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N. 146 - Febbraio 2020 (CLXXVII)

Il complotto sinarchico

Genesi di un mito politico contemporaneo – Parte I

di Andrea Ceci

 

Nella primavera del 1941, un mormorio diffuso agitava gli ambienti legati al regime di Vichy: il governo capeggiato dall’ammiraglio François Darlan era stato infiltrato da un’organizzazione segreta legata alla celebre École polytechnique. Yves Bouthiller e Jean Berthelot – rispettivamente Ministro dell’Economia e Segretario di Stato al Ministero dei Trasporti – sarebbero stati a capo di un cospicuo numero di alti funzionari del Ministero delle Finanze e dei Lavori pubblici che avrebbero voluto asservire la Francia ai trust finanziari e alle grandi industrie petrolifere anglosassoni.

 

Questi timori dell’opinione pubblica si innestavano sugli attacchi portati dai giornali parigini ai membri del governo, accusati di essere pedine manipolate dall’industria. Del resto, all’indomani della capitolazione francese, una dura condanna alle politiche economiche degli anni precedenti dominate dai cartelli e caratterizzate dall’asservimento alle banche era venuta anche da Philippe Pétain.

 

Il clima di sospetto attorno al nuovo esecutivo non era soltanto una paranoia causata dalla sindrome della quinta colonna. Il peso degli industriali era davvero aumentato, così come quello dei polytechniciens. Inoltre, si registrava una certa incoerenza nella composizione della squadra di governo proposta da Darlan: a giovani capitani d’industria erano stati affiancati eminenti professori universitari, accomunati solo dal loro legame con l’École polytechnique.

 

Quando i nominativi furono resi pubblici, la stampa identificò immediatamente l’eminenza grigia dietro alle nomine: il gruppo bancario Worms. Nel 1936, l’istituto di credito si era creato la fama di banca politica finanziando la fondazione del Parti Populaire Français di Jacques Doriot, uno degli organi più solidi e meglio strutturati della collaborazione, e i suoi rapporti con il governo risultavano innegabili. Pierre Pucheau, Segretario di Stato per la Produzione industriale, era a capo di una delle più grandi aziende del gruppo, gli stabilimenti Japy; Jacques Barnard, Delegato generale alle Relazioni economiche franco-tedesche, era uno dei dirigenti della banca dal 1930; Paul Marion, capo del Ministero dell’Informazione, e altri funzionari facevano parte di un think tank avente come centro di gravità proprio la casata Worms.

 

“Ebreo, anglofilo militante e spregiudicato uomo d’affari”, Hippolyte Worms possedeva le caratteristiche perfette per diventare uno dei bersagli preferiti della stampa antisemita parigina. Già nel 1940, i tedeschi avevano deciso di commissariare la sua banca ma, grazie a una notevole abilità diplomatica, quella che poteva essere una minaccia mortale fu convertita in un’opportunità di profitto. Favorendo la Commerzbank a Parigi, il gruppo Worms non solo riuscì a sopravvivere, ma fece addirittura prosperare i propri affari proponendosi come un interlocutore privilegiato nei rapporti con la Germania. Protetto dai tedeschi e con alcuni dei suoi uomini alla testa dello stato, il gruppo Worms risultava inattaccabile.

 

Il fantasma di questa congiura prese corpo il 19 maggio 1941 quando l’ingegnere Jean Coutrot (1895-1941) venne trovato morto, suicida, sotto la finestra della propria dimora parigina. Formatosi all’École polytechnique, Coutrot aveva partecipato negli anni 1930 a X-Crise, un gruppo deputato a trovare una soluzione alla crisi economica, ed era vicepresidente del Comité d’organisation scientifique du travail, il COST.

 

Annunciandone la dipartita, i giornali collaborazionisti parigini rivelarono che nella sua abitazione erano state trovate le prove di un complotto contro il governo in carica, ordito da un’associazione misteriosa composta da ingegneri, ispettori delle finanze e finanzieri, conosciuta come Pacte synarchique d’Empire. Anche Coutrot era coinvolto, come dimostrava il possesso del volume Le pacte synarchique révolutionnaire.

 

Nelle settimane successive, il dossier redatto da Henri Chavin, direttore della Sûreté nationale che aveva condotto le indagini sul caso, venne diffuso senza autorizzazione. Il fascicolo confermava l’esistenza di un complotto, precisando gli obiettivi dei cospiratori e, soprattutto, i loro nomi. La stampa poteva così riprendere la sua incessante attività contro il governo, i tecnocrati e il gruppo Worms.

 

Lo stesso Pétain sentì di doversi rivolgere al popolo per rassicurarlo. Anche se non esplicitamente menzionato, il complotto sinarchico faceva da sfondo al discorso del 12 agosto 1941. Dopo aver rinnovato il suo formale appoggio a Darlan, Pétain ritornava con grande ambiguità al tema della cospirazione, denunciando come tra lui e il popolo si cercasse di erigere “il doppio schermo dei partigiani del vecchio regime e dei servitori dei trust”, che si erano conquistati “un’autorità eccessiva e un controllo spesso inammissibile”.

 

Egli concludeva annunciando l’intenzione di riprendere la lotta contro questo capitalismo cieco ed egoista. L’azione del governo si doveva tradurre in un maggiore impegno nella lotta alle società segrete, con l’introduzione di una nuova legge emanata già il giorno seguente. Inoltre, venne allestito il Service des sociétés secrètes – SSS – un gruppo di archivisti guidati dallo storico Bernard Fäy, il cui compito era quello di schedare gli archivi massonici e preparare le liste con i nominativi degli aderenti alle logge.

 

Anche i tedeschi presero sul serio la minaccia sinarchica. Le indagini della Gestapo furono rapide e approfondite, e tutte le persone vicine a Coutrot vennero interrogate. Tuttavia, non furono trovati indizi sulla presunta cospirazione e l’unico risultato che si ottenne fu una serie di bisticci tra i tedeschi e la polizia francese.

 

Gli attacchi della stampa raggiunsero il loro apice il 21 agosto con un’accusa diretta al governo sul quotidiano L’Appel. Allegato al giornale, vi era un dossier sulla sinarchia a opera di Paul Riche, nom de plume di Jean Mamy, giornalista e cineasta. La congiura tecnocratica era ricondotta a un movimento esoterico esistente fin dal XVIII secolo, ma conosciuto al tempo come ordine martinista.

 

Nel XIX secolo ne era diventato capo Alexandre Saint-Yves d’Alveydre (1842-1909), presentato come un tecnocrate pregno di occultismo, che aveva pianificato la costruzione di un governo mondiale basato sull’armonia universale. Alla sua morte il movimento aveva subito una battuta d’arresto, ma Jean Coutrot, asceso al rango di Gran Maestro, ne aveva ristrutturato l’organizzazione. Il nuovo programma era stato rinvenuto all’interno della sua abitazione.

 

Questo documento, rilegato in una copertina dorata e dal titolo misterioso, identificato dalle sole iniziali MSE – Mouvement synarchique d’Empire – e CSR – Convention synarchique révolutionnaire – era composto da 13 punti fondamentali e 598 proposizioni che indicavano come realizzare l’ordine tecnocratico nel mondo. Nella ricostruzione effettuata da Riche mancavano solo i nomi dei cospiratori, anche se alcuni profili erano già stati tratteggiati: Hippolyte Worms, Pierre Pucheau e François Darlan.

 

A queste pesanti accuse, il governo reagì dando un giro di vite alle misure repressive e rimpiazzando le personalità ritenute scomode, primo fra tutti Chavin. Tuttavia, in autunno, le voci sul complotto sinarchico ripresero a circolare. Cessati gli attacchi da parte della stampa, questi nuovi timori erano frutto delle indagini dei servizi segreti del regime di Vichy.

 

In un rapporto del SSS si constatava come il complotto ispirato e diretto dalla banca Worms fosse riuscito e, a eccezione di Pétain e Darlan, tutti i membri del governo facessero parte della cospirazione. Un altro dossier rileggeva invece tutta la storia recente della Francia alla luce del complotto.

 

La sinarchia avrebbe agito in difesa degli interessi della finanza ebraica internazionale fin dagli anni 1920, facendo in modo che i cartelli rimanessero padroni della scena politica. Poiché la guerra era nociva all’economia, il gruppo avrebbe incaricato il proprio braccio inglese di sbarazzarsi di Churchill, mentre in Germania si sarebbe dovuta cercare un’intesa con la grande industria al fine di togliere il potere ai nazisti.

 

Gli infiltrati dell’organizzazione erano identificati in Hermann Göring e Walther Funk, presidente della Reichsbank. La crisi del governo Laval, accusato di essere troppo vicino ai nazisti, e la sua sostituzione con quello Darlan avevano come scopo l’assorbimento delle industrie francesi da parte dei cartelli tedeschi.

 

Anche la rete di informatori che affiancava il SSS sosteneva queste posizioni. Il suo coordinatore, Henri Martin, riteneva che la disfatta francese fosse stata facilitata da capi militari obbedienti alle istruzioni del movimento sinarchico. La sconfitta non era stata una colpa della Francia; essa era una rivoluzione silenziosa, camuffata da disastro militare. Gli agenti materiali di questo tradimento erano stati i comunisti, che avevano agito salvaguardando gli interessi inglesi e massonici. Ancora una volta, l’obiettivo finale dei cospiratori era la conquista del potere attraverso la banca Worms.

 

La paranoia che ammorbava questi ambienti è evidente, ma le loro congetture ebbero credito presso gran parte dell’opinione pubblica. Ci si deve quindi soffermare sulle dinamiche che permisero la diffusione della psicosi del complotto a partire da una serie di fatti di dubbia interpretazione e da alcuni indizi sparsi.



 

 

 

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