Riflettendo sulle paure della nostra
difficile epoca in cui ci sentiamo
continuamente minacciati da tanti
pericoli, vengono in mente alcuni
versi del poeta indiano Rabindranath
Tagore (Calcutta1861-1941), sempre
attuali a livello sia nazionale sia
internazionale. Egli, in Dove
la Mente è senza Paura,
scrive: “La libertà dalla paura è
la libertà / che chiedo per te, mia
Patria diletta! / Libertà dal
fardello degli anni, che fa chinare
la tua testa, / che ti spezza la
schiena, che rende ciechi i tuoi
occhi /al richiamo allettante del
futuro; / libertà dai ceppi del
torpore con i quali incateni te
stessa all’immobilità della notte, /
diffidando della stella che addita
la via avventurosa della verità; /
libertà dall’anarchia di un destino
le cui vele sono affidate a venti
ciechi ed incerti, / e il timone a
una mano irrigidita e fredda come la
Morte”.
Scritta da Tagore durante le lotte
per l’indipendenza dell’India dal
colonialismo britannico, la poesia
contiene un messaggio universale e
parla a chiunque aspiri alla
libertà, alla dignità e alla
giustizia, offrendo una grande
visione di speranza che non riguarda
solo l’India, ma l’Umanità intera.
Fu pubblicata nel 1910 nella
raccolta Gitanjal, che valse
al poeta il Premio Nobel per la
Letteratura.
Senz’altro oggi la paura del futuro
coinvolge sempre più l’Umanità tra
pandemie, disastri climatici, crisi
economico-politiche e sanguinose
guerre che destano ansia e
preoccupazione come eventi che
sfuggono al controllo di noi comuni
cittadini. E sono in molti a
chiedersi dove ci condurranno i
cambiamenti attuali, in particolare
in una politica che si dibatte tra
democrazia e autocrazia in un mondo
sempre più in bilico tra i suddetti
poli, con un aumento di regimi
autoritari, una sfida costante per
le democrazie radicate nella
libertà, rispetto di diritti umani e
civili e beni comuni.
In effetti, la lotta tra questi due
sistemi genera incertezze e timori
sul destino della libertà globale,
dal momento che diversi paesi stanno
scegliendo tra modello occidentale o
modelli più autoritari per non
restare isolati, una sfida che a
livello mondiale sta mettendo a dura
prova molte democrazie e in
particolare i partiti progressisti.
In effetti essi avevano già perso
consensi quando, per effetto delle
strategie economico-politiche
globalizzate miranti a riduzione dei
costi, si è verificata una grave
perdita di posti di lavoro con
accorpamenti di aziende,
delocalizzazioni e quant’altro…ed
ora i suddetti partiti si trovano a
dover fare marcia indietro e
affrontare altre riduzioni di posti
non solo per i dazi trumpiani, ma
anche per l’avvento
dell’intelligenza artificiale che
inciderà su tutto ciò in modo ancora
più pesante.
Ci sono diversi libri che analizzano
i pericoli che minacciano democrazia
e libertà tra i quali citiamo La
nuova guerra contro le democrazie,
del noto giornalista e saggista
Maurizio Molinari, nonché quello di
Romano Prodi e Massimo Giannini
Il dovere della Speranza che
malgrado guerre, disordine mondiale
e crisi dell’Europa, ci invita alla
speranza come un dovere per le
generazioni future, poiché, come si
legge nella presentazione di
Rizzoli, custodire e
promuovere “il dovere della
speranza” vuol dire non arrendersi
alla progressiva evanescenza
europea. Vuol dire continuare a
credere in una politica
internazionale che non sia solo uno
strumento dottrinario di rese dei
conti. Perché il rischio di perdere
tutto è incredibilmente concreto.
Autocrazie contro democrazie,
civiltà contro barbarie, la dea
incompiuta e irrisolta dell’Europa
fino a toccare i nervi scoperti dei
problemi interni al nostro Paese. Il
risultato è un confronto serrato su
tutti i grandi mali che rischiano di
polverizzare il lungo lavoro di
costruzione politica della pace.
Con una certezza: abbiamo ancora
“il dovere di sperare”.
Senz’altro libri interessanti, ma
preferiamo tornare ai versi di
Tagore che implora Dio affinché ci
aiuti a preservare la libertà, un
bene immenso che va tutelato:
“Libertà dall’onta di abitare in
un mondo di marionette, / le cui
mosse sono guidate da fili senza
cervello, / ripetute per abitudine
senza senso; / dove i personaggi
sono in attesa, con passiva
obbedienza, / che li desti per un
istante a un’effimera imitazione
della vita,/dove la mente non
conosce paura e la testa si tiene
alta; / dove il sapere è libero; /
dove il mondo non è ridotto in
frammenti da anguste pareti
domestiche; / dove le parole
sgorgano dalle profondità del vero;
/ dove un instancabile impegno
protende le braccia verso la
perfezione; / dove il limpido
ruscello della ragione non s’è
perduto nelle monotone deserte
sabbie di stracche abitudini; dove
la mente è da Te condotta a un
pensare e a un agire sempre più
vasti / Sotto tal cielo di libertà,
Padre mio, fa che il mio popolo si
desti”.
Non possiamo che aggiungere Amen
e sperare.