N. 61 - Gennaio 2013
(XCII)
CUlTURA, UNICA IDENTITà EUROPEA
Un’intervista con Umberto Eco
di Giovanna D’Arbitrio
Mentre
infuriano
dibattiti
e
polemiche
sulla
crisi,
Spread
e
rapporti
con
l’Europa,
forse
dovremmo
ricordare
ciò
che
affermò
Umberto
Eco
tempo
fa:
di
ritorno
da
un
viaggio
a
Parigi
per
ricevere
la
nomina
di
commendatore
della
Legion
d’Onore,
egli
rilasciò
un’intervista
pubblicata
da
“Le
Monde”
e da
altri
giornali.
Pur
apprezzando
tale
onore,
dichiarò
che
si
era
sentito
altrettanto
emozionato
nell’essere
insignito
della
Gran
Croce
del
Dodecaneso
in
Grecia,
oppure
nel
ricevere
auguri
da
parte
di
importanti
politici
stranieri
poiché
finalmente
“siamo
europei
per
cultura”
dopo
tante
guerre
fratricide.
Citando
poi
la
frase
dell’ex
ministro
tedesco
Joschka
Fischer
“l’Euro
è un
progetto
politico”,
evidenziò
la
necessità
di
un’integrazione
che
vada
al
di
là
della
moneta
comune.
Secondo
lo
scrittore,
l’identità
europea
del
2012
è
diffusa,
ma
ancora
“shallow”,
termine
inglese
che
indica
uno
posizione
intermedia
tra
“superfice
e
profondità”:
dobbiamo
pertanto
radicarla
meglio
prima
che
l’attuale
crisi
la
distrugga
del
tutto.
I
giornali
economici
purtroppo
non
danno
spesso
il
dovuto
risalto
all’Erasmus
che
ha
creato
la
prima
generazione
di
europei
mentre
invece,
secondo
lo
scrittore,
esso
dovrebbe
essere
propagandato
ed
esteso
a
mestieri
e
professioni
di
tutti
i
generi
per
intensificare
proficui
scambi
culturali
ed
esperienze
che
potrebbero
accelerare
l’integrazione.
I
Padri
Fondatori
d’Europa,
come
Adenauer,
De
Gasperi
e
Monnet,
forse
viaggiavano
di
meno,
non
conoscevano
bene
le
lingue
straniere
e
non
usavano
Internet:
la
loro
Europa
rappresentava
una
reazione
alla
Guerra
per
costruire
la
pace.
Oggi
noi
dobbiamo
lavorare
all’identità
profonda,
cercando
ciò
che
ci
unisce,
non
ciò
che
ci
divide.
L’Europa,
infatti,
è un
continente
che
ha
saputo
“fondere
molte
identità
senza
confonderle”,
le
nostre
radici
greco-romane,
giudaiche
e
cristiane
convivono,
come
la
Bibbia
e le
mitologie
nordiche
(
presepe
e
albero
di
Natale,
San
Nicola,
Santa
Claus,
Santa
Lucia
ecc.).
Anche
se
non
parliamo
la
stessa
lingua
come
negli
USA,
potremo
diventare
un’indissolubile
federazione
se
diventeremo
europei
“profondi”.
Allora
sulle
nostre
banconote
forse
un
giorno
disegneremo
personaggi
della
CULTURA
che
ci
ha
unito,
come
Dante
Shakespeare,
Balzac
e
tanti
altri.
Insomma,
concludendo,
non
sarà
certo
lo
Spread
a
farci
sentire
europei,
ma
sarà
la
nostra
identità
culturale
l’unica
via
verso
un’Europa
davvero
unita.
