[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

180 / DICEMBRE 2022 (CCXI)


moderna

LA GRANDE storia tra Epidemie E guerre
UNA RECENSIONE

di Paolo Forti

 

La recente pandemia di Covid-19 ha risvegliato l’interesse dei lettori sul complesso tema delle pandemie. In Epidemie e guerre che hanno cambiato il corso della storia (Newton Compton) di Gastone Breccia e Andrea Frediani, tale interesse viene soddisfatto approcciando la materia dalla specifica prospettiva del rapporto tra guerre ed epidemie, mettendo a fuoco aspetti troppe volte sottovalutati nella storia, soprattutto in quella militare.

 

Nel libro si ricostruisce il nesso profondo tra epidemie e guerre a partire dalla peste di Atene (430-426 a.C.) sino all’influenza cosiddetta Spagnola (1918 – 1920) che accompagna la fine del primo conflitto mondiale. Nel loro lavoro, i due autori hanno in particolare scelto di esaminare sei momenti chiave: la già citata peste di Atene; la peste Antonina (165-180 d.c.); la peste di Giustiniano, che falciò il Mediterraneo dal 542 d.c. con ondate successive; la ben nota peste nera (1347-1350); la peste in Italia del 1630 o “peste del Manzoni” e infine la Spagnola.

 

Entrambi gli autori sono grandi esperti di guerre: Breccia è docente presso l’Università di Pavia e le sue ricerche gravitano sulla storia militare e sulla civiltà bizantina. Ha pubblicato numerosi saggi sulle guerre dell’antichità ma anche su conflitti più vicini nel tempo, come “Le guerre afgane” (2014) e la “Guerra all’Isis” (2016). Frediani, consulente della rivista “Focus Wars” è autore di un gran numero di saggi sulle grandi battaglie della storia e di numerosi romanzi con ambientazione militare o che narrano guerre e conflitti, dall’antichità a oggi.

 

Nella tesi dei due autori – che riprende la storiografia più autorevole - guerre ed epidemie sono strettamente connesse. I conflitti creano d’altronde un ambiente favorevole allo sviluppo delle epidemie perché provocano la distruzione di risorse primarie (acqua e cibo) e dunque cattive condizioni igieniche e malnutrizione, indebolendo così la popolazione civile. Inoltre, gli eserciti con un alto numero di soldati che vivono in condizioni di promiscuità e sporcizia, spostandosi in diversi territori, sono un fattore fondamentale di incubazione e diffusione degli agenti patogeni.

 

A loro volta, le epidemie possono influire sull’andamento e l’esito dei conflitti, come nel caso della peste di Atene, il primo episodio considerato nel libro. Tale epidemia si inquadra nel conflitto tra Sparta e Atene nel corso delle guerre del Peloponneso: nel 430 a.C. preoccupata dal crescente predominio di Atene, Sparta la pose sotto assedio, costringendola a riempirsi di rifugiati fuggiti dalle campagne per trovare difesa nelle mura della città. I focolai infettivi si diffusero rapidamente, anche se la malattia che colpì gli ateniesi non è nota (le ipotesi parlano di vaiolo, tifo o ebola), ma verrà poi chiamata genericamente “peste”. Quel che è certo, è che l’epidemia uccise un grandissimo numero di ateniesi generando il caos e provocando la morte di Pericle, principale leader politico della città-stato. La narrazione di Frediani rende bene il clima convulso di quell’evento e illustra chiaramente le conseguenze politico-militari, sociali e spirituali dell’epidemia sulla città.

 

Sul più moderno degli episodi trattati, quello dell’influenza detta spagnola, si sofferma invece Breccia. La grande pandemia di influenza si diffuse nell’ultimo anno della Prima guerra mondiale a livello globale, sia tra i paesi belligeranti sia tra quelli neutrali, in Europa ma anche in aree lontanissime dal teatro di guerra, come la Nuova Zelanda. Per non abbassare il morale delle popolazioni già colpite dal conflitto, i governi cercarono di limitare la circolazione di informazioni sulla malattia, che venne quindi definita “spagnola” perché fu il proprio governo di Madrid, rimasto neutrale, il primo a darne notizia.

 

L’influenza si diffuse in un’Europa con milioni di uomini in movimento, in condizioni di vita durissime e con un sovraffollamento generale degli accampamenti e degli ospedali. Nell’analizzare la spagnola in connessione con il primo conflitto mondiale, Breccia mette in luce l’importanza della “prima ondata” influenzale nell’ostacolare l’offensiva tedesca sul fronte occidentale (la Kaiserschlacht) nella primavera del 1918, contribuendo così all’indebolimento e alla successiva sconfitta degli imperi centrali. Nei due anni in cui l’influenza imperversò l’impatto fu grandissimo: si stimano tra i 50 e i 100 milioni di morti in tutto il mondo, facendo impallidire i numeri della guerra.

 

Il libro è scorrevole e contemporaneamente approfondito, con analisi accurate e fonti di primo piano per le citazioni, e permette anche di osservare differenze e analogie tra l’età antica e il mondo moderno rispetto ai conflitti, umani e microbiologici che siano. È perciò molto consigliato, sia per gli esperti che per gli amatori dell’argomento, e sicuramente mostrerà sotto una nuova luce la storia militare.

 

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]