.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]


RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


.

antica


N. 96 - Dicembre 2015 (CXXVII)

“LA FELICITÀ SENZA INVIDIA” SECONDO SENOFONTE
UNA LETTURA DELLO “IERONE” - PARTE II

di Paola Scollo

 

Nello Ierone Senofonte propone una lunga conversazione tra il tiranno siracusano Ierone, giunto al potere nel 478 a.C., e il poeta lirico Simonide, impegnati a confrontare la condizione del tiranno con quella del cittadino privato, idiotes. Simonide sostiene che il tiranno sia un uomo molto felice. Di contro, Ierone afferma l’assoluta infelicità del tiranno: «Non stanno così le cose, Simonide. Sai bene, infatti, che il tiranno gioisce molto meno e soffre di dolori di gran lunga maggiori del privato, che pure conduce un’esistenza modesta».

 

Il tema del confronto non è politico, ma psicologico: qual è il rapporto tra tiranno e privato nel godimento di un piacere? Si tratta di analizzare il rapporto tra felicità e infelicità. Simonide osserva: «È incredibile quello che dici. Se le cose stanno così, come mai molti, e per giunta quelli che sembrano i più capaci, aspirerebbero alla tirannide? Come mai tutti invidierebbero i tiranni?». Lo stupore di Simonide trova spiegazione nella diffusa convinzione che la tirannide sia una condizione di vita desiderabile. Di qui la necessità di ulteriori riflessioni. Simonide ritiene che il tiranno, per ognuno dei sensi, tragga piaceri di gran lunga superiori rispetto all’uomo comune. Tuttavia, Ierone osserva che, per quanto riguarda la vista, il tiranno si astiene dagli spettacoli: «è, infatti, rischioso per lui recarsi dove non può essere più forte dei presenti».

 

Anche nell’udito il tiranno è svantaggiato: «quale piacere può giungere da coloro che parlano male oppure da coloro che lodano il tiranno, quando c’è il motivo di sospettare che facciano tali lodi per adulare?». Almeno su questo punto il poeta si dichiara d’accordo: «le lodi più gradite sono quelle che provengono dalle persone assolutamente libere». Si passa quindi ad esaminare il gusto: «Anche per quanto riguarda la durata del piacere, chi si fa approntare una mensa ben fornita è svantaggiato nei confronti di chi si ciba frugalmente». Ierone conclude: «Così pure per i cibi; chi ne ha sempre di ogni specie non ne prende alcuno con desiderio mentre chi raramente assaggia una pietanza, se ne sazia con gioia quando gli viene messa davanti». Simonide ritiene che solo i piaceri sessuali rappresentino un impulso alla tirannide «perché chi è tiranno ha la possibilità di intrattenersi con quello che di più bello può vedere».

 

Ma anche in questo caso Ierone individua evidenti svantaggi: «Il tiranno non può mai credere che qualcuno gli sia affezionato. Si sa bene che quelli che si concedono per paura, per quanto meglio possono, simulano le compiacenze di chi è veramente affezionato. Di conseguenza, al tiranno le insidie più numerose provengono proprio da quelli che soprattutto fanno finta di volergli bene». L’amicizia è il bene supremo per l’uomo: eppure, di questa immensa ricchezza il tiranno dispone in minima parte. E così anche per quanto concerne tutti gli affetti: «tra i tiranni molti hanno ammazzato i propri figli, molti sono stati assassinati dai figli, molti fratelli si sono uccisi a vicenda per impadronirsi del potere, molti sono stati privati della vita dalle mogli e dai compagni che mostravano di essere i più devoti».

 

Il tiranno vive costantemente nel timore: crede di essere circondato di nemici e può confidare soltanto negli schiavi. E la paura è motivo di infelicità, perché «non è rovinosa soltanto per se stessa quando si impadronisce dell’anima, ma corrompe anche tutti i piaceri a cui si accompagna». In sintesi, «il tiranno ha solo una minima parte dei beni più grandi e dei mali più grandi, invece, ne possiede moltissimi». Queste riflessioni ben si accordano con quanto osserva Platone nella Repubblica (567 d 1 - 3): «Il tiranno si trova stretto in un dilemma veramente piacevole che gli impone di vivere fra molta gente mediocre che lo odia, oppure di non vivere affatto!» E l’anima tirannica «non farà affatto ciò che vuole, anzi sarà sempre in preda all’agitazione e sempre vittima del disordine e del rimorso» (577 d e 1 - 3). Oltre a essere causa di rovina per la polis, il potere dispotico rende il tiranno il più infelice degli uomini (578 b 6).

 

 

Riferimenti Bibliografici

 

AALDERS G.J.D., Date and Intention of Xenophon’s Hiero, «Mnemosyne» S. IV 6 (1953), 208 - 215.

ABINSO V., Senofonte e la tirannide in Grecia, Firenze1938.

AMPOLO C., La politica in Grecia, Roma - Bari 1981.

CANFORA L. (a cura di), Erodoto, Tucidide, Senofonte. Letture critiche, Milano 1975.

CASTIGLIONI L., Osservazioni critiche agli scritti filosofici di Senofonte, «Studi Italiani di Filologia Classica» N.S. 5 (1927), 39 - 83.

DETIENNE M. - SVENBRO J., Les loups au festin ou la Cité impossible, «Quaderni di Storia» 9 (1979), 3 - 31.

FILENI M.G., Osservazioni sull’idea di tiranno nella cultura greca arcaica, «Quaderni Urbinati di Cultura Classica» N.S. 14 (1983), 29 - 35.

GRAY V.J., Xenophon’s Hiero and the Meeting of the Wise Man, «Classical Quarterly» 36 (1986), 115 - 123.

ERBSE H., Textkritische Bemerkungen zu Xenophon, «Rheinisches Museum» 103 (1960), 144 - 168.

LANZA D., Il tiranno e il suo pubblico, Torino 1977.

MOSSÉ C., Tyrannie et légitimité en Grèce ancienne, in Dictatures et légitimité, Paris 1982, 50 - 68.

MUSTI D., L’economia in Grecia, Roma - Bari 1981.

ROSIVACH V.J., The Tyrants in Athenian Democracy, «Quaderni Urbinati di Cultura Classica» N.S. 31 (1989), 47 - 57.

SCHMITT - PANTEL P., Histoire de tyran ou comment la cité grecque construit ses marges, in Les Marginaux et les exclus dans l’histoire, Paris 1979, 217 - 231.

SORDI M., Lo Ierone di Senofonte. Dionigi I e Filisto, «Athenaeum» 58 (1980), 3 - 13.

STRAUSS L., On Tyranny. An Interpretation of Xenophon’s Hiero, New York 1948, trad. it. Milano 1968.

TEDESCHI G., La paura del silenzio, «Giornali di Filologia Ferrarese» 1036 (1985), 3 - 8.

TEDESCHI G. (a cura di), Senofonte, Ierone, Palermo 1991.



 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 


[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]


 

.