N. 115 - Luglio 2017
(CXLVI)
Età ellenistica
Osmosi culturale e declinazioni artistiche
di Alessandra Romeo
Il termine ellenismo indica il periodo compreso tra la morte di Alessandro Magno (323 a.C.) e la battaglia di Azio (31 a.C.) e fu adoperato per la prima volta da Johan G. Droysen nel 1833 per distinguere, dalla precedente età classica del V secolo, una nuova fase di profondi cambiamenti politici e sociali e di miscelazione culturale di elementi greci e orientali.
Da
un
punto
di
vista
storico,
è
difficile
suddividere
l’Ellenismo
in
periodi
ben
definiti.
Il
primo
periodo
(fine
IV –
metà
II
secolo
a.C.)
è
quello
cosiddetto
dei
diádochi,
“successori”,
e
degli
epigoni,
i
loro
discendenti,
caratterizzato
dalle
lotte
dei
generali
di
Alessandro
per
assumere
il
potere
dopo
la
sua
morte
e a
causa
delle
quali
l’impero
fu
ripartito
nei
cosiddetti
regni
ellenistici.
Questa
fase
vide
l’inesorabile
fine
delle
póleis
greche
in
favore
dei
un
nuovo
sistema
politico,
la
monarchia,
in
cui
il
sovrano
era
affiancato
da
un
complesso
apparato
burocratico
di
cultura
greca
ai
cui
vertici
troviamo
i
phíloi,
“amici”,
che
svolgevano
il
ruolo
di
ministri,
consiglieri
e
ambasciatori.
Ogni
provincia
era
governata
da
un
comandante
militare,
lo
strategós,
a
cui
erano
subordinati
gli
epistátai,
che
controllavano
i
distretti.
Vi
fu
un
ribaltamento
della
concezione
classica
del
cittadino
inteso
ed
educato
come
parte
attiva
della
vita
politica
e si
assistette
ad
un
mutamento
sociale
che
comportò
la
fine
dell’epoca
della
póleis
e
l’istituzione
della
monarchia
fondata
solo
sul
volere
del
sovrano
a
cui
i
cittadini,
ormai
sudditi,
dovevano
sottomettersi.
Un
secondo
periodo
sarebbe
da
collocare
a
partire
dalla
metà
del
II
secolo
a.C.,
in
cui
protagonista
fu
una
Roma
decisa
a
volgere
lo
sguardo
verso
Oriente
e
che,
grazie
alla
progressiva
conquista
di
tutti
i
regni
nei
quali
l’impero
di
Alessandro
era
stato
suddiviso,
diffuse
la
sua
influenza
politica
e
culturale.
Da
un
punto
di
vista
economico,
l’età
ellenistica
fu
un
periodo
di
grande
sviluppo
che
vide
l’incremento
dei
commerci,
come
quello
degli
schiavi,
dei
beni
di
lusso,
ad
esempio
oggetti
in
metallo
prezioso
e
pietre
preziose,
delle
spezie
e
dei
prodotti
orientali,
l’intensificarsi
delle
attività
artigianali,
che
comportò
un
abbassamento
qualitativo
degli
oggetti
di
uso
quotidiano
caratterizzati
un’imitazione
di
temi
e
motivi
della
grande
arte
scultorea
e
pittorica,
e
una
più
ampia
circolazione
di
moneta,
grazie
alle
nuove
risorse
delle
miniere
metallifere.
La
società
ellenistica
fu
caratterizzata
da
un
intenso
scambio
culturale
che
comportò
un
progresso
nelle
scienze
e
nelle
arti,
un
forte
sincretismo
religioso
e la
diffusione
di
dottrine
orientali.
Questa
osmosi
sociale
e
culturale
rese
tangibile
la
necessità
di
una
comunicazione
efficiente
che
portò
all’affermazione
di
una
lingua
comune,
la
koiné,
un
greco
semplificato
ed
epurato
dagli
antichi
dialetti
greci.
Si
evince
un
miglioramento,
rispetto
all’età
classica,
anche
per
la
condizione
delle
donne:
nonostante
fossero
ancora
escluse
dalla
vita
politica
e
subordinate
agli
uomini,
videro
loro
riconosciuti
diritti
quali
la
possibilità
di
ipotecare
le
proprietà,
chiedere
un
prestito,
fare
testamento
o
concludere
contratti
di
lavoro.
L’affermazione
dei
regni
ellenistici
comportò
novità
in
campo
urbanistico
e
architettonico.
Si
attesta
la
crescita
delle
grandi
capitali
e la
nascita
di
nuovi
centri,
allo
scopo
di
un
controllo
più
capillare
del
territorio
e
del
commercio,
il
cui
impianto
era
eseguito
secondo
i
canoni
classici
di
uno
schema
ortogonale
regolare
e
sulla
necessità
di
avere
aree
destinate
a
ciascuna
attività
commerciale,
amministrativa
e
culturale,
come
biblioteche
e
musei.
Aumentano
le
strutture
per
le
attività
ludiche,
come
i
ginnasi,
i
teatri,
gli
odeia
e
gli
stadi,
e vi
è
una
particolare
attenzione
per
gli
spazi
civili
che
si
concretizza
nello
sviluppo
di
piazze,
agorai
commerciali,
portici,
le
stoái,
peristili,
palazzi,
porti,
arsenali,
donari
ed
edifici
destinati
all’amministrazione,
come
i
bouleuteria.
Sorsero,
inoltre,
nuovi
quartieri
residenziali
con
case,
più
articolate
e
con
giardini
interni,
che
rispecchiavano
una
classe
più
ricca
di
proprietari
e
che
favorì
il
sorgere
di
un
artigianato
specializzato
nella
creazione
di
oggetti
e
decori
di
lusso.
Gli
esempi
più
spettacolari
sono
le
ricche
abitazioni
rinvenute
a
Delo,
tra
cui
spiccano
le
case
dette
del
Diadumeno,
dei
Commedianti
e
delle
Maschere.
Nell’architettura
templare
si
nota
un
certo
sforzo
nell’ottenere
un
effetto
vicino
ai
modelli
della
tradizione
classica,
ma
l’attenzione
oramai
si
sposta
sulla
sontuosità
e
sull’impatto
scenografico
dell’intero
complesso
che
sul
tempio
vero
e
proprio.
Si
manipola,
quindi,
il
tradizionale
repertorio
edilizio
per
creare
nuovi
effetti.
Nel
campo
delle
arti
figurative,
inizialmente
si
attesta
un
continuum
quasi
nostalgico
con
l’arte
classica
nelle
proporzioni,
nell’impostazione
delle
figure,
nella
resa
dei
panneggi
e
dei
volti.
Grande
importanza
è
data
alla
ritrattistica
dei
sovrani,
che
spesso
si
rifà
alla
figura
di
Alessandro,
e si
ritraggono
uomini
che
simboleggiano
le
virtù
civili
e
intellettuali,
ad
esempio
il
ritratto
di
Socrate
conservato
al
Museo
Nazionale
Romano
(inv.
1236).
Legate
al
gusto
classico
sono
anche
le
numerose
statue
di
Afrodite,
ad
esempio
l’Afrodite
di
Milo
(Parigi,
Museo
del
Louvre,
inv.
MA
399),
e le
statue
di
culto
per
i
santuari,
come
quella
di
Poseidone
di
Milo
(Atene,
Museo
Archeologico
Nazionale,
inv.
235)
e la
Nike
di
Samotracia
(Parigi,
Museo
del
Louvre,
inv.
MA
2369).
Nel
medio
e
tardo
Ellenismo,
invece,
si
introducono
rappresentazioni
di
personaggi
secondari
del
mito
e
divinità
minori,
quali
satiri,
ninfe,
ermafroditi,
muse,
centauri
ed
Eros:
esempi
sono
l’Afrodite
del
sandalo
da
Delo
(Atene,
Museo
Archeologico
Nazionale, inv.
3335),
il
Vecchio
centauro
ed
Eros
(Parigi,
Museo
del
Louvre,
inv.
MA
562)
e l’Ermafrodito
dormiente
(Roma,
Museo
Nazionale
Romano,
inv.
1087).
Caratterizzanti
sono
anche
le
immagini
di
genere
dallo
spiccato
realismo,
un’attenta
riproduzione
della
natura
fin
nei
suoi
più
minuti
particolari
e un
nuovo
gusto
bucolico
per
cui
il
paesaggio
diventa
il
vero
protagonista
delle
pitture
parietali:
esempi
sono
le
statue
della
Vecchia
che
va
al
mercato
(New
York,
Metropolitan
Museum
of
Art,
inv.
09.39)
e
quella
del
Pugile
delle
Terme
(Roma,
Museo
Nazionale
Romano,
inv.
1055),
il
mosaico
dell’artista
Soso
con
colombe
che
si
abbeverano
(Roma,
Musei
Capitolini,
inv.
MC
0402)
e le
pitture
parietali
con
scene
dell’Odissea
conservate
Musei
Vaticani
inv.
41013,
41016,
41024,
41026).
Nasce,
infine,
la
composizione
allegorica
e si
diffonde
il
fenomeno
delle
copie
romane
marmoree
di
originali
greci
in
bronzo.
Riferimenti
bibliografici:
Bejor,
G. –
Castoldi,
M. –
Lambrugo,
C.,
Arte
greca.
Dal
decimo
al
primo
secolo
a.C.,
Mondadori,
Milano
2013,
pp.343-344;
350-369;
385-386;
394-409.
Boardman,
J.
(a
cura
di),
Storia
Oxford
dell’arte
classica,
Editori
Laterza,
Roma-Bari
2005,
pp.
151-158.
Braccesi,
L. –
Cordano,
F. –
Lombardo,
M. –
Mele,
A.,
Manuale
di
storia
greca,
Monduzzi
Editore,
Bologna
2003,
pp.
389-436.
Canfora,
L.,
Ellenismo,
Laterza,
Roma-Bari
1987.
Fedele,
P.,
Grande
Dizionario
Enciclopedico,
Utet,
Torino
1956,
s.v.
«Ellenismo»,
vol.
IV,
pp.
1094-1096.
Giuliano,
A.,
Storia
dell’arte
greca,
Crocci
editore,
Roma
2008,
pp.
355-361.
Grant,
M.,
La
civiltà
ellenistica,
Bompiani,
Milano
1988.
Lippolis,
E. –
Rocco,
G.,
Archeologia
greca.
Cultura,
società,
politica
e
produzione,
Bruno
Mondadori,
Milano
2011,
pp.
345-348.
