[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 154 / OTTOBRE 2020 (CLXXXV)


medievale

gUALA BICCHIERI
IL DIPLOMATICO ITALIANO
CHE FIRMÒ LA MAGNA CHARTA

di Eleonora Fioletti

 

Correva l’anno 1215 e l’Inghilterra era in preda al caos suscitato dalle guerre intestine scatenate dai baroni contro il malgoverno di Giovanni d’Inghilterra, detto Senza Terra. In quegli anni si erano accumulate numerose tensioni contro questo re che aveva dilapidato il patrimonio del regno nelle guerre contro la Francia, imponendo tasse sempre più gravose sui suoi cittadini, per riversarle in battaglie oltremanica in cui raramente aveva potuto vantare qualche vittoria.

 

Per porre fine alle agitazioni popolari guidate dai baroni, sostenuti dal clero locale, il re Giovanni Senza Terra, il 15 giugno 1215 acconsentì a firmare quella che venne definita la prima Magna Charta Libertatum. Tuttavia questa presa di posizione dei sudditi nei confronti di un re, vassallo della Chiesa di Roma, venne percepita dal papa Innocenzo III come un affronto e prontamente emanò una bolla per disconoscere tale documento; ormai era troppo tardi: le fazioni ribelli inglesi avevano trovato il sostegno straniero, tra cui gallesi, scozzesi e francesi, in questa lotta contro Giovanni d’Inghilterra.

 

È in questo scenario complesso e movimentato che venne inviato a operare per riportare la pace tra le fazioni, il cardinale vercellese Guala Bicchieri, come legato pontificio. La sua figura è rimasta per lungo tempo piuttosto oscura nella storia e nel panorama italiano, in particolare il suo ruolo nelle questioni diplomatiche internazionali del XIII secolo. Il peso della sua legazione non fu assolutamente indifferente e si trovò a operare in uno dei periodi di maggior crisi della corona inglese.

 

La sua nomina come legato in terra inglese, non fu frutto del caso: il cardinal Bicchieri aveva una notevole esperienza come diplomatico, in più il suo carisma e i contatti che aveva già creato con l’Inghilterra in precedenti missioni, giocarono un ruolo fondamentale per affrontare la spinosa situazione internazionale. Guala Bicchieri ricevette l’incarico a inizio 1216, direttamente dal papa. Come legatus a latere poteva disporre di grande potere, in quanto si trattava di operare e rappresentare direttamente l’autorità papale, autorizzandolo a vestire le insegne della Chiesa.

 

Dopo essere giunto in Inghilterra con non poche difficoltà, oltre le notevoli problematicità date dall’invasione francese e dai baroni ribelli, pochi mesi dopo l’arrivo di Guala in Inghilterra, nell’ottobre del 1216 dovette far fronte anche alla morte di re Giovanni.

 

L’erede al trono, Enrico III figlio di Giovanni, era un bambino di soli nove anni quando ereditò il regno. Per evitare che i baroni cogliessero l’occasione per eleggere un loro re o favorissero i sovrani francesi, Guala incoronò il giovane Enrico III e al suo fianco nominò come reggente e tutore il valoroso condottiero William Marshall.

 

In questo modo Guala si trovò a coprire un ruolo davvero importante: la sua figura, che rappresentava il pontefice in quella missione, garantiva di fronte ai nemici della corona che Enrico era appoggiato e protetto da Roma. Tutto ciò privava il sovrano francese, Luigi VIII, della pretesa di legittimità sui territori inglesi e in più con la morte di Giovanni, i baroni stavano perdendo i motivi per portare avanti la lotta armata contro il nuovo re inglese.

 

Il cardinal Bicchieri seppe sfruttare a loro favore questi sentimenti di nascente lealtà verso il nuovo re bambino, legittimo erede al trono, facendo apparire come un tentativo di usurpazione la presenza delle truppe francesi sul territorio. In questo modo, i baroni si convinsero che fosse necessario aiutare il giovane re a riportare la pace in Inghilterra, preferendolo a un sovrano straniero.

 

Per rafforzare ulteriormente il trono di Enrico III, Guala convocò un consiglio con tutti i seguaci del re, in cui il 12 Novembre 1216, insieme a William Marshall, apposero i loro sigilli su una versione nuova, riveduta e corretta della Magna Charta del 1215.

 

Riguardo questa nuova versione gli storici hanno dibattuto a lungo sulla sua natura: si dividono tra coloro che sostengono che sia stato un frettoloso atto diplomatico, e chi, invece, lo esalta come un momento importante, attraverso cui il re passava dal capeggiare una sola fazione a un rapporto regale con tutti i sudditi del regno, affermando diritti e regolamenti che valevano come norme di condotta sociale. L’idea che prevale in merito a questa nuova edizione della Charta sembra essere, quella di un simbolo intramontabile nella storia, in cui la fedeltà al re era un bene comune per assicurare la pace nel regno.

 

La firma del documento, tuttavia, non aveva effettivamente portato la pace e nei mesi seguenti la guerra civile non accennò a concludersi. Guala Bicchieri dovette impegnarsi in numerosi atti diplomatici per indurre i baroni ribelli a tornare con la monarchia inglese. La vittoria finale fu frutto degli sforzi congiunti del lavoro diplomatico ininterrotto e determinante di questo legato italiano e delle truppe lealiste che combatterono nelle varie battaglie, fino alle fasi cruciali a Lincoln e a Sandwich, nel 1217. Di fatto le battaglie stesse contro i ribelli, attraverso i numerosi discorsi pubblici di Guala Bicchieri, avevano assunto il vero e proprio carattere di una crociata contro gli infedeli che minacciavano un legittimo re cristiano, vassallo del papa.

 

Con la conclusione delle guerre e la vittoria delle truppe di Enrico, l’incarico del legato Bicchieri non terminò immediatamente: infatti giocò un ruolo significativo nel determinare le basi del nuovo governo, scegliendo i consiglieri del re, stabilendo le pene per il clero ribelle, ma soprattutto, facendo rispettare i principi di libertà della Magna Charta, rinnovata nuovamente nel 1217.

 

Quando Bicchieri lasciò l’Inghilterra, nel 1218, consegnò nelle mani di re Enrico III e dei suoi alleati un regno pacificato e unito. Aveva provveduto a mettere sul territorio numerosi funzionari che fossero leali al papato e al re, personaggi che avrebbero influito a loro volta nelle vicende del Regno Inglese. Da questa importante e complessa missione diplomatica, ottenne non solo benefici economici, poiché Enrico III gli rese omaggio con preziosi doni, ma grazie alle sue capacità di diplomatico e esperto di diritto fu ricoperto di grandi onori e fama nel tempo.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

C.D. Fonseca, Bicchieri, Guala in Dizionario Biografico degli Italiani, Vol.10, Roma 1968.

G. Lampugnani, Sulla vita di Guala Bicchieri, patrizio vercellese, prete e cardinale di S. Martino ai Monti, Vercelli 1842.

G. Musca, La nascita del parlamento nell’Inghilterra medievale, Bari 1994.

N. Vincent, The letters and charters of Cardinal Guala Bicchieri papal legate in England, 1216-1218, Oxford 1996.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]