[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 160 / APRILE 2021 (CXCI)


filosofia & religione

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ESCATOLOGIA E STREGONERIA
LA CACCIA ALLE STREGHE E L’AVVENTO DELL’ANTICRISTO

di Enrico Targa

 

La capacità della concezione demonologica della stregoneria di creare attorno a sé una teoria, una filosofia della storia che non si limitava a indicare cose ma distribuiva a chi vi aderiva compiti urgenti da disbrigare nel crepuscolo del mondo, si sposava all’atra capacità di quella visione, quella di generare pratiche capaci di alimentarla.

 

L’esperienza del giudice Henry Boguet (1550-1619), che nel 1598 presiedette una caccia alle streghe a Saint Claude, nella Borgogna, e che descrisse la sua esperienza nel Discours exécrable des Sorciers (1602), è illuminante. Come Bodin, anche Boguet credeva che la stregoneria fosse un crimine eccezionale, sia per la sua enormità che provocava un allarme sociale, sia perché è un reato che si consumava di notte e in segreto, e che quindi va perseguito in maniera del tutto straordinaria, non valendo le nominale misure giuridiche nell’affrontare le streghe.

 

Tra le misure consigliate da Boguet, che egli stesso aveva applicato a Saint Claude, persino le voci correnti e i pettegolezzi popolari, che anzi nelle questioni di stregoneria sono un indizio quasi infallibile di colpevolezza «le bruit commun est presque infallible en faict de sorcellerie». Questo semplice fatto generava, ovviamente, nuove imputazioni, alimentando il fenomeno della caccia, e le nuove imputazioni servivano a loro volta quali conferme di quella tradizione che da millenni asseriva l’esistenza della stregoneria.

 

Le strutture intellettuali e le pratiche giudiziarie si saldavano insieme, in un meccanismo infernale, sostenendosi a vicenda e garantendo ciascuna la credibilità e l’affidabilità delle altre. Boguet credeva difatti che la stregoneria fosse maggiormente abbondante nell’epoca della venuta dell’Anticristo, del cui imminente arrivo anzi l’accresciuta attività delle streghe è un segno. Dunque è l'imminente conflagrazione finale del mondo che fa comparire un gran numero di streghe e rende più urgente la loro punizione; e d’altro canto, proprio la loro scoperta è un indizio di quell’avvento incombente.

 

In questo l’accertamento della veridicità dei singoli fatti non aveva nessuna importanza; quando una delle donne imputate durante la caccia di Saint Claude confessò, per evitare la tortura, di essersi accoppiata con il diavolo sotto forma di un pollo, Boguet, a cui l’accoppiamento di un essere umano con un gallinaceo sembrava essere impossibile dal punto di vista anatomico, corresse la confessione sostituendo al domestico pollo un’oca.

 

Che il diavolo fosse corporeo, come credeva Bodin, o fosse incorporeo, come diceva Boguet; che le streghe si accoppiassero con il demonio in una foggia anziché in un’altra, erano dettagli secondari rispetto al quadro generale il quale diceva che era in corso una guerra contro il demonio e i suoi agenti, le streghe; che tale guerra concerneva il destino del mondo e della Francia in particolare; che la scoperta della strega era a un tempo, sia conseguenza di tale guerra che prova del suo essere in atto. Tali erano le motivazioni che rendevano forte e potente la credenza la credenza della stregoneria in uomini che si sentivano investiti in prima persona in quel conflitto.

 

L’idea che la stregoneria fosse un’attività particolarmente virulenta negli ultimi tempi del mondo non era propria del solo Bodin, e anzi conobbe grande popolarità tra i dotti che, alla fine del Cinquecento, si occupavano di streghe.

 

Pierre Crespet, priore del convento celestino di Soissons e autore di un’opera intitolata De la hayne de Satan et malins esprist contro l'homme (1590), riteneva che i diavoli rifugiatisi nelle Indie dopo il trionfo della fede cristiana in Europa, fossero stati cacciati anche da lì dall’attività dei missionari, ed erano perciò riparati in Francia, nazione il cui vero culto vacillava e ove la vera fede stava andando in bancarotta (in quel periodo la Francia era insanguinata dalle guerre di religione e nel 1594 salì al torno il calvinista Enrico di Borbone re di Navarra poi convertitosi al cattolicesimo). Una volta rifugiatisi in Francia, i demoni hanno suscitato orde di streghe e di eretici allo scopo di rovinare del tutto la religione e di ridurre la nazione in rovina.

 

Le streghe e gli eretici sono dunque i barbarz che assediano la cittadella della cristianità e che vanno assolutamente debellati a ogni costo, in una guerra che non conosce tregua né zone franche. La lotta contro le streghe è una lotta cosmica, che non riguarda la punizione di questo o di quel maleficio, ma abbraccia l’intero destino della cultura umana. I demoni sanno che Dio ha fissato un numero massimo degli eletti destinati a salvarsi; quando quel numero sarà raggiunto, il mondo subirà il giudizio universale e tutti i demoni saranno precipitati per sempre nell’inferno. È appunto per evitare questo destino che i demoni cercano di far dannare più uomini e donne che sia possibile, in modo da procrastinare il giudizio di Dio sul mondo, perché il raggiungimento del numero degli eletti è pericolosamente vicino, soggiungeva Crespet. Dunque il fervore dei demoni e l’accresciuta attività delle streghe è direttamente in relazione con l’avvicinarsi del millennio.

 

Anche il teologo calvinista Lambert Daneau (Beaugency 1530 - Castres 1595), che nel 1574 aveva redatto un trattato sulle streghe intitolato De veneficiis, riteneva che queste ultime rappresentassero veri e propri nemici pubblici del genere umano, colpevoli di lesa maestà verso Dio, traditrici di Dio e del genere umano, ribelli e transfughe dalla divinità. Tutto, nell’uso dei mezzi magici, è illecito; anche il ricorso alla medicina magica, al puro scopo di guarire le malattie è una malvagia ribellione nei confronti di Dio.

 

Tuttavia, benché le streghe siano sempre esistite, quella attuale è l’epoca che le vede fiorire nel loro massimo numero, perché è quella in cui il mondo rifiuta con maggiore ostinazione la parola divina e la luce del Vangelo, esponendosi in tal modo al giusto giudizio di Dio che condanna questo secolo tramite la tirannia e la servitù del diavolo (non a caso Daneau traeva ispirazione dal movimento dei monarcomachi calvinisti composto da François Hotman l’autore di Francogallia del 1573 in cui, sulla base di una analisi della storia istituzionale della monarchia francese, accusava l'autorità persecutrice dei re e invocava il primato dell'assemblea popolare contro gli abusi dei sovrani, Teodoro di Beza, autore del trattato Du droit des magistrats sur leurs sujets (1575), Odet de La Noue, Johannes Althusius e il riformatore scozzese John Knox).

 

Dal canto suo il minorita Pierre Nodé autore di una Declamation contre l'erreur execrable des maleficiers, sorciers, enchanteurs, magiciens, devins, & semblables observateurs de superstitions (1578, 78 pag.) metteva in aperta relazione la questione della senescenza del mondo, ormai avviato alla sua età finale, con la prossima venuta dell’Anticristo, di cui le streghe e gli eretici sono l’avanguardia destinata a intraprendere la guerra contro i veri cristiani. Del resto, l’idea che il fenomeno della stregoneria fosse da inquadrare sullo sfondo di un conflitto soprannaturale in atto non rimase confinata in Francia.

 

Martin del Rio, nelle sue Disquisitionum magicarum, faceva cenno al fatto che i malefici delle streghe rappresentassero vendette per i peccati degli uomini, che Dio irroga alla comunità per punire i suoi peccati (e in quelle vendette Dio permette persino che siano vessate creature innocenti).

 

Anche in Inghilterra tale credenza è ben attestata: William Perkins (sostenitore della dottrina della «doppia predestinazione» e contribuì a far conoscere in Inghilterra il pensiero di Teodoro di Beza, di cui pubblica in inglese il famoso grafico La Catena d’Oro che illustra questo concetto), nel suo A Discourse of the Damned Art of Witchcraft riteneva che la strega andasse punita al di là dell’eventuale maleficio compiuto: se vi fosse una strega buona, essa andrebbe punita ugualmente, anzi con maggiore durezza, perché il peccato di lesa maestà contro Dio e il pericolo per la comunità sarebbe maggiore.

 

La strega buona, presentandosi come benefica e innocua, sarebbe infatti capace di diffondere il suo metodo seducente e ribelle a Dio con maggiore efficacia della strega cattiva, odiata e temuta da tutti. Come chiariva Perkins, ciò che va punito nella strega non è il singolo maleficio, ma l’alto grado di pericolosità sociale della strega.

 

 Il tema della labes mundi in associazione al tema della presenza delle streghe tornava poi nel ministro anglicano Thomas Cooper, secondo il quale vi era in atto uno stato di guerra spirituale che opponeva, in questi ultimi giorni del mondo, i fedeli cristiani alle streghe. Si trattava infatti della lotta finale tra il diavolo e si suoi accoliti (le streghe) da un lato, e Dio e le autorità da Lui preposte a contrastare il male: la magistratura e il clero, destinate al compito cui Dio le ha inviate, vale a dire a punire i ribelli riversando su di loro l’ira divina. In molti autori della fine del Cinquecento e dell’inizio del Seicento, anche se non in tutti la credenza dell’esistenza delle streghe era molto di più della semplice persuasione del fatto che una persona possa danneggiare qualcun altro tramite un’aggressione magica.

 

Questa persuasione si inseriva in una visione molto più complessa che coinvolgeva strutture culturali molto generali e profonde; le streghe avevano agli occhi di questi autori, a che vedere con il percorso della storia e della civiltà umana, con il ruolo del clero e della magistratura. Né si trattava di un’ideazione meramente accademica, ma che tendeva a diventare prassi e a spingere all’azione coloro che la condividevano.

 

I sostenitori di questa concezione ritenevano infatti di essere soldati in una guerra e di dover agire di conseguenza: Bodin e Boguet vi parteciparono da magistrati, processando ed eliminando le streghe; Crespet prendeva parte al conflitto religioso in Francia schierandosi con la Lega Cattolica; Cooper e Perkins quali sostenitori del clero anglicano contro le opinioni dei dissidenti inglesi molto più tiepidi sulla repressione della stregoneria.

 

Proprio dalle file dei dubbiosi proveniva una profonda comprensione dei meccanismi scatenati dalla credenza della stregoneria e delle conseguenti cacce alle streghe alla fine del Cinquecento. George Gifford (c. 1548–1600), un predicatore dissidente inglese che nel 1587 redasse un trattato su demoni e streghe intitolato A Dialogue Concerning Witches and Witchcrafts (pubblicato nel 1593), riteneva che non vi fosse dubbio che la legge divina contenuta nella Scrittura riservasse alle streghe la morte come punizione, ma era convinto anche del fatto che incrudelire con sommo zelo contro povere vecchiette nascondesse, in realtà, non un pio zelo verso Dio ma una sorta di furia rabbiosa.

 

Questa furia nasce dalle azioni che sono attribuite alle streghe: la perdita dei raccolti, l’insorgere delle malattie, la morte del bestiame. Ma dove mai le Scritture attribuiscono simili azioni alle streghe?

 

Tutto ciò nasce dal fatto che si tributa troppo potere ai demoni: il potere di indurre burrasche, di governare i fulmini, di far soffiare i venti, non spetta al diavolo ma soltanto a Dio solo, anche se il diavolo inganna gli uomini e fa creder loro che queste siano sue prerogative. In fondo, chi tributa troppo al diavolo, cade nella stessa illusione della strega che pensa, falsamente, di possedere davvero simili poteri. Risultato di ciò è che si crede che, finché vi siano le streghe, nessuno possa vivere in sicurezza, e dunque si inizia a cercarle follemente.

 

Di qui il fenomeno della caccia alle streghe, in cui i sospetti diventano indizi, gli indizi prove, la confessione pronunciata da un diavolo un fatto accertato e schiacciante. E questi comportamenti, soggiungeva Grifford, che avvengono sotto lo zelo verso Dio, in realtà nulla hanno a che vedere con la gloria di Dio; chi più odia la stregoneria, infatti, più è infettato di stregoneria esso stesso. L’analisi del fenomeno della caccia alle streghe compiuta da Gifford portava a un’ovvia conclusione: senza il sentimento di allarme sociale che la presenza della strega provocava, la caccia sarebbe stata impossibile; né sarebbe stato possibile tale allarme senza una struttura teorica che identificasse la presenza attiva del diavolo, dotato di enormi poteri, come nemico che si annidava nella comunità tramite i suoi agenti.

 

Questa struttura, alla fine del Cinquecento, riceveva enormi conferme: da una tradizione millenaria che fin da Omero sosteneva l’esistenza delle streghe; dalla Scrittura, che sanciva la morte come pena per il reato di stregoneria; da una filosofia millenaristica della storia che voleva il mondo, prossimo alla fine, quale campo di battaglia tra delle potenze opposte del bene e del male; da una concezione che affidava a clero e magistratura ruoli sociali e contribuiva a rafforzare il prestigio e l’autorità.

 

Tutte queste conferme, unite assieme in un’unica teoria sintetica, quella della stregoneria, rendevano la credenza nell’esistenza delle streghe non solo possibile, ma razionale; solo quando, nel corso del XVII secolo, la critica dissolse l’unità di tutti questi elementi tale credenza poté apparire irrazionale, così come può apparire irrazionale ai lettori contemporanei. Ma forse il fatto che benché la sintesi della teoria della stregoneria sia andata perduta, singoli elementi di essa sopravvivono, può aiutarci a comprendere meglio il fenomeno della credenza nelle streghe nel Cinquecento; in fondo ancora oggi molti vi è la convinzione che il momento storico attuale sia caratterizzato a una guerra del bene contro il male e utilizzano tale convinzione come guida nelle proprie azioni e decisioni.

 

Tali convinzioni non sono tipiche solo di società rozze e arretrate, ma anche di società moderne e persino post-moderne. La persuasione di essere investiti di una missione storica, il prendere parte a un processo di portata generale, è un elemento ancora molto attivo nella nostra cultura, e ha portato a conseguenze più drammatiche (pensiamo al Regime del Terrore giacobino e ai totalitarismi del Novecento definiti da molti storici odierni religioni laiche”) di quelle che avvenivano nell’ambito dell’apparentemente incomprensibile e irrazionale credenza nell’esistenza delle streghe alla fine del Cinquecento in Europa.

 

Frammenti importanti del mondo che produsse le streghe vivono comunque tra noi, prova ne è i numerosi libri e testi di demonologia pubblicati recentemente come il Manuale di demonologia di Simone Iuliano, i libri di Padre Amorth e la Summa daemoniaca di padre Josè A. Fortea.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

Robert Mandrou, Magistrati e streghe nella Francia del Seicento, Laterza, Bari 1979.

Giordano Berti, Storia della stregoneria. Origini, credenze, persecuzioni e rinascita nel mondo, Mondadori, Milano 2019.

Franco Cardini, La strega nel Medioevo, Sea Dupliart, Firenze 1977.

Vincenzo Tedesco, Inquisizione, eresia e magia nel tardo Medioevo, La Vela, Lucca 2020.

AA. VV., La stregoneria. Diavoli, streghe, inquisitori dal Trecento al Settecento, a cura di Sergio Abbiati, Attilio Agnoletto, Maria R. Lazzati, Mondadori, Milano 1984. 

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]