[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 160 / APRILE 2021 (CXCI)


contemporanea

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A PROPOSITO DI CRAXI
IL RAPPORTO CON I MASS MEDIA NELLERA DELL'APPARIRE

di Bianca Crisciotti

 

Craxi viene eletto segretario del Partito Socialista nel 1976, assumendo la guida di una compagine politica che stentava a trovare una direzione unitaria, un’identità forte e uno spazio autonomo tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista. Nonostante la provenienza da un gruppo minoritario, Craxi riesce in pochi anni a imporre la propria leadership nel partito puntando su di un forte dinamismo e pragmatismo.

 

Il neosegretario si dedica progressivamente a una ristrutturazione interna, con lo snellimento della burocrazia, e a una revisione ideologica del partito che possa renderlo la nuova alternativa di sinistra. Il diverso corso è segnato anche dalla modifica del simbolo, il quale vede rilegati i tradizionali falce, martello e libro, in basso, rispetto al grande garofano posto in alto. La decisione di modificare il simbolo è sintomo di una particolare attenzione del leader socialista verso ciò che riguarda la sfera dell’immagine.

 

Craxi infatti, appena divenuto segretario, assegna due incarichi: nomina il responsabile e il segretario amministrativo per il settore cultura-spettacolo. In questo modo due settori chiave saranno gestiti da due autonomisti, Guadalupi e Martelli. Craxi comprende che nella “società dello spettacolo” non si può fare politica senza comparire spesso e senza dare prova del proprio attivismo.

 

Nonostante sia sottovalutato da molti, al nuovo segretario vengono riconosciute doti quali tenacia e grinta, una grinta che può spesso trasformarsi in aggressività. È per questo che Craxi non desta da subito particolari simpatie negli ambienti dei quotidiani più seguiti. Il Manifesto lo chiama «Bettino l’americano», amico di Kissinger e Montanelli; La Repubblica lo definisce «il tedesco del Psi» per il suo essere un lavoratore instancabile, «efficiente come un governatore della California», ma anche per una certa irruenza. Sembra quindi proprio la stampa a dare il via al processo di “creazione del personaggio” del neosegretario socialista.

 

Il processo di personalizzazione della leadership, legato alla spettacolarizzazione e alla mediatizzazione della politica, investe lentamente la maggior parte dei partiti e risponde all’esigenza di catturare un nuovo voto di opinione sempre più legato alle logiche della comunicazione e a programmi politici generici. Tutto ciò è correlato all’evoluzione della società italiana: gli anni Ottanta rappresentano l’epoca del benessere e del progresso, una sorta di “secondo miracolo” italiano, dopo il decennio precedente segnato dal terrorismo rosso e nero, nonché dalla crisi economica a seguito dello shock petrolifero del 1973.

 

Avviene un vero e proprio ripiegamento nel privato, nella ricerca del successo personale, rispetto all’impegno civile e politico che aveva caratterizzato gli anni Settanta. Tale tendenza non può che ripercuotersi anche sulla politica, dalla quale ci si aspetta un atteggiamento determinato e risoluto nel guidare l’Italia in questo momento di ritrovata agiatezza.

 

A livello internazionale non passano inosservati Margareth Thatcher e Ronald Reagan: entrambi hanno un programma chiaro e agiscono con risolutezza. La «lady di ferro» inglese porta avanti un piano di ristrutturazione economica, d’impronta neoliberista, che mira a risollevare il Regno Unito dalla crisi. Negli Stati Uniti Reagan raccoglie consensi grazie al suo approccio intraprendente ai problemi di politica estera e grazie alla rilevanza data al sentimento patriottico. In tale direzione si orienta anche la comunicazione del presidente, il quale è molto a suo agio sotto i riflettori: i richiami alla sfera religiosa, alla superiorità morale americana e la tendenza alla battuta sono elementi imprescindibili dei suoi discorsi.

 

In Italia colui che sembra incarnare le doti di «decisionismo» e fermezza è Bettino Craxi; i nuovi strumenti che l’ambiente mediale mette a disposizione non sfuggono al leader socialista, che come già è stato detto comprende la necessità di portare sul piano della comunicazione l’atteggiamento assunto nell’attività politica.

 

La televisione, il medium per eccellenza dal suo esordio negli anni Cinquanta, si presta perfettamente alle nuove esigenze della comunicazione politica; durante le elezioni del 1983 lo spot elettorale a pagamento, utilizzato in modo parziale dalla fine degli anni Settanta, è in questa circostanza uno dei principali protagonisti. È l’esempio lampante di quanto la comunicazione sia ormai legata all’immagine, ai gesti e allo slogan di ogni singolo leader e candidato. Il Partito Socialista e la Democrazia Cristiana insistono sulla personalizzazione dei loro segretari e investono molto sul nuovo strumento degli spot. Lo stesso Craxi è protagonista di diversi spot in cui espone gli intenti e le idee del proprio partito.

 

Proprio nel 1983 Craxi diventa Presidente del Consiglio: da questo momento in poi il già travagliato rapporto con la stampa tenderà a peggiorare. Non è soltanto definito «il monarca del Psi», «il Führer italiano», ma in alcuni casi tra il premier e la stampa si aprono delle vere e proprie battaglie.

 

Un episodio da ricordare è senz’altro la tempesta scatenata dal Corriere della Sera di Cavallari nel 1984. Il 20 gennaio il Consiglio dei Ministri aveva nominato il democristiano Piga presidente della Commissione di Controllo della Borsa e delle Società. Il giorno dopo il quotidiano milanese lascia intendere che il ministro competente, Goria, ha «subìto» l’indicazione di Craxi. Contemporaneamente viene annunciato un accordo tra Dc e Psi per la conferma di Nesi alla Presidenza della Banca nazionale del lavoro. «Due più due fa quattro», pensa l’ambiente politico-giornalistico, e così scoppia il caso. Di lì a poco una sentenza del Tribunale di Roma condanna Cavallari a cinque mesi di reclusione e a cento milioni di multa per aver diffamato il Psi.

 

Altra circostanza che porta a uno scontro aperto tra il Presidente del Consiglio e i maggiori quotidiani, è la crisi di Sigonella del 1985. Buona parte della stampa mette in continua discussione l’operato del governo durante gli eventi che vanno dal sequestro della nave da crociera Achille Lauro fino all’affaire Sigonella. Repubblica in particolare attacca con parole dure sia Craxi che l’allora ministro degli Esteri Andreotti, definendo la gestione del governo come un vero «inghippo all’italiana».

 

Non mancheranno le grintose risposte del Presidente del Consiglio nei confronti di questi attacchi; Craxi affermerà che gli operatori dell’informazione hanno avuto reazioni eccessivamente emotive, mettendo in moto un circo mediatico che ha soltanto rischiato di compromettere l’immagine dell’Italia nel panorama internazionale.

 

Nei suoi discorsi il Presidente del Consiglio utilizza un linguaggio particolarmente chiaro e diretto, utilizza numerose metafore per rendere i concetti più incisivi; fa inoltre ampio uso delle pause per aumentare il senso di attesa e dare l’impressione di essere una persona comune, e non un comunicatore di mestiere.

 

Craxi è spesso animato da una forte vis polemica, ma l’impressione è quella di voler mantenere una certa calma e fermezza anche in situazioni di tensione. In alcuni casi però non mancano espressioni colloquiali di indignazione, «ma smettila, ma piantala, ma lasciami parlare»; inoltre vuole «chiamare le cose con il loro nome» quando desidera essere del tutto franco.

 

Tutto ciò fa comprendere quanto ormai i linguaggi della politica e dell’informazione stiano cambiando in direzione di una generale spettacolarizzazione. Craxi è senz’altro uno dei primi leader a prendere coscienza dei cambiamenti in atto, sperimentando personalmente, e all’interno del proprio partito, nuovi registri comunicativi.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

E. Scalfari, Inghippo all’italiana, 13 ottobre, in “Repubblica”.

G. Statera, La politica spettacolo. Politici e mass media nell’era dell’immagine, Mondadori, Milano 1986.

I. Pietra, E adesso Craxi: Un ritratto politico, Rizzoli, Milano 1990.

S. Colarizi e M. Gervasoni, La cruna dell’ago. Craxi, il Partito socialista e la crisi della repubblica, Laterza, Roma-Bari 2005.

Bettino Craxi: Discorsi parlamentari 1969-1993, a cura di G. Acquaviva, Serie voci dal Parlamento, Laterza, Roma-Bari 2007.

A. M. Banti, L’età contemporanea dalla Grande Guerra a oggi, Laterza, Roma-Bari 2009.

E. Novelli, Le campagne elettorali in Italia. Protagonisti, strumenti, teorie, Laterza, Bari-Roma 2018. 

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]