[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

172 / APRILE 2022 (CCIII)


attualità

A PROPOSITO DI REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA

BREVI RIFLESSIONI

di Giovanna D’Arbitrio

 

Senza dubbio la drammatica guerra in Ucraina assorbe tutta l’attenzione di giornale e tv a tal punto che nemmeno si parla più di Covid e persistenti varianti, nonché di altri importanti problemi nazionali. Di elezioni amministrative sì, però, di quelle se ne parla, o a esse spesso si fa riferimento in varie trasmissioni.

 

E benché il 12 giugno 2022 avranno luogo non solo tali elezioni, ma anche i referendum sulla giustizia, poco di essi si discute e l’informazione in verità scarseggia sui 5 quesiti ammessi dalla Corte Costituzionale lo scorso febbraio: la riforma del CSM, l'abolizione della legge Severino, i limiti agli abusi della custodia cautelare, la separazione delle funzioni dei magistrati e la loro equa valutazione.

 

I referendum sono abrogativi e purtroppo molte persone non sanno nemmeno come si vota, quando avverranno e in che cosa consistano. Insomma la proposta di riforma del CSM avanzata dal Guardasigilli Marta Cartabia viene trascurata da giornali e dalle tv che evitano di ricordare il prossimo appuntamento del 12 giugno, mettendone a rischio il quorum. Ne hanno parlato in un incontro Giuseppe Rippa e Sabino Cassese.

 

Ci sembra giusto citare la presentazione del libro del professor Sabino CasseseIl governo dei giudici” (Ed. Laterza) che evidenzia le carenze del sistema giudiziario: “La situazione della giustizia in Italia è peculiare. Da un lato si assiste a una dilatazione del ruolo dei giudici, dall'altro a una crescente inefficacia del sistema giudiziario.

 

Molti osservatori concordano sul fatto che la magistratura sia diventata parte della governance nazionale; che vi sia una indebita invasione della magistratura nel campo della politica e dell'economia; che in qualche caso la magistratura cerchi persino di prendere il posto della politica, controllando anche i costumi, oltre ai reati, proponendosi finalità palingenetiche delle strutture sociali, stabilendo rapporti diretti con l'opinione pubblica e con i mezzi di comunicazione.

 

In questo contesto, le procure hanno acquisito un posto particolare, tanto che molti esperti parlano di una 'Repubblica dei PM', divenuti un potere a parte, con mezzi propri, che si indirizzano direttamente all'opinione pubblica, avvalendosi della 'favola' dell'obbligatorietà dell'azione penale, utilizzando la cronaca giudiziaria come mezzo di lotta politica e trasformando l'Italia in una 'Repubblica giudiziaria.

 

L’indipendenza è divenuta autogoverno. Familismo ed ereditarietà hanno aumentato separatezza e autoreferenzialità. Ci si attendeva razionalità e si è avuto populismo giudiziario. Ci si attendeva giustizia e si sono avuti giustizieri”.

 

In un significativo incontro il professor Cassese ne ha discusso con Giuseppe Rippa, direttore di Quaderni Radicali e Agenzia Radicale, noto politico e autore di diversi libri, incontro in cui sono stati ribaditi i concetti già espressi nel suddetto libro: in effetti da un lato si assiste a una dilatazione del ruolo dei giudici e un’indebita invasione della magistratura nel campo della politica e dell’economia, dall’altro a una crescente inefficacia del sistema giudiziario.

 

Senza dubbio Cassese e lo stesso Giuseppe Rippa hanno offerto un’analisi chiara e realistica degli aspetti negativi della giustizia in Italia, parlando della durata dei processi civili e penali, confrontando i dati della giustizia italiana con quelli di Francia e Usa, evidenziando l'indice di gradimento sceso nel nostro Paese a un misero 30%, la distorsione dell'accusa resa pubblica e quant’altro.

 

E anche se la Riforma Cartabia non risolverà tutti i problemi, oltretutto in un contesto politico difficile, a quanto pare senza il successo dei referendum la crisi della giustizia non verrà mai affrontata.

 

Secondo Giuseppe Rippa, solo una forte spinta popolare potrà far superare le chiusure a riccio delle corporazioni. Insomma è un dovere civico andare a votare per i referendum: il quorum, che si tenta di non far raggiungere, è determinante per una svolta che restituisca la fiducia della gente nella magistratura.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]