[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

166 / OTTOBRE 2021 (CXCVII)


antica

L’ESERCITO DI TERRACOTTA

I GUERRIERI IMMORTALI DEL "PRIMO IMPERATORE"

di Domenico Samela

 

Fra il 1973 e il 1974, così come gran parte della Cina settentrionale, la provincia dello Shaanxi fu colpita da una grave siccità. Il 23 marzo 1974 un gruppo di contadini cinesi residenti in una località vicino Xi'an cominciò a scavare alla ricerca di acqua. Sebbene il luogo designato dai contadini risultò esserne sprovvisto, dopo alcuni metri di scavi venne rinvenuta una sorprendente quantità di cocci.

 

Secondo la memoria storica, Yang Zhifa (杨志发), un agricoltore che aveva preso parte al primo scavo, notò sin da subito qualcosa di umano tra i cocci. Il 29 marzo i contadini decisero così di avvertire le autorità, le quali mandarono sul posto un gruppo di archeologi e ricercatori. Fu sufficiente allargare di poco lo scavo per rendersi conto di aver fatto una delle più sensazionali scoperte del secolo. Il ritrovamento passò alla storia con il nome di Esercito di Terracotta (兵马俑bingmayong).

 

L’enorme complesso fu realizzato fra il 246 a.C. e il 208 a.C. e si estende su una superficie di circa 56km², nei pressi della tomba dell'imperatore Qin Shi Huangdi (秦始皇帝259 a.C. – 210 a.C.). Il colossale sito rappresenta una forma di arte funeraria, la quale ha coinvolto oltre 700.000 operai, tra prigionieri e normali lavoratori. Gli archeologi sostengono che gli operai fossero organizzati in piccoli gruppi, diretti da un capomastro, e che ciascuno di essi fosse responsabile dell’esecuzione delle statue, dalla preparazione dell’impasto alla modellatura completa. La cottura venne invece affidata ai fuochisti. Quando il complesso fu terminato, tutti lavoratori vennero sepolti al suo interno, in modo tale da occultare tutti i segreti dell'opera.

 

Nel 221 a.C. Ying Zheng (嬴政), sovrano del regno di Qin (), riuscì a realizzare l'impresa che da oltre un decennio lo teneva impegnato in incessanti campagne militari e azioni diplomatiche: l’unificazione della Cina. Se i primi anni di governo furono caratterizzati dall’amministrazione e dall’espansione dell’impero, l’ultimo periodo di vita dell’imperatore fu distinto dall’ossessione di immortalità.

 

Il timore per la morte conteneva probabilmente la consapevolezza della fragilità del potere assoluto dinanzi al tempo. Anche se il suo regno sarebbe stato destinato a cessare, la sua gloria sarebbe durata in eterno grazie alla realizzazione del suo imponente mausoleo, difeso da guerrieri immortali.

 

La collocazione strategica della sepoltura dell’imperatore Qin Shi Huangdi è perfettamente fedele ai principi del Feng Shui (风水). La camera funeraria risulta protetta in ogni punto cardinale ed è delimitata da un muro perimetrale spesso circa quattro metri. Essa non è mai stata violata e perciò non è stata ancora oggetto di scavi scientifici. A differenza della tomba del sovrano, il resto del complesso è stato invece materia di indagine.

 

La fossa scoperta per caso dai contadini nel 1974 venne contraddistinta con il nome di n° 1. Dalle dimensioni di 240x62 m, essa contiene il corpo dell'armata principale. L'esercito è schierato secondo un ben preciso ordine tattico ed è formato dalla fanteria leggera, tra cui gli arcieri, due carri, i lancieri, la fanteria pesante e gli ufficiali, riconoscibili dal copricapo.

 

La fossa n° 2, scavata nel 1976, si trova a circa 20 metri di distanza dalla fossa n° 1 e presenta una superficie di 84x94 m. All'interno sono presenti 80 carri da battaglia, preceduti da uno squadrone di balestrieri. Quest’ultimo è protetto dai cavalieri, che avrebbero dovuto muoversi in retroguardia o lungo le ali.

 

La fossa n° 3 è la più piccola, dalle dimensioni di appena 17,6x21,4 m. Fu rinvenuta nel 1976 e conta solamente 78 statue e una quadriga. Trattandosi probabilmente del quartier generale dell'esercito, i guerrieri sono schierati in posizione difensiva a protezione del carro, che probabilmente porta con sé il comandante dell'esercito. La fossa n° 4 venne invece ritrovata vuota, confermando il fatto che il mausoleo non venne mai completato.

 

Nel 1999 gli archeologi hanno scavato una piccola porzione della fossa K9901, divisa in tre corridoi paralleli. Lo scavo ha riportato alla luce un grande tripode ding () di bronzo e 11 statue di terracotta che hanno stupito gli archeologi, in quanto quest’ultime indossano solo un gonnellino, rivelando così i loro corpi e la loro muscolatura. Le sculture sono inoltre atteggiate in posizioni dinamiche, le quali hanno indotto gli studiosi a identificare le figure come acrobati.

 

A nord della fossa K9901 ne è stata individuata un’altra, la K9801, molto più ampia. Il contenuto emerso dallo scavo risultò anch’esso molto interessante: migliaia di tessere rettangolari di pietra calcarea combusta che cucite insieme con filo di metallo formano armature ed elmi. Si annoverano inoltre un gruppo di placche trapezoidali molto più grandi appartenenti all’armatura di un cavallo.

 

La fossa K0006 scavata nel 2000 ha restituito le tracce di un carro di legno totalmente decomposto e quattro crani di cavallo, posti proprio all’ingresso del vano anteriore. Nel centro della stanza sono invece emerse 12 figure di terracotta, quattro delle quali con entrambe le braccia protese, come gli aurighi rinvenuti nelle fosse dedicate all’esercito. Le altre otto sculture presentano le mani conserte, appoggiate sul ventre e nascoste nelle ampie maniche della veste. La cote e il coltellino hanno permesso di identificare queste statue con i funzionari civili addetti alla redazione di documenti.

 

Un’altra scoperta sensazionale è stata quella della fossa K0007. Essa ha restituito 15 sculture: otto uomini seduti con le gambe distese e sette individui inginocchiati. Quest’ultimi presentano un braccio lungo il corpo e la mano aperta, mentre l’altro braccio è sollevato e piegato, con la mano che avvolge un oggetto, del quale, però, non esistono tracce. In assenza di altri elementi, il ruolo di queste statue rimane misterioso. Nella stessa fossa sono stati rinvenuti a grandezza naturale anche 20 cigni, 6 gru e 20 anatre selvatiche, uccelli ritratti in posizioni diverse.

 

Nel 2008 gli archeologi hanno iniziato a scavare una sezione di 200m² nella tomba n°2, dove credevano fossero sepolti cavalieri e arcieri di terracotta accompagnati da carri. Più precisamente ritenevano che la camera potesse contenere ulteriori 89 carri da guerra e statue di cavalli. Tuttavia, questo scavo fu interrotto nel 2008 per mancanza di personale adeguato. Nonostante questo, proprio in quell’anno vennero rinvenute alcune delle più belle e particolari statue, fra cui un singolare guerriero con il volto verde. La scoperta fece pensare che l'esercito fosse originariamente composto da molti colori, i quali scomparvero con il passare del tempo.

 

Infine nel maggio 2014 il personale dell'istituto di archeologia dello Shaanxi ha annunciato la scoperta di ulteriori 45 tombe, nelle quali si troverebbero i resti di alcuni operai sepolti. Questi ultimi ritrovamenti si collocano a circa 5 km dal mausoleo.

 

Il modo in cui vennero realizzate le statue dell'Esercito di Terracotta è piuttosto singolare. Osservando la totalità delle sculture rinvenute, è possibile notare che alcune di esse sono prive di testa, anche se i loro corpi sono completi. Dagli studi condotti, gli archeologi affermarono che le figure constano solitamente di sette parti (base, piedi, gambe, corpo, braccia, mani e testa), realizzate separatamente e poi assemblate.

 

Le componenti cilindriche, come braccia e gambe, furono realizzate avvolgendo lastre di impasto argilloso in tubi o con il metodo “a colombino”, mentre la forma della testa, le orecchie e le mani, per esempio, furono eseguite utilizzando stampi doppi o singoli. L’acconciatura, i copricapi, i baffi, la barba, i dettagli dell’armatura e delle scarpe erano invece plasmati direttamente sulle figure da maestri scultori.

 

Dopo l'assemblaggio, l'argilla era applicata sulla superficie delle sculture affinché gli artisti potessero modellare i volti e le acconciature individualmente. I volti, come le altre parti del corpo, furono realizzati con una precisione maniacale. Ogni soldato è unico, ha un volto proprio ed è sicuramente molto fedele a un guerriero dell'esercito imperiale Qin. In un secondo momento le figure venivano cotte in forni in modo da rendere l'argilla dura e resistente. Al termine di questa fase, le statue venivano colorate.

 

Come risultato di due millenni di erosione e umidità, le sculture hanno oggi perso il loro colore originale. Secondo uno studio tedesco riguardante la cromia delle sculture dell’esercito di Qin Shi Huangdi, le armature dovevano solitamente presentarsi di colore nero, con nastri rossi e cuciture chiare. Gli indumenti invece non avrebbero dovuto seguire uno schema preciso, poiché si ritiene che all’epoca non esistesse ancora il concetto di uniforme.

 

Malgrado la perdita di pigmentazione, le statue colpiscono per il realismo, per le dimensioni e per i particolari. Anche se estremamente fedeli alla realtà, i guerrieri presentano sicuramente un’altezza maggiore rispetto alla statura dei cinesi dell'epoca. I soldati in piedi misurano infatti da 1,80 a 1,90 m.

 

I cavalli furono sicuramente più complicati da realizzare per via delle dimensioni e della forma. Il loro scheletro interno è stato costruito in legno e poi sono stati cotti nella loro interezza. Per non rovinare il cavallo durante la fase di cottura furono inoltre realizzati dei fori al suo interno.

 

Anche se i soldati furono creati con la terracotta, essi possedevano armi vere, come lance, spade o balestre con tanto di dardi. Tuttavia, quasi tutte le armi sono state saccheggiate dopo la creazione o sono marcite con il tempo. Alcune spade sono ancora oggi molto taglienti, essendo state trattate per non renderle vulnerabili alla ruggine e alla corrosione. Esse contengono rame, stagno, nichel, magnesio e cobalto.

 

Quasi tutti i carri sono andati distrutti o si trovano in condizioni molto fragili, per questo motivo sono stati sottoposti a precisi interventi di restauro. Le loro dimensioni sono più piccole rispetto agli standard di un carro dell’epoca.

 

L’esercito di terracotta viene considerato un mingqi (明器), ovvero un oggetto dello spirito che avrebbe soddisfatto le necessità del defunto nell’aldilà. Nel 1987 l'intero sito del mausoleo del primo imperatore venne inserito nei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO e da allora le statue sono oggetto di prestiti museali in tutto il mondo.

 

Il parco funerario di Qin Shi Huangdi rappresenta oggi una delle principali attrazioni della Cina moderna, trattandosi di un’opera di enorme interesse storico-artistico. Unica al mondo, raffigura l’esercito che ha permesso la formazione di una Cina unificata.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

L. Lanciotti, M. Scarpari, Cina: nascita di un impero, Skira, Milano 2006.

L. Caterina, Yishu: manuale di storia dell’arte, Aracne Editrice, Roma 2007.

M. Meccarelli, Archeo monografie: antica Cina – archeologia sulla via del Tao, Myway Media, Milano 2014.

M. Scarpari, La Cina, Einaudi, Torino 2011. 

 

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]