[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

161 / MAGGIO 2021 (CXCII)


attualità

SUL CENSIMENTO DEMOGRAFICO

LA MACEDONIA DEL NORD DINANZI ALLA SFIDA DEI NUMERI

di Fadlon Mesimi

 

Il censimento della popolazione che vive in un determinato territorio è un’operazione che trova le sue radici sin dai tempi antichi in Egitto e nell’Impero Romano. Rappresenta un’operazione di fondamentale importanza ai giorni nostri, poiché prima di tutto il censimento è svolto per poter individuare in maniera esatta la composizione demografica di uno Stato, al fine di poter attuare politiche adeguate alle necessità dei cittadini.

 

La rilevazione statistica è effettuata in Macedonia del Nord ogni dieci anni e ogni volta pone un grande dilemma, poiché la composizione demografica della Macedonia del Nord è molto eterogenea e, se vi si associa anche la fragile sicurezza che la Penisola Balcanica ha dimostrato negli ultimi anni, il censimento demografico potrebbe rappresentare una vera sfida per il Paese balcanico.

 

Negli ultimi trent’anni il numero degli abitanti della Macedonia del Nord è stato contestato dagli stessi abitanti. Il censimento del 1991, per esempio, fu visto con dubbio dalla minoranza albanese, in quanto quest’ultima accusava il governo macedone di aver manovrato i risultati al fine di comprovare una minore presenza albanese sul territorio.

 

A tale censimento seguì quello del 1994 e quello del 2002, che presentarono una differenza in termini percentuali, nel primo gli albanesi risultarono il 22% della popolazione, al contrario dei macedoni che risultarono il 66% della popolazione. Nel secondo, che si tenne in una situazione di post-conflitto, gli albanesi risultarono essere il 25.5 %, contro la maggioranza macedone del 64% (Dati ufficiali dell’ufficio delle statistiche di RMN).

 

Il censimento del 2002 fu l’ultimo censimento che si è potuto concludere, perché la raccolta dati che si sarebbe dovuta tenere nel 2011 fallì a causa di alcune divergenze politiche in seno al Parlamento macedone. Stessa sorte anche al censimento che si dovrebbe dovuto tenere nel marzo del 2021.

 

Il fattore principale che rendeva in passato complesso portare a termine il censimento nella Macedonia del Nord si trova nella sua stessa Costituzione. Nel 2001 il Paese è stato attraversato da un conflitto molto violento, consumatosi tra l’armata della Macedonia e i ribelli albanesi, che culminò con l’intervento della comunità internazionale. Nel mese di agosto dello stesso anno furono firmati gli Accordi di Ohrid.

 

In seguito, i ribelli albanesi si sono costituiti in partito politico, che ha dominato la scena politica in Nord Macedonia per un ventennio. Tale partito è riuscito a ottenere importanti successi nella stesura degli accordi, come la richiesta di introduzione nella Costituzione dell’albanese come lingua ufficiale dello Stato, anche se tale diritto riconosciuto alla comunità albanese resta ancora oggi soltanto sulla carta.

 

Attualmente l’utilizzo della lingua albanese è riconosciuto nei territori dove gli albanesi rappresentano la maggioranza e nella Costituzione è nominata come “la lingua del 20%”, ovvero il diritto di usare la lingua nelle istituzioni, come già spiegato, è garantito soltanto nelle aree o nei comuni a maggioranza albanese.

 

Essendo così il diritto della lingua legato al numero degli abitanti di questa comunità nel territorio, la stessa teme che dietro le quinte ci sia un tentativo di falsare i dati statistici e quindi il numero ufficiale dichiarato dal governo di abitanti albanesi, al solo fine di una parziale applicazione del diritto alla lingua della comunità in questione. D’altro canto, anche la comunità albanese si pone in modo ambiguo riguardo alla questione, criticando la metodologia utilizzata per realizzare il censimento e dichiarando la necessità di dover inserire nella rilevazione statistica anche la diaspora, al fine di aver un maggior numero di censiti che parlino la lingua albanese.

 

Il censimento del 2021 avrebbe potuto rappresentare una grande occasione per dimostrare la reale composizione demografica dello Stato, infatti l’attuale governo macedone, composto dal partito macedone LSDM (Lega Socialdemocratica di Macedonia) e quello albanese UDI (Unione Democratica per l’Integrazione), ha recentemente iniziato, con molta determinazione, tutte le pratiche per far sì che il censimento potesse svolgersi tra marzo, quando la diaspora albanese si sarebbe dovuta registrare online, e aprile, quando sarebbe dovuto iniziare il processo di registrazione degli abitanti nel Paese.

 

L’opposizione guidata da Mickovski, leader del VMRO (Destra Macedone), si è però schierata contro il censimento per vari motivi, tra cui la pandemia da COVID-19. In seguito a varie proteste, si è riuscito a organizzare un incontro tra il Primo Ministro Zaev e il capo dell’opposizione Mickovski, i quali si sono accordati per posticipare l’operazione del censimento a settembre 2021.

 

Il partito albanese, che fa parte del governo, cerca di giustificare tra i suoi elettori come tale decisione di posticipare il censimento vada a favore di coloro che fanno parte della diaspora, che in questo modo avrebbero più tempo a disposizione per registrarsi nel database online predisposto su indicazione del governo.

 

Questo episodio ci dimostra come, de facto, nonostante l’UDI sia riuscito a ottenere un importante numero di seggi al Parlamento, non riesca a imporre il suo punto di vista su una questione così delicata come quella del censimento, lasciando che sia la Lega Socialdemocratica, giunta a un compromesso con la sua stessa opposizione, a prendere una decisione in merito.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]