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N. 19 - Dicembre 2006

IL DIALOGO POLITICO UE-CINA SUI DIRITTI UMANI

Strategie di cooperazione

di Stefano Crescenzi

 

Con l’approvazione di una risoluzione del Parlamento Europeo, l’11 aprile 2002 può essere considerata una data chiave in cui, per la prima volta, si struttura una sistematica strategia di cooperazione dell’Unione Europea con la Cina, avviando uno di quei dialoghi politici ad hoc in materia di diritti umani, previsti dall’architettura comunitaria, nel quadro della Politica Estera e di Sicurezza Comune.

L’importanza di questo dialogo, che pone una sorta di condizionalità[1] alle relazioni tra i due soggetti, siano esse di natura economica, finanziaria o politica, è una questione di rilevante attualità, poiché di recente, dal 16 al 19 ottobre p.v. si è svolto a Pechino l’ultimo incontro periodico previsto da questo tipo di dialogo.

 

Tale colloquio, oltre a delineare le linee guida per l’azione futura dell’Unione nei confronti della Repubblica Popolare Cinese è stato anche un’importante occasione per rilevare i risultati e i progressi compiuti dalla Cina in materia di Diritti Umani; valutazioni contenute nel documento sulle relazioni con il paese asiatico, redatto dalla Commissione Europea il 24 ottobre.

 

Punto focale di questo documento restano comunque le relazioni economiche e commerciali che la Cina intrattiene con l’Unione, relazioni che vanno intensificandosi sempre più e per le quali ci si è auspicati la costruzione di un partenariato ancora più stretto, che comporti maggiori responsabilità da entrambi le parti, e che quindi porti anche relativi benefici maggiori.

 

Ferma restando tale priorità, l’Unione è intenzionata ad accompagnare alle tematiche di natura prettamente economica, anche maggiori pressioni sul piano della tutela dei diritti umani, chiedendo pertanto di giungere al più presto ad una soluzione di molte delle “questioni irrisolte”, che sono peraltro contenute nelle varie risoluzioni del Parlamento europeo e nelle relazioni annuali della Commissione sulle relazioni dell’Unione con la Repubblica Popolare Cinese.

 

A tal proposito, da parte europea, si è voluto in primis rilevare i progressi compiuti nella tutela dei diritti umani nel Paese; progressi riguardanti l’approvazione e la discussione di nuove leggi e  procedure come la recente introduzione dell’appellabilità per la sospensione della pena di morte alla Corte Suprema, uno strumento che sebbene non sia volto a fermare le esecuzioni capitali in Cina, almeno introduce una valida garanzia per la riduzione delle stesse; o anche la nuova legge per la tutela dei lavoratori, ancora allo stato di discussione e non ancora approvata dall’Assemblea Nazionale del Popolo.

 

Rimangono però ancora molti temi insoluti su cui l’Unione preme particolarmente la dirigenza cinese, quali le carenze nella libertà di espressione, e nello specifico le relative incarcerazioni di dissidenti politici, il non libero accesso ad internet per i cittadini cinesi, la mancanza del pieno rispetto della libertà religiosa ( tema che ultimamente ha visto una presa di posizione chiara da parte dell’Unione ) o la mancata effettività nelle misure di tutela delle minoranze etniche, sociali e religiose.

 

Per l’Europa, avere un partner cinese “ stabile, prospero, aperto, che adotti la democrazia, i principi del libero mercato e lo Stato di diritto”, è un’esigenza reale e importante, al fine di poter essere affiancata da una Cina che possa giocare sullo scacchiere internazionale un ruolo alla pari, rispettando le medesime regole, e dividendo gli stessi benefici.

 

La pressione costante dell’Unione Europea sulla Repubblica Popolare Cinese è dovuta soprattutto alla maggiore rilevanza che il Paese sta acquisendo all’interno della comunità internazionale, e poiché la Cina sarà sulla scena mondiale, nei prossimi anni a venire, con importanti manifestazioni di forte impatto, quali ad esempio le Olimpiadi del 2008, ci si auspica che grazie ad una costante presenza del Paese sotto il giudizio di una più larga opinione pubblica, di riuscire ad ottenere maggiori risultati sotto il profilo della tutela dei diritti umani.

[1] L’importanza della condizionalità del rispetto dei diritti umani nei rapporti di cooperazione tra paesi donatori e paesi riceventi gli aiuti, è una questione molto sentita dall’Unione Europea; in tal modo, si cerca di arrivare ad una sorta di compromesso tra il bisogno di aiuti e il tentativo di condizionare gli stessi attraverso degli adeguamenti nel campo della tutela dei diritti umani, ottenendo un doppio vantaggio per le popolazioni che ricevono gli aiuti. Tale pratica virtuosa, non sempre viene attuata da tutti i paesi donatori, e l’istituzione di un dialogo specifico sul tema con la Cina, dovrebbe rappresentare un esempio di buona cooperazione, con riguardo ad un avanzamento dei diritti e della tutela dei cittadini.

 

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