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N. 93 - Settembre 2015 (CXXIV)

patrimoni SardI
Le città di Iglesias e Sant’Antioco

di Cristian Usai

 

Nella parte sud-occidentale della Sardegna, nella regione storica del Sulcis Iglesiente, troviamo le cittadine di Iglesias e Sant’Antioco, entrambe ricche di storia, archeologia. Due tappe obbligatorie per il viandante che desidera conoscere la Sardegna storica e archeologica. Iglesias è un comune di 27 332 abitanti.

 

Fu una delle città regie della Sardegna durante la dominazione spagnola. È sede dell’omonima diocesi, erede storica dell'antica Diocesi di Sulci. Sant'Antioco (Santu Antiogu in sardo, San Antiòcco in tabarchino) è un comune di 11.423 abitanti.

 

È il maggiore centro dell'omonima isola. Lo sfruttamento del bacino minerario ha sempre caratterizzato la storia di Iglesias, fino almeno alla decadenza di Roma, allorquando sopraggiunse una crisi di tutta la regione mineraria.

 

L’interesse per lo sfruttamento delle miniere si rinnoverà dopo l’anno 1000 grazie alla società mercantile che si appoggiava alle repubbliche marinare. Inizialmente il nome della città di Iglesias fu Villa di Chiesa, e anche Villeclesia. Nel XIII secolo la Sardegna era divisa in quattro entità autonome (giudicati), ed era teatro di scontri tra le repubbliche marinare e tra gli stessi giudicati.

 

Nel 1254 i conti della Gherardesca, alleati dei giudici di Arborea e di Gallura, contro il giudice di Cagliari, conquistarono vari possedimenti in Sardegna e riuscirono a conservarli anche dopo la rovinosa sconfitta navale della Meloria (1284).

 

Villa di Chiesa passò, sotto i della Gherardesca, noti anche Donoratico, dopo la vittoria degli alleati, allorquando il territorio conquistato fu suddiviso in tre parti. Iglesias ha vissuto un periodo di crescita economica, culturale e sociale a cominciare dalla metà del XIX secolo, periodo in cui professionisti di varia qualifica vi si trasferirono da altre parti della Sardegna e financo dall’Italia settentrionale, per essere impiegati nel comparto minerario.

 

Nei primi anni del XX secolo, la città contava 20.000 abitanti. I Savoia elessero Iglesias, capoluogo dell’omonima provincia nel 1821. La provincia di Iglesias, che comprendeva ventitré comuni del territorio iglesiente, durò sino al 1848. Dopo tale data il vecchio ente fu sostituito del circondario e dal mandamento di Iglesias (in seno alla Provincia di Cagliari), sino al 1927. Il comparto minerario sardo entrò nuovamente in crisi dalla seconda metà del XX secolo e gli effetti di questa crisi giunsero pesantemente anche nell'Iglesiente. L’isola di Sant’Antioco fu abitata dai Vandali a partire dalla caduta dell'Impero romano d'Occidente (convenzionalmente nel 476 d.C.).

 

La Sardegna passò ai Bizantini nel 534 dopo la vittoria del generale Belisario a Trimacari sui Vandali. Bisanzio iniziò ad abbandonare l’isola a seguito delle continue incursioni dei pirati saraceni che si susseguirono a partire dall’alto medioevo. Sulci (antico nome della città di Sant’Antioco), sede diocesana, e l'intera Isola di Sant'Antioco entrarono a fa parte del giudicato di Cagliari, tuttavia, nel XIII secolo erano quasi del tutto disabitate e la sede della diocesi fu spostata a Tratalias.

 

Questa situazione proseguirà sino al XVIII secolo, interrotta occasionalmente tra XVI e XVII secolo per la celebrazione della festa in onore di Sant'Antioco (Sa Festa Manna). Nel 1615, l'arcivescovo di Cagliari Francisco d'Esquivel fece recuperare le vere o presunte reliquie del santo che furono collocate all’interno delle catacombe. In epoca sabauda iniziò il ripopolamento del territorio dell’antica Sulci, in particolare con genti provenienti da Iglesias, ove poi sorse l’odierno abitato di Sant’Antioco.

 

L’aumento demografico proseguì fino al XX secolo. Percorrendo il lungo viale alberato che conduce al centro urbano di Iglesias, si giunge alla piazza dedicata a Quintino Sella, che ospita il monumento omonimo di Giuseppe Sartorio (1858) e all’adiacente Piazza Oberdan che ospita invece, il Monumento ai caduti di Francesco Ciusa (1928). Inoltrandosi nel centro storico, fino alla Piazza Municipio, è possibile ammirare la Cattedrale gotica di Santa Chiara, predisposta prima del 1284-85 e conclusa prima del 1288, come testimoniato dalle iscrizioni. Imboccando la Via Satta e la Via Don Minzoni, di fianco al Municipio, è possibile raggiungere il Museo dell’arte mineraria che conserva testimonianze e strumenti che hanno fatto la storia dell’arte mineraria nell’Iglesiente.

 

All’interno del museo è presente un’autentica galleria visitabile. Nell’area antica di Sant’Antioco è presente l’acropoli, dove è stata ritrovata una coppia di leoni in pietra e un’area funeraria, comprendente tombe a camera fenicio-puniche e il tophet (santuario fenicio-punico a cielo aperto).

 

Da quest’area provengono i reperti custoditi nell’Antiquarium aperto recentemente. Nel centro storico cittadino si erge la chiesa dedicata a Sant’Antioco costruita sopra tombe a camera di età fenicio-punica. L’architettura della chiesa è di forma bizantina e in essa son presenti frammenti di sculture in marmo databili fra il VI e l’XI secolo. All’interno è conservato financo un prezioso reliquiario d’argento del cagliaritano Sisinnio Barrai datato 1615 e realizzato per custodire il cranio del santo.



 

 

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