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N. 104 - Agosto 2016 (CXXXV)

INCURSIONI MUSULMANE NEL CIRCEO E NELLE MARINE LAZIALI
UNA RICOSTRUZIONE DI LUNGO PERIODO - PARTE II

di Vincenzo La Salandra

 

Nel Seicento si registrò una diminuzione delle scorrerie musulmane, almeno sul Circeo e nelle marine laziali, ma le incursioni non cessarono. Ancora nel 1720 le storie locali e le fonti registrano una rovinosa spedizione predatoria, ci affidiamo ancora alle liriche e drammatiche pagine del Capponi per poi aggiungere un breve commento.

 

L’episodio è romanzato e suggestivo, contiene il tradimento, la razzia, il riscatto e l’evento crudele nel finale ne aumenta il pathos.

 

“In una notte di maggio dell’anno 1720 circa, approdò nel Lago di Paola uno Sciabecco di Corsari di Tunisi, e con l’ajuto apprestatoli dal Deputato sanitario, e dal Caporale di quella torre, si recarono sull’albeggiare del giorno in S. Felice. Il Deputato picchiò alla porta del paese, ed alla di lui voce aprì il custode di essa. Si recò il Deputato, unitamente ai Tunisini, sotto la casa di una povera donna, la quale era solita fornire il pane ai lavoranti del Lago di Paola, che chiamatala per nome Stella l’obbligarono, con il pretesto di parlargli sul pane, di aprire la porta di casa. Tostochè l’infelice si presentò ad essi, venne barbaramente legata, e con la sua famiglia trascinata fuori dal paese. I Tunisini dopo questo ratto si agguatarono fra le folte boscaglie costegianti la via che conduce al Lago di Paola, nella speranza di sorprendere alcuno mai si fosse colà trasferito; ed infatti poco dopo li si presentarono a vista cinque donne ed un giovanetto, che si recavano all’agreste lavoro delle loro terre esistenti nella contrada detta Mezzo Monte: i Corsari allora gli si slanciarono, e fattane preda, condussero tutti nel vicino Lago, da dove s’imbarcarono unitamente ai due complici.” La popolazione subisce lo spavento e il paese si spopola con molte famiglie che si spostano a Terracina, Nettuno, Sermoneta e Bassiano, tutti centri maggiormente al sicuro dalle incursioni. Sempre secondo Capponi “pochi altri provvisoriamente si sistemarono a guisa di belve nella vicina selva […]”.

 

Il Cardinale Orsini, protettore di San Felice, visitò il villaggio e confermava la vicinanza del pontefice, finalmente: “Fu per degna opera del Pontefice Innocenzo XIII, e del suo pro-Tesoriere il Cardinal Callicola il ritorno dei sette depredati, verificatosi dopo un anno col riscatto di scudi 1000 per ciascuna donna, e scudi 2000 il giovanetto perchè affigliato già da cospicua Turca, la quale, nel dispiacere di cederlo, con un bacio crudele gli morse, e portò via una gota.” Come registra li nostro storico Capponi (Capponi, 82).

 

L’ultimo episodio di scorreria segnalato nella storia locale del Circeo è del 1802: “Mentre lo stato romano si era ristabilito nell’ordine, e nella tranquillità gli abitanti del Circeo continuavano a sperimentare le persecuzioni dei Corsari, detti anche Sanguinotti, padroni quasi del Mediterraneo. In una notte alcuni Tunisini osservando da lontano la luce di un fuoco acceso sul Monte dalla parte di mezzogiorno, arditamente sbarcarono da una Corvetta sul precipizio di quei scogli, e direttisi verso la sommità di creta rossa, sorpresero una intera famiglia di pastori, che legati trascinarono nel naviglio unitamente ad una porzione dell’armento” (Capponi, 105).

 

In parallelo agli eventi del Circeo è utile ricordare che la pressione barbaresca sulle spiagge laziali continuerà a farsi sentire sino al pieno XVIII secolo. A Nettuno, secondo un manoscritto di storia locale pubblicato nel 2011 dall’Alberti la Istoria della miracolosa venuta della Madonna Santissima di S. Rocco in Nettuno, del 1718, si registrano incursioni e piraterie endemiche.

 

Infatti, il primo dei miracoli della Beata Vergine è descritto con pittoresca pennellata dall’anonimo autore del manoscritto nettunense, e la data è probabilmente il 1646, quando intervennero nelle lotte contro i corsari islamici Ferdinando II de’ Medici e i Cavalieri di Santo Stefano.

 

L’episodio di scorreria è da attribuirsi, probabilmente, a contingenti musulmani tunisini. “Quando questi nostri Mari erano infettati dalle scorrerie de Turchi, che doppo aver saccheggiati diversi luoghi della costa di Calabria, accostatisi in qua saccheggiarono la Terra di Sperlonga, situata nella spiaggia di mare nelli confini del Regno di Napoli non lungi da Terracina, e mentre seguitavano il loro corso con le loro sette Galere di Biserta alla nostra volta, fecero lo sbarco poco da noi lontano cioè tra il fiume detto della Cavata, e Torre celebre d’Astura, e postasi in ordinanza per venirsene contro li nettunesi. Mentre questi ricorsi all’aiuto della B.ma Vergine in detta chiesa oravano avanti la Sua Immagine, viddero all’improvviso mettersi in confusione li Turchi, ed imbarcarsi sopra dette galere, e con precipitosa fuga fuggirsene da detta spiaggia. Fu poi pochi anni doppo rapportato da un tale di Nettuno nominato Titta Guellio, cognito anche per nome al presente da nostri compatriotti, che era stato molt’anni prima schiavo sopra dette Galere, e poi liberato da quelle di Firenze, ma si trovò sopra quelle di Biserta quando li Turchi fecero detto sbarco, e fuga, e che questa fuga, e confusione servì per causa, che all’improvviso fu veduta in detta spiaggia una Cavalleria d’uomini tutti bianchi armati, che andavano alla volta dei Turchi, quali atterriti, e spaventati ritornarono, e s’imbarcarono sopra le loro Galere dandosi a precipitosa fuga”.

 

Come per i casi delle incursioni medievali, fino al Seicento è possibile rintracciare nei manoscritti e nelle storie locali, le miracolose apparizioni che salvano la popolazione della scorreria improvvisa. La freschezza ingenua dell’anonimo di Nettuno descrive il miracolo ma fornisce anche precise indicazioni storiche sull’intervento di Firenze in lotta alla pirateria islamica e in difesa delle coste tirreniche.

 

La facilità di attracchi presso le coste del promontorio del Circeo e le incursioni che si verificarono nei secoli, in qualità di fenomeno di lunga durata, rappresentano episodi di storia locale, marginali ma interessanti, e possono essere visti e studiati assieme agli eventi di incursione musulmana in altri promontori d’Italia dal Gargano al Conero all’Argentario.



 

 

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