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                          N. 31 - Dicembre 2007 
												
									Il dominio nel Mediterraneo dei corsari ottomani  
									
									Le fortificazioni medievali nella Sicilia sud-orientale 
                                  
                                  di Sergio Taccone 
                                    
								
								I più celebri, probabilmente, 
								furono Dragùt e il “rinnegato” Ucciali. Si 
								tratta dei corsari barbareschi, di religione 
								musulmana, che diedero vita ad una vera e 
								propria guerriglia costiera nel Mediterraneo a 
								bordo delle loro navi. 
									
									  
									
									Il fenomeno della pirateria 
									ebbe inizio nel VII secolo, concludendosi 
									all’incirca nel primo scorcio del secolo XIX. 
									L’area geografica di riferimento dei corsari 
									barbareschi, nel sec. XVI, si estendeva dal 
									Marocco alla Tripolitania (l’attuale Libia). 
									
									  
									
									Da documenti trovati nel 1977 
									al Cairo, risulta che gli attacchi dei 
									pirati sulle coste siciliane, partendo 
									dall’Egitto, non subirono mai un blocco vero 
									e proprio. 
									  
									
									Le incursioni musulmane, 
									provenienti dai paesi rivieraschi 
									dell’Africa Settentrionale, registrarono un 
									incremento nel ’500 e ’600, cessando nel 
									1830 dopo la presa francese di Algeri. 
									Circostanza che fermò la pirateria 
									nordafricana. 
									
									  
									
									La spada vendicatrice 
									dell’Islam 
									
									  
									
									Dragùt (Anatolia 1485 ca.- 
									Malta 1565) fu vicerè d’Algeri e signore di 
									Tripoli e Al Mahdiyah. Cresciuto in una 
									famiglia contadina, entrò ad appena dodici 
									anni nella milizia ottomana. Era stato 
									notato dal capo dei bombardieri del sultano. 
									
									  
									
									Per essere ammesso nella 
									milizia, superando il divieto di ingresso ai 
									turchi, la madre venne fatta passare per 
									greca cristiana. Ben presto diventa un 
									ottimo cannoniere agli ordini di Sinan. 
									  
									
									Si 
									trasferisce ad Alessandria e al comando di 
									una nave galeotta semina il terrore nelle 
									coste orientali del Mediterraneo, 
									guadagnandosi la fama di più feroce tra i 
									corsari ottomani, temuto dai suoi sottoposti 
									più della morte. Succede a Barbarossa a capo 
									della marineria ottomana. 
									
									  
									
									Molti vascelli, in 
									navigazione tra la Sicilia e la Spagna, 
									spesso s’imbatterono nelle sue incursioni, 
									avendo sistematicamente la peggio. 
									  
									
									Una delle 
									sue azioni più proditorie fu probabilmente, 
									intorno al 1526, la distruzione della “Torre 
									Fano”, punto di guardia strategico, posto 
									all’estremità sud-orientale della Sicilia, 
									che fungeva da presidio di controllo ed 
									avvistamento delle navi in quel tratto di 
									Mediterraneo. 
									
									  
									
									Per prevenire altri attacchi 
									corsari e controllare meglio le coste 
									siciliane, l’imperatore Carlo V diede 
									l’incarico all’architetto fiorentino Camillo 
									Camilliani di progettare un sistema di 
									fortificazioni in Sicilia. 
									
									  
									
									I Corsari agivano di 
									sorpresa, attaccando navi mercantili e 
									militari. I prigionieri venivano venduti 
									come schiavi nei numerosi mercati arabi del 
									Mediterraneo. Il periodo dell’anno più 
									esposto agli attacchi era compreso tra 
									aprile e ottobre, quando le condizioni del 
									mare erano più favorevoli. 
									
									  
									
									Nella memoria popolare entrò 
									l’esclamazione “Mamma li Turchi” che stava a 
									sottolineare il terrore per le incursioni 
									dei corsari saraceni. In questi raid 
									musulmani fu catturato anche Antonio Nigro, 
									poi divenuto santo. 
									
									  
									
									Preso a Vendicari, tra Noto e 
									Pachino, Antonio venne impiccato con altri 
									cristiani a Tunisi all’inizio del 1500. Di 
									Dragùt va ricordata la battaglia contro 
									Andrea Doria del 1538. 
									  
									
									Due anni dopo fu 
									sconfitto da Giannettino Doria nei pressi di 
									Gozo e dopo quattro anni di durissima 
									prigionia, verrà venduto in Turchia come 
									schiavo. Dragùt riuscirà, tuttavia, a 
									riacquistare la libertà, tornando ad 
									imperversare nel Mediterraneo fino al 1565, 
									quando verrà ferito a morte durante 
									l’assedio di Malta. 
									
									  
									
									Passerà alla storia con 
									l’appellativo di “spada vendicatrice 
									dell’Islam”. Il suo corpo, traslato a 
									Tripoli, venne sepolto nella moschea di 
									“Sarai Dragut”. 
									
									  
									
									Ucciali, il calabrese 
									rinnegato 
									
									  
									
									Comandante della flotta 
									musulmana, l’apostata della fede cristiana 
									Giovanni Dionigi Galeni, nato a Isola Capo 
									Rizzuto (Crotone), dopo aver abbracciato il 
									credo di Allah prese il nome di Ulug Alì 
									Ucciali. 
									
									Fu soprannominato “il 
									rinnegato”. 
									
									  
									
									La scelta di diventare 
									musulmano maturò dopo essere stato catturato 
									(1536) dal corsaro algerino Khayr al-Din 
									Barbarossa a Castella, località della costa 
									calabrese. Galeni abiurò la fede cristiana 
									per poter uccidere un turco che lo aveva 
									schiaffeggiato ed evitare, pertanto, la 
									condanna a morte in base alla legge 
									islamica. Particolare riportato da Cervantes, 
									l’autore del Don Chisciotte. 
									
									  
									
									La sua carriera militare fu 
									molto prestigiosa: generalissimo del 
									Pasciacalato turco d’Algeria, governatore di 
									Tripoli e Tunisi, prese parte alla storica 
									battaglia di Lepanto e fu tra i pochi 
									ufficiali della flotta turca a sopravvivere. 
									Per aver conquistato in battaglia lo 
									stendardo dei Cavalieri di Malta, il Sultano 
									ottomano Selim II lo nominò ammiraglio. 
									
									  
									
									A Favignana e Marettimo, a 
									largo delle coste siciliane, catturò le 
									galere di Pietro Mendoza, Vincenzo Cicala e 
									Luigi Osorio. Arrecò non pochi danni agli 
									spagnoli che dominavano allora il Regno di 
									Napoli. Durante l’assedio dell’Isola di 
									Malta, subentrò a Dragùt al comando della 
									flotta ottomana. 
									
									  
									
									Dopo aver strappato la città 
									di Tunisi alla flotta cristiana, morì nel 
									luglio del 1587 in un villaggio nei pressi 
									di Istanbul. Ai suoi schiavi lasciò i beni 
									di proprietà, compreso un villaggio da lui 
									fondato e chiamato “Nuova Calabria”. 
									
									  
									
									Alcune fonti parlano di una 
									sua riconversione al cristianesimo in punto 
									di morte. Circostanza smentita dagli storici 
									turchi che evidenziarono, anzi, un 
									particolare: la scelta di Ucciali di restare 
									musulmano era dovuta anche alla libertà di 
									costumi di cui godevano a quel tempo i 
									cristiani che si erano convertiti all'Islam. |