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medievale


N. 115 - Luglio 2017 (CXLVI)

ibn giubayr e il viaggio islamico medievale - Parte I
la Sicilia arabo-normanna nel XII secolo

di Vincenzo La Salandra

 

La relazione di viaggio di Ibn Giubayr è un raffinato esempio tra i libri scritti in arabo classico, vero modello letterario islamico del Medioevo; in questo contributo partiremo dalla vita di Giubayr e ci soffermeremo sugli stralci di alcune sue pagine sulla Sicilia e una città d'Oriente.

 

Prima di avventurarsi per il Mediterraneo e nel dar al-Islàm fino al Medio Oriente, Ibn Giubayr, nativo di Valencia in Andalusia, aveva già svolto alti incarichi amministrativi a Ceuta e Granada. Poi tra il 1183 e il 1205 intraprese tre lunghi e importanti viaggi in Oriente, prima pellegrinò alla Mecca e ancora, attraverso l'Iraq e la Siria, toccò la Sicilia e sfiorò l'Italia e la Sardegna, come lui stesso di dice nella Rihla.

 

Questa è una precisa e dettagliata testimonianza del suo primo viaggio, che durò più di due anni, e precisamente dal 4 febbraio 1183 al 25 aprile 1185: in questa sua prima peregrinazione Giubayr conobbe e visitò la Palestina, la Siria, la Mesopotamia, l'Arabia, l'Egitto e finalmente la Sicilia, prima di rientrare in Andalusia.

 

In Sicilia vi sbarcò a causa di un naufragio nel dicembre del 1184 per rimanervi fino al febbraio 1185, quando in ultimo e dopo qualche ritardo riuscì a imbarcarsi da Trapani.

 

La storia della diffusione in italiano di questo classico della letteratura araba passa attraverso la prima edizione di Michele Amari (pubblicata nel primo volume della celebre Biblioteca arabo-sicula, nel 1846-47) e giunge fino all'edizione completa, con traduzione integrale dell'opera, da parte di Celestino Schiaparelli (nel 1906, con il titolo della Rihla tradotto come Viaggio in Ispagna, Sicilia, Siria, Palestina, Mesopotamia, Arabia, Egitto). La seconda metà del Novecento ha quindi visto le traduzioni di Gabrieli e Rizzitano, ed è giusto segnalare le molte riedizioni del libro di Ibn Giubayr specialmente in Sicilia.

 

Citiamo orauna pagina di Amari per cogliere e sottolineare l'importanza delle pagine di Ibn Giubayr per la storia d'Italia e di Sicilia nei secoli XII-XIII: "(...) egli passò la Sardegna e la Sicilia nel marzo del 1183; ed al ritorno, nel dicembre 1184, percorse la costiera settentrionale dell'isola da Messina a Trapani; dov'egli dimorò fino al febbraio 1185, conversando co' principali Musulmani che aprivano il cuore al dotto pellegrino, e osservando con sagacia le condizioni morali e materiali del paese. Si può dir che il suo giornale, com'egli era uso a scrivere ogni dì, finisca il quadro della corte normanna di Sicilia a que' tempi, abbozzato dagli scrittori latini; poiché costoro, non eccettuato il Falcando, conobbero superficialmente i musulmani dell'isola. Lo stesso ritratto di Guglielmo il Buono comparisce più naturale ed anco più bello nel racconto d'Ibn Giubayr. Importantissima è poi la descrizione de' monumenti del Medioevo; Qasr Sa'd presso Palermo, la Reggia di Palermo, la Chiesa della Martorana (...)".

 

Amari concludeva la sua piccola biografia di Ibn Giubayr auspicando quella traduzione completa dell'opera che sarà compiuta dallo Schiaparelli alcuni anni dopo: "Tutto il viaggio merita una bella versione in qualche lingua europea, poiché contiene una vivace dipintura dell'Egitto e della Siria in quel fortunoso periodo, nel quale l'islamismo reagì contro la prima crociata e vantò i suoi eroi popolari: Norandino e Saladino".

 

Altri notevoli scrittori arabi descrissero la Sicilia, Palermo e le sue città, come Ibn Hawqal, Idrisi e al-Muqaddasì, ma con il suo respiro ampio e la pacatezza apparente e la penna decisa e tagliente, Ibn Giubayr è forse l'unico che descrive la Sicilia come moralmente e veramente musulmana, l'unico che auspica sinceramente il suo ritorno nel dar al-Islàm, e nel seno dell'Islàm.

 

Amari lo definì un 'pio viaggiatore', a noi è sembrato, e fin dalle prime pagine della sua Relazione, che Ibn Giubayr descrivesse le sue giornate e le sue peregrinazioni con una maggiore partecipazione emotiva, specialmente grazie alla pulizia ed eleganza della sua prosa, resa benissimo anche in italiano dallo Schiaparelli.

 

È molto interessante un passo di Ibn Giubayr sulle donne di Palermo a Natale: "L'aria delle donne cristiane di questa città è la medesima che delle musulmane: le cristiane, ben parlanti, ammantate e velate al par di quelle, eran uscite per le strade nella festa suddetta di Natale, con vestiti di seta frammista d'oro, mantelli eleganti, e veli a varii colori: calzavano stivaletti dorati, e incedevano verso le lor chiese o covili sovraccariche d'ogni ornamento in uso alle le donne musulmane: monili, tinture, profumi. Onde ci corse alla memoria, come scherzo letterario, il detto del poeta: Colui che un dì entra in chiesa, v'incontra antilopi e gazzelle".



 

 

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