[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 208 / APRILE 2025 (CCXXXIX)


ambiente

conigli & lepri
TRA simbologiE, Credenze, tradizioni e leggende

di Giulia Cesarini Argiroffo

 

Le lepri appartengono al genere Lepus, mentre i conigli all’Oryctolagus cuniculus. Entrambi sono mammiferi roditori della famiglia delle Leporidi, vivono praticamente in tutto il mondo, hanno attività principalmente notturna e sono quasi sempre erbivori. Ne esistono molte specie, ognuna con le proprie peculiarità. Questi due animali hanno comportamenti simili. In generale si differenziano soprattutto per le dimensioni fisiche perché di solito la lepre ha una corporatura più grande, snella e orecchie più lunghe rispetto al coniglio. mQuindi, da un punto di vista scientifico, le lepri e i conigli sono animali diversi e con le loro peculiarità, pur appartenendo alla stessa famiglia zoologica e presentando molte similitudini. Ciò nonostante, come notava Biedermann, la simbologia e la credenza popolare non distinguono questi due animali ma li considerano sinonimi con le medesime caratteristiche, e così si farà di seguito in questo articolo.

 

Nell’antichità si pensava che la lepre possedesse qualità prevalentemente positive. Per esempio, la sua velocità e la capacità di vegliare avevano per Plutarco “qualcosa di divino”. Era uno degli animali preferiti della dea Afrodite e per Plinio il Vecchio era di grande utilità per le donne. Infatti, si credeva che la carne di lepre rendesse feconde le donne sterili e anche il cibarsi dei suoi testicoli favorisse il concepimento. Il mago Apollonio di Tiana, I secolo d.C., raccomandava di portare per tre volte una lepre attorno al letto della partoriente per facilitarne il parto. Inoltre, nell’antichità si diceva che mangiare lepre rendesse “belli” per nove giorni.

 

In molte culture antiche il coniglio era un “animale lunare”, poiché le macchie scure presenti sul disco della Luna piena (“mari”) ricordavano una lepre nell’atto di saltare. Per esempio, presso gli antichi egizi e fra gli Ottentotti la lepre si associava alla Luna. Per i Celti era un animale sacro, connesso alla Luna e al femminino, forse anche perché si accoppiava di notte. Era anche un emblema della dea britannica Andraste, e a scopi divinatori si interpretavano i suoi spostamenti. Pare che esistesse un tabù presso i Celti sul consumo di carne di lepre, che si infrangeva solo in occasione dei festeggiamenti di Beltane, il primo maggio, durante i quali era consentita la caccia rituale a questo animale. Nel calendario dei maya il glifo dell’ottavo giorno “Lamat” corrispondeva alla parola “lepre”.


Questi animali si ritenevano forme di apparizione della giovane dea della Luna Ixquic e di suo figlio Ixbalanqué. I maya veneravano il coniglio per la sua astuzia, il suo coraggio e lo consideravano un essere lunare. Inoltre, questi animali si trovavano in diversi episodi mitologici. Nel calendario degli aztechi il simbolo dell’ottavo giorno era “Tochtli”, ovvero il giorno del “coniglio”, ed era un segno fortunato. Nei codici la lepre si raffigurava con un glifo lunare a forma di U che significava vittoria sull’oscurità, elemento acqua, giorno, carattere femminile e Luna.

 

Nell’antica Cina si narrava che il coniglio lunare, che ritenevano simbolo di lunga vita, pestasse nel mortaio rami di cannella. Inoltre, l’immagine di sei fanciulli intorno a un uomo con la testa di lepre, espressa in occasione della festa della Luna, significava il desiderio che i figli potessero pacificamente ascendere a cariche superiori. Per la sua associazione alla Luna, la lepre era un animale yin.

 

Tuttora la lepre è il quarto animale dello zodiaco cinese; per Nelson è simbolo di bellezza. Se si utilizza come talismano favorirebbe il farsi benvolere dagli altri, la conquista della considerazione altrui, il condurre una vita lenta e spassosa e attrarre amore e bellezza. Mentre come amuleto aiuterebbe a proteggere contro l’ignoranza, la leggerezza, la mancanza di tatto e l’indiscrezione.

Tutt’oggi in Giappone si narra che un coniglio che vive sulla Luna prepari dei dolci a forma lunare chiamati mochi. La Luna e la lepre riflettono entrambi la natura ciclica del tempo, la prolificità e il rinnovamento perenne che connota l’immortalità.

 

In ambito indo-buddhista tutt’oggi, il coniglio si associa alla Luna. Mentre un ruolo particolare nella leggenda buddista spetta alla lepre compassionevole che diede la vita gettandosi nel fuoco per nutrire con la sua carne il Buddha affamato. Essa divenne così un simbolo di abnegazione e di fede nell’opera della redenzione buddista.

 

Nei miti dei nativi nordamericani, la lepre rappresentava un eroe, Gluskabe o Manabozho, che da creatore trasformò il mondo nel suo stato attuale. Inoltre, in molte storie il coniglio figura il “furbacchione” (trickster), unico animale da preda con questa caratteristica, che riusciva con la sua scaltrezza ad aver ragione su animali di grandi dimensioni. Tuttavia, non sempre vinceva queste sfide e talvolta veniva umiliato o addirittura mangiato. Fortunatamente, di conigli che nascevano ce n’erano sempre. In particolare, i nativi nordamericani della prateria inserivano il coniglio tra gli animali forti. Lo ritenevano amichevole e non dotato di armi proprie, ma capace di annusare e percepire un pericolo imminente, incarnava l’esempio che talvolta le proprie premonizioni erano giuste. Provava dolci e allo stesso tempo terribili sentimenti. Tuttora, per Nelson, indossare un talismano degli indigeni nordamericani con un coniglio aiuta ad essere attraenti fisicamente e fertili, a rendere consapevole l’inconscio, ad agire in modo intuitivo e a reagire velocemente.

 

Nel Medioevo europeo i bestiari e le enciclopedie non erano molto benevoli nei confronti della lepre. In particolare si diceva che le sue uniche qualità erano la fecondità e la velocità. Seppur corresse molto rapidamente, non lo faceva mai in linea retta, il che era un simbolo di peccato. Per il resto era paurosa, vigliacca, pigra e soprattutto lussuriosa. Alcuni autori la credevano ermafrodita, cioè provvista di due sessi e in grado di riprodursi da sola. Altri pensavano che cambiasse sesso durante l’anno: per quattro mesi era maschio e per otto femmina. Per i medici medievali, la carne di lepre causava insonnia. In particolare, nella simbologia del Medioevo un uomo armato che fuggiva dinanzi a un coniglio rappresentava l’ignavia e la vigliaccheria. La paura del coniglio, la sua prolificità e la sua disponibilità ad accoppiarsi ne fanno un simbolo della lascivia. Mentre una lepre bianca che si raffigurava ai piedi della Vergine Maria esprimeva la vittoria sulla “carnalità”.


Un’ulteriore peculiarità della lepre si menzionava nel protocristiano Physiologus, in cui si diceva che le zampe le consentivano di correre velocemente anche in salita, così da seminare i suoi inseguitori, come dovrebbe fare l’uomo. Ciò forse spiega la ragione per cui la lepre compariva in modo relativamente frequente nell’iconografia cristiana. Il suo essere inerme ne faceva un simbolo dell’uomo che aveva fiducia solo in Dio. Lepri che rosicchiavano tralci di vite erano forse immagini simboliche delle anime accolte in paradiso, dove potevano gustare indisturbate i frutti della vita eterna. Talvolta comparivano raffigurazioni di tre lepri in cerchio con le orecchie unite a formare un triangolo: si trattava forse di un rimando alla Trinità o alla fugacità del tempo che passava velocemente nei suoi giri.

 

Molte fiabe e racconti della tradizione occidentale hanno come protagonista il coniglio, tratteggiato soprattutto come animale codardo e pauroso, ma nel contempo allegro e spensierato. La “lepre pasquale” è un animale fantastico che lascia i doni ai bambini a Pasqua e risale all’antica usanza delle feste di primavera dell’Europa centrale, che con il simbolo di fecondità dell’uovo hanno tuttora un ruolo significativo. Questo è un esempio di come elementi pagani, dopo l’evangelizzazione, si siano cristianizzati. Nello specifico, la leggenda del “coniglietto pasquale” narrava che la divinità sassone Eostre, in un pomeriggio di primavera, per far divertire i bambini, trasformò l’uccellino che teneva in braccio in un coniglio. Presto, però, i bambini si accorsero che dopo la metamorfosi l’animale era triste e chiesero alla dea di fargli riprendere le sue sembianze di volatile, e così fece la divinità. Allora, per ringraziare i bambini, il piccolo pennuto depose molte uova colorate che regalò ai bimbi e alla dea. Per la tradizione sassone il coniglio simboleggiava la nascita, la natura e la fertilità. In questo periodo dell’anno, infatti, è facile scorgere questi animali nei prati mentre sono intenti alle gesta amorose per la conquista dei partner.

 

Con la cristianizzazione, il coniglio si associò alla Pasqua. Infatti, ad esempio, Easter in inglese e Ostern in tedesco sono nomi che derivano da quello della dea sassone Eostre. Ultimamente anche in Paesi come l’Italia, dove ciò non rientrava nella tradizione, si sta affermando questa consuetudine e i coniglietti pasquali, spesso di cioccolato, diventano un’alternativa alle uova di cioccolato.

 

Attualmente il coniglio simboleggia la fertilità o raffigura un individuo docile che si può ferire con facilità. Inoltre, la lepre raffigura lo spirito immaturo che accetta lo sforzo oltre alla lotta per conseguire la saggezza e la maturità. La visione della lepre in sogno preannuncia l’amore e la gioia verso una vita più o meno segreta, che però può essere tanto positiva quanto negativa.

Per gli studiosi di psicologia simbolica, ciò che caratterizza la lepre non sono né la velocità, né la “timidezza”, bensì la sua rapida riproduzione; ciò la rende la quintessenza della fecondità animale e della sessualità ardente.

 

Il coniglio ha imparato a nascondersi alla luce del sole. La sua colorazione, le orecchie che si ripiegano e la capacità di immobilizzarsi in un batter d’occhio rendono quasi impossibile avvistarlo fino a quando non parte con grandi balzi a zigzag. I suoi passi silenziosi e felpati offrono una lezione all’uomo: infatti, per la propria sicurezza e anche nel rispetto del mondo naturale, è meglio camminare prudentemente. Inoltre, i conigli ci ricordano che la creatività e la produttività funzionano meglio a cicli, proprio come la Luna che cresce e cala, trasformandosi da uno spicchio a un cerchio pieno e completo con cadenza mensile.

 

Per la sua energia di prolificità, ci si ispira allo Spirito Guida Coniglio se si sta cercando di: allargare la propria famiglia, avviare una nuova impresa commerciale, iniziare un programma educativo o se si vuole attirare nella propria vita una generica abbondanza e produttività. Si consiglia di aggiungere riposo e recupero ai propri slanci di duro lavoro, imparare cose nuove e spingersi oltre i propri limiti routinari. In questo modo si entra nel ritmo naturale e proficuo del coniglio, che è esperto di risultati esponenziali.


Questi animali possono ricordare che i grandi risultati arrivano attraverso piccole azioni ripetute nel tempo. Una loro raffigurazione può ricordare di godersi il viaggio intrapreso, capire quando lasciarsi andare e quando fare un passo indietro, e non dimenticare mai che tutto accade in cicli e stagioni.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

Biedermann, Hans, Enciclopedia dei Simboli, Garzanti Editore, Milano 1991.

Carrington, Richard, e dai redattori di LIFEI Mammiferi, Mondadori Editore, Milano 1965.

Centini, Massimo, Simboli. Celti, Red Edizioni, Como 2001.

Coupal, Marie, I simboli dei sogni. Analisi psicologica, psicoanalitica, esoterica e mitologica, Il Punto d’Incontro Editore, Vicenza 2000.

Nelson, Felicitas H., Simboli di potere. Amuleti e talismani di tutto il mondo, Il Punto d’Incontro Editore, Vicenza 2013.

Owusu, Heike, Simboli Maya, Inca e Aztechi, Il Punto d’Incontro Editore, Vicenza 2003.

Pastoureau, Michel, Bestiari del Medioevo, Einaudi Editore, Milano 2012.

Pastoureau, Michel, Medioevo simbolico, Laterza Editore, Bari-Roma 2007.

Rao, Milena, Animali magici di potere. Viaggio attraverso i bestiari magico-religiosi delle culture antiche, Psiche 2 Editore, Torino 2014.

Ruiz, José, Animali sciamanici di potere, Il Punto d’Incontro Editore, Vicenza 2022.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]