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N. 24 - Maggio 2007

CHIOSTRO PARADISO

Un antico cimitero nel Duomo di Amalfi

di Matteo Liberti

 

Nel cuore dell'ex Repubblica marinara di Amalfi, all'interno del complesso del Duomo (che comprende anche la Basilica del Crocifisso, la Cripta e la Cattedrale), si trova il cosiddetto Chiostro Paradiso, cui si può accedere dal lato sinistro dell'atrio del complesso monumentale.

 

Il chiostro fu eretto tra il 1266 ed il 1268, per volere dell'arcivescovo Filippo Augustariccio.

 

Funzione primaria di questa opera architettonica era quella di  cimitero dei cittadini illustri della Repubblica.

 

Addossato alla Basilica vi erano al suo interno sei cappelle, completamente affrescate tra il XIII ed il XIV secolo. Da qui partiva inoltre uno collegamento diretto con il palazzo arcivescovile.

 

Tipica la struttura che lo contraddistingue, di sapore vagamente orientale, con un quadriportico dalle volte a crociera, intramezzato da archi acuti e cinto da una serie di colonnine ed archi intrecciati d’influsso moresco.

 

La forma è quadrata, in classico stile arabo, e nel centro vi è un piccolo giardino con una fonte.

 

Degli antichi sarcofaghi custoditi all'interno del cimitero ne restano ancora alcuni, disposti lungo la galleria sinistra del chiostro:

 

- un sarcofago romano con lo stemma della famiglia amalfitana dei Favaro;

 

- un secondo sarcofago romano, del IV secolo d.C., che riporta il nome del decurione Publio Ottavio Rufo;

- un sarcofago caratterizzato da un rilievo che rappresenta il Ratto di Proserpina (prima metà del II secolo);

 

- un sarcofago con un altorilievo raffigurante da un lato le Nozze di Peleo e Teti (seconda metà del II secolo) e dall'altro Romolo e Remo allattati dalla lupa, contraddistinto anche da un'iscrizione medioevale che recita: “Cesarius de Alaneo de Amalfia... MCCXL”;

 

Questi due ultimi sarcofaghi sono stati portati ad Amalfi da Paestum, prima di essere riutilizzati riutilizzati dai nobili amalfitani del Medioevo.

 

Vi era poi un sarcofago con le immagini scolpite della Madonna, di Cristo, dei Dodici Apostoli e dei vescovi Biagio e Basilio.

 

Si tratta del sarcofago dell’ arcivescovo Pietro Capuano (morto nel 1359), ora divenuto l'altare maggiore della cattedrale.

 

Proseguendo nella visita, si può osservare, stando con le spalle alla parete nord, un magnifico scorcio del campanile della cattedrale, eretto tra il 1180 ed il 1276, con la torre campanaria ornata da maioliche policrome, anche queste di stile moresco.

 

All'angolo con la galleria destra del Chiostro vi è una piccola cappella con l'affresco del Cristo Pantocrator e, a seguire, una seconda cappella con un altro affresco attribuito a Roberto d'Oderisio, tra i principali pittori attivi in Campania nella seconda metà del trecento, noto soprattutto come abile divulgatore dello stile giottesco.

 

Si tratta di un grande disegno con in primo piano il Cristo, la Vergine sofferente, Giovanni, la Maddalena, alcuni soldati con armature angioine e, nella parte alta, un angelo che riceve in consegna l'anima del buon ladrone...

Da qui, proseguendo fino alla fine della galleria, si può accedere alla Basilica del Crocifisso.



 

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