[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

176 / AGOSTO 2022 (CCVII)


contemporanea

GOLDEN DAWN
SUI MISTERI DELL'Ordine Ermetico dell'Alba Dorata

di Ivana Londero

 

Intorno alla Golden Dawn, fondata a Londra nel 1888, aleggia da sempre un’aurea di mistero e sospetto. Amata da molti, criticata da altri, messa in discussione ripetutamente, ha un’origine e uno sviluppo difficili da ricostruire.

Anzitutto, gran parte di quest’avventura, si svolse sotto l’insegna della segretezza: gli adepti che iniziavano il cammino erano tenuti a seguire rigidi protocolli, che prevedevano punizioni per chi non rispettava le regole. In secondo luogo, l’Alba Dorata cercò di legittimare la sua ragion d’essere, come spesso avviene nelle società iniziatiche, sulla base di una storia che parla del ritrovamento di un manoscritto cifrato, la cui autenticità è stata molto dibattuta.

Il nome completo della confraternita era “Hermetic Order of the Golden Dawn”. La fondarono in tre. Erano tre massoni di alto grado: William Robert Woodman, William Wynn Westcott e Samuel Liddell Mathers. Provenivano dalla Societas Rosicruciana in Anglia, un ordine esoterico tuttora esistente. Se qualcuno più in alto, o più potente, li aiutò a pensare e a disegnare l’architettura dell’organizzazione che, per certi aspetti, è geniale, non ci è dato saperlo. Conosciamo invece le intenzioni dei fondatori, che si proponevano di custodire il tesoro della tradizione esoterica occidentale e, contemporaneamente, istruire coloro che venivano ammessi al cammino iniziatico.

Ma, chi erano i discepoli che, dal 1888 ai primi anni del Novecento, si lasciarono irretire dal fascino della Golden Dawn?

Erano un manipolo di appassionati di scienze occulte? Assolutamente no. L’equivoco nasce dall’uso improprio che, oggi, si fa di alcune parole, come ad esempio i termini occultismo ed esoterismo, che non hanno lo stesso significato e non possono essere sovrapposti. È vero che uomini anche importanti, appassionati delle arti occulte, aderirono o si avvicinarono alla Golden Dawn, ma ciò non deve meravigliare, perché nella Londra tardovittoriana, alcune scienze, come lo spiritismo, andavano di moda.

L’Alba Dorata, però, era tutt’altra cosa. Era una società iniziatica, riservata a pochi, anzi a pochissimi. Chi era ammesso all’Ordine, non doveva semplicemente camminare lungo il percorso, le cui tappe erano scandite da suggestivi cerimoniali, ma vivere la sua scelta, che era una scelta volontaria e consapevole, in ogni momento della giornata, con ogni pensiero e ogni azione; i traguardi superati regalavano entusiasmo e soddisfazione e l’Io ne usciva completamente trasformato.

Alcuni discepoli della Golden Dawn erano studiosi molto eruditi, parlavano le lingue moderne, il greco e il latino, l’ebraico biblico, erano abili traduttori e conoscevano bene la storia antica. C’erano anche medici, artisti, qualche ricco uomo d’affari, parecchi scrittori epersone di umili origini. Numerose erano anche le donne, che non solo erano ammesse, ma potevano aspirare agli stessi ruoli degli uomini.

Nelle pratiche quotidiane gli studiosi della Golden Dawn utilizzavano la magia, intesa come scienza dell’anima e dell’Io. Era la magia dell’antichità, diffusa soprattutto in alcuni ambienti filosofici e religiosi, che non ha nulla a che vedere con la magia come la intendiamo noi oggi. Era una forma di conoscenza superiore, alla quale potevano accedere solo pochi eletti.

Quello che davvero stupisce sono gli insegnamenti, che venivano somministrati agli adepti, e che sembrano precorrere i tempi delle scienze moderne: l’uso creativo dell’immaginazione; le tecniche di autoanalisi utilizzate, che miravano al miglioramento del sé, all’accrescimento spirituale; le corrispondenze tra la psiche umana e i fattori esterni. Per citare solo un esempio, i membri dell’Alba Dorata rispolverarono un vecchio concetto alchemico, quello del potere dell’immaginazione, una delle chiavi più importanti, se non la più importante, per comprendere l’opus.

Sono concetti che hanno affascinato soprattutto l’Umanesimo e il Rinascimento, studiosi eruditi come Marsilio Ficino e Pico della Mirandola, e che poi sono stati ripresi dai medici e dai filosofi del XX secolo. Il grande merito della Golden Dawn è comunque quello di aver recuperato le tradizioni misteriche delle religioni iniziatiche antiche, tra cui i miti egizi, la Cabala, le dottrine degli gnostici, la filosofia di Pitagora e dei neoplatonici, e di averle organizzate in un pensiero logico e coerente.

Come abbiano fatto a recuperare scritti così preziosi, in anni in cui la cultura non era accessibile a tutti, e come abbiano fatto a organizzarli in modo coerente resta un grande mistero. Ecco, quindi, che torna il dubbio sulla presenza di una mano invisibile dietro all’organizzazione.

Ma, purtroppo, sulla Golden Dawn, molte domande restano senza risposta. I documenti che ci sono stati tramandati presentano incongruenze dal punto di vista storico. Le testimonianze sono contradditorie. Infine ci sono le leggende, circolate negli anni, che hanno reso le acque ancora più torbide. Dell’ordine più interno, ad esempio, si sa poco o nulla. Chi fossero i capi segreti, come controllassero gli altri ordini, come comunicassero con i livelli sottostanti, cosa facessero nel dettaglio, sono misteri che non sono mai stati svelati.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]