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N. 148 - Aprile 2020 (CLXXIX)

Il circolo di Hartlib e la scienza moderna

Il Millenarismo puritano alla base del metodo sperimentale

di Enrico Targa

 

Ben nota è la tesi di Max Weber sul rapporto tra puritanesimo, protestantesimo e società capitalistica, mentre meno nota è l’indagine che alcuni storici e sociologi hanno condotto già dagli anni Trenta del secolo scorso intorno al rapporto tra puritanesimo e inizi della scienza moderna.

 

Merton nel 1938 ha sostenuto che il puritanesimo contribuì all’origine della scienza moderna, creando un sistema di valori atti a dare impulso all’indagine sperimentale della natura. Il puritanesimo in qualche modo legittimava e dava una spinta allo sviluppo delle scienze sperimentali. Più di recente, negli anni ’70 del Novecento, lo storico inglese Charles Webster, ha approfondito questo tema e ci ha mostrato, attraverso un’indagine sui documenti e sulla storia della scienza inglese, che nell’Inghilterra dal 1625 al 1660, ovvero quel periodo che vede emergere il movimento puritano di Oliver Cromwell e si conclude con la Restaurazione monarchica, ci fu un fiorire di ricerche scientifiche, che furono condotte soprattutto da intellettuali e scienziati di orientamento puritano.

 

Non tutti furono puritani, ma si verificò una sorta di egemonia del puritanesimo nella cultura inglese. Questa egemonia costituì la molla principale per l’avanzamento delle scienze. I puritani si basarono su due elementi nel considerare una scienza un valore: in primo luogo nella visione millenaristica che accumunava i puritani ad altre componenti della riforma protestante, si trattava di una concezione millenaristica che non era fatta di un’attesa passiva di eventi, ma di una partecipazione attiva alla vita sociale, economica e soprattutto della scienza.

 

Si trattava di costruire nella verde Inghilterra la Nuova Gerusalemme e in questa costruzione la scienza giocava un ruolo centrale perché insieme alle tecniche, era uno strumento utile alla trasformazione della natura. Il secondo elemento era quello dell’imminente rinascita del sapere dopo la Caduta, ed ereditando i temi baconiani, li legava ai nuovi fermenti che si stavano sviluppando in Europa e in Inghilterra, soprattutto alla chimica e alla medicina paracelsiana.

 

Paracelso fu un medico svizzero vissuto intorno nella metà del XVI secolo, che auspicava a una trasformazione radicale delle teorie e dei metodi della medicina, mettendo la chimica al centro della pratica medica e farmacologica. I puritani si organizzarono e il ruolo centrale lo ebbe Samuel Hartlib, di origine prussiana trasferitosi in Inghilterra durante la Guerra dei Trent’anni.

 

Hartlib costruì un circolo di intellettuali, scienziati, politici e teologi i quali speravano in un mutamento non soltanto in campo filosofico ma soprattutto, in campo scientifico. Tra i membri del circolo di Hartlib vanno citati John Milton, Robert Boyle, Comenio e William Petty.

 

Il circolo si caratterizzò per la promozione di progetti di sviluppo della scienza e della tecnica. Uno di questi progetti promuoveva la costituzione di un Office of Address, ovvero un ufficio di comunicazione che metteva insieme l’organizzazione della ricerca scientifica con la riforma dell’insegnamento e il rapporto tra ricerca scientifica e la produzione.

 

Il progetto scientifico e tecnologico fu molto ambizioso, ma si realizzò soltanto in parte a causa di difficoltà di carattere economico e politico. Comunque i risultati furono duraturi, le ricerche spianarono la strada alla creazione dell’importantissima società scientifica della Royal Society che nacque all’indomani della Restaurazione e uno dei suoi massimi esponenti Robert Boyle, iniziò i suoi studi proprio nel Circolo di Hartlib.

 

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Immagine tratta dall’opera Speculum Sophicum Rhodostauroticum,

“Lo specchio della saggezza della Rosa-Croce”, pubblicato nel 1618 da Teofilo Schweighardt Constantien pseudonimo di Daniel Mögling (1596-1635), alchimista, medico e astronomo.

 

Il tema del Millenarismo prese forza con lo scoppio della Guerra dei Trent’anni quando i puritani vedevano Dio guidarli contro l’Anticristo, rappresentato dallo schieramento cattolico. Inevitabilmente questa concezione ossessiva nel voler ricreare il paradiso in terra, e instaurare un regno millenario a fianco di Dio, portò a un attivismo frenetico in ogni campo, non solo teologico, ma anche scientifico e pratico.

 

L’attesa per la seconda venuta di Cristo in terra, si legava inevitabilmente alla rinascita del sapere caratterizzato dal dominio dell’uomo sulla natura e vedeva nell’Inghilterra la Nuova Gerusalemme, centro sacro e scientifico dove chiunque volesse attivarsi per garantire la riuscita di questa grande instaurazione, doveva leggere sia i testi sacri ma anche i libri della natura.

 

La scienza, grazie all’apporto della lettura religiosa dei fenomeni naturali, veniva posta al servizio di Dio e della comunità dei Santi (inglesi e riformati) perseguendo non la costruzione di sistemi filosofici, ma il costante controllo sperimentale degli assunti teorici, come testimonia il predicatore John Stoughton, secondo il quale bisognava assolutamente abbandonare la filosofia scolastica e affermare una nuova filosofia che sia in grado di svelare i misteri della natura, per mezzo degli esperimenti, e di tradurre la conoscenza acquisita in attività pratiche, volte al benessere della comunità.

 

Agli inizi del Seicento Francesco Bacone (1561-1626) collegò i temi dell’imperialismo marittimo dell’Inghilterra con quelli della nuova scienza sperimentale protesa oltre i confini del mondo conosciuto, scegliendo come frontespizio della sua opera, Instauratio magna, un’incisione raffigurante una nave, emblema del sapere, mentre oltrepassa la colonne di Ercole, tradizionale simbolo dei limiti della conoscenza umana, accompagnata da un passo della profezia di San Daniele: «Molti oltrepasseranno l’oceano e accresceranno la scienza».

 

La profezia, nella visione di Giovanni Calvino, vedeva Daniele rivolgersi agli ebrei in esilio per alleviarne la disperazione dopo la devastazione di Gerusalemme e la distruzione del loro regno; Daniele interpretando il sogno del re babilonese Nabucodonosor predisse la fine degli imperi avversi a Dio (babilonese, persiano, macedone e romano) e la nascita dell’ultimo impero millenario guidato da Cristo e gli eletti posti a suo fianco.

 

Durante la guerra civile inglese sorsero molti movimenti di matrice calvinista ispirati alla profezia di Daniele, tra questi vanno citati i Fifth Monarchists, tra i membri di spicco troviamo Thomas Harrison, John Carew, John Rogers e Robert Blackborne, segretario del Ministero della Marina e poi della British East India Company.

 

I Fifth Monarchists credevano che i tempi degli eventi dell’Interregno fossero significativi perché il 1666 si profilava all’orizzonte e il numero 666 fu identificato nel Libro dell’Apocalisse con l’ultimo despota umano in grado di governare il mondo, prima di essere sostituito dal Messia. Come testimonia la profezia di San Daniele i puritani al pari degli umanisti, si rifacevano ai tempi antichi, ma nella loro visione non potevano certamente rifarsi alla cultura dei pagani dell’antica Grecia, ma i loro riferimenti furono i patriarchi di Israele e della chiesa delle origini. Allo stesso modo i capitoli iniziali della Genesi consentivano sia il recupero dell’antica purezza dell’uomo prima della sua Caduta, sia una descrizione dell’Eden su cui i puritani costruirono la propria visione fin dai tempi più remoti.

 

Walter Raleigh ci offre una descrizione scientifica dell’Eden, e John Milton nell’opera il Paradiso, vede Adamo in perfetto equilibrio tra la vita contemplativa e quella attiva, in quanto Dio gli aveva ordinato di abbellire il Giardino dell’Eden e solo attivandosi egli avrebbe scoperto i segreti della natura.

 

William Twisse, scrisse l’opera Valerius Terminus of the Interpretation of Nature. Il capitolo introduttivo “Sui limiti e sul fine del sapere” poneva una questione molto scottante: come può l’uomo, ricercare la conoscenza senza cadere nuovamente dalla grazia divina? La risposta è che il sapere deve inquadrarsi verso l’azione e non alle cause secondarie che hanno come fine gli interessi utilitaristici secondari.

 

Twisse è un ulteriore testimonianza di come agli occhi dei puritani la filosofia di Bacone, assumeva uno status “canonico”, e dove la teologia costituisce una fonte di ispirazione essenziale per la ricerca scientifica, ma non ne è superiore.

 

Altro grande esponente del fervore scientifico dell’epoca fu Giovanni Comenio, boemo appartenente al credo hussita poi trasferitosi in Inghilterra. Il richiamo del millenarismo in Comenio sarà molto più presente rispetto a Bacone, e si pone alla base della sua riforma scolastica basata sulla realizzazione delle “Scuole Universali”. Nella sua opera Didactica magna non solo auspicava a un sapere emancipato dalla filosofia greca che tanto male aveva causato al pensiero cristiano, ma prospettava una riforma radicale delle scuole basata su presupposti teorici nuovi, capace di raggiungere una sapienza universale (pansofia) l’unica strada percorribile per promuovere il bene pubblico.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

Charles Webster, La Grande Instaurazione. Scienza e Riforma Sociale Nella Rivoluzione Puritana, Feltrinelli, Milano 1980.

Antonio Clericuzio, La macchina del mondo: teorie e pratiche scientifiche dal Rinascimento a Newton, Carocci, Roma 2005.



 

 

 

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