[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 215 / NOVEMBRE 2025 (CCXLVI)


attualità

SUL DIRITTO AL VOTO
LE DINAMICHE DEL CRESCENTE ASTENSIONISMO
di Giovanna D'Arbitrio

 

Prima di esaminare le cause del crescente astensionismo, ci sembra giusto ricordare le lotte per il diritto al voto dei neri in Usa e quelle delle suffragette nel Regno Unito. In un discorso intitolato “Give us the ballot” (Dateci il diritto di voto) del 1957, Martin Luther King disse: “La negazione di questo sacro diritto è un tragico tradimento dei più alti mandati della nostra tradizione democratica. E quindi la nostra richiesta più urgente al Presidente degli Stati Uniti e a ogni membro del Congresso è di darci il diritto di voto.”

 

E il film Suffragette di Sarah Gravon (2015) evidenzia come donne coraggiose seguaci di Emmeline Pankhurst, fondatrice della Women’s Social and Political Union, reclamarono il diritto al voto: durante le manifestazioni venivano arrestate, sottoposte ad umilianti ricatti e violenze, come l’alimentazione forzata durante gli scioperi della fame intrapresi in carcere per protesta. Emily Davison, inoltre, durante un Derby a Epsom nel 1913, morì gettandosi davanti al cavallo del re per attirare la sua attenzione sul movimento.

 

Parimenti nel film di Paola Cortellesi C’è ancora domani, una donna maltrattata dal marito ritrova la sua dignità con il diritto al voto nel dopoguerra, quando il 2 giugno 1946 le donne, insieme agli uomini, votarono per il referendum in cui gli italiani scelsero la repubblica, non la monarchia, e furono eletti i membri dell’Assemblea costituente. E il 18 aprile del 1948 gli italiani andarono alle urne per le prime libere elezioni politiche che fecero registrare un’affluenza del 92 per cento degli aventi diritto. Fino al 1979, l’affluenza fu sempre superiore al 90 per cento, raggiungendo picchi del 93,39 per cento il 20 giugno 1976. Nel 1983 si è scesi per la prima volta sotto il 90 per cento: l’affluenza si fermò all’88 per cento. Nelle tre tornate elettorali che seguirono, la percentuale dei votanti oscillò tra l’85 e l’89 per cento, per poi scendere all’83 per cento nel 1996 e all’81 per cento nel 2001. E poi purtroppo la partecipazione elettorale è diminuita progressivamente. Alle ultime elezioni del 2022, l’affluenza è scesa ancora al 63,9%, circa il 9% in meno rispetto alle precedenti, dato più basso per quanto riguarda le elezioni politiche

 

Il recente rapporto dell’Istat sulla partecipazione politica in Italia mette in relazione l’astensionismo con la partecipazione politica, anche quella poco invisibile, come informarsi e parlare di politica. Le persone che almeno una volta a settimana si informano di politica sono solo il 48,9%. Vent’anni fa i dati erano vicini al 60%. attualmente quasi la metà degli italiani non si informa mai, o molto raramente. Quando si chiede il motivo di tutto ciò, il 60% risponde esprimendo disinteresse e circa un quarto con la sfiducia nella politica. Un altro dato Istat è il decrescere della discussione politica fra cittadini.

 

E, a quanto pare, le cause dell’astensionismo sono molteplici: la sfiducia verso partiti e istituzioni, la complessità del sistema elettorale che favorisce le coalizioni, la difficoltà logistica per chi studia o lavora lontano dal comune di residenza, in particolare per i giovani che emigrano dal Meridione, costretti a scegliere tra non votare e tornare nel loro comune di origine, un grave ostacolo non solo per motivi logistici, ma anche economici. In effetti possono votare per posta solo gli emigrati iscritti all’AIRE nei Paesi che hanno accordi con il governo italiano. L’AIRE, ovvero Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, consiste in un registro, tenuto dai Comuni italiani, che raccoglie i dati dei cittadini italiani residenti all’estero per un periodo superiore ai dodici mesi. Purtroppo, molti non si iscrivono per ignoranza della legge oppure perché ritengono il sistema troppo burocratico. Altri ancora prendono la cittadinanza nel paese straniero, mettono su famiglia, votano là e tornano in Italia solo per rivedere i genitori. In altri paesi europei il problema è stato risolto facilitando il voto per posta o delega.

 

Se aggiungiamo alle suddette cause anche pandemia e guerre che stanno accentuando crisi economiche e politiche, si comprende perché stia crescendo la sfiducia dei lavoratori (giovani in particolare) nei partiti progressisti per le massicce perdite di posti lavoro, verificatesi già da alcuni anni per delocalizzazioni dovute a globalizzazione e ora a ulteriore crescente disoccupazione per aziende costrette a chiudere in seguito ai dazi trumpiani. Gli sfiduciati ora votano per altri partiti o non votano più.

 

Il libro Una democrazia senza popolo. Astensionismo e deriva plebiscitaria nell’Italia contemporanea” di Federico Fornaro (Bollati Boringhieri, 2025) getta un grido d’allarme sui pericoli che corre la democrazia in Italia. Ecco come viene presentato il saggio:” Quanto è stato faticosamente raggiunto in Italia dopo il fascismo e la guerra non va mai dato per scontato, o il pericolo di vederlo svanire si potrebbe fare più concreto che mai, con un lento scivolamento verso forme di democrazia illiberale. La democrazia non gode di buona salute. Sono molti i fattori che ne stanno erodendo le fondamenta e che mettono in serio pericolo la tenuta delle istituzioni. Non si tratta di una questione teorica, lontana dal sentire della gente: è un problema che tocca da vicino la nostra vita quotidiana, la nostra società, minando il futuro di ciascuno di noi. Da anni sono al lavoro quattro silenziosi «tarli del legno» che stanno scavando nel tessuto vivo delle democrazie: le diseguaglianze sempre più marcate (economiche e non solo), la perdita di memoria storica, l’uso spregiudicato delle fake news con il conseguente avvelenamento delle fonti della conoscenza e la mancata fiducia nel futuro. Analizzati a fondo, cifre alla mano, questi fattori determinano un crescente distacco dalla politica da parte di molti, evidente nelle percentuali sempre più alte di astensionismo alle urne. In questo panorama storico, l’Italia appare un paese malato di rancore e di sfiducia, brodo di coltura ideale peri soggetti illiberali e nazional-populisti. Contro questa deriva politica deve essere chiaro che la democrazia va difesa ogni giorno, dando risposte ai problemi della vita quotidiana delle persone nel segno dell’eguaglianza e della giustizia sociale”.

 

Chi crede nella democrazia senz’altro deve augurarsi che permanga la scelta elettorale tra partiti di diversi schieramenti politici nel rispetto della Costituzione radicata negli equilibri tra i Poteri della nostra Repubblica e che la legge elettorale consenta sempre il formarsi di una valida Opposizione, altrimenti l’astensionismo diventerebbe ancor più una minaccia per la libertà. Non ci resta che sperare in una veloce rimozione delle cause, per la difesa della democrazia, non solo in Italia, ma anche a livello internazionale dove spirano pericolosi venti reazionari.

RUBRICHE


attualità

ambiente

arte

filosofia & religione

storia & sport

turismo storico

 

PERIODI


contemporanea

moderna

medievale

antica

 

ARCHIVIO

 

COLLABORA


scrivi per instoria

 

 

 

 

PUBBLICA CON GBE


Archeologia e Storia

Architettura

Edizioni d’Arte

Libri fotografici

Poesia

Ristampe Anastatiche

Saggi inediti

.

catalogo

pubblica con noi

 

 

 

CERCA NEL SITO


cerca e premi tasto "invio"

 


by FreeFind

 

 

 


 

 

 

[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]