[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

165 / SETTEMBRE 2021 (CXCVI)


contemporanea

LA PROIEZIONE MARITTIMA CINESE NEL NUOVO MILLENNIO

ATTIVITÀ E PROSPETTIVE

di Emilio Paolo Delogu

 

Nella tradizione cinese, insieme al monismo organicistico, alla dialettica yin-yang, al relativismo, al comunitarismo e a uno spiccato universalismo morbido (F. Mazzei, V. Volpi), una posizione di grande rilievo spetta a quella che viene definita come l’arte della guerra cioè quel conflitto di eraclitiana memoria che portando a unità apparenti opposti genera azione e mutamento.

 

La più grande vittoria è quella che si conquista senza combattere, la dote più apprezzabile in uno statista è quella di saper preservare la prosperità del proprio popolo senza ricorrere all’utilizzo di azioni militari (Sun Tzu Ping fa) atal proposito, uno fra i principi cardine del trattato sull’arte della guerra è quello di Shih tradotto, in questo caso, come “vantaggio strategico” o “forza potenziale” concetto peraltro similare a quello di energia potenziale in cui l’energia immagazzinata da un sistema può essere riconvertita in svariate altre forme (R. Feynman): esso consiste nella capacità di sapersi destreggiare in diverse situazioni volgendo a proprio favore le condizioni determinanti al raggiungimento di un obiettivo specifico.

 

Lo Shih può essere utilizzato in ambientipolitici e sociali differenti, consta di un’attenta analisi del clima, della geografia dei luoghi e delle caratteristiche delle popolazioni, permea di sé l’economia e lo sviluppo dell’arsenale militare(V. Sakhuja).

 

Il Partito Comunista Cinese, dal 1949 saldamente al comando del Paese del Centro (Zhōngguó), ha fatto degli insegnamenti di SunTsu la propria bandiera sia in politica interna che estera portando avanti una strategia di espansione economica e militare che viene rubricata con un’efficace metafora che ha più il gusto di un auspicio: peaeceful rise, ascesa pacifica o sviluppo pacifico.

 

Dai primi anni duemila, infatti, la Cina si è inserita all’interno di un circolo multipolare di relazioni internazionali in cui la cooperazione alla sicurezza, il controllo e la non proliferazione degli armamenti pesanti e il raggiungimento di accordi economici bilaterali e multilaterali, hanno contribuito in maniera sensibile alla riduzione delle tensioni e dei timori di alcuni importanti attori globali quali Stati Uniti e Federazione Russa. Ma è in special modo sul piano militare che viene applicato con grande precisione e meticolosità il concetto di Shih, dove l’ottenimento di un vantaggio strategico in una particolare “zona calda” del pianeta significa aggiungere un’ulteriore perla a quella grande collana passante per il Mar Cinese Meridionale, gli stretti di Malacca e Singapore continuando verso l’Oceano Indiano fino ad arrivare all’Africa Subshariana, che costituisce la principale fonte di approvvigionamento energetico cinese.

 

La Cina sta progressivamente riacquistando un importante ruolo di spicco nello scacchiere internazionale dei rapporti di forza per il controllo del mare;la necessità di mettere in sicurezza le rotte del petrolio e delle fonti di energia ha contribuito enormemente alla formulazione di una strategia di espansione economica e militare che prevede un massiccio potenziamento della flotta da guerra, la costruzione di basi militari e la predisposizione di punti d’approdo sicuri nell’Oceano Indiano e nel Mar Cinese Meridionale (strategia nota appunto con il nome di collana di perle).

 

Il XXI secolo, in sostanza, sta osservando l’ascesa della Cina quale attore principale sulla scena marittima internazionale dove allo scontro con gli storici stati rivali di India e Giappone, sialterna una politica conciliatoria con quei paesimaggiormente propensi a siglare accordi di collaborazione o partnership. In questo senso, significativo e interessante si è dimostrato il riavvicinamento fra Cina e Federazione Russa, iniziato col summit di Shanghai dell’aprile del 1996 e portato avanti col decisivo trattato del 2001 di cooperazione, amicizia e buon vicinato col quale i due paesi intendevano controbilanciare l’influenza geostrategica degli Stati Uniti scaturita dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica e dalla conseguente fine della guerra fredda.

 

All’atto pratico, la cooperazione con la Russia si è tradotta nell’acquisto di materiali bellici e ad alto contenuto tecnologico, nella pianificazione di esercitazioni navali congiunte e nello scambio di informazioni: rispettivamente nel 1999 e nel 2001, le marine delle due potenze regionali (la Flotta Russa del Pacifico e la Marina dell’Esercito Popolare di Liberazione) hanno dato luogo a due massicce esercitazioni congiunte in cui veniva simulato perfino un attacco di bombardieri strategici russi alle installazioni statunitensi in Asia Orientale.

 

Ancora, nel 2005 e nel 2007, Cina e Russia hanno preso parte a due missioni di pace nell’ambito del programma di cooperazione regionale posto in essere dalla SCO (Shanghai Cooperation Organization), la prima localizzata nell’Estremo Oriente Russo e nella provincia dello Shandong, la seconda nei territori dello Xinjiang fino agli Urali in Asia Centrale. Per la prima di queste missioni, avvenuta fra il 18 e il 25 Agosto del 2005, le forze armate dei due paesi hanno condotto un’operazione suddivisa in tre fasiin cui i partecipanti hanno spostato contingenti militari terrestri e mezzi anfibi partendo da Vladivostok, importante città portuale che si affaccia sul Pacifico,per arrivare nella penisola dello Shandong; in quell’occasione la Cina ha dispiegato più di 8.000 truppe di terra mentre la Russia ha messo a disposizione materiale militare ad alta tecnologia fra cui i bombardieri strategici TU-160 e TU-95 nonché 140 navi da guerra.

 

Inoltre non va dimenticato il fatto che la Federazione Russa sia stata fra i maggiori fornitori di materiali bellici alla Cina tra il 1991 e il 2004, consentendo la costruzione di sottomarini strategici e aerei da combattimento, lo sviluppo di tecnologia missilistica all’avanguardia e di sistemi d’intelligence navale superiori. In buona sostanza, il Paese di Mezzo, coadiuvato dall’appoggio diretto e indiretto della Russia, sta tentando di costruire un sistema di sicurezza marittimo che possa in qualche modo servire da contrappeso alla superiorità navale e aerea degli Stati Uniti in Asia orientale.

 

Guardando verso ovest e verso est, il governo di Pechino ha combattuto e combatte tuttora una strenua battaglia diplomatica che si esprime in termini di rapporti di forza militari con i due scomodi vicini di India e Giappone: i due paesi sono infatti i principali attori sul piano internazionale a costituire una reale minaccia all’espansione cinese nel Sud-Est Asiatico e nell’Oceano Indiano.

 

In modo specifico, l’India contende il primato alla RPC in Asia Meridionale sia per quanto riguarda il volume dei commerci, sia in relazione alla potenza della marina militare: in un simile contesto, i rapporti sino-indiani, fin dai primi anni duemila, hanno spaziato dalla competizione alla cooperazione a seconda dei casi, esemplare è la questione relativa alle dispute di confine circa i territori occupati dalla Cina nell’area di Jammu e Kashmir, e i territori dell’Arunachal Pradesh in cui sono presenti forze militari indiane, entrambe le aree sono considerate come proprie dai due stati.

 

L’intento principale della RPC nell’Oceano Indiano è quello di mettere in sicurezza la propria catena di rifornimento energetico che passa per Golfo Persico e il Golfo del Bengala dove la marina militare indiana è maggiormente presente e forte. Per questa ragione in termini geostrategici risulta molto conveniente per la Cina concludere accordi di cooperazione economica nel Golfo del Bengala e nel Mar Arabico al fine di contenerel’espansionismo indiano in Asia del sud (Dingding Chen), contenimento che avviene mediante l’erogazione di aiuti finanziari e assistenza tecnologica a stati come il Pakistan e il Myanmar che, in cambio, consentono la costruzione sul proprio territorio nazionale di basi militari e rimesse navali cinesi.

 

Il Giappone, avversario storico del Paese del Centro, anche nel XXI secolo è il principale ostacolo alla formazione di un’area di influenza cinese nel Sud-Est Asiatico e in Asia Meridionale. Quantunque il volume dei commerci bilaterali far i due stati sia aumentato esponenzialmente dall’inizio degli anni duemila e i rapporti diplomatici abbiano osservato una flessione positiva e una diminuzione delle tensioni, sussistono ancora oggi diversi elementi di contrasto fra cui la diatriba per lo sfruttamento dei giacimenti di gas naturale nel Mar Cinese Orientale, i crimini di guerra commessi dalle truppe nipponiche durante la II guerra mondiale, i libri di testo giapponesi in cui tali crimini non vengono menzionati, la disputa per le isole Senkaku/Diaoyu.

 

La Cina, pertanto, percepisce con grande preoccupazione il fatto che le Forze di Autodifesa giapponesi (JSDF, Japan Self-Defence Force) stiano assumendo un ruolo di crescente rilevanza strategica in svariate aree sensibili dell’Asia, in particolare nello stretto di Malacca, con l’incarico di proteggere le petroliere che dal Golfo Arabico transitano per il Giappone,per continuare con il supporto prestatoall’attività anti-terroristica statunitense nel Golfo Persico.

 

Al di sopra di ogni considerazione di carattere storico o strategico, la Cina osserva con attenzione le manovre di politica internazionale del governo di Tokyo poiché teme che la rinnovata assertività nipponica possa andare a costituire una seria minaccia a quella che in linguaggio tecnico viene definita military capability e cioè quella forza potenziale, quel vantaggio strategico, quello shih che regola la politica di sviluppo pacifico cinese verso occidente.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

C.D.Cowan,Continuity and Change in the International History of MaritimeSouth East Asia, Journal of Southeast Asian History, Vol. 9, N°1, 1968.

M.Leifer, International Straits of the world, Malacca, Singapore and Indonesia, Alphen aanden Rijn: Sijthoff&Noordhoff, 1978.

R.B. Peele, The Importance of Maritime Chokepoints, Parameters, 1997.

Sun Tzu, Sun Pin, L’arte della guerra e i metodi militari, Neri-Pozza, Vicenza 2000.

F. Mazzei, V. Volpi, L’Asia al centro, Università Bocconi Editore, Milano 2006.

V. Sakhuja, Asian maritime power in the 21st century: strategic transactions: China, India and  Southeast Asia, Institute of Southeast Asian Studies, Singapore 2011.

D. Chen, The Indo-Pacific strategy: A background analysis, ISPI, Vol. 4, 2018.

 

RUBRICHE


attualità

ambiente

arte

filosofia & religione

storia & sport

turismo storico

 

PERIODI


contemporanea

moderna

medievale

antica

 

ARCHIVIO

 

COLLABORA


scrivi per instoria

 

 

 

 

PUBBLICA CON GBE


Archeologia e Storia

Architettura

Edizioni d’Arte

Libri fotografici

Poesia

Ristampe Anastatiche

Saggi inediti

.

catalogo

pubblica con noi

 

 

 

CERCA NEL SITO


cerca e premi tasto "invio"

 


by FreeFind

 

 

 

 

 


 

 

 

[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]