Ricordando Gian Carlo Riccardi
L'ANIMA DI UN'icona dell’arte
di Francesco
Spilabotte
Dieci anni senza la luce di un’anima
artistica: Gian Carlo Riccardi,
pittore, scultore, regista, attore,
scrittore, musicista e docente di
storia dell’arte e del costume;
un’eredità artistica indelebile.
Gian Carlo Riccardi è stato una
figura di spicco nel panorama
artistico italiano del Novecento. La
sua poliedricità lo ha portato a
spaziare in diverse discipline
artistiche, dalla pittura alla
scultura, dal teatro alla scrittura,
senza mai perdere di vista un filo
conduttore: la ricerca di nuove
forme espressive e la volontà di
creare un dialogo continuo tra le
diverse arti. Per questo il critico
d’arte Enrico Crispolti lo ha
definito un “artista multimediale”.
Diplomatosi nel 1961 in Scenografia
all’Accademia di Belle Arti di Roma
e successivamente in Regia Teatrale
e Cinematografica presso il Centro
Sperimentale di Roma, Riccardi ha
iniziato la sua carriera come
caricaturista, collaborando con
importanti riviste di satira
politica, come L’Estro, Il
Travaso delle Idee, il
Bertoldo, catturando con ironia
e acume i personaggi del suo tempo,
da Vittorio Gassman a Federico
Fellini, da Ray Charles a Brigitte
Bardot.
Contestualmente Riccardi negli anni
‘60 ha lavorato presso la RAI
radiotelevisione italiana come
assistente scenografico dello
scenografo Carlo Cesarini da
Senigallia ed è stato un
protagonista attivo dell’avanguardia
teatrale romana, collaborando con
artisti come Carmelo Bene, Memè
Perlini e Nino De Tollis e
sperimentando nuove forme di
espressione scenica. Il Teatro Club
di Frosinone, da lui fondato nel
1962, è diventato un punto di
riferimento per le sperimentazioni
teatrali, ospitando rappresentazioni
che mettevano in discussione i
canoni tradizionali e proponevano un
linguaggio innovativo e
provocatorio. Le sue collaborazioni
con artisti di fama internazionale
lo hanno portato a rimettersi
continuamente in gioco e a
confrontarsi con le più avanzate
tendenze del teatro contemporaneo,
contribuendo a definire un
linguaggio teatrale personale e
inconfondibile. Tra gli spettacoli
che ebbero maggiore risonanza si
ricordano Amleto I e II
(1962, 1974) Il Rinoceronte
di Eugène Ionesco (1964),
Escremento (1968), Teorema
(1970), Eden (1973),
Pinocchio (1974), Perché
Lorca (1977), Mia Terra
(1981), Lo sguardo del cieco
(1990), Cerimonia (2008),
Opera (2010) e Ibis
(2012). Alla fine degli anni ‘60,
inoltre Riccardi contribuì alla
fondazione del Teatro La Fede alla
Via Portuense di Roma con Giancarlo
Nanni, Manuela Kustermann, Pippo di
Marca, Giuliano Vasilicò e Valentino
Orfeo.
Per ciò che riguarda la pittura Gian
Carlo Riccardi nella sua lunga ed
intensa carriera artistica, durata
oltre 50 anni, ha ripercorso tutte
le fasi dell’arte contemporanea. La
sua opera pittorica è stata un
caleidoscopio di temi e tecniche.
Dalle atmosfere intime e nostalgiche
dell’infanzia, della memoria e
dell’ironia, popolate da figure
emblematiche come amanti, frati e
clown, l’artista si è poi spostato
verso un astrattismo materico,
sperimentando con il ready-made e il
collage. Negli ultimi anni della sua
vita Riccardi ha rivisitato i temi
dell’infanzia, riproponendo un
linguaggio artistico essenziale ma
profondo. Le opere pittoriche e
grafiche e le sculture realizzate da
Gian Carlo Riccardi sono state
esposte in Italia e all’estero.
Negli anni ‘70 e ‘80, la rete di
relazioni di Riccardi si è estesa a
personaggi di spicco del mondo
artistico e culturale italiano.
Legami di stima e collaborazione lo
unirono a figure come Alberto
Moravia, Cesare Zavattini, Libero De
Libero, Stefano Docimo, Franco
Cavallo, Giuseppe Bonaviri e Umberto
Mastroianni, testimoniando la sua
centralità nel panorama culturale
del tempo.
Nonostante Gian Carlo Riccardi si
sia avvicinato alla scultura sin
dagli anni ‘70, come testimonia
l’Installazione EXPO CT 72
realizzata ed inaugurata in
occasione dell’EXPO CT 72 a Milano,
Esposizione Internazionale delle
attrezzature e degli impianti per il
commercio e il turismo, è dagli ‘80
che realizza le cosiddette “Stanze”.
Le Stanze sono delle installazioni
che rievocano la memoria, il passato
e l’infanzia personale e collettiva.
Queste opere sono state realizzate
attraverso pareti colorate secondo
motivi astratti, frammenti di legno
e oggetti di uso comune. Sono esempi
di opere site specific in grado di
creare un dialogo partecipativo con
l’osservatore.
L’opera poliedrica e innovativa di
Gian Carlo Riccardi ha attirato
l’attenzione di numerosi critici
d’arte e scrittori, che ne hanno
analizzato e interpretato le diverse
sfaccettature. Tra i nomi più
importanti che si sono occupati
della sua produzione artistica
ricordiamo: Alberto Moravia, Elio
Pagliarani, A. M. Ripellino,
Filiberto Menna, Costanzo Costantini
e André Pieyre de Mandiargues. Dieci
anni dopo la sua scomparsa, l’opera
di Gian Carlo Riccardi continua a
illuminare il panorama artistico
italiano, lasciando un’impronta
indelebile sulla storia dell’arte
contemporanea.