[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

176 / AGOSTO 2022 (CCVII)


attualità

FREEDOM ON FIRE: UKRAINE’S FIGHT FOR FREEDOM
SUL FIlm di Evgeny Afineevsky

di Leila Tavi

 

Freedom On Fire: Ukraine’s Fight For Freedom è il nuovo documentario di Evgeny Afineevsky, il regista originario di Kazan e dalla cittadinanza israeliana che vive e lavora a Los Angeles.

 

Il documentario è una sorta di footage che il regista ha messo insieme in fretta dal primo giorno dell’invasione russa in Ucraina ed è stato presentato in prima mondiale alla 79. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nella sezione Fuori Concorso.

 

Freedom On Fire: Ukraine’s Fight For Freedom segue il documentario del 2015, prodotto da Netflix, sulla rivolta di piazza Maidan del 2013-2014, dal titolo Winter on Fire: Ukraine's Fight for Freedom, nominato agli Academy Award e agli Emmys.

 

Lo storytelling del footage della guerra in Ucraina è di una coraggiosa giornalista, Nataliia Nagorna, del canale ucraino 1+1, che nonostante il pericolo e la disperazione, ogni giorno racconta ai telespettatori quanto accade nel suo Paese, perché fino a che i giornalisti faranno il loro lavoro, ritiene la reporter, ci sarà sempre speranza, in una guerra incomprensibile alla gente comune, “not from our world”.

 

Montato nel tempo record di sei mesi, il documentario arriva nella testa di chi lo guarda come il boato di un missile che sullo schermo distrugge una casa, lascia a terra dei corpi, abbatte il morale di chi, oltre lo schermo, è rimasto solo con un cumulo di macerie. 

 

Una, cento, mille vite da ricostruire sulle macerie. Vite che cercano di ritrovare una normalità nel tunnel di una stazione della metropolitana, nella cantina di un palazzo, in un teatro che serve da rifugio.

 

Il ritmo confusionario del documentario è quello della vita quotidiana degli Ucraini da oltre duecento giorni, per i quali la guerra ancora non ha un senso, per i quali ci sono parenti dall’altra parte del confine, in Russia, che non fanno più parte della famiglia, che credono alla propaganda di Stato, ripudiando i legami di sangue e aggrappandosi a un’idea di Stato che non esiste più, all’Unione Sovietica, che nella sua schiacciante morsa dava ai suoi cittadini l’illusione della stabilità di una potenza mondiale.

 

Helen Mirren è la voce narrante dell’excursus storico che apre il documentario, che non segue un filo cronologico, procede seguendo il flusso delle emozioni dei testimoni che vivono e sopravvivono in una guerra che possiamo definire fratricida, tra “fratelli diversi”, come ha descritto Russi e Ucraini, il noto storico Andreas Kappeler.

 

Tra i protagonisti di queste storie di coraggio e di speranza ricordiamo la giovane Anna Zaitseva, che si è rifugiata per oltre due mesi nell’acciaieria di Mariupol con il figlio Svjatoslav e ha raccontato davanti alla macchina da presa la strenua resistenza di militari e civili asserragliati nell’Azovstal. Il piccolo Makal è uno dei tanti bambini attraverso il cui sguardo innocente e spaurito il regista Afineevsky ha testimoniato la il conflitto nel suo quotidiano. Makal rappresenta il destino spezzato di una nazione che stava intraprendendo un cammino verso la democratizzazione e che dovrà ripartire da zero, da quelle macerie che sono il desolante panorama che si scopre uscendo alla luce del sole dal buio dai tunnel, dagli scantinati, dai bunker.

 

Le immagini scorrono sullo schermo tra caos e concitazione, tutte d'un fiato, da una città all’altra, con didascalie in ucraino, inglese e russo, per ricordare al mondo interno, nessuno escluso, neanche il nemico. Lo spettatore in sole due ore si trova a dover subire le immagini del conflitto, seduto sulla poltrona di una sala cinematografica, dove non può scappare dall’idea della sofferenza che provoca una guerra. Non si tratta delle pillole che digeriamo a poco a poco per mezzo dei notiziari televisivi. Questa è la forza dell’opera di Afineevsky.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]