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filosofia & religione


N. 61 - Gennaio 2013 (XCII)

gesù storico: Indagine attorno a un “problema”
Parte I – elementi introduttivi

di Luigi Pezzella

 

Con il presente articolo, primo di una serie, inizia una ricerca su un tema complesso e difficile, le cui complessità e difficoltà intrinseche rendono affascinante e misterioso: il Gesù storico.

Come il prof.Giorgio Jossa afferma: ‹‹ il cristianesimo, come l’ebraismo, è una religione positiva, rivelata. Non è una religione naturale che esprime i bisogni religiosi universali dell’uomo, ma ha la pretesa di fornire la rivelazione divina, cioè la parola con cui Dio si è rivolto e manifestato in maniera definitiva all’uomo. E questa rivelazione è avvenuta in un preciso momento storico››.

Il cristianesimo è una religione che si basa storicamente sulla figura di Gesù di Nazareth, Gesù non viene inserito in un mitico prima o poi che può significare qualsiasi momento nel sempre e nel mai, ma è storicamente databile e accertato. Una cosa è quindi certa, se si vuole conoscere il cristianesimo bisogna innanzitutto conoscere Gesù.

Nessuno che sia dotato di senso della storia può mettere in dubbio che Gesù sia esistito e che abbia svolto una sorta di attività missionaria in Galilea, molto probabilmente alla fine degli anni venti o agli inizi degli anni trenta del I sec. prima di essere giustiziato a Gerusalemme sotto Ponzio Pilato.

Come dice J. Dunn:‹‹il fatto storico del cristianesimo non si può spiegare senza il fatto storico Gesù di Nazareth››. La questione quindi non è: per conoscere il cristianesimo bisogna conoscere il suo fondatore Gesù (il) Cristo. Identificare, infatti, Gesù come il Cristo è già un’interpretazione, in questo caso, teologica poiché così Gesù è interpretato e filtrato dall’Esaltazione Celeste, cioè è letto il sepolcro vuoto con la categoria della risurrezione.

Le fonti non accertano, in senso storico, il sepolcro vuoto, perciò ammetterlo tale e interpretarlo con la categoria della risurrezione, equivale a una professione di fede che“unge” del crisma messianico-religioso quel Gesù di Nazareth vissuto nell’Israele del I secolo “d.C.”, dando un’evoluzione in chiave religiosa del suo movimento fino a fondarne un altro, il quale poi darà luogo ad una religione.

L’interpretazione di fede, cioè identificarlo come il Cristo, il Messia religioso, è una verità possibile, ma non è un fatto storico, poiché non sappiamo con certezza se Gesù è, oppure si ritenesse il Cristo, il Messia, e ancora non sappiamo quale tipo di Messia. Queste preimpostazioni fanno sì che dalla ricerca si ricavi ciò che il ricercatore vuole e non il vero oggetto.

Inoltre, Gesù si discostò talmente dal suo contesto, tanto da essere nelle sue intenzioni voler fondare o dare mandato di farlo (ai discepoli) un nuovo movimento o una nuova religione?

In questo percorso cercherò di dare “delle risposte possibili” alla domanda posta da Gesù più di duemila anni fa e che ancor oggi suscita in ognuno, in qualsiasi ambito,risposte differenti, cioè la domanda presente nei tre sinottici posta da Gesù stesso ai discepoli a Cesarea di Filippo: … e voi chi dite che io sia?

Perché se da una parte si può avere la curiosità di conoscere la risposta dei discepoli,dall’altra ognuno è condotto a chiedersi quale risposta darebbe se la domanda fosse rivolta a lui.

Per noi è ancora più difficile perché i documenti in nostro possesso ci offrono già un Gesù filtrato dalla lente d’impostazioni pre-dogmatiche, che ci presentano il Gesù di Nazareth, figlio di Giuseppe il falegname, non nel suo stato puramente gesuano ma già “esaltato” in chiave cristologica messianica redentrice.

Quindi riformuleremo la domanda marciana di duemila anni fa, e cercheremo di collocarci al posto dei discepoli, cioè “cercheremo di rispondere” non con la nostra attuale e per certi versi anacronistica visione gesuana, che molte volte non è nemmeno gesuana ma cristologica, ma cercheremo di dare una risposta quanto più vicino alla plausibilità storica degli eventi di quel momento, cioè rispondere con le categorie mentali dell’epoca.

Affronteremo varie questioni, tra le quali come e perché nasce la ricerca storica su Gesù di Nazareth, come si è modificata nel tempo e attualmente a che punto è. Saranno esaminati concetti di fortissimo impact, quali l’ebraicità di Gesù, il suo “non essere cristiano”, la sua (personale o oggettiva?) proclamazione del Regno, l’ingresso regale in Gerusalemme, “la causa” o “le cause” della morte, i testi neotestamentari come testi a tesi e tante altre problematiche che cambieranno il nostro sguardo sulla figura di Gesù d i Nazareth.

Una premessa è d’obbligo: con questa analisi non si ha la presunzione di arrivare alla verità oggettiva su Gesù di Nazareth.

Questo riconoscimento è impossibile anche per chi riconosce in Gesù il Cristo della fede, poiché riconoscere in Gesù il Cristo della fede può essere, come si diceva sopra, una delle verità, non la verità.

Su questo punto conviene anche chi ha fede, poiché se fosse La Verità unica, la fede verrebbe invalidata o come dice Bultmann annientata. Inoltre, è anche vero però che per il Cristo della fede è fondamentale il riferimento al Gesù storico.

Dal canto suo Joseph Ratzinger, papa Benedetto XVI, nel suo libro dedicato a Gesù di Nazareth afferma: ‹‹Per la fede biblica, infatti, è fondamentale il riferimento a eventi storici reali. Essa non racconta leggende come simboli di verità che vanno al di là della storia, ma si fonda sulla storia che è avvenuta sulla superficie di questa terra.

Il factum historicum per essa non è una chiave simbolica che si può sostituire, bensì fondamento costitutivo: Et Incarnatus est, con queste parole noi professiamo l’effettivo ingresso di Dio nella storia reale. Se mettiamo da parte questa storia, la fede cristiana in quanto tale viene eliminata e trasformata in un’ altra religione. Se dunque la storia, la fatticità, in questo senso appartiene essenzialmente alla fede cristiana,quest’ultima dovrà esporsi al metodo storico. È la fede stessa che lo esige››.

Anche il credente quindi vuole incontrare Gesù, non qualcuno vestito di panni presi in prestito dalla filosofia.Bisogna però ammettere che lavorare sulla figura storica di Gesù di Nazareth è un’operazione che comporta particolari difficoltà, ed esse risultano evidenti sia a chi si approccia in maniera “sontuosa”, (come Benedetto XVI), sia a chi si approccia in maniera occasionale e non accademica alla materia.

Gesù interessa persone e ambienti che vanno al di là dei soli confini dottrinali in positivo e in negativo. Egli è “un problema” e per far almeno un po’ di luce su “questo problema” vi è una moltitudine di problemi da affrontare, ad iniziare dai desiderata degli studiosi.

Da rilevare che il Gesù storico però, non può diventare un’ istanza della fede o un fondamento teologico ultimo, le azioni di salvataggio, ossia i tentativi di conciliare la fede con la ricerca storica sono destinati a fallire, perché bisogna fare attenzione a non confondere la domanda marciana (…e voi chi dite che io sia?), cioè la domanda su chi fosse Gesù, con la risposta alla domanda teologica esistenziale su chi sia oggi per ognuno Gesù.

Nessuna costruzione o ricostruzione storica può dare una risposta alla domanda su chi sia oggi Gesù per la cristianità. A questa domanda dà una risposta la teologia non la ricerca storica.

Credo che il factum historicum di Gesù di Nazareth debba uscire sia dal contesto cristiano teologico sia da discorsi antitetici al cristianesimo e debba essere collocato in discorsi storicamente più appropriati. Bisogna capovolgere il procedimento inferenziale tradizionale che dai testi neotestamentari o altri preconcetti si voglia risalire alla situazione storica. La storia ci dice chi sia stato l’uomo Gesù di Nazareth e non chi sia oggi Cristo. Quindi come il medico che per la diagnosi di una malattia non si affida più alla descrizione che il paziente fa dei sintomi, ma li indaga criticamente sulla base della tassonomia scientifica delle malattie e della loro sintomatologia, così la ricerca storica su Gesù di Nazareth non si affida più ai racconti biblici su Gesù ma li esamina criticamente sulla base di una concezione empirica del mondo.

Bisogna partire dal quadro generale fornito dalla storia, analizzare tutte le situazioni storiche attraverso anche l’ausilio di altre scienze sociali quali l’antropologia culturale, la sociologia, il diritto e l’archeologia. Bisogna chiedersi quale sia stato il percorso plausibile preso dagli eventi nella vicenda storica gesuana al di là di qualsiasi interpretazione postuma, sia essa teologica o antitetica alla teologia.

La ricerca storica su Gesù non può essere un sostituto, una conferma né una sorta di forma scientifica di fede, conciliata con la forma del sapere del tempo moderno.Questo non significa abbandonare la questione storico-critica. Al contrario, questa questione deve essere sempre riproposta e raffinata scientificamente, la ricerca dai suoi limiti deve trovare lo stimolo del rilancio senza pregiudizi, quanto più possibile secondo la plausibilità storica.

Mi sia consentito aggiungere che per un ricercatore le difficoltà della ricerca non agiscono come forze contrarie ma rinvigoriscono e stimolano la ricerca stessa.



 

 

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