IMAGO IMPERII
IMMAGINI E POTERE Tra passato e
presente
di Giovanna
D'Arbitrio
La scomparsa delle grandi civiltà
antiche del Mediterraneo ci insegna
che nessuna società è immune da
decadenza e collasso, ricordandoci
la fragilità della condizione umana
e l’importanza di imparare dalle
lezioni del passato. Mentre
affrontiamo gravi problemi globali
come sanguinose guerre, proliferare
di armi atomiche, crisi economiche e
cambiamenti climatici, la storia
delle civiltà perdute potrebbe
offrirci un avvertimento contro il
rinascere di pericolosi estremismi,
dittature, deleteri imperialismi di
alcuni Paesi che mettono a rischio
democrazia, libertà, pace e diritti
umani. E non possiamo ignorare come
l’attuale decadenza si rilevi anche
nel linguaggio politico globale che
si serve sempre più di immagini
ad effetto, slogan, brevi
dichiarazioni affidate ai
rappresentanti dei vari partiti.
I pericoli di una progressiva
decadenza della nostra civiltà sono
stati evidenziati in diverse sedi e
occasioni, tra cui è da segnalare un
incontro culturale organizzato nel
gennaio del 2011 dall’Università
Suor Orsola Benincasa di Napoli, nel
quadro delle attività di studio e di
ricerca del progetto “Imago Imperii.
Archivio di iconografia politica”,
ideato dal prof. Gennaro Carillo,
docente di Storia del Pensiero
Politico nella suddetta università,
nonché autore del testo in oggetto.
In quella occasione l’attore Sandro
Lombardi presentò “Una Frenesia di
Scimie”, lettura tratta da “Eros
e Priapo” di Carlo Emilio Gadda
e dai “Cavalieri” di
Aristofane.
Come spiegò lo stesso Carillo,
“Frenesia di Scimie” (“scimia” è la
forma più arcaica e più vicina al
latino “simia”) trae ispirazione da
Eros e Priapo di Gadda che definisce
“scimmiesco” l’irrazionale,
irriflessivo consenso della
moltitudine verso il demagogo che la
seduce con la sua perentoria
magniloquenza virile (priapesca
appunto), “eccitando l’addome di una
nazione che è femmina, per di più
depressa da secoli di accoppiamenti
poco gratificanti”. Parimenti
Aristofane assume come bersaglio
comico il tiranno Cleone che,
sciolto da qualsiasi inibizione e
continenza morale, diventa
l’incarnazione stessa della
degenerazione dei valori democratici
ed etici dopo la morte di Pericle.
Il progetto “Imago Imperii, Archivio
di Iconologia Politica” si basava su
due proposizioni che ne riassumevano
il senso: il Potere è Immagine,
l’Immagine è Potere, cioè il
Potere s’identifica con le immagini,
sia fisiche sia mentali, che lo
visualizzano e che allo stesso tempo
lo accrescono, avendo in sé stesse
l’auctoritas (dal latino
augere, cioè, aumentare). Chi
detiene il potere, pertanto,
conoscendo la forza delle immagini
nell’incidere sulla percezione della
realtà, se ne avvale per i suoi
fini.
Nella presentazione del progetto
veniva ricordato il francese
Georges Didi-Huberman, filosofo
e storico dell’arte, che nel suo
libro Quand les Images Prennent
Position. L’Oeil de l’Histoire,
affermava, citando a sua volta il
grande teorico della fotografia
Lazlo Moholy-Nagy, “l’analfabeta
del futuro non sarà l’illetterato,
ma l’ignorante in materia di
fotografia”. Per questo motivo
il progetto “Imago Imperii” si
proponeva in primo luogo di
costituire un archivio delle
immagini di Potere, aprendo presso
il CRIE (Centro Ricerca su
Istituzioni Europee) una mediateca
supportata da attività seminariale
finalizzata a formazione, ricerca,
operatività.
Concludendo, s’intuisce che, se
l’immagine è potere, allora bisogna
stare attenti al modo in cui essa
viene usata e per quali fini. Se gli
obiettivi sono costruttivi,
democratici e soprattutto si
propongono di far innalzare il
livello culturale (e quindi di
consapevolezza) di un popolo, ben
venga il potere dell’immagine anche
in politica e ci si augura che essa
possa servire a stimolare il
pensiero e non certo ad ottunderlo
in modo “scimmiesco”.
A sostegno di tale affermazione, ci
sembra giusto mettere in rilievo
l’importanza di Cultura ed
Educazione dei giovani a
salvaguardia dei valori etici e
democratici sanciti dalla nostra
Costituzione, scaturita nel 1948
dalla volontà del popolo italiano
provato da dittatura e guerra, una
Costituzione rispettosa anche della
Carta Universale dei Diritti
dell’Uomo, redatta nello stesso
anno sull’onda dell’orrore suscitato
dalle atrocità della II guerra
mondiale e presentata da Eleanor
Roosevelt alle Nazioni Unite.