[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

176 / AGOSTO 2022 (CCVII)


contemporanea

I "QUATTRO STREGONI"
SU Heidegger, Benjamin, Wittgenstein e Cassirer

di Alessio Guglielmini

 

Wolfram Eilenberger ne Il tempo degli stregoni ripercorre un periodo cruciale della filosofia novecentesca: il decennio 1919-1929. Dinamite scatenante di questa crucialità è senza dubbio la crisi successiva alla Prima Guerra Mondiale, in particolare per chi è uscito umiliato dal conflitto come Germania e Austria. Su questa tavolozza incerta, dominata dall’inflazione, dai disordini urbani, dalla penuria di viveri e lavoro, si affacciano e si instaurano le biografie e le carriere di quattro giganti del pensiero: Martin Heidegger, Walter Benjamin, Ludwig Wittgenstein, Ernst Cassirer.
 
Ognuno di loro, al di là delle differenze di età e di ceto, matura lungo quella stagione una propria costruzione filosofica e una propria visione della cultura destinate a raggiungere picchi imponenti; non a caso, Eilenberger la definisce “l’ultima rivoluzione del pensiero”. Una rivoluzione, peraltro, accompagnata da fallimenti e cortocircuiti personali che stonano, non di meno, con la statura delle vette intellettuali raggiunte.
 
Per almeno tre dei protagonisti – Heidegger, Benjamin, Wittgenstein – la conoscenza non può infatti prescindere da angosce, folgorazioni e vicende estreme. Ma chi di loro le ha vissute realmente nel corso della guerra?
 
A conti fatti, il solo Wittgenstein, l’unico a tenersi stretta la morte, quasi come una consolazione esistenziale, durante la vita al fronte. Teniamo presente che, prima dell’esperienza bellica, Wittgenstein ha frequentato Cambridge con la reputazione di prodigio e che il Tractatus Logico-Philosophicus, che sarà pubblicato nel 1921, viene ultimato nelle notti di guardia. Tuttavia, è come se Ludwig, attraverso la sostanza abissale della guerra, tentasse di azzerare ogni certezza acquisita.
 
Il Wittgenstein delle missioni pericolose, della sospesa vita di trincea che scopre Tolstoj ela fede cristiana e che rinuncia alla pacchia, una volta rientrato a casa. Ludwig, rampollo di una ricchissima famiglia austriaca, rifiuta ogni privilegio a vantaggio delle sorelle e cambia radicalmente vita, andando a insegnare presso le scuole elementari di alcuni villaggi di provincia. È un’esistenza monotona, con pochissimi interlocutori, quasi monastica. Eppure, come vedremo, qualcosa brucia ancora sotto la coltre e il suo contributo alla filosofia non è del tutto spento.
 
Heidegger, invece, la guerra l’ha vissutaindirettamente, operando presso il servizio meteorologico a Verdun. L’appena trentenne Martin ha dunque fame di situazioni radicali che possano far emergere l’audacia della sua rivoluzione filosofica. Eilenberger mostra come l’Heidegger degli anni Venti vada a cercare tale radicalità al capezzale delle montagne del Baden-Württemberg o nell’eros di relazioni complesse, come quella con Hannah Arendt, rifuggendo dalla vita borghese e dalla regolarità del vincolo coniugale con la moglie Elfride.
 
Se Wittgenstein si tuffa, in maniera quasi suicida, nella guerra e Heidegger ne tiene a bada i pericoli, Walter Benjamin la evita in pieno, dando già prova di una certa originalità negli stratagemmi adottati per raggirare la leva. Nel 1915 passa una notte intera a bere caffè con l’amico Gershom Scholem, con il risultato che la mattina successiva il battito del suo polso risulta altamente irregolare durante le visite di rito.
 
Nel 1916 si fa ipnotizzare dalla futura moglie Dora per far insorgere una finta, ma intensa, forma di sciatica. L’ultima soluzione è la più regolare, con il rifugio nella neutrale Svizzera. È indubbiamente un primo assaggio dell’altalenante e frenetico stile di vita di Benjamin che negli anni a venire sorprenderà spesso i suoi interlocutori, sovrapponendo le intuizioni miracolose con gli sbandamenti della vita privata.
 
Ernst Cassirer, infine, è il più borghese di tutti, e anche il più anziano quando scoppia la guerra. Cassirer, classe 1874, viene dichiarato inabile alle armi a causa della sua psoriasi cronica, ma nel 1916 viene ugualmente chiamato nel reparto “Francia” dell’ufficio stampa del Reich. Si tratta di un compito propagandistico che chiaramente svilisce le sue facoltà intellettuali, dal momento che egli è libero docente all’Università di Berlino da diversi anni.
 
Nel 1919 riceve una cattedra presso il neonato ateneo di Amburgo, di cui sarà rettore prima dell’avvento del nazismo. La città anseatica diventa un punto di riferimento della sua opera, per via della monumentale collezione della biblioteca Warburg, di cui, oltre che beneficiario, è in fondo ambasciatore.
 
È solo l’inizio dei quattro percorsi umani e filosofici che, lungo le pagine di Eilenberger, scivolano verso un finale interrotto volutamente al culmine del decennio, nel 1929. Alcune di queste biografie si intrecciano mentre altre volte è Eilenberger a far giostrare in simultanea i quattro pensatori, in virtù del dipanarsi delle loro idee. Punto comune, tra gli altri, è la questione del linguaggio che assume presso gli “stregoni” tonalità dissidenti rispetto alla fiducia espressa dal positivismo moderno.
 
Wittgenstein muove da basi logiche, annaffiate dalla metafisica. Le proposizioni del Tractatus tendono del resto a smontare tutte le formule del nostro linguaggio che illudono con la loro parvenza di sensatezza, ma che non sono assolutamente veritiere. Come è noto, Wittgenstein sugella l’opera con il famoso enunciato: «Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere». Proprio questa ineffabilità suggerisce ponti con l’opera di Benjamin e Heidegger.
 
Già nel 1916, con il saggio Sulla lingua in generale e sulla lingua degli uomini, Benjamin percepisce il linguaggio non come un medium che permette di comunicare, bensì come il medium in cui l’uomo prende coscienza di sé. La vera lingua, alla maniera di Benjamin, è dunque un fenomeno divino, rivelatorio. In tutto il decennio esaminato da Eilenberger questa problematica si incontra con l’indagine originalissima che Benjamin proietta sulla critica letteraria.
 
Heidegger, benché di educazione cattolica, è totalmente ateo nella formulazione filosofica che sta costruendo in quegli stessi anni:non approda dunque alla visione mistica della lingua che preme a Benjamin, tuttavia stabilisce che la definizione del suo pensiero non possa fare a meno di una nuova forma di linguaggio. Il perno centrale del suo Essere e tempo (1927), concepito in pochi mesi nella Hütte di Todtnauberg nell’essenzialità della vita contadina di montagna, è proprio quell’esserci che necessita di nuove cartucce linguistiche per esprimere a pieno la potenza del suo esistere.
 
Quanto a Cassirer, la sua Filosofia delle forme simboliche, pubblicata in più volumi tra il 1923 e il 1929, codifica i segni dei sistemi simbolici, quali il mito, l’arte, la matematica e la musica. La filosofia per Cassirer è dunque ancella della cultura in un processo dinamico che mira a liberare l’uomo dalle ansie primordiali. Snodo fondamentale di questo incastro tra magia e ragione, tra fatalità e autodeterminazione è l’uomo rinascimentale a cui Cassirer dedical’opera Individuo e cosmo nella filosofia del Rinascimento. Il linguaggio delle potenze cosmiche viene qui affiancato dal nuovo approccio illuminato che consente all’uomo di plasmare, entro certi limiti, la propria esistenza.
 
Il viaggio di Eilenberger, come anticipato, termina nel 1929. I quattro protagonisti vengono salutati, ognuno in una fase più, o meno, delineata. Wittgenstein sembra essere tornato indietro nel tempo per concludere un ciclo interrotto prematuramente. Il 18 giugno di quell’anno consegue l’esame dottorale a Cambridge nella facoltà di Storia della filosofia. Nella commissione esaminatrice c’è anche quel Bertrand Russell che ha favorito la traduzione in inglese del Tractatus, garantendo la permanenza di Ludwig nell’ambiente filosofico durante il suo “esilio” come maestro elementare.
 
Cassirer e Heidegger vengono quasi congedati assieme. È il marzo del 1929 e i due sono le star dei “Seminari di Davos”. Heidegger, che è l’astro nascente, vive con disinvoltura l’aura che lo circonda e che viene alimentata dalla “truppa d’assalto” dei suoi seguaci; Cassirer affronta con un profilo più basso la partecipazione all’evento. Ci sono altre notevoli antitesi a separarli: Cassirer è di origine ebraica mentre Heidegger è destinato ad abbracciare la causa nazista. Cassirer, qualche mese prima, ha infiammato il Senato di Amburgo con un discorso celebrativo della Costituzione di Weimar laddove Heidegger ambisce a scuotere le fondamenta della Germania.
 
Il dibattito finale che il 26 marzo li vede gareggiare uno contro l’altro si rivela essere, a maggior ragione, un momento decisivo della filosofia novecentesca. Heidegger attacca, ma non esagera, portando la disputa sul suo terreno prediletto, quello della filosofiacome disciplina metafisica che opera sul nulla e sull’abisso in cerca dell’autenticità; Cassirer, che intende la filosofia e la cultura in chiave più ottimistica, come forze utili a liberare in senso creativo dall’angoscia, si difende educatamente. Alcuni presenti rimangono delusi, nessuno vince, ma a sentirsi il trionfatore è Heidegger.
 
Il ‘29 di Benjamin, per la cronaca, è l’ennesimo crocevia di una biografia che rifiuta la quiete. All’apice della sua carriera di pubblicista, Benjamin nell’autunno del 1928 riceve anche un cospicuo assegno da Judah Leon Magnes, presidente dell’Università di Gerusalemme. L’obiettivo è lo studio della lingua ebraica in vista di un imminente trasferimento in Palestina, come ricercatore, chissà perfino come docente. Le lettere di quei mesi all’amico Scholem sono a testimonianza di come Walter stia prendendo tempo. Le implicazioni della carriera a Gerusalemme lasciano spazio a fresche frequentazioni, su tutti Bertold Brecht, presentatogli da Asja Lacis, la vecchia fiamma ripiombata da Mosca a Berlino per scompaginare,ancora una volta, i piani di Walter.
 
Il ‘29 diventa così l’inizio di una nuova avventura, il che, in fondo, vale per tutti e quattro gli stregoni.
 
 
Riferimenti bibliografici:


Wolfram Eilenberger, Il tempo degli stregoni. 1919-1929. Le vite straordinarie di quattro filosofi e l’ultima rivoluzione del pensiero, Feltrinelli, 2018 Milano.
Ernst Cassirer, Individuo e cosmo nella filosofia del Rinascimento, Bollati Boringhieri, Torino 2012.
Ludwig Wittgenstein, Tractatus Logico-Philosophicus e Quaderni 1914-1916, Einaudi, Torino 2009.
Martin Heidegger, Essere e tempo, Longanesi, Milano 2005.
Walter Benjamin, Opere complete, 9 voll., Einaudi, Torino 2000-2014.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]