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N. 104 - Agosto 2016 (CXXXV)

Gerald Ford

STORIA DI UN PRESIDENTE
di Cristian Usai

 

Gerald Rudolph "Jerry" Ford Jr., (Omaha, 1913 – Rancho Mirage, 2006), è stato il 38º presidente degli Stati Uniti d'America.

 

Fu nominato vicepresidente da Nixon con l’amministrazione già insediata, fu quindi l’unico presidente nella storia degli USA a divenire presidente, senza mai essere stato eletto ad alcuna carica. Alle elezioni del 1976 si presento con Bob Dole candidato come vicepresidente e fu sconfitto da Jimmy Carter, probabilmente pagando errori non suoi (era appena trascorso lo scandalo Watergate).

 

Durante la sua breve presidenza (1974-1977), oppose diverse volte il veto presidenziale a leggi del Congresso.  Il suo accanito rivale, L.B. Jhonson, diceva di Ford: “non è capace di scorreggiare e masticare una gomma contemporaneamente.

 

Tale frase fu ricordata in occasione della celebre caduta di Ford nelle scalette dell’aereo all’aeroporto di Vienna. Dopo una successiva caduta, si diffuse un sospetto, infra il suo stesso partito, circa lo stato di salute del Presidente.

 

Morì all'età di 93 anni, in California, e fu sepolto presso il Gerald R. Ford Presidential Museum a Grand Rapids (Michigan). Fu uno dei presidenti degli Stati Uniti membri della Libera Muratoria. Che cosa ha lasciato in eredità il presidente Ford, visto il suo breve mandato? È molto difficile dirlo, proprio perché tenne sempre un profilo basso; certamente i suoi interventi riguardarono quasi esclusivamente questioni interne agli USA, a differenza di quelli dei suoi successori: Carter e Reagan.

 

A parere di chi scrive, il suo atto più rilevante fu che circa un mese dopo la sua entrata in carica, concesse il Perdono presidenziale a Nixon: utilizzando un potere previsto dalla Costituzione degli Stati Uniti d'America Gerald Ford, cancellò ogni addebito penale per quanto l'ex presidente poteva aver commesso di illegale.

 

Probabilmente questo fatto fu determinante per la sua sconfitta alle elezioni presidenziali del 1976, come detto prima, Ford, forse, pagò errori non suoi. Ciò fornisce un interessante spunto di riflessione.

 

Il cittadino medio statunitense, inconsciamente, attribuisce significati simbolici ai suoi uomini di potere. Il Presidente è l’istituzione fondamentale della Repubblica e tale istituzione deve essere, idealmente, perfetta. Qualora ciò non avvenga, cioè sempre, c’è evidentemente bisogno di un colpevole simbolico da colpire. Il perdono presidenziale a Nixon, atto previsto dal diritto americano, acquisì simbolicamente la funzione di perdono di chi aveva infangato quell’istituzione che idealmente deve essere perfetta, ma che in realtà non può esserlo.

 

È un discorso complicato da comprendere per noi europei. Da non americani, ci domandiamo, invece: Ford, cosa ha lasciato di positivo? Ciò che ha lasciato di positivo, giacché la politica è l’arte del compromesso, supera il resto?

 

L’atto di perdono presidenziale a Nixon fu un atto di rasserenamento del clima di un paese appena uscito dalla débâcle della guerra del Vietnam?

 

La “punizione” di Ford da parte dei suoi elettori fu forse l’ennesimo atto ipocrita di un popolo che non ama lavare i panni sporchi in pubblico e che per sentirsi sicuro e protetto, è pronto a ignorare totalmente veri e propri drammi che si insinuano nel suo seno?

 

Sarebbe ora che siffatto popolo facesse i conti con i propri limiti e con i propri demoni, lo deve soprattutto a se stesso, in quanto popolo simbolo dei diritti e della libertà... e l’uomo libero, non può avere paura della verità e dell’assunzione di responsabilità.



 

 

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