SUL DIRITTO AL VOTO
LE DINAMICHE DEL CRESCENTE
ASTENSIONISMO
di Giovanna
D'Arbitrio
Prima di esaminare le cause del
crescente astensionismo, ci sembra
giusto ricordare le lotte per il
diritto al voto dei neri in Usa e
quelle delle suffragette nel Regno
Unito. In un discorso intitolato
“Give us the ballot” (Dateci il
diritto di voto) del 1957, Martin
Luther King disse: “La negazione
di questo sacro diritto è un tragico
tradimento dei più alti mandati
della nostra tradizione democratica.
E quindi la nostra richiesta più
urgente al Presidente degli Stati
Uniti e a ogni membro del Congresso
è di darci il diritto di voto.”
E il film Suffragette di
Sarah Gravon (2015)
evidenzia come donne coraggiose
seguaci di Emmeline Pankhurst,
fondatrice della Women’s Social and
Political Union, reclamarono il
diritto al voto: durante le
manifestazioni venivano arrestate,
sottoposte ad umilianti ricatti e
violenze, come l’alimentazione
forzata durante gli scioperi della
fame intrapresi in carcere per
protesta. Emily Davison,
inoltre, durante un Derby a Epsom
nel 1913, morì gettandosi davanti al
cavallo del re per attirare la sua
attenzione sul movimento.
Parimenti nel film di Paola
Cortellesi C’è ancora domani,
una donna maltrattata dal marito
ritrova la sua dignità con il
diritto al voto nel dopoguerra,
quando il 2 giugno 1946 le donne,
insieme agli uomini, votarono per il
referendum in cui gli italiani
scelsero la repubblica, non la
monarchia, e furono eletti i membri
dell’Assemblea costituente. E il 18
aprile del 1948 gli italiani
andarono alle urne per le prime
libere elezioni politiche che fecero
registrare un’affluenza del 92 per
cento degli aventi diritto. Fino al
1979, l’affluenza fu sempre
superiore al 90 per cento,
raggiungendo picchi del 93,39 per
cento il 20 giugno 1976. Nel 1983 si
è scesi per la prima volta sotto il
90 per cento: l’affluenza si fermò
all’88 per cento. Nelle tre tornate
elettorali che seguirono, la
percentuale dei votanti oscillò tra
l’85 e l’89 per cento, per poi
scendere all’83 per cento nel 1996 e
all’81 per cento nel 2001. E poi
purtroppo la partecipazione
elettorale è diminuita
progressivamente. Alle ultime
elezioni del 2022, l’affluenza è
scesa ancora al 63,9%, circa il 9%
in meno rispetto alle precedenti,
dato più basso per quanto riguarda
le elezioni politiche
Il recente rapporto dell’Istat sulla
partecipazione politica in Italia
mette in relazione l’astensionismo
con la partecipazione politica,
anche quella poco invisibile, come
informarsi e parlare di politica. Le
persone che almeno una volta a
settimana si informano di politica
sono solo il 48,9%. Vent’anni fa i
dati erano vicini al 60%.
attualmente quasi la metà degli
italiani non si informa mai, o molto
raramente. Quando si chiede il
motivo di tutto ciò, il 60% risponde
esprimendo disinteresse e circa un
quarto con la sfiducia nella
politica. Un altro dato Istat è il
decrescere della discussione
politica fra cittadini.
E, a quanto pare, le cause
dell’astensionismo sono molteplici:
la sfiducia verso partiti e
istituzioni, la complessità del
sistema elettorale che favorisce le
coalizioni, la difficoltà logistica
per chi studia o lavora lontano dal
comune di residenza, in particolare
per i giovani che emigrano dal
Meridione, costretti a scegliere tra
non votare e tornare nel loro comune
di origine, un grave ostacolo non
solo per motivi logistici, ma anche
economici. In effetti possono votare
per posta solo gli emigrati iscritti
all’AIRE nei Paesi che hanno accordi
con il governo italiano. L’AIRE,
ovvero Anagrafe degli Italiani
Residenti all’Estero, consiste in un
registro, tenuto dai Comuni
italiani, che raccoglie i dati dei
cittadini italiani residenti
all’estero per un periodo superiore
ai dodici mesi. Purtroppo, molti non
si iscrivono per ignoranza della
legge oppure perché ritengono il
sistema troppo burocratico. Altri
ancora prendono la cittadinanza nel
paese straniero, mettono su
famiglia, votano là e tornano in
Italia solo per rivedere i genitori.
In altri paesi europei il problema è
stato risolto facilitando il voto
per posta o delega.
Se aggiungiamo alle suddette cause
anche pandemia e guerre che stanno
accentuando crisi economiche e
politiche, si comprende perché stia
crescendo la sfiducia dei lavoratori
(giovani in particolare) nei partiti
progressisti per le massicce perdite
di posti lavoro, verificatesi già da
alcuni anni per delocalizzazioni
dovute a globalizzazione e ora a
ulteriore crescente disoccupazione
per aziende costrette a chiudere in
seguito ai dazi trumpiani. Gli
sfiduciati ora votano per altri
partiti o non votano più.
Il libro Una democrazia senza
popolo. Astensionismo e deriva
plebiscitaria nell’Italia
contemporanea” di Federico Fornaro
(Bollati Boringhieri, 2025) getta un
grido d’allarme sui pericoli che
corre la democrazia in Italia. Ecco
come viene presentato il saggio:”
Quanto è stato faticosamente
raggiunto in Italia dopo il fascismo
e la guerra non va mai dato per
scontato, o il pericolo di vederlo
svanire si potrebbe fare più
concreto che mai, con un lento
scivolamento verso forme di
democrazia illiberale. La democrazia
non gode di buona salute. Sono molti
i fattori che ne stanno erodendo le
fondamenta e che mettono in serio
pericolo la tenuta delle
istituzioni. Non si tratta di una
questione teorica, lontana dal
sentire della gente: è un problema
che tocca da vicino la nostra vita
quotidiana, la nostra società,
minando il futuro di ciascuno di
noi. Da anni sono al lavoro quattro
silenziosi «tarli del legno» che
stanno scavando nel tessuto vivo
delle democrazie: le diseguaglianze
sempre più marcate (economiche e non
solo), la perdita di memoria
storica, l’uso spregiudicato delle
fake news con il conseguente
avvelenamento delle fonti della
conoscenza e la mancata fiducia nel
futuro. Analizzati a fondo, cifre
alla mano, questi fattori
determinano un crescente distacco
dalla politica da parte di molti,
evidente nelle percentuali sempre
più alte di astensionismo alle urne.
In questo panorama storico, l’Italia
appare un paese malato di rancore e
di sfiducia, brodo di coltura ideale
peri soggetti illiberali e
nazional-populisti. Contro questa
deriva politica deve essere chiaro
che la democrazia va difesa ogni
giorno, dando risposte ai problemi
della vita quotidiana delle persone
nel segno dell’eguaglianza e della
giustizia sociale”.
Chi crede nella democrazia
senz’altro deve augurarsi che
permanga la scelta elettorale tra
partiti di diversi schieramenti
politici nel rispetto della
Costituzione radicata negli
equilibri tra i Poteri della nostra
Repubblica e che la legge elettorale
consenta sempre il formarsi di una
valida Opposizione, altrimenti
l’astensionismo diventerebbe ancor
più una minaccia per la libertà. Non
ci resta che sperare in una veloce
rimozione delle cause, per la difesa
della democrazia, non solo in
Italia, ma anche a livello
internazionale dove spirano
pericolosi venti reazionari.