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N. 19 - Dicembre 2006

I GIOVANI IN PIAZZA CONTRO PUTIN

Un'analisi dei movimenti di protesta in Russia

di Leila Tavi

 

Mentre in Europa è scoppiato il “caso Litvinenko”, in Russia la logorante e silenziosa repressione dei giornalisti che non sono leali al preside Putin continua impunita.

 

A farne le spese sono soprattutto i giornalisti e gli editori che lavorano nelle regioni del Caucaso del nord, continuamente minacciati dalla polizia locale.

 

Ad esempio, in Kabardino-Balkaria, il programma dello speaker Murtaz Pachev è stato tolto dal palinsesto perché il radio reporter ha letto in onda delle barzellette sul presidente Arsen Kanokov.

 

Il direttore della trasmissione Ruslan Zhanimov ha licenziato Pachev immediatamente dopo la sospensione del programma.

 

Significativo è il caso dei giornalisti Vladimir Panov e Yan Spider, di una piccola televisione indipendente in Karachai-Cherkessia, che sono stati picchiati a sangue dalla polizia.

 

Ancora in Karachai-Cherkessia, negli ultimi anni, è stato assassinato un editore e il padre del giornalista Murat Gukhemukhov ha perso un occhio in seguito a un’aggressione di cui è stato vittima a causa di un articolo scritto dal figlio.

 

Prima dell’assassinio della giornalista Anna Politkovskaya, fin dall’inizio della seconda guerra civile in Cecenia, si sono succeduti a breve distanza nel tempo clamorosi casi di arresto, detenzione e omicidio tra i giornalisti russi, tra cui ricordiamo: l’arresto del produttore televisivo Vladimir Gussinsky, che cercò di indagare sull’attentato di Ryazan del settembre 1999 e di un altro produttore televisivo, Boris Berezovsky, del canale ORT, accusato di “irriverenza” nei confronti del presidente Putin.

 

L’organizzazione di giornalisti “Reporter senza frontiere”, ROG, Reporter ohne Grenzen, con sede a Berlino e a Parigi, ha recentemente reso pubblica un indagine svolta sulla libertà di stampa nel mondo.

 

La Russia è collocata al 147esimo posto su una classifica formata da 166 paesi; i risultati dello studio sono stati pubblicati nell’agosto scorso, prima della morte della Politkovskaya.

 

In questo articolo torniamo ad analizzare, seguendo lo schema proposto da Jens Siegert, politologo e direttore a Mosca della sede russa dell’Heinrich Böll Stiftung, le principali associazioni giovanili, che rappresentano nella Russia contemporanea l’unica alternativa, nel bene e nel male, all’egemonia totalitaria del governo di Putin.

 

L’ attivismo politico giovanile delle molodjoshnije organisazii è stato stimolato soprattutto dall’instabilità sociale che ha caratterizzato la Russia degli ultimi anni.

 

La riforma dell’assistenza sociale del 2004, soprannominata con ironia “Tariffa zero”, che ha convertito la maggior parte dei contributi statali per il sociale in pagamenti in contanti, ha portato prima in piazza i pensionati, la fascia maggiormente penalizzata dalla riforma, seguiti poi dai giovani che hanno trasformato la protesta da sociale a politica.

 

Prima della riforma esistevano agevolazioni per i pensionati e gli anziani, che potevano disporre di medicinali e trasporti pubblici gratis, sostituiti dopo la riforma da un contributo monetario sulla pensione insufficiente a coprire le effettive spese per l’acquisto dei beni a cui precedentemente potevano accedere gratis.

 

Nel gennaio 2005 il governo è stato costretto dal grande consenso riscosso tra la gente dai movimenti di disubbidienza civile di massa a stanziare ulteriori otto miliardi di dollari per la previdenza sociale.

 

Questa è stata un chiara dimostrazione per il popolo russo di come lo Stato nel XXI secolo non può essere ancora assolutismo e dispotismo; di come le istituzioni non sono un inavvicinabile castello kafkiano per la gente comune e di come il popolo ha il potere per influire sulle decisioni politiche del governo.

 

In Russia il sistema democratico costruito a fatica all’inizio degli anni Novanta del XX secolo è stato distrutto dal governo autarchico di Putin: non esiste divisione dei poteri, nessun effettivo controllo all’esercizio del potere dell’esecutivo da parte della Duma, nessuna forma di federalismo, nessun’autonomia locale.

 

Solo la forza propulsiva dei giovani che non accettano di subire passivamente l’egemonia istaurata dal governo Putin posso scuotere le Russia dall’intorpidimento in cui si trova, ma Putin si è reso immediatamente conto del pericolo che i movimenti giovanili rappresentano per il suo governo e attraverso mirate operazioni di sabotaggio sta cercando di neutralizzare gli effetti della protesta politica dei giovani russi.

 

Avremo modo di parlare ampiamente della reazione del Cremlino nel prossimo numero, ora ci concentreremo sull’analisi dei principali gruppi di opposizione in Russia.

 

I motivi che spingono i giovani verso l’impegno politico non sono sempre legati all’esigenza di una giustizia sociale; il fascino di alcuni movimenti è spesso messianico, soprattutto quando si parla di gruppi organizzati di estrema destra, che attraggono in particolar modo i giovani che guardano alla politica come a un’avventura, una fuga dalla triste realtà delle periferie.

 

Le brigate giovanili aggregano e incoraggiano all’autostima, anche attraverso la violenza e la prevaricazione sugli altri; un esempio ne sono le spedizioni punitive nei confronti degli immigrati e dei russi di etnia diversa dalla slava. [Cfr. il precedente articolo sul nuovo razzismo in Russia, pubblicato su “InStoria” nel mese di luglio]

 

Siegert nel suo dossier Demokratie in Russland, pubblicato nel 2005 sulla rivista „Russland Analysen“, suddivide i movimenti politici giovanili in Russia in quattro categorie ideologiche: i radicali di sinistra e le organizzazioni di sinistra; i liberali, che si ispirano ai modelli di democrazia occidentale; i radicali di destra ei gruppi nazionalisti e, infine, i gruppi finanziati e sponsorizzati dal governo, leali al presidente Putin.

 

In questo numero analizzeremo e prime due categorie, quelle che si oppongono con forza all’attuale governo e nel prossimo numero invece ci occuperemo della destra estrema e dei lealisti.

 

Radicali di sinistra e organizzazioni di sinistra

 

I gruppi della sinistra radicale sono formati da membri giovanissimi.

 

Ad eccezione delle organizzazioni anarchiche e del Partito nazional-bolschevico dello scrittore Eduard Limonov, i gruppi giovanili dell’estrema sinistra sono rimasti a lungo nell’ombra.

 

A seguito delle riforme del sistema sociale i partiti della sinistra estrema hanno ottenuto più consensi scendendo in piazza tra la metà del 2004 e l’inizio del 2005.

 

I primi a protestare per l’abbattimento dello Stato sociale in Russia sono stati piccoli gruppi di trotzkisti e di anarchici, riuniti nel gruppo Fronte della sinistra giovanile, capeggiato da Ilya Ponomarev, sotto la cui egida hanno unito nel 2004 le loro forze l’ Unione dei giovani comunisti, SKM, una frazione del Partito comunista russo; l’Avanguardia della gioventù rossa, AKM, organizzazione del partito Russia dei lavoratori, di Victor Anpilov, fondata nel 2000; la Lega dei giovani comunisti rivoluzionari, i Bolschevichi; Resistenza socialista e l’Unione dei giovani comunisti rivoluzionari.

 

Il Fronte ha organizzato manifestazioni di protesta contro la guerra in Iraq, in Cecenia e in Palestina; uno sciopero della fame contro la riforma sociale del 2004 e una marcia contro il neocapitalismo russo.

 

Il Fronte poteva contare lo scorso anno solo su seicento attivisti in tutto il vasto territorio russo, anche perché per lungo tempo è stato proibito ai militanti provenienti dalle fila dell’Ex PCUS di costituirsi in frazioni politiche e, quindi, alla sinistra è mancato l’humus per poter formare una nuova classe politica.

 

Tra gli altri gruppi della sinistra radicale troviamo Za rodinu, Per la patria, creato da Oleg Bondarenko; il partito che più si è opposto, all’interno del Fronte, all’azione congiunta con i movimenti di protesta della destra moderata, che analizzeremo nel prossimo paragrafo.

 

Il movimento di Bondarenko si caratterizza per l’originalità dell’azione politica, per l’utilizzo di una simbologia raffinata da intellettuali, rara tra i movimenti giovanili di oggi in tutta l’Europa, non solo in Russia.

 

Za rodinu organizza serata di lettura; e auspica un ritorno alle riunioni di intellettuali dove, come nella Francia del ’68, non si parla solo di azione politica ma di filosofia e di cultura.

 

Il gruppo rappresenta la nuova intelligencija russa di sinistra ed è attivo politicamente contro i soprusi e delle angherie tra i bassi ranghi militari e l’arricchimento degli oligarchi; lotta poi per uno Stato sociale ma democratico e un’istruzione non condizionata dalla politica e accessibile tutti.

 

Lo Stato deve occuparsi dei giovani, degli anziani e dei militari. Queste sono i tre pilastri dello Stato sociale”, ha recentemente dichiarato Bondarenko.

 

All’interno del fronte della sinistra ci sono molte divisioni ideologiche, ma dal 2005 il gruppo dei Nazional-bolschevichi (PNB) è diventato la corrente prevalente.

 

Fondato nel 1993 da Eduard Limonov insieme al filosofo Aleksand Dugin, che ha lasciato molto presto il partito, e ai musicisti rock Yegor Letov e Sergei Kurikhin, il PNB ha come rappresentante principale Alexandr Averin.

 

Siegert classifica il PNB come la forma “russificata” del nazionalsocialismo degli anni Venti del XX secolo, altri, tra cui il giornalista Victor Yasmann, l’assimilano ai movimenti giovanili serbo e ucraino.

 

Il movimento, a cui non è stato riconosciuto lo status di partito, è una sintesi tra la sinistra estrema, l’anarchia e il nazionalismo, o patriottismo, a seconda dei punti di vista.

 

La caratterista principale del PNB non è il sostrato ideologico, ma la strategia dell’azione diretta, come il lancio di pomidoro e uova agli esponenti di governo, in particolar modo durante le visite ufficiali dei politici stranieri, i picchetti o l’occupazione di edifici pubblici.

 

Dal 2001 il PNB ha abbandonato la lotta radicale dei no-global per focalizzare la sua azione solo all’opposizione interna.

 

Un anno fa 39 attivisti del PNB hanno protestato nella sala d’attesa dell’ufficio presidenziale per una “libertà democratica” e il rilascio di tutti i prigionieri politici; tutti partecipanti sono stati arrestati e dovranno scontare una pena di quindici anni.

 

Nel 2001 lo stesso Limonov è stato arrestato dagli attuali servizi federali per la sicurezza (FSB) e ha scontato una pena di due anni e mezzo con l’accusa di terrorismo per aver fornito armi alle etnie russe in Kazakhstan.

 

In meno di cinque anni più di centro membri del PNB sono stati arrestati; quarantasette di loro si trovano ancora in prigione.

 

Il PNB, così come l’Avanguardia della gioventù rossa, rappresenta per molti giovani di sinistra, tagliati fuori dalla vita politica per ragioni economiche o perché si ribellano in modo violento all’attuale establishment politico russo, un modo per poter esercitare l’azione politica anche al di fuori dei canali istituzionali.

 

Liberali

 

Si ispirano ai movimenti giovanili Chmara, Basta, che in Georgia è stato decisivo per gli esiti della rivoluzione del 2003, Pora, Ora, e Znayu, So, che in Ucraina sono stati tra i protagonisti della “rivoluzione arancione”, al movimento Otpor, Resistenza, in Serbia, a Zubr in Bielorussia, a Kelkel e Birge! in Kirgizistan.

 

Hanno avuto un processo di unificazione più facile rispetto alla compagine di sinistra, frammentata e divisa ideologicamente.

 

All’inizio del 2005 è stato costituito tra gli studenti universitari di San Pietroburgo il gruppo Iduschtshije bez Putina, Coloro che vanno senza Putin, fondato da Michail Obosov, che insieme all’organizzazione giovanile del partito Jabloko, attiva fin dalla nascita del partito di destra moderata nel 1994, e ad altre piccole organizzazioni liberali meno importanti come il “Gruppo giovanile della destra liberale, SPB, e “Nostra scelta” è confluito nel marzo dello stesso anno nell’organizzazione Oborona, Difesa.

 

Oborona, a differenza del Fronte della sinistra giovanile, conta oltre duemila iscritti.

 

Per un breve periodo sono state organizzate manifestazioni insieme alla sinistra, poi divisioni ideologiche e di strategia non hanno più permesso azioni congiunte tra i due gruppi.

 

Il progetto Oborona ha avuto come leader carismatico Ilya Yashin, militante nel partito Jabloko e uscito dalla coalizione dopo neanche un anno di permanenza, in poco tempo si è diffuso a macchia sul territorio russo con filiali nelle principali città, tra cui: Mosca, San Pietroburgo, Murmansk, Barnaul, Voronesh, Perm, Nishnij, Novgorod.

 

Il simbolo del movimento, un pugno chiuso nero, è stato utilizzato anche dal gruppo serbo Otpor e trae l’ispirazione dal simbolo degli antifascisti degli anni Trenta in Italia.

 

Le due più grandi manifestazioni di protesta di Oborona sono state il picchetto di protesta davanti al tribunale incaricato di giudicare Michail Chodorkovskij e il corteo anti-governativo che ha sfilato nell’aprile 2005 a Mosca, dove cento manifestanti si sono riuniti nel centro di Mosca sfilando con slogan come “Basta Putin!” “Basta burocrazia!”, “Basta propaganda!” e “Basta censura!”.

 

Insieme ad Oborona ha partecipato alla manifestazione per chiedere la liberazione dell’imprenditore coinvolto nel caso Yukos il movimento Da, Sì (uno degli slogan della rivoluzione arancione), guidato dalla figlia dell’ex primo ministro Yegor Gaydar.

 

Altri movimenti liberali sono: Ja Dumaju, JaD, Io penso, sorto nell’Università privata per l’ Economia e il Management di Mosca, e Alternativa verde con sede a Voronesch, nella Russia del sud.

 

Quella dei gruppi legati a Oborona dovrebbe essere una protesta non violenta, su modello di quella di Gandhi, secondo le dichiarazioni fatte nella prima Conferenza dei giovani democratici del marzo 2005, che ha preceduto la manifestazione di Mosca dell’aprile 2005.

 

Il 13 aprile 2005 l’FSB ha bloccato l’uscita dell’edizione russa, curata dagli attivisti di Oborona, del libro scritto dal politologo americano Gene Sharp From dictatorship to democracy. Il libro di Sharp è una trattato di azione politica non violenta ed è stato un testo fondamentale per la preparazione delle rivoluzioni in Jugoslavia, in Georgia e in Ucraina.

 

Conclusioni

 

I “senza Putin”, come li ha soprannominati il giornalista Lothar Deeg, chiedono, sia a destra che a sinistra, insistentemente la libertà di parola, opinione, stampa, nonché la fine della censura per la stampa e per gli altri mezzi di comunicazione.

 

I giovani in Russia oggi hanno bisogno di una cultura politica, che è loro negata dal potere politico. Devono poter conoscere la loro cultura, le loro tradizioni e la verità storica.

 

Senza questi presupposti la politica dei giovani russi resterà solo un’illusione, un giocattolo nelle mani di Putin, che ne disporrà a  suo piacimento per dimostrare come non può esistere un’opposizione al suo governo.

 

I “figli della perestrojka”, come li ha chiamati la giornalista Svetlana Illarionova, si trovano adesso davanti a un’importante scelta che influenzerà il destino del loro paese: diventare una massa di non pensanti obesi di Big Mac e storditi dai programmi spazzatura della TV o prendere finalmente in mano il futuro della Russia.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

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