conigli & lepri
TRA simbologiE, Credenze, tradizioni
e leggende
di Giulia
Cesarini Argiroffo
Le lepri appartengono al genere Lepus,
mentre i conigli all’Oryctolagus
cuniculus. Entrambi sono
mammiferi roditori della famiglia
delle Leporidi, vivono praticamente
in tutto il mondo, hanno attività
principalmente notturna e sono quasi
sempre erbivori. Ne esistono molte
specie, ognuna con le proprie
peculiarità. Questi due animali
hanno comportamenti simili. In
generale si differenziano
soprattutto per le dimensioni
fisiche perché di solito la lepre ha
una corporatura più grande, snella e
orecchie più lunghe rispetto al
coniglio. mQuindi, da un punto di
vista scientifico, le lepri e i
conigli sono animali diversi e con
le loro peculiarità, pur
appartenendo alla stessa famiglia
zoologica e presentando molte
similitudini. Ciò nonostante, come
notava Biedermann, la simbologia e
la credenza popolare non distinguono
questi due animali ma li considerano
sinonimi con le medesime
caratteristiche, e così si farà di
seguito in questo articolo.
Nell’antichità si pensava che la
lepre possedesse qualità
prevalentemente positive. Per
esempio, la sua velocità e la
capacità di vegliare avevano per
Plutarco “qualcosa di divino”. Era
uno degli animali preferiti della
dea Afrodite e per Plinio il Vecchio
era di grande utilità per le donne.
Infatti, si credeva che la carne di
lepre rendesse feconde le donne
sterili e anche il cibarsi dei suoi
testicoli favorisse il concepimento.
Il mago Apollonio di Tiana, I secolo
d.C., raccomandava di portare per
tre volte una lepre attorno al letto
della partoriente per facilitarne il
parto. Inoltre, nell’antichità si
diceva che mangiare lepre rendesse
“belli” per nove giorni.
In molte culture antiche il coniglio
era un “animale lunare”, poiché le
macchie scure presenti sul disco
della Luna piena (“mari”)
ricordavano una lepre nell’atto di
saltare. Per esempio, presso gli
antichi egizi e fra gli Ottentotti
la lepre si associava alla Luna. Per
i Celti era un animale sacro,
connesso alla Luna e al femminino,
forse anche perché si accoppiava di
notte. Era anche un emblema della
dea britannica Andraste, e a scopi
divinatori si interpretavano i suoi
spostamenti. Pare che esistesse un
tabù presso i Celti sul consumo di
carne di lepre, che si infrangeva
solo in occasione dei festeggiamenti
di Beltane, il primo maggio, durante
i quali era consentita la caccia
rituale a questo animale. Nel
calendario dei maya il glifo
dell’ottavo giorno “Lamat”
corrispondeva alla parola “lepre”.
Questi animali si ritenevano forme
di apparizione della giovane dea
della Luna Ixquic e di suo figlio
Ixbalanqué. I maya veneravano il
coniglio per la sua astuzia, il suo
coraggio e lo consideravano un
essere lunare. Inoltre, questi
animali si trovavano in diversi
episodi mitologici. Nel calendario
degli aztechi il simbolo dell’ottavo
giorno era “Tochtli”, ovvero il
giorno del “coniglio”, ed era un
segno fortunato. Nei codici la lepre
si raffigurava con un glifo lunare a
forma di U che significava vittoria
sull’oscurità, elemento acqua,
giorno, carattere femminile e Luna.
Nell’antica Cina si narrava che il
coniglio lunare, che ritenevano
simbolo di lunga vita, pestasse nel
mortaio rami di cannella. Inoltre,
l’immagine di sei fanciulli intorno
a un uomo con la testa di lepre,
espressa in occasione della festa
della Luna, significava il desiderio
che i figli potessero pacificamente
ascendere a cariche superiori. Per
la sua associazione alla Luna, la
lepre era un animale yin.
Tuttora la lepre è il quarto animale
dello zodiaco cinese; per Nelson è
simbolo di bellezza. Se si utilizza
come talismano favorirebbe il farsi
benvolere dagli altri, la conquista
della considerazione altrui, il
condurre una vita lenta e spassosa e
attrarre amore e bellezza. Mentre
come amuleto aiuterebbe a proteggere
contro l’ignoranza, la leggerezza,
la mancanza di tatto e
l’indiscrezione.
Tutt’oggi in Giappone si narra che
un coniglio che vive sulla Luna
prepari dei dolci a forma lunare
chiamati mochi. La Luna e la
lepre riflettono entrambi la natura
ciclica del tempo, la prolificità e
il rinnovamento perenne che connota
l’immortalità.
In ambito indo-buddhista tutt’oggi,
il coniglio si associa alla Luna.
Mentre un ruolo particolare nella
leggenda buddista spetta alla lepre
compassionevole che diede la vita
gettandosi nel fuoco per nutrire con
la sua carne il Buddha affamato.
Essa divenne così un simbolo di
abnegazione e di fede nell’opera
della redenzione buddista.
Nei miti dei nativi nordamericani,
la lepre rappresentava un eroe,
Gluskabe o Manabozho, che da
creatore trasformò il mondo nel suo
stato attuale. Inoltre, in molte
storie il coniglio figura il
“furbacchione” (trickster),
unico animale da preda con questa
caratteristica, che riusciva con la
sua scaltrezza ad aver ragione su
animali di grandi dimensioni.
Tuttavia, non sempre vinceva queste
sfide e talvolta veniva umiliato o
addirittura mangiato.
Fortunatamente, di conigli che
nascevano ce n’erano sempre. In
particolare, i nativi nordamericani
della prateria inserivano il
coniglio tra gli animali forti. Lo
ritenevano amichevole e non dotato
di armi proprie, ma capace di
annusare e percepire un pericolo
imminente, incarnava l’esempio che
talvolta le proprie premonizioni
erano giuste. Provava dolci e allo
stesso tempo terribili sentimenti.
Tuttora, per Nelson, indossare un
talismano degli indigeni
nordamericani con un coniglio aiuta
ad essere attraenti fisicamente e
fertili, a rendere consapevole
l’inconscio, ad agire in modo
intuitivo e a reagire velocemente.
Nel Medioevo europeo i bestiari e le
enciclopedie non erano molto
benevoli nei confronti della lepre.
In particolare si diceva che le sue
uniche qualità erano la fecondità e
la velocità. Seppur corresse molto
rapidamente, non lo faceva mai in
linea retta, il che era un simbolo
di peccato. Per il resto era
paurosa, vigliacca, pigra e
soprattutto lussuriosa. Alcuni
autori la credevano ermafrodita,
cioè provvista di due sessi e in
grado di riprodursi da sola. Altri
pensavano che cambiasse sesso
durante l’anno: per quattro mesi era
maschio e per otto femmina. Per i
medici medievali, la carne di lepre
causava insonnia. In particolare,
nella simbologia del Medioevo un
uomo armato che fuggiva dinanzi a un
coniglio rappresentava l’ignavia e
la vigliaccheria. La paura del
coniglio, la sua prolificità e la
sua disponibilità ad accoppiarsi ne
fanno un simbolo della lascivia.
Mentre una lepre bianca che si
raffigurava ai piedi della Vergine
Maria esprimeva la vittoria sulla
“carnalità”.
Un’ulteriore peculiarità della lepre
si menzionava nel protocristiano Physiologus,
in cui si diceva che le zampe le
consentivano di correre velocemente
anche in salita, così da seminare i
suoi inseguitori, come dovrebbe fare
l’uomo. Ciò forse spiega la ragione
per cui la lepre compariva in modo
relativamente frequente
nell’iconografia cristiana. Il suo
essere inerme ne faceva un simbolo
dell’uomo che aveva fiducia solo in
Dio. Lepri che rosicchiavano tralci
di vite erano forse immagini
simboliche delle anime accolte in
paradiso, dove potevano gustare
indisturbate i frutti della vita
eterna. Talvolta comparivano
raffigurazioni di tre lepri in
cerchio con le orecchie unite a
formare un triangolo: si trattava
forse di un rimando alla Trinità o
alla fugacità del tempo che passava
velocemente nei suoi giri.
Molte fiabe e racconti della
tradizione occidentale hanno come
protagonista il coniglio,
tratteggiato soprattutto come
animale codardo e pauroso, ma nel
contempo allegro e spensierato. La
“lepre pasquale” è un animale
fantastico che lascia i doni ai
bambini a Pasqua e risale all’antica
usanza delle feste di primavera
dell’Europa centrale, che con il
simbolo di fecondità dell’uovo hanno
tuttora un ruolo significativo.
Questo è un esempio di come elementi
pagani, dopo l’evangelizzazione, si
siano cristianizzati. Nello
specifico, la leggenda del
“coniglietto pasquale” narrava che
la divinità sassone Eostre, in un
pomeriggio di primavera, per far
divertire i bambini, trasformò
l’uccellino che teneva in braccio in
un coniglio. Presto, però, i bambini
si accorsero che dopo la metamorfosi
l’animale era triste e chiesero alla
dea di fargli riprendere le sue
sembianze di volatile, e così fece
la divinità. Allora, per ringraziare
i bambini, il piccolo pennuto depose
molte uova colorate che regalò ai
bimbi e alla dea. Per la tradizione
sassone il coniglio simboleggiava la
nascita, la natura e la fertilità.
In questo periodo dell’anno,
infatti, è facile scorgere questi
animali nei prati mentre sono
intenti alle gesta amorose per la
conquista dei partner.
Con la cristianizzazione, il
coniglio si associò alla Pasqua.
Infatti, ad esempio, Easter in
inglese e Ostern in tedesco
sono nomi che derivano da quello
della dea sassone Eostre.
Ultimamente anche in Paesi come
l’Italia, dove ciò non rientrava
nella tradizione, si sta affermando
questa consuetudine e i coniglietti
pasquali, spesso di cioccolato,
diventano un’alternativa alle uova
di cioccolato.
Attualmente il coniglio simboleggia
la fertilità o raffigura un
individuo docile che si può ferire
con facilità. Inoltre, la lepre
raffigura lo spirito immaturo che
accetta lo sforzo oltre alla lotta
per conseguire la saggezza e la
maturità. La visione della lepre in
sogno preannuncia l’amore e la gioia
verso una vita più o meno segreta,
che però può essere tanto positiva
quanto negativa.
Per gli studiosi di psicologia
simbolica, ciò che caratterizza la
lepre non sono né la velocità, né la
“timidezza”, bensì la sua rapida
riproduzione; ciò la rende la
quintessenza della fecondità animale
e della sessualità ardente.
Il coniglio ha imparato a
nascondersi alla luce del sole. La
sua colorazione, le orecchie che si
ripiegano e la capacità di
immobilizzarsi in un batter d’occhio
rendono quasi impossibile avvistarlo
fino a quando non parte con grandi
balzi a zigzag. I suoi passi
silenziosi e felpati offrono una
lezione all’uomo: infatti, per la
propria sicurezza e anche nel
rispetto del mondo naturale, è
meglio camminare prudentemente.
Inoltre, i conigli ci ricordano che
la creatività e la produttività
funzionano meglio a cicli, proprio
come la Luna che cresce e cala,
trasformandosi da uno spicchio a un
cerchio pieno e completo con cadenza
mensile.
Per la sua energia di prolificità,
ci si ispira allo Spirito Guida
Coniglio se si sta cercando di:
allargare la propria famiglia,
avviare una nuova impresa
commerciale, iniziare un programma
educativo o se si vuole attirare
nella propria vita una generica
abbondanza e produttività. Si
consiglia di aggiungere riposo e
recupero ai propri slanci di duro
lavoro, imparare cose nuove e
spingersi oltre i propri limiti
routinari. In questo modo si entra
nel ritmo naturale e proficuo del
coniglio, che è esperto di risultati
esponenziali.
Questi animali possono ricordare che
i grandi risultati arrivano
attraverso piccole azioni ripetute
nel tempo. Una loro raffigurazione
può ricordare di godersi il viaggio
intrapreso, capire quando lasciarsi
andare e quando fare un passo
indietro, e non dimenticare mai che
tutto accade in cicli e stagioni.
Riferimenti bibliografici:
Biedermann, Hans, Enciclopedia
dei Simboli, Garzanti Editore,
Milano 1991.
Carrington, Richard, e dai redattori
di LIFE, I Mammiferi,
Mondadori Editore, Milano 1965.
Centini, Massimo, Simboli. Celti,
Red Edizioni, Como 2001.
Coupal, Marie, I simboli dei
sogni. Analisi psicologica,
psicoanalitica, esoterica e
mitologica, Il Punto d’Incontro
Editore, Vicenza 2000.
Nelson, Felicitas H., Simboli di
potere. Amuleti e talismani di tutto
il mondo, Il Punto d’Incontro
Editore, Vicenza 2013.
Owusu, Heike, Simboli Maya, Inca
e Aztechi, Il Punto d’Incontro
Editore, Vicenza 2003.
Pastoureau, Michel, Bestiari del
Medioevo, Einaudi Editore,
Milano 2012.
Pastoureau, Michel, Medioevo
simbolico, Laterza Editore,
Bari-Roma 2007.
Rao, Milena, Animali magici di
potere. Viaggio attraverso i
bestiari magico-religiosi delle
culture antiche, Psiche 2
Editore, Torino 2014.
Ruiz, José, Animali sciamanici di
potere, Il Punto d’Incontro
Editore, Vicenza 2022.