[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

185 / MAGGIO 2023 (CCXVI)


filosofia & religione

Don Ernesto Ricci

STORIA DI UN SACERDOTE (E DI UN UOMO) STRAORDINARIO

di Riccardo Renzi

 

La presente trattazione ha per oggetto d’indagine la biografia e l’opera del sacerdote Don Ernesto Ricci sino al 1946. D’innanzi a tale figura, nell’immediato, ci si chiede come un’umile sacerdote, privo di proprie ricchezze e appartenente a un’umilissima famiglia, abbia fatto ad attuare così grandi progetti per la collettività.

 

La figura di Don Ricci, per grandezza d’animo e tenacia nel portare a termine i propri progetti nonostante le scarsissime risorse economiche, può senza dubbio essere avvicinata a quella di altre grandi figure della contemporaneità cattolica, come quella di Madre Teresa di Calcutta o di San Giovanni Bosco.

 

Ernesto fu il primo di quattro figli. Nacque l’11 giugno del 1887 presso Monte San Martino, borgo a metà strada tra il mare e gli Appennini in provincia di Macerata. Il padre Erminio Ricci e la madre Rosa Pierini, provengono da famiglie modestissime e per sopravvivere coltivano un piccolo terreno di loro proprietà vicino il fiume Tenna. I genitori erano ferventi cattolici e il giorno dopo che Ernesto venne alla luce, lo portarono da padre Giuseppe Rossi per farlo battezzare. Così è riportato nel registro battesimale: «Ego subscriptus baptizavi infantem heri natum circa horam 10 ante merid. Ex legitimis coniugibus Emilio Ioannis Ricci et Rosa Josephi Pieroni, cui imposita sunt nomina Ernestus, Stephanus, Aloysius. Patrini fuere Lauretus Clementis Battestini et Maria eius uxor Quinzani».

 

Ernesto fu poi battezzato all’età di due anni, il 26 maggio 1889, dall’arcivescovo di Fermo, Amilcare Malagola. Egli trascorse l’intera infanzia in condizioni modestissime, ma decorose. In casa c’era però una grande ricchezza: la fede religiosa: l’intera giornata era scandita dalla preghiera e si ringraziava sempre Dio per il poco che si aveva.

 

A Monte San Martino non mancavano famiglie ridotte in condizione di assoluta povertà e i genitori di Ernesto facevano il possibile per aiutarle, anche a costo di restare loro con un pasto in meno. Il piccolo assisteva contento a tali gesti di grande carità. Per tutta la vita ricorderà i preziosissimi insegnamenti dei genitori.

 

Nel 1893, all’età di sei anni, fu iscritto alla prima elementare. Il suo maestro, Nicola Piroli, si rese conto fin da subito delle grandi qualità del bambino. In poco tempo, il maestro, iniziò a servirsi di Ernesto per aiutare i compagni di classe in difficoltà. Il bambino, infatti, non solo era rapido nell’apprendimento, ma aveva anche grandi capacità pedagogiche con i compagni. Concluse le classi elementari, il giovane, dimostrò attitudini e volontà per proseguire gli studi, ma le condizioni economiche della famiglia non permisero che si potesse trasferire in un altro paese. Così venne affidato a Don Carlo Rossi, per continuare gli studi da privatista. Restò sotto alla guida del parroco sino al 1903.

 

Terminati gli studi da privatista con il parroco di Monte San Martino e più volte dimostrata la volontà di prendere i voti, sul finire del 1903, il giovane Ernesto, dopo aver superato brillantemente l’esame di ammissione al quarto ginnasio del seminario, decise di iscriversi al Seminario arcivescovile di Fermo. Durante gli anni trascorsi presso il Seminario Don Ernesto amava leggere, oltre ai libri di testo anche le vite dei santi e gli scritti dei padri della chiesa, nella loro lingua originale. Stando alle testimonianze di due suoi compagni di corso, Mons. Marcello Manfroni e Mons. Vincenzo Vagnoni, Ernesto si distingueva nello studio, eccellendo nel latino e riportando numerosi attestati di lode.

 

Superati il liceo e il ginnasio con ottimi voti, Ernesto si dedicò allo studio teologico, approfondendo la dogmatica, la storia della Chiesa e la Patristica. Ci sono giunti i voti che il giovane sacerdote aveva ottenuto nei quattro anni del corso teologico:

 

I Corso: Anno scolastico 1907-08

Luoghi teologici: 7,5

Inter. S. Scrittura: 10

Storia Ecclesiastica: 10

Lingue sacre: 7,5

Morale: 9

S. Liturgica: 10

Esegesi bib.: 9

 

II Corso: Anno scolastico: 1908-09

Dogmatica: 9

Inter. S. Scrittura: 9,5

Storia Ecclesiastica: 9

Morale: 9

S. Liturgica: 9

Esegesi bib.: 10

 

III Corso: Anno scolastico 1909-10

Esegesi: 9

Morale: 10

Storia Ecclesiastica: 9,5

Dogmatica: 10

Diritto canonico: 9,5

Archeologia: 9,5

 

IV Corso: Anno scolastico 1910-11

Esegesi: 10

Morale: 9,5

Storia Ecclesiastica: 9,5

Dogmatica: 10

Diritto canonico: 9,5

Archeologia: 10

 

Il 31 luglio 1910, Ernesto ricevette dall’arcivescovo di Fermo S.E. Mons. Carlo Castelli l’ordine del suddiaconato. L’11 marzo 1911 ricevette l’ordine del diaconato e il 25 luglio fu consacrato sacerdote. Al momento della consacrazione, come riportato da molte fonti, Ernesto era sinceramente commosso, poiché ormai da molti attendeva tale momento. Mons. Vincenzo Vagnoni, suo coetaneo, così sintetizza il suo giudizio su Ernesto: «È stato un sacerdote esemplare per pietà, per zelo inesauribile, in pienezza di comunione con Dio».

 

Dopo essere stato ordinato sacerdote, seguì un corso di perfezionamento presso Padre Celanzi. Successivamente l’Arcivescovo lo inviò per sei mesi come cooperatore di Don Michele Migni a Cerreto di Montegiorgio. Dall’inizio del 1912 venne nominato professore di lettere nel seminario e rettore della chiesa del Carmine. Proprio presso il Carmine, il parroco, in qualità di rettore della chiesa portò avanti l’opera da tempo funzionante a favore degli Artigianelli. Quest’opera raccoglieva nei giorni festivi i ragazzi delle famiglie più povere di Fermo, per farli partecipare alla Messa, istruirli nella dottrina cristiana, dare loro la possibilità di ricrearsi. Ogni domenica, ai ragazzi più assidui e disciplinati venivano dati pacchi-dono con varie vivande. Don Ernesto, per poter seguire i ragazzi anche nell’adolescenza, istituì un circolo, a cui dedicò tutto il suo impegno.

Tra il 1916 e il 1919, durante la prima guerra mondiale, fu inviato prima presso gli ospedali di Ancona e di Urbino, poi fu nominato aiutante cappellano al campo di prigionieri austro-ungarici a L’Aquila.

 

Tornato a Fermo, egli riprese il ministero sacerdotale nella chiesa del Carmine, l’insegnamento di storia civile al liceo e di quella ecclesiastica nel corso teologico presso il Seminario. Inoltre, Don Ernesto teneva il sacramento della Confessione nell’attigua chiesa di San Domenico e per volere dell’Arcivescovo seguiva il movimento dell’Apostolato della Preghiera. Insieme a Mons. Domenico Nisi, parroco di Amandola, presiedeva il comitato diocesano dei Congressi Eucaristici.

 

Dopo il Concordato tra Stato Italiano e Santa Sede del 1929, con l’introduzione dell’insegnamento della religione nelle scuole pubbliche, al parroco fu affidato l’insegnamento di tale disciplina presso l’Istituto Tecnico Industriale di Fermo. Gli studenti avevano rispetto e stima di Don Ernesto, poiché conoscevano la sua attività verso tutti i bisognosi.

 

Negli anni Trenta, su proposta dell’arcivescovo di Fermo Castelli, fu nominato cappellano del circolo dei balilla. Don Ernesto accettò l’incarico, poiché era l’unico modo per svolgere il ministero sacerdotale tra i giovani.

 

Fu anche direttore spirituale delle ragazze dell’Istituto Sagrini e dei ragazzi del Collegio Fontevecchia, che ospitava in gran parte studenti dell’Istituto Industriale, provenienti da fuori provincia e fuori regione.

 

Il 20 giugno 1944 le truppe alleate insieme ai partigiani liberarono la città dall’esercito tedesco. Fermo era stremata. Così tuonava La voce delle Marche: «la guerra ha costretto molti al digiuno e non pochi alla fame». A Fermo gli unici due istituti ad assistono la popolazione furono la Conferenza di San Vincenzo de’ Paoli e le Dame di carità che dal 1944 al 1951 distribuiscono in città 546 razioni di pane al giorno. Tra gennaio e aprile del 1945, furono organizzate cucine popolari presso l’asilo infantile di San Giuliano, l’ospizio di Santa Caterina e in arcivescovado.

 

Don Ernesto visse le sofferenze causate dalla guerra, aiutando i più bisognosi, gli ultimi. Tra il 1935 e 1936 accolse nella sacrestia della chiesa del Carmine e nel cortile adiacente, molti ragazzi e ragazze, sostenendoli con vestiti e cibo. Negli anni della guerra continuò ad accogliere chi aveva bisogno, facendosi aiutare dalle suore di Maria Bambina nella distribuzione del pane. Don Ernesto si rese subito conto che tale situazione emergenziale sarebbe durata anche dopo la fine della guerra, necessitava dunque la fondazione di un istituto emergenziale duraturo.

 

L’occasione si presentò il 20 giugno del 1946, con lo sgombero dell’ex ospedale di Santa Maria della Carità (l’ospedale era situato nell’edificio che anticamente fu sede del brefotrofio degli esposti), attiguo alla chiesa del Carmine. Così il parroco poté spostare l’opera assistenziale dalla sacrestia all’ex ospedale. Qui riunì tutti i bambini poveri della città, affinché potessero essere accuditi, istruiti e introdotti al mondo del lavoro. Nei primi mesi della sua nascita il luogo fu chiamato «Ricreatorio di Don Ricci», mentre il primo ottobre del 1946 divenne il «Collegio degli artigianelli del S. Cuore» (“La Voce delle Marche”, Ripresa/67 (24 marzo 1946).

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

ISTAT, Popolazione residente e presente dei comuni. Censimento dal 1861 al 1971.

“La Voce delle Marche”, Ripresa/12 (18 febbraio 1945).

 “La Voce delle Marche”, Ripresa/38 (12 agosto 1945).

“La Voce delle Marche”, Ripresa/4, 8 (24 dicembre 1944, 21 gennaio 1945).

“La Voce delle Marche”, LXVIII/31 (13 agosto 1950).

Archivio di Stato di Monte San Martino, Archivio Storico del Comune di Monte San Martino, a. 1887, titolo Anagrafe, stato civile e leva, unità 109: regg.66, fascc. 42;

Monte San Martino: immagini di paese: un secolo di storia, Sarnano, Istituto comprensivo Sarnano, 2000;

Amilcare Malagola: cardinale, arcivescovo e principe di Fermo, in "Gli arcivescovi di Fermo" dal 1800 ad oggi-profili e ricordi di Ernesto Garulli, Fermo, Stab. coop. tipografico, 1945;

G. BARUCCA, Vincenzo Pagani a Monte San Martino, San Ginesio, Comunità montana dei Monti azzurri, 2009;

E. BELLUCCI, La chiesa di Santa Maria delle Grazie a Cerreto di Montegiorgio, Sant’Elpidio a Mare, Grafiche Fioroni, 2014;

G. CECARINI, Don Marcello Manfroni: devoto ricordo di un santo sacerdote, in Petriolo: 26 settembre 1889, Fermo: 1° settembre 1983, Fermo, A. Livi, 2003;

G. CECARINI, Mons. Vincenzo Vagnoni: sacerdote di gran fede di generoso impegno apostolico di profonda cultura religiosa, Fermo, A. Livi, 2004;

G. CECARINI, Don Ernesto Ricci. Il Don Bosco di Fermo del secolo ventesimo, Fermo, Andrea Livi Editore, 2005;

G. CICCONI, Elogio funebre di mons. Roberto Papiri, arcivescovo di Fermo, Fermo, Tip. Sociale, 1906;

G. CICCONI, Il professore don Gustavo Corradi: Discorso letto nella Collegiata di M. S. Pietrangeli il di 31 agosto 1912, Fermo, Tip. Fratelli Boni e C., 1912;

G. CICCONI, Elogio funebre di mons. Ferdinando Bazzani, canonico della metropolitana di Fermo, pronunziato ai funerali di trigesima nella Chiesa del Pianto il 24 ottobre 1914, Fermo, Tip. Fratelli Boni e C., 1914.

A. GRILLI, La chiesa del Carmine di Fermo, già Santa Maria Novella della Carità, Fermo, 2002;

F. MARANESI, Fermo: itinerario turistico, Fermo, Scuola tip. Artigianelli S. Cuore, 1955;

R. MURRI, Lettera a S. E. Mons. Carlo Castelli arcivescovo di Fermo, Roma, Tip. dell’Unione cooperativa editrice, 1907;

NITOGLIA, Balilla e Avanguardisti: piccole e giovani italiane: 80 tracce di conferenze per Cappellani Militari, Parroci, Insegnanti e Dirigenti dei Circoli e Fasci Giovanili, Marino Laziale, Tipografia Santa Lucia, 1937;

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Seminario arcivescovile di Fermo: 4. Centenario della fondazione, Fermo, La rapida, 1968;

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S. VIRGILI, Il Montani: storia dell’Istituto tecnico industriale di Fermo, Fermo, Associazione ex-allievi dell’Istituto tecnico industriale Montani, 2005.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]