnare: 
																			cosa 
																			significa 
																			per 
																			te?
																			
																			 
																			
																			
																			
																			(Al 
																			pazzesco 
																			scoppia 
																			in 
																			una 
																			risata 
																			assurda. 
																			Coinvolge 
																			anche 
																			me. 
																			Ci 
																			vuole 
																			un 
																			po’ 
																			per 
																			riguadagnare 
																			la 
																			serietà). 
																			Ti 
																			ringrazio 
																			per 
																			il 
																			complimento. 
																			Quello 
																			che 
																			più 
																			mi 
																			preme 
																			nel 
																			fornire 
																			una 
																			spiegazione, 
																			quando 
																			mi 
																			trovo 
																			a 
																			dover 
																			presentare 
																			uno 
																			scavo 
																			o un 
																			reperto 
																			e 
																			quant’altro, 
																			è 
																			cercare 
																			di 
																			considerare 
																			due 
																			aspetti: 
																			da 
																			un 
																			lato 
																			l’aspetto 
																			scientifico, 
																			teorico 
																			e 
																			anche 
																			accademico, 
																			dall’altro 
																			cercare 
																			di 
																			essere 
																			quanto 
																			più 
																			semplice 
																			e 
																			chiaro 
																			possibile. 
																			Credo 
																			sia 
																			inutile 
																			usare 
																			parole 
																			complesse 
																			se 
																			non 
																			spiegate. 
																			Usare 
																			un 
																			linguaggio 
																			tecnico 
																			è 
																			necessario 
																			per 
																			consentire 
																			a 
																			chi 
																			intende 
																			approcciarsi 
																			a un 
																			determinato 
																			mondo 
																			di 
																			acquisirne 
																			il 
																			linguaggio 
																			specifico, 
																			però, 
																			allo 
																			stesso 
																			tempo 
																			spiegando 
																			i 
																			concetti 
																			in 
																			modo 
																			semplice. 
																			Questo 
																			vuol 
																			dire 
																			insegnare 
																			secondo 
																			me: 
																			dare 
																			la 
																			possibilità 
																			a 
																			tutti 
																			di 
																			comprendere! 
																			Insegnare 
																			comporta 
																			tutta 
																			una 
																			serie 
																			di 
																			responsabilità 
																			che 
																			una 
																			persona 
																			dovrebbe 
																			avere 
																			e 
																			dovrebbe 
																			sentire 
																			nel 
																			momento 
																			in 
																			cui 
																			fornisce 
																			delle 
																			informazioni. 
																			Soprattutto 
																			quando 
																			si 
																			stanno 
																			formando 
																			persone 
																			che 
																			dovranno 
																			lavorare 
																			su 
																			un 
																			patrimonio 
																			culturale 
																			stimato 
																			e 
																			invidiato 
																			da 
																			tutto 
																			il 
																			mondo!
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Non 
																			hai 
																			a 
																			che 
																			fare 
																			solo 
																			con 
																			la 
																			ceramica. 
																			Sei 
																			anche 
																			un 
																			collezionista 
																			di 
																			monete. 
																			Quando 
																			hai 
																			cominciato?
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Il 
																			collezionismo 
																			nella 
																			storia 
																			degli 
																			studi 
																			archeologici 
																			ha 
																			rappresentato 
																			indubbiamente 
																			un 
																			punto 
																			di 
																			partenza 
																			di 
																			quello 
																			che 
																			poi 
																			è 
																			diventata 
																			l’archeologia. 
																			Nell’animo 
																			del 
																			collezionista 
																			c’è 
																			comunque 
																			il 
																			desiderio 
																			di 
																			conoscere, 
																			di 
																			comprendere, 
																			di 
																			diventare 
																			un 
																			esperto 
																			di 
																			quell’ambito. 
																			Collezionare 
																			monete 
																			è 
																			nato 
																			così, 
																			quasi 
																			per 
																			caso, 
																			sempre 
																			intorno 
																			ai 
																			cinque, 
																			sei 
																			anni. 
																			Lì 
																			c’era 
																			un 
																			altro 
																			aspetto 
																			a 
																			cui 
																			sono 
																			da 
																			sempre 
																			legato: 
																			la 
																			geografia! 
																			Quindi 
																			sostanzialmente 
																			collezionare 
																			monete 
																			che 
																			provenissero 
																			da 
																			tutto 
																			il 
																			mondo. 
																			Accanto 
																			a 
																			questo, 
																			poi, 
																			anche 
																			gli 
																			aspetti 
																			storici 
																			intrinsechi 
																			nella 
																			moneta. 
																			Il 
																			fatto 
																			di 
																			aggiungere 
																			una 
																			pluralità 
																			di 
																			elementi 
																			a 
																			quello 
																			che 
																			è un 
																			semplicissimo 
																			oggetto 
																			dal 
																			valore 
																			elevatissimo 
																			sia 
																			in 
																			termini 
																			puramente 
																			economici, 
																			sia 
																			soprattutto 
																			di 
																			informazioni 
																			ricavabili.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			È 
																			una 
																			situazione 
																			complessa 
																			quella 
																			che 
																			vive 
																			il 
																			patrimonio 
																			culturale 
																			in 
																			Italia. 
																			C’è 
																			troppo 
																			ed è 
																			conservato 
																			male. 
																			Sei 
																			stato 
																			in 
																			Germania. 
																			Dei 
																			Tedeschi 
																			ti 
																			ha 
																			colpito 
																			un 
																			atteggiamento 
																			differente 
																			nei 
																			confronti 
																			del 
																			patrimonio. 
																			Quale?
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Indubbiamente 
																			ciò 
																			che 
																			condiziona 
																			l’Italia 
																			è il 
																			quantitativo. 
																			È 
																			difficile 
																			esporre 
																			tutto 
																			e 
																			bene. 
																			In 
																			altre 
																			realtà, 
																			invece, 
																			dove 
																			il 
																			patrimonio 
																			magari 
																			è 
																			più 
																			ridotto, 
																			si 
																			riescono 
																			a 
																			trovare 
																			soluzioni 
																			migliori. 
																			La 
																			differenza 
																			l’ho 
																			riscontrata 
																			in 
																			tutto 
																			il 
																			mondo 
																			anglosassone. 
																			Questo 
																			approccio 
																			estremamente 
																			pratico. 
																			Purtroppo 
																			l’esposizione 
																			dei 
																			reperti 
																			o 
																			comunque 
																			dei 
																			contesti 
																			di 
																			scavo 
																			in 
																			Italia 
																			è 
																			fortemente 
																			condizionata 
																			dal 
																			nostro 
																			bagaglio 
																			culturale 
																			che 
																			spesso 
																			è 
																			stato 
																			troppo 
																			attento 
																			agli 
																			aspetti 
																			propriamente 
																			storico-artistici 
																			e 
																			meno 
																			alla 
																			funzione 
																			che 
																			questi 
																			oggetti 
																			rappresentavano 
																			e 
																			svolgevano 
																			in 
																			passato. 
																			Questo 
																			è un 
																			elemento 
																			secondo 
																			me 
																			importantissimo 
																			in 
																			ambito 
																			archeologico: 
																			il 
																			ricondurre 
																			l’oggetto 
																			al 
																			suo 
																			contesto 
																			di 
																			rinvenimento. 
																			Perché 
																			senza 
																			la 
																			comprensione 
																			di 
																			tutto 
																			quello 
																			che 
																			è 
																			intorno 
																			all’oggetto 
																			non 
																			puoi 
																			comprendere 
																			l’oggetto.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Perveniamo 
																			all’ultima 
																			dea, 
																			la 
																			Spes. 
																			Un 
																			tempo 
																			non 
																			si 
																			faceva 
																			che 
																			parlare 
																			di 
																			speranza 
																			di 
																			vita. 
																			L’elastico 
																			dell’esistenza 
																			umana è 
																			ormai 
																			stato 
																			teso. 
																			Le 
																			speranze 
																			attuali 
																			sono 
																			altre. 
																			La 
																			speranza 
																			di 
																			lavoro 
																			è 
																			ciò 
																			che 
																			calcoliamo 
																			instancabilmente.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Ho 
																			una 
																			domanda 
																			orrenda 
																			da 
																			farti. 
																			Il 
																			mestiere 
																			dell’archeologo 
																			è 
																			una 
																			professione 
																			impegnativa. 
																			Malgrado 
																			l’elevato 
																			livello 
																			di 
																			formazione, 
																			gli 
																			archeologi 
																			italiani 
																			hanno 
																			difficoltà 
																			a 
																			trovare 
																			un 
																			impiego 
																			stabile 
																			e 
																			adeguatamente 
																			remunerato. 
																			Per 
																			molti 
																			l’archeologia 
																			non 
																			costituisce 
																			la 
																			fonte 
																			principale 
																			di 
																			reddito. 
																			Tu 
																			riesci 
																			a 
																			fare 
																			ricerca 
																			grazie 
																			al 
																			dottorato 
																			con 
																			borsa 
																			di 
																			studio. 
																			Una 
																			volta 
																			terminato 
																			il 
																			dottorato, 
																			cosa 
																			accadrà? 
																			Quali 
																			sono 
																			i 
																			tuoi 
																			sogni 
																			a 
																			trent’anni? 
																			Quali, 
																			invece, 
																			le 
																			probabilità?
																			
																			 
																			
																			
																			
																			L’archeologia 
																			vive 
																			una 
																			realtà 
																			molto 
																			complessa. 
																			Laddove 
																			c’è 
																			una 
																			forte 
																			necessità 
																			di 
																			archeologi 
																			che 
																			ormai 
																			compaiono 
																			come 
																			figure 
																			in 
																			molti 
																			cantieri 
																			e in 
																			tutte 
																			le 
																			aree 
																			dove 
																			c’è 
																			esigenza. 
																			A 
																			questo 
																			non 
																			corrisponde 
																			una 
																			continuità 
																			lavorativa: 
																			questo 
																			è il 
																			grosso 
																			problema 
																			di 
																			chi 
																			è 
																			legato 
																			dal 
																			punto 
																			di 
																			vista 
																			personale, 
																			affettivo 
																			e 
																			lavorativo 
																			a 
																			questo 
																			mondo. 
																			Da 
																			parte 
																			mia 
																			la 
																			speranza 
																			ovviamente 
																			è di 
																			rimanervi 
																			in 
																			un 
																			modo 
																			o 
																			nell’altro, 
																			proseguendo 
																			quella 
																			che 
																			è la 
																			carriera 
																			accademica, 
																			anche 
																			lì 
																			affrontiamo 
																			un 
																			discorso 
																			fortemente 
																			complesso 
																			visto 
																			le 
																			riduzioni, 
																			e 
																			dall’altro 
																			collaborando 
																			con 
																			le 
																			Sovrintendenze. 
																			Ciò 
																			che 
																			mi 
																			preme 
																			personalmente 
																			è 
																			poter 
																			comunque 
																			avere 
																			una 
																			relazione 
																			con 
																			questo 
																			mondo. 
																			Anche 
																			se 
																			dovessi 
																			allontanarmi 
																			per 
																			necessità 
																			lavorative, 
																			rimarrei 
																			comunque 
																			legato, 
																			cercherei 
																			un 
																			contatto 
																			con 
																			l’archeologia, 
																			se 
																			non 
																			come 
																			archeologo, 
																			magari 
																			lavorando 
																			nel 
																			volontariato 
																			archeologico. 
																			Così, 
																			almeno, 
																			in 
																			qualche 
																			modo, 
																			continuare 
																			con 
																			questo 
																			sogno.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Gli 
																			è 
																			andata 
																			proprio 
																			di 
																			traverso 
																			quella 
																			parola. 
																			Sogno!
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			In 
																			Italia 
																			un 
																			laureato 
																			in 
																			Archeologia 
																			e 
																			Storia 
																			dell’Arte 
																			non 
																			può 
																			insegnare 
																			storia 
																			dell’arte 
																			nelle 
																			scuole. 
																			C’è 
																			un 
																			problema 
																			di 
																			fondo. 
																			Quale? 
																			Ritieni 
																			sia 
																			necessario 
																			ridefinire 
																			il 
																			profilo 
																			professionale 
																			dell’archeologo?
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Trovo 
																			sia 
																			ingiusto 
																			non 
																			dare 
																			la 
																			possibilità 
																			a 
																			persone 
																			che 
																			hanno 
																			speso 
																			anni 
																			della 
																			propria 
																			vita, 
																			enorme 
																			passione, 
																			perché 
																			scegliere 
																			un 
																			ambito 
																			del 
																			genere 
																			vuol 
																			dire 
																			mettere 
																			tutta 
																			la 
																			passione 
																			che 
																			si 
																			ha, 
																			e 
																			non 
																			dare 
																			la 
																			possibilità 
																			a 
																			queste 
																			di 
																			poter 
																			condividere 
																			ciò 
																			che 
																			hanno 
																			imparato, 
																			formare 
																			chi 
																			magari 
																			vuole 
																			intraprendere 
																			il 
																			loro 
																			stesso 
																			percorso. 
																			Penso 
																			che 
																			sia 
																			una 
																			grossa 
																			perdita. 
																			Per 
																			un 
																			Paese 
																			che 
																			potrebbe 
																			fondare 
																			buona 
																			parte 
																			di 
																			quella 
																			che 
																			è la 
																			sua 
																			economia 
																			sul 
																			patrimonio 
																			culturale, 
																			se 
																			ne 
																			hanno 
																			tutte 
																			le 
																			possibilità, 
																			credo 
																			che 
																			questo 
																			sia 
																			un 
																			forte 
																			limite.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Il 
																			precariato 
																			degli 
																			archeologi 
																			da 
																			un 
																			lato 
																			riflette 
																			la 
																			grave 
																			crisi 
																			del 
																			Paese, 
																			dall’altro 
																			evidenzia 
																			anche 
																			un 
																			pregiudizio. 
																			L’archeologia 
																			è 
																			considerata 
																			ostacolo 
																			allo 
																			sviluppo 
																			della 
																			modernità. 
																			È 
																			davvero 
																			una 
																			scienza 
																			inutile 
																			e 
																			inattuale? 
																			C’è 
																			il 
																			pericolo 
																			che 
																			l’archeologia 
																			diventi 
																			autoreferenziale, 
																			trascurando 
																			o 
																			perdendo 
																			ogni 
																			rapporto 
																			con 
																			la 
																			realtà?
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Il 
																			problema, 
																			da 
																			un 
																			lato, 
																			è 
																			proprio 
																			quello 
																			di 
																			sveltire 
																			alcune 
																			pratiche 
																			perché 
																			chiaramente 
																			l’archeologo 
																			è 
																			visto 
																			come 
																			una 
																			figura 
																			di 
																			intralcio 
																			ai 
																			lavori. 
																			Dall’altro, 
																			come 
																			dicevo 
																			in 
																			precedenza, 
																			solo 
																			cercando 
																			di 
																			spiegare, 
																			di 
																			far 
																			comprendere 
																			a 
																			quante 
																			più 
																			persone 
																			possibili 
																			ciò 
																			che 
																			si 
																			sta 
																			facendo 
																			e 
																			l’importanza 
																			di 
																			ciò 
																			che 
																			si 
																			sta 
																			facendo, 
																			si 
																			può 
																			avere 
																			la 
																			possibilità 
																			di 
																			non 
																			essere 
																			di 
																			intralcio 
																			e, 
																			anzi, 
																			di 
																			essere 
																			un 
																			punto 
																			a 
																			favore 
																			di 
																			un 
																			Paese 
																			che 
																			vuole 
																			crescere.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Come 
																			ti 
																			ha 
																			cambiato 
																			l’archeologia? 
																			Come 
																			ha 
																			influenzato 
																			il 
																			tuo 
																			modo 
																			di 
																			vedere, 
																			le 
																			tue 
																			abitudini? 
																			Quali 
																			i 
																			pregiudizi 
																			che 
																			ti 
																			ha 
																			consentito 
																			di 
																			superare?
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Approcciarsi 
																			al 
																			mondo 
																			dell’archeologia, 
																			in 
																			realtà, 
																			non 
																			è né 
																			più 
																			né 
																			meno 
																			che 
																			occuparsi 
																			della 
																			società. 
																			Essere 
																			un 
																			sociologo 
																			dell’antico: 
																			di 
																			culture 
																			passate, 
																			di 
																			gruppi 
																			culturali 
																			vissuti 
																			decine, 
																			centinaia, 
																			migliaia 
																			di 
																			anni 
																			fa. 
																			L’archeologia 
																			ti 
																			dà 
																			la 
																			possibilità 
																			di 
																			aprirti, 
																			di 
																			“metterti 
																			nei 
																			panni” 
																			degli 
																			altri. 
																			La 
																			cosa 
																			che 
																			frequentemente 
																			un 
																			archeologo 
																			fa è 
																			cercare 
																			di 
																			interpretare. 
																			Puoi 
																			interpretare 
																			qualcosa 
																			soltanto 
																			se 
																			cerchi 
																			di 
																			leggerla 
																			integralmente, 
																			osservandola 
																			da 
																			tutti 
																			i 
																			punti 
																			di 
																			vista. 
																			Ciò 
																			ti 
																			offre 
																			la 
																			possibilità 
																			di 
																			confrontare 
																			tipi 
																			di 
																			realtà 
																			diverse 
																			e 
																			possibili.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Gianni 
																			ha 
																			la 
																			passione 
																			per 
																			i 
																			luoghi 
																			e i 
																			paesaggi. 
																			Il 
																			suo 
																			pittore 
																			preferito 
																			è 
																			Canaletto. 
																			Di 
																			cui 
																			apprezza 
																			l’estrema 
																			precisione, 
																			realismo 
																			e 
																			tecnica 
																			esecutiva. 
																			Gli 
																			piace 
																			molto 
																			la 
																			pittura 
																			fiamminga. 
																			Soprattutto 
																			Jan van 
																			Eyck. 
																			Dopo 
																			averlo 
																			visto 
																			alla 
																			National 
																			Gallery 
																			di 
																			Londra 
																			va 
																			alla 
																			ricerca 
																			di 
																			sue 
																			opere. 
																			Ama 
																			viaggiare. 
																			Un 
																			po’ 
																			è 
																			colpa 
																			di 
																			mamma 
																			e 
																			papà. 
																			Viaggi 
																			e 
																			vacanze 
																			sono 
																			cominciati 
																			da 
																			bambino 
																			in 
																			famiglia. 
																			Nessun 
																			posto 
																			al 
																			mondo, 
																			dice, 
																			non 
																			è 
																			meritevole 
																			di 
																			una 
																			visita. 
																			Si 
																			deve 
																			fare 
																			il 
																			massimo 
																			per 
																			vedere 
																			il 
																			più 
																			possibile.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			C’è 
																			uno 
																			slogan 
																			a 
																			cui 
																			sei 
																			legato: 
																			Sii 
																			turista 
																			nella 
																			tua 
																			città 
																			e 
																			cittadino 
																			nelle 
																			altre. 
																			Cosa 
																			vuol 
																			dire 
																			per 
																			te?
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Alle 
																			volte 
																			la 
																			situazione 
																			più 
																			bella 
																			è 
																			vivere 
																			la 
																			propria 
																			città 
																			come 
																			se 
																			non 
																			la 
																			si 
																			conoscesse. 
																			Napoli 
																			ti 
																			dà 
																			questa 
																			possibilità 
																			di 
																			conoscere 
																			nuove 
																			cose 
																			anche 
																			dopo 
																			trent’anni. 
																			Mentre 
																			dall’altro 
																			c’è 
																			il 
																			poter 
																			girare 
																			in 
																			una 
																			città, 
																			di 
																			cui 
																			sai 
																			ben 
																			poco, 
																			però, 
																			iniziando 
																			a 
																			viverla 
																			in 
																			maniera 
																			più 
																			quotidiana. 
																			Anche 
																			un’enorme 
																			città, 
																			come 
																			può 
																			essere 
																			una 
																			Parigi 
																			o 
																			una 
																			Londra, 
																			poi, 
																			dopo 
																			qualche 
																			tempo, 
																			si 
																			riduce 
																			a 
																			delle 
																			aree 
																			più 
																			piccole, 
																			dei 
																			quartieri. 
																			Anche 
																			riuscire 
																			a 
																			vivere 
																			quel 
																			piccolo 
																			spazio, 
																			come 
																			parte 
																			della 
																			propria 
																			quotidianità, 
																			è 
																			l’altra 
																			faccia 
																			della 
																			medaglia 
																			che 
																			trovo 
																			estremamente 
																			interessante. 
																			Quindi 
																			da 
																			un 
																			lato 
																			scoprire 
																			la 
																			propria 
																			città 
																			come 
																			se 
																			non 
																			la 
																			si 
																			conoscesse 
																			minimamente, 
																			dall’altro 
																			sentirsi 
																			parte 
																			di 
																			una 
																			città 
																			che 
																			ti 
																			ospita, 
																			con 
																			la 
																			quale 
																			magari 
																			hai 
																			pochissime 
																			relazioni, 
																			ma 
																			in 
																			cui 
																			ti 
																			senti 
																			a 
																			proprio 
																			agio 
																			e 
																			inizi 
																			a 
																			creare 
																			delle 
																			relazioni 
																			che 
																			poi 
																			sono 
																			quelle 
																			che 
																			normalmente 
																			hai 
																			a 
																			casa 
																			tua.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Ti 
																			faccio 
																			la 
																			stessa 
																			domanda 
																			che 
																			la 
																			Parodi 
																			ha 
																			posto 
																			ad 
																			Alberto 
																			Angela. 
																			Cleopatra, 
																			Lucrezia 
																			Borgia 
																			e 
																			l’australopiteco 
																			Lucy: 
																			chi 
																			avresti 
																			corteggiato?
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Forse 
																			Lucy. 
																			(Al 
																			che 
																			ride).
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Ho 
																			il 
																			sospetto 
																			che 
																			tu 
																			mi 
																			abbia 
																			involontariamente 
																			mentito. 
																			Le 
																			avresti 
																			corteggiate 
																			tutte!
																			
																			 
																			
																			
																			
																			(Ride. 
																			Ma 
																			non 
																			risponde).
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Quegli 
																			occhi: 
																			buoni 
																			cattivi, 
																			astuti 
																			prudenti, 
																			introversi 
																			audaci, 
																			timidi 
																			incoraggianti, 
																			tristi 
																			allegri. 
																			Pieni 
																			delle 
																			cose 
																			che 
																			non 
																			dice, 
																			delle 
																			confessioni 
																			che 
																			non 
																			concede. 
																			Ero 
																			pronta 
																			a 
																			intervistare 
																			un 
																			archeologo. 
																			Tuttavia 
																			l’archeologia 
																			è un 
																			mestiere, 
																			un’attitudine, 
																			un’inclinazione. 
																			Ogni 
																			archeologo 
																			è un 
																			uomo. 
																			Ogni 
																			uomo 
																			è 
																			una 
																			memoria 
																			pluristratificata. 
																			Racconta 
																			una 
																			congerie 
																			di 
																			accidenti 
																			reali 
																			e 
																			non. 
																			Esprime 
																			a un 
																			tempo 
																			autenticità 
																			e 
																			finzione. 
																			Va 
																			smontato 
																			strato 
																			per 
																			strato 
																			fino 
																			a 
																			ciò 
																			che 
																			non 
																			è 
																			più 
																			personaggio, 
																			ma 
																			uomo. 
																			Ecco 
																			il 
																			mio 
																			rammarico!
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Avrei 
																			dovuto 
																			portare 
																			una 
																			trowel 
																			per 
																			riuscire 
																			a 
																			scavare 
																			più 
																			a 
																			fondo!
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Avresti 
																			dovuto 
																			procurarti 
																			un 
																			Bobcat 
																			allora! 
																			(Lui 
																			tira 
																			in 
																			ballo 
																			l’escavatore 
																			per 
																			scherzare 
																			sul 
																			fatto 
																			che 
																			quest’inverno 
																			ha 
																			messo 
																			su 
																			qualche 
																			chilo. 
																			Così 
																			è 
																			venuta 
																			fuori 
																			l’autoironia). 
																			Se 
																			vuoi 
																			sapere 
																			chi 
																			è 
																			Giovanni 
																			Borriello 
																			hai 
																			bisogno 
																			di 
																			molto 
																			più 
																			tempo! 
																			(Poi 
																			ride. 
																			Di 
																			nuovo. 
																			Per 
																			evitare 
																			la 
																			serietà. 
																			Lo 
																			accompagno 
																			nella 
																			risata. 
																			Anche 
																			se 
																			ho 
																			come 
																			la 
																			sensazione 
																			che 
																			ci 
																			sia 
																			poco 
																			da 
																			scherzare).
																			
																			
																			 
																			
																			
																			“Napule 
																			è na’ 
																			camminata”. 
																			Ci 
																			conduce, 
																			il 
																			più 
																			delle 
																			volte, 
																			in 
																			luoghi 
																			imprevisti, 
																			verso 
																			persone 
																			inattese. 
																			Dove 
																			ogni 
																			uomo 
																			è un 
																			percorso 
																			da 
																			affrontare. 
																			Gianni 
																			è 
																			indubbiamente 
																			un 
																			cammino 
																			interessante. 
																			Come 
																			andare 
																			da 
																			via 
																			Toledo 
																			a 
																			via 
																			Chiaia 
																			fino 
																			all’antico 
																			porto 
																			a 
																			Piazza 
																			Municipio. 
																			Intanto 
																			come 
																			uno 
																			strato 
																			sottile 
																			si è 
																			depositato 
																			su 
																			di 
																			noi. 
																			Un’altra 
																			giornata 
																			è 
																			trascorsa. 
																			Qui 
																			è 
																			pieno 
																			di 
																			gente 
																			che 
																			attende 
																			di 
																			sparire 
																			dalla 
																			vita. 
																			Allora 
																			mi 
																			viene 
																			in 
																			mente. 
																			Gianni 
																			e se 
																			fossi 
																			un 
																			archeologo 
																			per 
																			solitudine? 
																			Perché 
																			hai 
																			trascorso 
																			l’adolescenza 
																			in 
																			maniera 
																			riservata 
																			e 
																			introversa 
																			e 
																			hai 
																			deciso 
																			che 
																			non 
																			ti 
																			piaceva. 
																			Ami 
																			i 
																			paesaggi 
																			perché 
																			significa 
																			uscire 
																			di 
																			casa, 
																			trovare 
																			qualcuno, 
																			non 
																			essere 
																			escluso. 
																			Subisci 
																			il 
																			fascino 
																			degli 
																			interscambi 
																			perché 
																			per 
																			instaurare 
																			delle 
																			relazioni 
																			(commerciali, 
																			culturali) 
																			bisogna 
																			essere 
																			per 
																			lo 
																			meno 
																			in 
																			coppia, 
																			mai 
																			uno. 
																			L’archeologia 
																			potrebbe 
																			essere 
																			il 
																			tuo 
																			tentativo 
																			di 
																			rispondere 
																			alla 
																			solitudine. 
																			Disseppellire 
																			“uomini 
																			e le 
																			loro 
																			civiltà” 
																			per 
																			non 
																			rassegnarti 
																			alla 
																			riduzione 
																			dell’umanità, 
																			alla 
																			paura 
																			della 
																			desolazione, 
																			al 
																			dispiacere 
																			di 
																			sentirti 
																			solo. 
																			Un’ipotesi. 
																			Nient’altro.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Gli 
																			archeologi 
																			tentano 
																			di 
																			ricostruire 
																			l’umanità, 
																			ricomponendo 
																			le 
																			memorie 
																			del 
																			mondo 
																			materiale. 
																			Eppure 
																			ci 
																			sono 
																			profondità 
																			a 
																			cui 
																			non 
																			si 
																			potrà 
																			arrivare. 
																			Non 
																			basteranno 
																			le 
																			trowel, 
																			i 
																			Bobcat, 
																			le 
																			antologie 
																			di 
																			Spoon 
																			River, 
																			i 
																			Freud 
																			del 
																			mondo 
																			a 
																			ricostruire 
																			le 
																			memorie 
																			interiori. 
																			Ogni 
																			uomo 
																			è 
																			suolo 
																			e 
																			sottosuolo. 
																			Nessuno 
																			capisce 
																			esattamente 
																			qualcun 
																			altro. 
																			Ciononostante 
																			è 
																			importante 
																			coltivare 
																			il 
																			ricordo 
																			dell’umanità 
																			come 
																			forma 
																			di 
																			sopravvivenza 
																			per 
																			non 
																			essere 
																			digeriti 
																			dal 
																			tempo, 
																			come 
																			testimonianza, 
																			come 
																			eredità 
																			per 
																			andare 
																			avanti 
																			ricordando 
																			che 
																			certe 
																			strade 
																			sono 
																			preferibilmente 
																			perseguibili. 
																			Da 
																			dove 
																			veniamo 
																			e 
																			dove 
																			stiamo 
																			andando: 
																			a 
																			ciò 
																			tenta 
																			di 
																			rispondere 
																			l’archeologia. 
																			È un 
																			procedere 
																			all’indietro 
																			per 
																			capire 
																			dove 
																			sia 
																			possibile 
																			arrivare. 
																			Perché, 
																			anche 
																			se 
																			fosse 
																			stata 
																			la 
																			circostanza 
																			casuale 
																			il 
																			nostro 
																			Padre 
																			Eterno, 
																			saremo 
																			nati 
																			per 
																			caso, 
																			ma 
																			non 
																			dal 
																			nulla. 
																			Se 
																			non 
																			veniamo 
																			dal 
																			nulla, 
																			probabilmente 
																			non 
																			finiremo 
																			nel 
																			nulla.
																							
																							
																			 
																			
																			
																			