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N. 8 - Agosto 2008 (XXXIX)

DONNE E BAMBINE

Ieri e oggi

di Giovanna D’Arbitrio

Estate, mare, magico cerchio di donne sotto l’ombrellone, discorsi, confronti, bilanci dopo una vita fatta di dure lotte e sacrifici per "tenere unita" la famiglia: quasi tutte sposate da tanti anni con lo stesso uomo, qualche divorziata, un paio di vedove.

Siamo la generazione delle madri-insegnanti, quelle che hanno lavorato a casa e nelle scuole, quelle che, anche se non sono scese in piazza con le femministe agitando i reggiseni, hanno comunque appoggiato le loro lotte e combattuto concretamente e seriamente nella vita quotidiana per cambiare qualcosa nel rapporto di coppia e nell’educazione di figli e alunni.

Qualche marito passa accanto a noi e ci guarda con sospetto, bonariamente, pensando che borbottiamo contro di loro, come del resto fanno gli uomini parlando delle mogli. Un giorno un signore romano, nostro amico, scimmiottando A. Sordi ha detto scherzando: - ‘A stregheee , che state a fa’, un sabba? –

Sabba no, sfoghi si! Quanti problemi con questi benedetti, amati uomini, quanti stupidi litigi, incomprensioni talvolta anche per futili motivi, quanta fatica per ritagliarsi un po’ di "spazio vitale", per non annullarsi completamente, per difendere la propria identità.

Spesso il discorso cade sulle nostre figlie, ragazze intelligenti, educate bene, tutte laureate a pieni voti: solo qualcuna è sposata e ha dei figli, le altre lavorano qua e là in Italia o all’estero. Cosa hanno conquistato le donne di oggi rispetto alla nostra generazione? Fra loro ci sono meno insegnanti, più medici, avvocati, ingegneri e così via, ma molte non riescono ad arrivare al matrimonio, pur desiderandolo, ed inoltre sono molto più esposte a pericoli di tutti i generi. Viaggiano, stanno molto fuori casa per lavorare o divertirsi, tornano a casa tardi e sempre più spesso s’imbattono in violenza, stupro e morte. Noi mamme siamo sempre preoccupate per le nostre figlie e facciamo mille raccomandazioni, anche se sappiamo che sono molto responsabili, serie, attente nella scelta delle amicizie.

Ci chiediamo, tuttavia, con stupore come mai nel nostro civile mondo occidentale gli uomini sentano ancora il bisogno di violentare una donna, spesso anche in gruppo, malgrado ci sia tanta libertà sessuale e le opportunità di incontri con l’altro sesso siano sicuramente aumentate rispetto al passato.

Sono forse atavici, ancestrali istinti che albergano nell’inconscio collettivo maschile, legati all’indelebile sequenza "conquista-saccheggio-stupro" , difficile da sradicare ancor oggi, oppure il rapporto uomo-donna sta attraversando una profonda crisi?

Forse entrambi gli aspetti sono presenti: non solo stiamo vivendo sulla nostra pelle una nuova Età dei Barbari, ma anche una disperata solitudine, un dialogo uomo-donna sempre più ostacolato dal frastuono del mondo esterno che distrae e distoglie da una ricerca dell’intimità dei sentimenti.

Anche l’AMORE è entrato nel ciclo consumistico "usa e getta"?

Un dato allarmante ci giunge anche dalla civilissima Inghilterra, dove sono in grande aumento gli aborti tra le minorenni. Uso di droghe, superficialità, totale mancanza di senso di responsabilità, un impressionante "anticipo dei tempi" nell’approccio alla sessualità, sono diventati fenomeni largamente diffusi ovunque.

Ma dove sono i genitori, i nonni, gli zii, le scuole, gli educatori, gli psicologi, gli assistenti sociali? Chi veglia sui giovani? Chi li aiuta a "crescere"?

Negli anni ’70 lessi il libro di E. G. Bellotti "Dalla Parte delle Bambine" e ne condivisi il contenuto, qualche tempo fa ho apprezzato quello della Lipperini "Ancora dalla Parte delle Bambine" che denuncia i mali dell’educazione moderna e i condizionamenti generati dai mass media e da una generale svalutazione dei principi etici .

Negli anni ‘70 le battaglie per divorzio ed aborto furono conquiste necessarie per sottrarre tante donne a drammatiche situazioni, furono tappe per una conquista di dignità e rispetto e molte di noi, pur essendo personalmente contrarie per un profondo rispetto del valore della vita e della famiglia, le sostennero e le ritennero valide proprio per un diffuso senso di solidarietà.

Oggi, tuttavia, il dilagare di divorzi e aborti,gestiti spesso con grande superficialità, ci costringe a riflettere sui cambiamenti in atto nella nostra società che stanno coinvolgendo e danneggiando soprattutto i giovani.

Si può comprendere che si arrivi all’aborto in situazioni di degrado, di miseria, ignoranza, o quando vi siano particolari, gravi motivi, ma come si può accettare che nei nostri "civili" paesi la sessualità venga gestita in modo così irresponsabile? Quali esempi, quali attenzioni e cure ricevono oggi bambine ed adolescenti che, abbandonate a se stesse, si rovinano la vita o addirittura diventano spesso le vittime di un’efferata violenza?

Giovani e meno giovani, tutti, dovremmo forse riscoprire la bellezza dei sentimenti, il rispetto verso se stessi e gli altri, l’importanza della famiglia e soprattutto il significato "divino" della nostra vita sulla Terra.

 

 

 

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