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N. 125 - Maggio 2018 (CLVI)

la donna etrusca
i ruoli e la moda nella società dell'epoca

di Mariasole Germani

Nella società etrusca la donna era emancipata come nel mondo contemporaneo: non esisteva una netta separazione tra i sessi, nella vita di tutti i giorni così come nelle occasioni pubbliche. Attraverso i reperti archeologici è possibile definire i diversi ruoli femminili del tempo, sebbene il materiale a disposizione sia molto frammentario e appartenente al genere funerario, perciò la sua attendibilità è legata a fattori rituali e culturali che possono inficiare l’interpretazione.

La donna era considerata pari all’uomo e mai a lui sottomessa. La vita all’interno della casa era incentrata essenzialmente sull’elemento femminile: dalla fabbricazione dei vasi fittili usati per la preparazione dei cibi sino a essere la vera e propria padrona di casa. Nei ranghi elevati, la donna era custode e amministratrice dei beni della famiglia, provvedeva alle funzioni religiose quando lo spazio sacro era nella casa privata ed era sua prerogativa la gestione del vino.

 

Esse avevano una certa influenza anche nella vita pubblica, assistevano a spettacoli, a giochi, a feste e cerimonie; tanto da poter partecipare ai banchetti sedute accanto alla figura maschile. Inoltre gli era riconosciuto il diritto di proprietà, d’istruzione e potevano trasmettere il proprio cognome ai figli; ciò soprattutto nelle classi più elevate della società.

 

La quasi parità tra i due sessi è tutt’oggi riscontrabile nella visione dei sarcofagi, dove entrambi i coniugi sono raffigurati sdraiati sul letto conviviale in posizione di perfetta parità. La presenza di donne molto belle, curate e truccate ai banchetti - non prostitute ma persone sposate - fu la prima ragione di un equivoco da parte dei Greci. Questi ultimi, infatti, non ammettevano la presenza delle donne, mentre vi potevano partecipare le schiave e le prostitute, di fatto erano abituati a chiuderle in casa, nel gineceo, da cui potevano uscire in sostanza solo per partecipare alle processioni o ai funerali; tanta libertà doveva apparire scandalosa e rivoluzionaria.

 

Ovviamente, nell’ultima fase della storia etrusca, quando l’influenza greca si fece sentire in modo più deciso nelle arti e nei costumi, le donne persero parte della propria indipendenza.

 

Alle donne aristocratiche era riservata la filatura e la tessitura, attività attestate dalla presenza di conocchie, fuseruole e pesi da telaio nei corredi funerari femminili, e inoltre si occupavano della conservazione e preparazione delle vesti.

 

Dal VI al IV secolo a.C. nacque una nuova classe sociale femminile: quella delle schiave adoperate come mano d’opera servile. Come attestato dall’iconografia funeraria, erano impiegate in diversi ruoli, come ad esempio in qualità di serve nei banchetti e riconoscibili da una semplice tunica che arrivava al polpaccio e da collane di proporzioni ridotte; elemento identificativo di appartenenza a una classe sociale più bassa.

 

Un’altra tipologia, la cui esistenza è nota attraverso l’iconografia degli specchi, è quella delle serve dedite alla cura della persona fisica della domina, tra i ruoli esperiti, troviamo le pettinatrici e le unguentarie. È possibile che quest’ultime oltre ad avere cura dei profumi, si occupassero anche della preparazione degli olii profumati.

 

Tra le altre attività svolte dalle donne nella società etrusca, troviamo la categoria delle genti di spettacolo, tra cui vi erano le suonatrici di crotali e delle saltimbanche. In questa panoramica sulle classi sociali, manca qualsiasi riferimento alle attività nei collegi sacerdotali, pur presente in Grecia e a Roma, per l’Etruria non si ha nessuna attestazione al riguardo.

 

La moda è il riflesso delle relazioni che gli Etruschi ebbero con altri popoli. Nel periodo arcaico le donne indossavano una tunica lunga fino ai piedi, che nel VII secolo a.C. era principalmente di lana e decorata con motivi quadrettati o a scacchi.

 

Di questo periodo sono anche gli straordinari abiti decorati in oro, argento, ambra e pasta vitrea, quest’ultima utilizzata a forma di perline disposte a rete; un’attitudine che iniziò a scomparire agli inizi del VI secolo a.C. per sopravvivere solo su prodotti di aree periferiche. La moda, infatti, tende a cambiare nei vari periodi, negli specchi etruschi è possibile vedere il gusto in voga dal periodo tardo-arcaico a quello ellenistico.

 

Alla metà del VI secolo a.C. risale il più leggero chitone di lino, realizzato anche in versione più corta, e solo in età ellenistica si arrivò a una versione più attillata con cintura in vita e fu introdotto l’uso del mantello portato pendente dietro la schiena; l’abbigliamento era completato da numerosi gioielli realizzati in oro e materiali preziosi.

 

Anche la capigliatura segue la moda del tempo, tra l’VIII e il VI secolo a.C., le donne amavano portare i capelli lunghi legati a coda o intrecciati con boccoli che ricadevano liberi sulle spalle, in seguito usavano annodarli sulla nuca trattenuti da un diadema o da una mitra a cuffia.

 

Gli Etruschi erano grandi esperti nell’arte della cosmetica, l’uso di sostanze odorose e di cosmetici era inizialmente nato per rituali magico-religiosi e utilizzato in ambito medico, ma fu poi adibito al godimento personale, incentrato alla cura del proprio corpo pur rimanendo al suo originario carattere sacrale.

 

Il mondo orientale era il luogo dalla quale proveniva la maggior parte delle sostanze odorose: tali essenze, infatti, giunsero in Etruria grazie agli scambi commerciali con il Mediterraneo occidentale entrato nel circuito commerciale degli Etruschi già sul finire dell’VIII secolo a.C.; come attesta il fiorire del mercato dei balsamari impiegati per l’inumazione dei cadaveri. Tra gli oli usati, troviamo soprattutto l’olio d’oliva che probabilmente entrò a far parte della tradizione etrusca per la creazione di unguenti e pomate.

 

La cosmesi femminile riguardava: i rossetti, le tinture per capelli, le matite per gli occhi, gli unguenti e i profumi. Come per le contemporanee donne greche, gli ombretti erano delle polveri o sostanze grasse cui erano aggiunti coloranti minerali o vegetali.

 

I colori più ricercati sembrano che fossero il rosa cenere ottenuto dai petali di rosa e il giallo zafferano. Molto usato era il rosso acceso per le labbra e la polvere di malachite per gli occhi, distribuita sulle palpebre per rendere lo sguardo più intrigante.

 

Il materiale per il trucco e il corredo da toilette erano riposti dentro ciste di forma cilindrica in bronzo, mentre gli elementi colorati erano conservati in piccoli scrigni o cofanetti lignei, a volte conformati a figura di animale.



 

 

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