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N. 118 - Ottobre 2017 (CXLVIII)

SULLA CORSICA MEDIEVALE
LE INCURSIONI ISLAMICHE E IL DOMINIO MUSULMANO NELL'ISOLA - PARTE II

di Vincenzo La Salandra

 

È importante sottolineare che per la storia della Corsica il periodo dell'Alto Medioevo è forse il più oscuro, e non disponiamo di fonti e notizie sicure. Seguendo le ricostruzioni del cronachista Giovanni della Grossa (XV secolo) e dello storico Arcidiacono Anton-Pietro Filippini (che terminava la sua Historia di Corsica, nel 1594), la Corsica ebbe nell'arco di circa 166 anni una successione di sei re mori.

 

L'ultimo di questi re sarebbe stato sconfitto e scacciato dal patrizio romano Ugo Colonna, vero primo eroe nazionale e quasi un re Artù corso, che versò l'800 passò in Corsica, conquistò l'isola e, per donazione del pontefice, la trasmise in dominio ai suoi discendenti, ponendosi alla radice mitica della feudalità corsa.

 

Questo racconto potrebbe non essere assolutamente autentico, e probabilmente non lo è, tuttavia, non si tratta nemmeno di pura favola: infatti sembra accertato che i Colonna abbiano avuto in Corsica un dominio vassallatico dei pontefici; ed è certo che l'isola risulta soggetta ai Colonna nel 1097, la data della conquista genovese.

 

Certamente una porzione non piccola della Corsica rimase in mani cristiane e i musulmani non riuscirono ad impossessarsi dell'isola che in misura parziale e discontinua; per queste ragioni il dominio islamico in Corsica rimase precario e praticamente dipendente dal dominio musulmano della Sardegna: ecco perché una volta scacciati definitivamente dalla Sardegna, i Mori liberarono di riflesso anche la Corsica.

 

Rimane da accennare alle imprese e conquiste di Mughaid, il Mugetto o Musetto delle fonti cristiane: questo intraprendente regolo islamico di Denia partendo dalla Spagna, e segnatamente dalle Isole Baleari, sbarcò in Sardegna e conquistò Cagliari nel 1002.

 

Dopo vari tentativi pisani di liberare l'isola, il papa Giovanni XVIII aveva con una bolla promesso di dare la Sardegna a chi l'avesse definitivamente liberata dagli infedeli. I pisani cercarono ripetutamente di conquistare la Sardegna liberandola dai musulmani: ma questi arrivarono a minacciare la stessa città di Pisa.

 

Mughaid intanto attaccava il continente italiano occupando la Lunigiana, tra il genovesato e la Toscana, e trasportò la sua dimora nientemeno che a Luni, che era già stata devastata irrimediabilmente dai musulmani già nell'849.

 

Allarmato dalla minacciosa presenza in Italia di un vero avamposto musulmano il papa Bonifacio VIII lanciò un appello alle potenze italiane: nel 1016 una alleanza di Pisani e Genovesi rispose agli appelli papali e con una battaglia di tre giorni Mughaid venne sconfitto e cacciato da Luni: si salvò miracolosamente ma fu costretto ad abbandonare i suoi tesori e finanche sua moglie.

 

Si dice che le venne sequestrato un favoloso diadema, stimato mille lire di quel tempo, e che successivamente il papa regalò il diadema all'imperatore Enrico II. Mughaid si era rifugiato in Sardegna da dove venne cacciato successivamente dalla flotta congiunta pisano-genovese e rispedito ad Ibiza dove trovò rifugio con un manipolo di fedelissimi. Ma Mughaid era duro a morire in tutti i sensi: attaccò ancora la Sardegna nel 1021 e dopo l'assedio pisano di Bona del 1035, ancora razziò la Sardegna nel 1050: quest'anno e l'ultimo delle incursioni saracene nell'isola, e il papa Leone IX riuscì finalmente a felicitarsi con i pisani per aver liberato in via definitiva la Sardegna dall'infezione saracena, dopo circa 330 anni di costante presenza in incursioni e domini politici.

 

Per quanto riguarda la Corsica e molto probabile che le incursioni di Mughaid la interessarono estesamente ed è probabile che Giovanni della Grossa, il padre (u Babbu) della storia corsa, possa aver confuso le date della permanenza musulmana nell'isola e della successiva guerra ai mori, che lui fissava ai secoli VIII-IX, con quelle più probabili delle imprese di Mughaid del secolo XI.

 

Accanto al Mugetto di Sardegna appaiono quindi i nomi dei sei regnanti saraceni in Corsica, il cui dominio Giovanni estende a 176 anni: ecco Ali, Lanzancisa, Muzi, Scalabro, Ferrandino e Nugolone, e contro quest'ultimo emiro si sarebbe svolta l'epica impresa di Ugo Colonna.

 

È sempre utile concludere con Idrisi (Ceuta, 1099 ca. - Sicilia, 1164), che scriveva nel XII secolo il suo capolavoro geografico, il Libro di Ruggero, opera araba di assoluto interesse per la storia e la geografia mediterranee.

 

Un suo passo sulla Corsica è allo stesso tempo illuminante e utile per delineare sia il carattere del popolo corso ma anche per indicare una piccola notazione sulle influenze politiche pisane nell'isola: “La Corsica, tutta golfi e insenature, ha a oriente quel mare che in lingua non araba viene chiamato Tirreno e nella parte occidentale del suo territorio una bella città, di media grandezza e ben popolata. Quest'isola, lunga centocinquanta miglia e larga ventisette, è fertile e ricca di colture. I Corsi sono più solerti viaggiatori fra le genti latine, di cui percorrono in lungo e in largo il territorio”.

 

E ancora: “Fra le isole adiacenti al continente italiano vi è l'Elba; essa dista dalla Corsica una giornata di navigazione ed il contorno perimetrale della sua sagoma è di cento miglia. L'Elba appartiene alla circoscrizione di Pisa”.

 

Idrisi ci segnala quindi non solo la presenza e floridezza della cittadina di Ajaccio, l'antico e già citato Qasr Aljaiz arabo, ma anche l'intraprendenza commerciale dei corsi e particolarmente la ricchezza delle coltivazioni nell'isola, peraltro confermata da altre fonti medievali; ancora, è molto utile sottolineare che il geografo arabo marocchino-siciliano poneva decisamente l'Elba sotto la giurisdizione politica pisana, ma non la Corsica.



 

 

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