.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]


RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


.

contemporanea


N. 107 - Novembre 2016 (CXXXVIII)

CONSORZIO ELETTRICO DEL BOUTHIER
RIFLESSIONI SULLE RICHIESTE DI MUTUO DEL CEB

ALL’ISTITUTO MOBILIARE ITALIANO - PARTE II
di Flavio Conia

 

Utile allo studio della tematica e delle vicende trattate è l’analisi dello statuto del CEB. Il Tribunale di Torino, sezione società, il 27 settembre del 1952 approva lo statuto ed il CDA del CEB. Lo statuto regolamenta le quote di partecipazione dei tre enti allo stesso Consorzio ed i finanziamenti con i quali questi devono concorrere alla realizzazione delle opere. Vediamo che la quota di partecipazione è pari a 250.000.000 lire e ogni trimestre Ferrovie dello Stato e AEM dovranno versare 300.000.000 (150.000.000 a testa) sino al compimento dei lavori.

 

Lo statuto regolamenta anche la struttura interna del CEB ed i suoi organi direttivi. Si ha un CDA (che per Statuto sarà la struttura preposta alla decisione sulla stipulazione dei mutui) con membri in carica tre anni, rieleggibili, un Comitato direttivo, un Presidente, un Amministratore Delegato ed il Collegio dei Revisori. La durata del Consorzio viene fissata in 10 anni dalla sua creazione, naturalmente con possibilità di proroga.

 

Il contratto di mutuo presente nella pratica 6130 è pari a 150.000.000, la cifra è destinata all’acquisto di macchinari in Italia e all’estero. Nelle perizie tecniche presenti nel terzo fascicolo della busta troviamo la descrizione di macchinari già in possesso del CEB quali quelli della sottosezione di Chavonne e dell’elettrodotto di Rosone.

 

Nel secondo fascicolo della busta è presente un promemoria sui lavori e sulle spese per l’intero indotto del 18 novembre del 1952. Sono elencati i lavori per Place Moulin, l’impianto di Ollmont, l’impianto di Bionaz, Vallpeline e Signayes. I lavori per l’Ollmont sono indipendenti dal resto dell’indotto e quindi potranno essere fermati in caso di problemi economici senza ledere all’organicità del progetto.

 

Anche nelle carte della pratica n. 6959 troviamo ribadita più volte la vocazione pubblica dell’opera, mirata allo sviluppo e alla crescita del paese. Nella richiesta di mutuo fatta dall’Amministratore delegato Brunetti e dal Presidente (inviata all’IMI il 20 novembre del 1951) vediamo chiaramente scritto «visti i fini di interesse pubblico dell’opera»; in più si segnala da parte del CEB che l’operazione avrà un interesse nazionale poiché oltre a realizzare più energia al minimo costo, porterà energia fino all’Italia centrale. Nella domanda di finanziamento si trova un promemoria del 13 novembre del 1952 che fa un resoconto della situazione del progetto di utilizzazione dell’alto corso del Buthier: è stato modificato il progetto iniziale, il costo da 24 miliardi è sceso a 23 miliardi.

 

Il 16 gennaio 1953 il CEB scrive a Silvio Borri, Direttore Generale dell’IMI, per dichiarare lo stato dei lavori, annunciare la conclusione dei lavori di Signayes e richiedere un mutuo di 2 o 3 miliardi per completare la centrale di Valpelline. Il 19 gennaio 1953 il CEB consegna all’IMI una relazione tecnico-finanziaria redatta dall’Ing. Virgili per la costruzione degli impianti idroelettrici di Valpelline e Place Moulin. Il Comitato esecutivo dell’IMI prenderà una posizione parzialmente positiva: i quesiti posti ed i dubbi erano relativi all’attendibilità dei tempi stabiliti dal CEB.

 

Il 10 giugno del 1953 viene stilato un nuovo programma di esecuzione e piano finanziario riguardo alla Centrale di Valpelline più dettagliato dei precedenti ed il costo è pari a 10 miliardi. I lavori, che dovevano durare circa due anni e mezzo, avrebbero dovuto essere avviati all’inizio del 1954, le opere idrauliche terminate nell’estate del 1956 e per l’autunno dello stesso anno la centrale avrebbe dovuto essere completamente terminata.

 

Come si poteva far fronte a questa spesa? Tre sono gli strumenti messi in campo dal CEB: 5 miliardi di lire di mutui ipotecari richiesti all’IMI divisi in 2 miliardi nel 1954 e 3 miliardi nel 1955. Tutto questo con la garanzia degli impianti di Signayes e dei cantieri di Valpelline in quel momento attivi; l’autofinanziamento dei tre enti pari a 2 miliardi; prestiti pari a 3 miliardi. Non verrà considerata come finanziamento il contributo della Cassa Conguaglio Tariffe Elettriche per gli impianti di nuova costruzione previsto dal Provvedimento numero 348 del 20 gennaio del 1953.

 

I lavori per l’impianto di Valpelline sarebbero stati distribuiti per 5 – 9 mesi l’anno e la tabella di marcia da rispettare sarebbe stata così organizzata: nel 1953 si prevedeva il completamento del progetto esecutivo, gli espropri e la costruzione delle linee elettriche e telefoniche, strade, abitazioni, uffici, magazzini e depositi; nel 1954 si fissava l’inizio dei lavori per le derivazioni e sistemazione dei macchinari; nel 1956 si fissava il traguardo per l’esercizio di Valpelline con la derivazione dell’acqua dell’Ollmont e nel 1957 si sarebbero potute sfruttare a pieno le acque del Buthier con derivazione ad acqua fluente.

Una tabella di marcia viene descritta anche per i lavori di Place Moulin che, come si vedrà, subiranno molte modifiche in corso d’opera: il 1954 doveva vedere la conclusione del progetto esecutivo con i lavori aggiudicati l’anno successivo. La fase centrale dei lavori si prevedeva per il biennio 1956 –1958 per essere ultimati a fine stagione lavorativa nel 1960.

 

Naturalmente tutta la tempistica legata alla diga era legata all’erogazione de finanziamenti, sicuramente meno certi di quelli utili per la realizzazione dell’impianto di Valpelline, ma in questi primi anni c’è ottimismo verso la buona riuscita dell’operazione.

Tra il 20 luglio del 1953 e il 14 ottobre 1953 c’è una continua corrispondenza tra il CEB e l’Ing. Borri dell’IMI per il sollecito dell’avvio del mutuo di 2 miliardi richiesto dal Consorzio.

 

Nella «Cassaforte» della pratica n. 7812 troviamo relazioni e notizie sugli impianti in esercizio e in corso di costruzione, piani consuntivi e preventivi di spesa ed il piano finanziario del CEB.

E’ in questo momento, nel corso del 1954, che si possono constatare i primi problemi finanziari per il Consorzio: la speranza è che essendo questa un’opera che può portare profitto le problematiche economiche si risolvano con il tempo.

 

É del 2 novembre del 1954 una lettera contenuta nei fascicoli di corrispondenza della pratica 7812 spedita dal Cavallari, direttore dell’IMI, ad Alfred Hirs a Zurigo per informarlo dello stato dei lavori per la centrale di Valpelline. Questa figura tornerà ad intrecciare il futuro del CEB nel momento in cui si cominceranno le operazioni di lavoro sulla diga di Place Moulin: direttore della sede IMI a Zurigo, sarà rassicurato nel 1955 dal Consorzio sull’utilizzo di macchinari svizzeri e su un collegamento con le industrie del paese, sicuramente per mantenere un rapporto di relazione proficuo.

 

Nel 1954 è frequente lo scambio di lettere tra CEB ed IMI, volte ad informare l’Istituto di come procedono i lavori con la conferma dei preventivi di spesa. L’impegno economico del Consorzio è stato rispettato e anche i lavori per le opere pubbliche procedono. Nel 1955 ci furono alcuni problemi relativi alla subconcessione delle acque del bacino del Buthier, prontamente superati con il bene stare della Regione Valle d’Aosta il 10 dicembre 1955.

 

Presenti nel carteggio anche gli atti di vendita di alcuni terreni di proprietà privata alla CEB: parliamo di famiglie di estrazione rurale, sempre vissute in quei luoghi.

Questa pratica insieme alla 8478 rappresenta le ultime della serie mutui che contengono i finanziamenti richiesti per completare la centrale del Valpelline.

 

Nel carteggio della pratica 8723 troviamo due informazioni importanti sul ruolo del CEB nel rapporto con il territorio e la Regione Valle d’Aosta: l’azione nell’ambito della crescita della rete locale di comunicazione e l’incidenza sull’attività di pesca dei lavori sui torrenti. Nella disciplinare che regolamenta la subconcessione per derivare ed utilizzare le acque del bacino del Buthier ed affluenti accordata al CEB dalla Regione Valle d’Aosta sono presenti notizie sull’impegno del Consorzio nella manutenzione delle strade che portano agli impianti costruiti ed in costruzione e viene riportata la norma per la quale il CEB dovrà versare 700 mila lire ogni anno al Consorzio Regionale per la tutela, l’incremento e l’esercizio della pesca al fine di ripopolare i torrenti.

Per quanto riguarda le politiche legate alla gestione dei torrenti il Consorzio Elettrico del Buthier aprirà una collaborazione anche con l’Ufficio Idrografico del Po di Torino, per il controllo della portata e la regolamentazione degli impianti.

 

Questa pratica oltre a contenere queste informazioni risalta per l’importante cifra richiesta come mutuo all’IMI, pari a 5,6 miliardi di lire, da versare al CEB in più tranche. Un impegno così importante da parte dell’IMI, ma anche del Consorzio che si prendeva i rischi e la responsabilità dell’operazione, è giustificato in quanto l’opera risulta strategica per lo sviluppo della Regione e del nord Italia. Il Consiglio di Amministrazione CEB decreta di dividere il mutuo in tre tranche tra il 1959 ed il 1961. Il mutuo ottiene il parere positivo della Giunta Comunale di Torino e dalla Giunta Regionale della Valle d’Aosta, oltre quelli del Ministro del Tesoro Paolo Emilio Taviani e del Ministro dei Lavori Pubblici Benigno Zaccagnini.

 

Sarà proprio questo il momento in cui molti cominceranno a scrivere del Consorzio Elettrico del Buthier: «la Stampa» fa i suoi primi articoli sulla diga nel 1959, cominciano a divenire pubbliche le brochure esplicative del progetto di Place Moulin, con foto anche dell’intero indotto di proprietà del Consorzio. Tutto questo punta ad un’operazione di marketing per i tre enti oramai indotti a promuovere l’importanza della loro opera anche davanti al Paese e ai cittadini, così da non rischiare di rimanere senza futuri finanziamenti, levati i quali non ci sarebbe un futuro per la diga di Place Moulin; d’altro canto ci avviciniamo agli anni ’60, periodo nel quale la cultura dell’Italia vira verso l’esposizione di se stessa, il visibile, l’esternazione in tutti i campi. In questi tempi doveva sembrar logico, come oggi d’altronde, che un’operazione quale quella che si stava mettendo in campo con la costruzione della diga di Place Moulin avesse più risalto possibile in un quadro di ricerca di credito anche nel panorama estero.

 

Su una delle brochure è riportato il motto del Consorzio: «Concordia parvae resc crescunt, discordia maximae dilebuntur» (nell'armonia anche le piccole cose crescono, nel contrasto anche le più grandi svaniscono) dal Bellum Iughurtinum di Sallustio. Questo motto rappresenta e chiarisce lo spirito del CEB: tre enti che collaborano tra loro in armonia, senza contrasti, costruendo un grande progetto. Non a caso è posto sul materiale informativo, per rendere tutti partecipi della peculiarità del Consorzio.

 

Le pratiche n. 9690 – 10719 – 8723/2 sono tutte rivolte al finanziamento dei lavori per la realizzazione della diga di Place Moulin. L’opera comincia a destare l’attenzione della stampa in modo più evidente: nelle pratiche 10719 e 8723 troviamo due articoli di stampa che raccontano lo sviluppo dei lavori della diga. Il primo è sul quotidiano «La Stampa» del 22 settembre 1962: il cantiere per la diga viene raccontato come una «città del lavoro fiabesca» che «può lavorare ventiquattro ore su ventiquattro», la diga nelle descrizioni ed analisi del giornalista diviene un lago che il CEB ha regalato alla Valle d’Aosta. Il quotidiano arriva a questo ragionamento passando per l’impatto ambientale che ricade sulle montagne dopo e durante la costruzione della diga. In realtà l’autore dell’articolo mette a confronto ciò che viene tolto al paesaggio con una sicura lesione al complesso naturalistico e quello che la diga ridarà indietro. Oltre a questa analisi troviamo una descrizione dell’impianto ed indicazioni al lettore su come visitare i territori limitrofi a Valpelline e come arrivare ai lavori per la diga per godere dello spettacolo. L’articolo riporta un’immagine molto positiva dei lavori e lo fa con svariate similitudini e confronti, come ad esempio: «Le istallazioni per preparare il cemento ed impastare il calcestruzzo (...) ci riportano invece alla nostra epoca, anzi così arroccate come sono alla montagna fanno pensare ad una misteriosa industria bellica, che si voglia nascondere e proteggere».

 

Il secondo articolo da l’annuncio della realizzazione della diga, meno ricco di informazioni ma più tecnico, viene pubblicato sempre su «La Stampa» il 28 gennaio 1959 con titolo «Gigantesca diga in valle del Buthier per aumentare l’energia nell’inverno» e dà al lettore delucidazioni riguardo gli anni che servono per costruire la diga e alcuni dettagli sull’impianto tutto.

 

La pratica 8723 contiene un altro dato importante: il 27 marzo del 1956 viene richiesta agli enti preposti l’autorizzazione per aumentare da 80 a 100 milioni di metri cubi l’invaso del serbatoio di Place Moulin. Il progetto cresceva ed il bisogno di finanziamenti era evidente: questo porta, specialmente nelle ultime pratiche di mutuo da me analizzate, l’IMI a muoversi con più cautela nel concedere mutui al CEB, fino ad arrivare alla pratica n. 13249, sulla quale c’è il dubbio di un rifiuto dell’Istituto Mobiliare Italiano.

 

Naturalmente nei dieci anni che la serie mutui racconta del CEB la dirigenza del Consorzio cambia. Alla fine degli anni ’50 i vertici dell’AEM non sono più alla guida, ma preponderante sarà la direzione amministrativa di Ferrovie dello Stato. In questi anni la nomina dei rappresentati dell’AEM risulta molto difficoltosa, tanto da avvenire ben otto mesi dopo il tempo stabilito. Questi rappresentanti non sembrano all’IMI al livello dei loro predecessori: sappiamo già dalle prime pratiche quanto sia importante per l’Istituto l’affidabilità dei vertici. La guida di Ferrovie dello Stato però non viene disprezzata dall’IMI, anzi viene vista la possibilità della fidejussione solidale delle FFSS per una nuova operazione di mutuo con l’IMI da parte del CEB.

 

Il Consiglio del CEB deve nominare anche il suo decimo membro, il nome più in vista era quello dell’Ing. Mario Brunetti, direttore generale dell’AEM di Torino, già Amministratore Delegato del CEB dalla sua creazione fino al 6 maggio 1957. La sua mancata riconferma all’interno delle strutture decisionali del CEB desta preoccupazione presso l’IMI e si teme che questo possa avere ripercussioni sulle relazioni in corso tra l’Istituto ed il Consorzio.

 

Fino ad ora tutta la parte progettuale è stata in mano all’AEM: dal progetto per gli impianti seguito dal servizio costruzioni dell’azienda con a capo l’Ing. Rebaudi, alla direzione dei lavori per la Centrale di Valpelline guidati dall’Ing. Losana affiancato da tre geometri tutti dell’AEM fino ad arrivare alla direzione dei lavori per la diga che dovrebbe essere affidata all’Ing. Pola sempre che seguiva da tempo i lavori sull’opera. Tutto il personale sopracitato aveva garantito un ottimo sviluppo dei lavori e del Consorzio tutto, naturalmente fino a che l’Amministratore Delegato del CEB era anche il Direttore Generale dell’AEM. L’IMI teme una deriva che avrebbe portato verso un conflitto di competenze e spera che chi fino ad ora ha lavorato nelle postazioni illustrate sia confermato per le proprie competenze, garanzia di una buona riuscita dell’opera. Da quanto scritto nella relazione che riporta queste informazioni sappiamo che il nuovo Amministratore Delegato del CEB sarebbe concorde con l’idea di riconfermare le postazioni precedentemente assegnate, ma forse, come scritto nella relazione «sembra opportuno che l’IMI manifesti in proposito favorevole interessamento».

 

La pratica numero 11790 prevede un contratto di mutuo pari a 11.000.000, composto da due tranche da 3.500.000 e 7.500.000., sempre al fine di concludere i lavori della diga, come anche le due richieste di mutuo successive, una da 1.100.000, la seconda da 2/3 miliardi poi annullata.

 

Nella pratica numero 11790 troviamo una lettera dell’Ing. Hochreutiner, volta a ringraziare il CEB ed i suoi vertici per aver consentito a lui e a sua moglie di recarsi presso il cantiere, accompagnati anche da Alfred Hirs. Riconoscere chi stesse inviando la suddetta lettera è risultato complesso per una serie di fattori: il documento impostato in maniera non chiara recava in intestazione la scritta “Copia per Alfred Hirs”, naturalmente in francese come tutto il resto della lettera. Il nome del dott. Hirs però si trovava cancellato a favore di quello del dott. Borri, del CEB, ed il nome del vero mittente, tale Ing. Hochreutiner, trovava posto sotto l’indirizzo da cui questa missiva veniva inviata. Tutto il corpo della lettera è stato più chiaro grazie ad una lettera trovata nella pratica 12122, che riporta di una visita ai cantieri della diga fatta dall’ingegnere e da Alfred Hirs nel 1962.

 

La figura di Hirs, direttore della sede IMI di Zurigo, diventa più presente in queste ultime buste a causa dei finanziamenti ordinari in franchi svizzeri richiesti. Sarà proprio in occasione della pratica di mutuo n. 12122, con rogito in data 23 gennaio 1963, che la Turis di Zurigo (società che entra a far parte del Gruppo IMI) erogherà il finanziamento all’IMI in franchi svizzeri per il CEB.

 

Di grande importanza è la pratica n. 13249, dalla quale risulta che la richiesta presentata dal CEB era pari a 2/3 miliardi per completare la diga. Dalle carte presenti nel carteggio il Consorzio, già passato all’ENEL (l'ente fu istituito dal quarto Governo Fanfani, con la delibera della Camera dei Deputati del 27 novembre 1962, che diventò poi la legge 6 dicembre 1962 n. 1643 «Istituzione dell'Ente Nazionale per l'Energia Elettrica e trasferimento ad esso delle imprese esercenti le industrie elettriche»), non avrebbe ricevuto nessuna risposta dall’IMI. E’ probabile che l’Istituto, visto il lungo rapporto che lo lega con il CEB, non abbia voluto esprimere un parare negativo, ma che abbia suggerito al Consorzio di annullare la richiesta fatta. Una bocciatura presso l’IMI avrebbe portato poca fortuna nella ricerca di nuovi strutture interessate a venire incontro alle richieste del CEB, più semplice e meno dannoso per tutti sarebbe stato ritirare la richiesta. Questo possiamo dedurlo da un fattore evidente: il mutuo precedente vede il suo rogito sempre nel 1963 e le altre pratiche di mutuo riportano tutte date troppo ravvicinate l’un l’altra, a differenza delle prime richieste fatte dal CEB agli inizi del 1950. Questo potrebbe aver portato l’IMI a declinare la domanda del CEB con importanti conseguenze per la riuscita del progetto.

.

.

Riferimenti bibliografici:

 

Morri, G. (a cura) Storia dell’Industria Elettrica in Italia Vol.3 – Tomo I Espansione ed oligopolio 1926 – 1945 . Collana Storia dell’Impresa. Serie diretta da Valerio Castronovo., a cura di Galasso, Giuseppe, Roma – Bari, Laterza, 1993, 559 pp.

Morri, G. (a cura), Storia dell’Industria Elettrica in Italia Vol.4 – dal dopoguerra alla nazionalizzazione 1945 – 1962 Collana Storia dell’Impresa. Serie diretta da Valerio Castronovo., a cura di Castronovo Valerio Roma – Bari, Laterza, 1994, 1004 pp.

 Istituto Mobiliare Italiano, Guida all'Archivio Storico dell'Istituto Mobiliare Italiano S.p.A, Roma, IMI, 1998, 191 pp.

Colli, G. Carlo (a cura di), L' Istituto Mobiliare Italiano (I.M.I.) e l'Istituto per la Ricostruzione Industriale (I.R.I.), estratto da La Ragioneria applicata alle funzioni del commercialista nell'economia corporativa, a cura di Giuseppe Carlo Colli e Eugenio Greco, Milano, Vallardi, 12 pp.

Castronovo, Valerio (a cura di), I cinquant'anni di Enel, a cura di Castronovo Valerio e Giovanni Paoloni, Roma – Bari, Laterza, 2013, 244 pp.



 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 


[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]


 

.