N. 94 - Ottobre 2015 
                          
                          (CXXV)
																						CASTIGLIONE MESSER RAIMONDO
																						STORIA DI UN BORGO
																						di Giorgio Giannini
																						 
																			
																			
																			Castiglione 
																			Messer 
																			Raimondo 
																			si 
																			trova 
																			nella 
																			media
																			
																			Valle 
																			del 
																			Fino, 
																			su 
																			una 
																			collina 
																			alla 
																			confluenza 
																			del 
																			fiume
																			
																			Fino 
																			con 
																			il 
																			torrente
																			
																			Pretonico,a 
																			265 
																			metri 
																			sul 
																			livello 
																			mare. 
																			Chiude 
																			con
																			
																			Montefino 
																			(antica
																			
																			Montesecco) 
																			la 
																			media
																			
																			Valle 
																			del 
																			Fino, 
																			prima 
																			che 
																			il 
																			fiume 
																			si 
																			disperda 
																			nella 
																			pianura 
																			verso 
																			Pescara.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			Comune 
																			ha 
																			una 
																			superficie 
																			di 
																			30,84 
																			Kmq 
																			e 
																			poco 
																			meno 
																			di 
																			3.000 
																			abitanti. 
																			Il 
																			Patrono 
																			è 
																			S. 
																			Donato 
																			Martire,che 
																			si 
																			festeggia 
																			l’8 
																			agosto.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Lo
																			
																			Stemma 
																			comunale 
																			ha 
																			una 
																			torre, 
																			che 
																			è 
																			raffigurata 
																			con 
																			le 
																			ali 
																			(come 
																			nello 
																			Stemma 
																			di 
																			Penne) 
																			nella 
																			Sala 
																			Comunale 
																			e 
																			senza 
																			le 
																			ali 
																			(come 
																			nello 
																			Stemma 
																			di 
																			Bisenti) 
																			nella 
																			Chiesa 
																			Parrocchiale.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			centro 
																			storico 
																			conserva 
																			la 
																			struttura 
																			medioevale, 
																			con 
																			vicoli 
																			stretti 
																			e 
																			scalinate. 
																			Anticamente 
																			vi 
																			erano 
																			numerose 
																			Contrade 
																			e 
																			quelle 
																			lungo 
																			la
																			
																			Statale 
																			81 (Piceno-Aprutina) 
																			per 
																			Penne-Chieti 
																			hanno 
																			avuto 
																			un 
																			notevole 
																			sviluppo.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			territorio 
																			della
																			
																			Valle 
																			del 
																			Fino 
																			è 
																			stato 
																			devastato 
																			da 
																			varie 
																			epidemie, 
																			la 
																			più 
																			grave 
																			delle 
																			quali 
																			fu 
																			la
																			
																			peste
																			
																			del 
																			1656-57, 
																			in 
																			seguito 
																			alla 
																			quale 
																			sopravvisse 
																			solo 
																			un 
																			terzo 
																			degli 
																			abitanti. 
																			Il 
																			territorio 
																			ha 
																			subito 
																			anche 
																			le 
																			conseguenze 
																			di 
																			alcuni 
																			gravi 
																			terremoti, 
																			soprattutto 
																			nel 
																			Settecento 
																			(devastante 
																			fu 
																			quello 
																			del 
																			1703).
																			
																			
																			 
																			
																			
																			In 
																			passato 
																			vi 
																			si 
																			svolgevano 
																			ben 
																			12 
																			fiere 
																			di 
																			merci 
																			e di 
																			bestiame, 
																			tutte 
																			scomparse 
																			tranne 
																			quella 
																			per 
																			la 
																			festa 
																			di 
																			S. 
																			Donato, 
																			che 
																			una 
																			volta 
																			durava 
																			tre 
																			giorni 
																			(dal 
																			6 
																			all’8 
																			agosto).
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Gli 
																			abitanti 
																			si 
																			chiamano
																			
																			Castiglionesi. 
																			È 
																			nota 
																			la 
																			loro 
																			rivalità
																			
																			con 
																			gli 
																			abitanti 
																			di 
																			Bisenti 
																			che 
																			li 
																			chiamano
																			
																			matti
																			
																			(li 
																			mìtte 
																			di 
																			Castiùne).
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Origini 
																			del 
																			nome
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			nome 
																			deriva 
																			probabilmente 
																			dal 
																			diminutivo
																			
																			castellio-castellionis= 
																			piccolo 
																			castello 
																			del 
																			termine 
																			antico 
																			latino 
																			castellum= 
																			castello.
																			
																			La 
																			dizione 
																			Messer 
																			Raimondo 
																			compare 
																			in 
																			un 
																			documento 
																			del 
																			1532 
																			in 
																			riferimento 
																			a 
																			Raimondo 
																			Caldora, 
																			che 
																			ne è 
																			il 
																			Feudatario.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			La 
																			denominazione 
																			dell’abitato 
																			ha 
																			avuto, 
																			nel 
																			corso 
																			del 
																			tempo, 
																			numerose 
																			varianti: 
																			nel
																			
																			Catalogo 
																			dei 
																			Baroni 
																			(Catalogus 
																			Baronum,
																			
																			detto 
																			anche 
																			quaternus 
																			magne 
																			expeditionis),compilato 
																			nel 
																			1150-1186 
																			sotto 
																			la 
																			dominazione 
																			normanna 
																			per 
																			registrare 
																			la 
																			leva 
																			straordinaria 
																			nelle 
																			Provincie 
																			di 
																			terraferma 
																			del 
																			Regno 
																			di 
																			Sicilia, 
																			è 
																			chiamato
																			
																			Castellionem.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nel 
																			Diploma 
																			emanato 
																			da 
																			Carlo 
																			d’Angiò 
																			ad 
																			Alife 
																			il 5 
																			ottobre 
																			1273, 
																			per 
																			costituire 
																			i 
																			Giustizierati 
																			di 
																			Abruzzo 
																			Ulteriore 
																			e 
																			Citeriore
																			
																			(separati 
																			dal 
																			fiume 
																			Pescara), 
																			è 
																			chiamato
																			
																			Castellionum; 
																			nelle 
																			Decime 
																			Vaticane 
																			del 
																			1324, 
																			è 
																			chiamato 
																			Castellione. 
																			Successivamente, 
																			è 
																			chiamato 
																			anche
																			
																			Castilioni, 
																			Castellionem,
																			
																			Castellioni, 
																			Castiglioni.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Notizie 
																			storiche
																			
																			
																			 
																			
																			
																			La 
																			zona 
																			è 
																			abitata 
																			sicuramente 
																			dalla 
																			preistoria, 
																			al 
																			quale 
																			periodo 
																			risalgono 
																			i 
																			raschiatoi 
																			e le 
																			punte 
																			di 
																			frecce 
																			in 
																			selce 
																			ritrovate 
																			nella 
																			Frazione
																			
																			S. 
																			Giorgio, 
																			a 
																			554 
																			metri 
																			sul 
																			l.m.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			All’età 
																			del 
																			bronzo 
																			finale 
																			ed 
																			all’età 
																			del 
																			ferro 
																			(I 
																			millennio 
																			a.C.) 
																			risale 
																			una 
																			necropoli, 
																			in 
																			cui 
																			sono 
																			stati 
																			rinvenuti 
																			tre 
																			cuspidi 
																			di 
																			freccia, 
																			un 
																			coltellino 
																			in 
																			selce 
																			e 
																			vari 
																			materiali 
																			bronzei: 
																			la 
																			punta 
																			di 
																			una 
																			lancia, 
																			una 
																			fibula 
																			ed 
																			un’armilla.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Un’altra 
																			necropoli 
																			dell’età 
																			del 
																			ferro 
																			è 
																			rinvenuta 
																			nella 
																			Frazione
																			
																			Piane,
																			
																			con 
																			una 
																			tomba 
																			di 
																			un 
																			bambino 
																			del 
																			V 
																			secolo, 
																			con 
																			un 
																			ricco 
																			corredo, 
																			conservato 
																			nella
																			
																			Collezione 
																			Leopardi 
																			del 
																			Museo 
																			archeologico 
																			di 
																			Penne.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Una 
																			tomba 
																			femminile, 
																			risalente 
																			al 
																			VII 
																			secolo 
																			a. 
																			C., 
																			in 
																			cui 
																			ci 
																			sono 
																			due 
																			fibule 
																			in 
																			bronzo, 
																			con 
																			staffa 
																			a 
																			disco, 
																			è 
																			rinvenuta 
																			nel 
																			1900 
																			nella 
																			Frazione
																			
																			Appignano 
																			ed è 
																			citata 
																			in 
																			una 
																			relazione 
																			dell’archeologo 
																			Prof. 
																			Edoardo 
																			Brizio 
																			del 
																			1902.Questo 
																			materiale 
																			è 
																			attualmente 
																			disperso.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Anche 
																			nella 
																			località
																			
																			Selva 
																			Grande, 
																			intorno 
																			al 
																			1930, 
																			sono 
																			rinvenute 
																			delle 
																			tombe 
																			del 
																			periodo 
																			italico 
																			ben 
																			conservate, 
																			scavate 
																			nel 
																			tufo, 
																			con 
																			all’interno 
																			resti 
																			umani, 
																			con 
																			corredi 
																			di 
																			armi 
																			ed 
																			oggetti 
																			vari.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nello 
																			stesso 
																			periodo 
																			è 
																			rinvenuto, 
																			nella 
																			Frazione
																			
																			S. 
																			Giorgio,
																			
																			il 
																			basamento 
																			(podium) 
																			in 
																			pietra 
																			di 
																			un
																			
																			Tempio 
																			italico 
																			del 
																			II 
																			secolo,costruito 
																			in 
																			legno 
																			e 
																			decorato 
																			con 
																			materiale 
																			fittile 
																			(terrecotte 
																			policrome, 
																			che 
																			rappresentano 
																			Artemide 
																			persiana, 
																			con 
																			leone 
																			e 
																			tridente, 
																			ed 
																			altre 
																			decorazioni 
																			della 
																			trabeazione) 
																			pervenutoci 
																			in 
																			parte 
																			e 
																			conservato 
																			nel 
																			Museo 
																			Archeologico 
																			di 
																			Chieti. 
																			Sono 
																			rinvenuti 
																			anche 
																			oggetti 
																			di 
																			bronzo 
																			ed 
																			alcune 
																			monete 
																			del 
																			periodo 
																			romano 
																			repubblicano. 
																			Il 
																			Tempio 
																			è 
																			stato 
																			ampiamente 
																			studiato 
																			ed è 
																			oggetto 
																			di 
																			una 
																			interessante 
																			pubblicazione 
																			a 
																			cura 
																			della 
																			Cassa 
																			di 
																			Risparmio 
																			di 
																			Teramo.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Sull’insediamento 
																			del 
																			Tempio 
																			italico 
																			è 
																			stata 
																			realizzata 
																			nel 
																			periodo 
																			romanico 
																			una 
																			chiesa, 
																			ora 
																			scomparsa, 
																			certamente 
																			un 
																			Monastero 
																			benedettino 
																			dato 
																			che 
																			è 
																			citata 
																			nel 
																			giugno 
																			982, 
																			nel
																			
																			Chronicon 
																			Cassinensis 
																			(Cronaca 
																			dell’Abbazia 
																			di 
																			Montecassino)
																			
																			come 
																			possedimento 
																			dell’Abbazia 
																			di 
																			Montecassino, 
																			come 
																			chiesa 
																			di
																			
																			Sancti 
																			Georgii 
																			de 
																			Colline, 
																			nel
																			
																			Contado 
																			di 
																			Penne.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nel 
																			periodo 
																			italico, 
																			Castiglione 
																			fa 
																			parte 
																			della
																			
																			Vestinia 
																			(territorio 
																			dei 
																			Vestini, 
																			di 
																			cui
																			
																			Pinna-Penne
																			
																			è il 
																			centro 
																			principale),separata 
																			dal 
																			fiume 
																			Fino 
																			dal 
																			territorio 
																			dei
																			
																			Sabini 
																			Adriatici 
																			(l’Ager 
																			Hadrianus) 
																			con 
																			capoluogo
																			
																			Hadria-Atri, 
																			dal 
																			fiume 
																			Pescara 
																			dai 
																			Marrucini 
																			(di 
																			cui 
																			Chieti 
																			era 
																			la 
																			città 
																			principale) 
																			e 
																			dal 
																			fiume 
																			Vomano 
																			dai 
																			Pretuzi 
																			(di 
																			cui 
																			Teramo 
																			era 
																			la 
																			città 
																			principale).
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Castiglione 
																			si 
																			trova 
																			sulla 
																			strada 
																			romana 
																			che 
																			da
																			
																			Montorio 
																			al 
																			Vomano 
																			(l’antica 
																			Berega) 
																			proseguiva 
																			verso
																			
																			Penne 
																			(Pinna), 
																			e 
																			che 
																			era 
																			un 
																			diverticolo 
																			della
																			
																			Via 
																			Cecilia, 
																			che 
																			a 
																			sua 
																			volta 
																			si 
																			diramava 
																			dalla
																			
																			Via 
																			Salaria 
																			in 
																			località
																			
																			Ponte 
																			Buida 
																			(vicino 
																			a 
																			Monteleone 
																			Sabino, 
																			l’antica 
																			cittadina 
																			sabina 
																			di
																			
																			Trebula 
																			Mutuesca). 
																			Un 
																			altro 
																			diverticolo 
																			della 
																			Via 
																			Cecilia, 
																			da
																			
																			Villa 
																			S. 
																			Romualdo-Villa 
																			Bozza, 
																			si 
																			dirigeva 
																			verso
																			
																			Hadria-Atri.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Al 
																			tempo 
																			dei 
																			Romani 
																			il 
																			Fino,nel 
																			tratto 
																			inferiore, 
																			segna 
																			il 
																			confine 
																			tra 
																			la 
																			Regione 
																			(Regio)
																			
																			IV 
																			Sabina 
																			e 
																			Sannio 
																			e la 
																			Regione 
																			V 
																			Piceno. 
																			Successivamente, 
																			nel 
																			periodo 
																			longobardo,il 
																			fiume 
																			Fino,nel 
																			tratto 
																			inferiore, 
																			segna 
																			il 
																			confine 
																			tra 
																			il
																			
																			Ducato 
																			di 
																			Spoleto 
																			(a 
																			nord) 
																			ed 
																			il
																			
																			Ducato 
																			di 
																			Benevento
																			
																			(a 
																			sud). 
																			Castiglione 
																			fa 
																			parte 
																			della 
																			Contea 
																			di 
																			Penne, 
																			che, 
																			insieme 
																			alla 
																			Contea 
																			di 
																			Aprutio 
																			e di 
																			Ascoli, 
																			fa 
																			parte 
																			del 
																			Ducato 
																			di 
																			Spoleto.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nel 
																			periodo 
																			altomedieovale 
																			(X-XI 
																			secolo) 
																			a 
																			Castiglione 
																			è 
																			stato 
																			costruito 
																			un 
																			Castello,il
																			
																			Castrum 
																			Castellionis, 
																			citato 
																			nel
																			
																			Chronicon 
																			Casauriense 
																			(Cronica 
																			dell’Abbazia 
																			di 
																			S. 
																			Clemente 
																			a 
																			Casauria), 
																			redatto 
																			da 
																			Giovanni 
																			di 
																			Berardo 
																			nel 
																			XII 
																			secolo,con 
																			gli 
																			altri 
																			due 
																			Castelli 
																			della 
																			zona: 
																			il
																			
																			Castrum 
																			Apignani 
																			ed 
																			il
																			
																			Castrum 
																			Sancti 
																			Georgi,
																			
																			costruiti 
																			probabilmente 
																			per 
																			difendersi 
																			dai 
																			Saraceni, 
																			che 
																			compivano 
																			frequenti 
																			scorrerie 
																			nella 
																			zona.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			Castello 
																			di 
																			Castiglione 
																			probabilmente 
																			apparteneva 
																			al 
																			Monastero 
																			benedettino 
																			di 
																			S. 
																			Giorgio, 
																			ed 
																			aveva 
																			una 
																			notevole 
																			importanza 
																			militare 
																			dato 
																			che 
																			chiudeva 
																			la
																			
																			Valle 
																			del 
																			Fino 
																			insieme 
																			al 
																			Castello 
																			di
																			
																			Montesecco 
																			(Montefino), 
																			con 
																			il 
																			quale 
																			costituiva 
																			la
																			
																			Baronia 
																			di 
																			Montesecco, 
																			in 
																			possesso 
																			degli 
																			Acquaviva.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			primo 
																			documento 
																			storico 
																			è 
																			del 
																			1047, 
																			conservato 
																			nel 
																			Monastero 
																			di
																			
																			S. 
																			Giovani 
																			in 
																			Venere, 
																			secondo 
																			il 
																			quale 
																			il
																			
																			castellum 
																			Castilioni 
																			appartiene 
																			al 
																			Monastero 
																			benedettino 
																			di 
																			S. 
																			Giorgio. 
																			Nel 
																			1065, 
																			Sassone,figlio 
																			del 
																			Longobardo 
																			Rainaldo, 
																			dona 
																			al 
																			Monastero 
																			di 
																			Picciano 
																			la 
																			sesta 
																			parte 
																			del
																			
																			Castello 
																			di 
																			Montesecco 
																			con 
																			varie 
																			pertinenze: 
																			alcuni 
																			castelli, 
																			tra 
																			i 
																			quali 
																			quello 
																			di 
																			S. 
																			Giorgio, 
																			oltre 
																			a 
																			chiese 
																			e 
																			molini.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Secondo 
																			il
																			
																			Catalogo 
																			dei 
																			Baroni 
																			(Catalogus 
																			Baronum), 
																			compilato 
																			negli 
																			anni 
																			1150-1186, 
																			sotto 
																			la 
																			dominazione 
																			normanna, 
																			per 
																			registrare 
																			la 
																			leva 
																			straordinaria 
																			delle 
																			Province 
																			di 
																			terraferma 
																			del 
																			Regno 
																			di 
																			Sicilia, 
																			il
																			
																			castellum
																			
																			Castellionem 
																			è 
																			feudo 
																			di 
																			Galgano 
																			di 
																			Collepietro, 
																			figlio 
																			di 
																			Gualtiero, 
																			con 
																			due 
																			militi 
																			(circa 
																			260 
																			abitanti).
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nel 
																			1193, 
																			l’abitato 
																			è 
																			devastato, 
																			come 
																			tutta 
																			la 
																			Contea 
																			(contado) 
																			di 
																			Penne,dalle 
																			truppe 
																			di 
																			Bertoldo 
																			di 
																			Koenigsburg, 
																			al 
																			servizio 
																			dell’Imperatore 
																			Enrico 
																			IV. 
																			Da 
																			quel 
																			momento 
																			la 
																			Contea 
																			di 
																			Penne 
																			diventa 
																			possesso 
																			del 
																			Sacro 
																			Romano 
																			Impero, 
																			anche 
																			se 
																			la 
																			giurisdizione 
																			è 
																			affidata 
																			al 
																			Vescovo 
																			di 
																			Penne, 
																			che 
																			è 
																			“Cappellano 
																			regio”.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nel 
																			Diploma 
																			emanato 
																			da 
																			Carlo 
																			d’Angiò 
																			ad 
																			Alife 
																			il 5 
																			ottobre 
																			1273, 
																			per 
																			costituire 
																			i 
																			Giustizierati 
																			di 
																			Abruzzo 
																			Ulteriore(con 
																			Capoluogo 
																			Teramo) 
																			e 
																			Citeriore
																			
																			(con 
																			Capoluogo
																			
																			Chieti), 
																			separati 
																			dal 
																			fiume 
																			Pescara, 
																			l’abitato 
																			è 
																			chiamato
																			
																			Castellionum
																			
																			Domini 
																			Raonis 
																			(Castello 
																			di 
																			Messer 
																			Raone 
																			o 
																			Ragone) 
																			e fa 
																			parte 
																			del 
																			Contea 
																			di 
																			Penne, 
																			nell’Abruzzo 
																			Ulteriore. 
																			Il 9 
																			ottobre 
																			1320, 
																			a 
																			Napoli, 
																			i 
																			Maestri 
																			Razionali 
																			della 
																			Regia 
																			Corte, 
																			stabiliscono 
																			l’importo 
																			della 
																			sovvenzione 
																			annua 
																			di
																			
																			Castellionum
																			
																			in 
																			14 
																			once 
																			e 16 
																			grani.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nelle
																			
																			Decime 
																			Vaticane 
																			del 
																			26 
																			gennaio 
																			1324, 
																			i 
																			chierici 
																			di
																			
																			Castellione 
																			versano 
																			alla 
																			Camera 
																			Apostolica 
																			del 
																			Vaticano 
																			la 
																			decima 
																			annua 
																			di 
																			21 
																			tarì.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nel 
																			1418, 
																			il
																			
																			Castrum 
																			Castellionis 
																			è 
																			acquistato, 
																			per 
																			2.300 
																			ducati 
																			veneziani 
																			d’oro,con 
																			un 
																			atto 
																			riportato 
																			nel
																			
																			Salconio, 
																			dalla 
																			Città
																			(Civita) 
																			di 
																			Penne, 
																			che 
																			acquista, 
																			con 
																			un 
																			altro 
																			atto, 
																			anche 
																			il
																			
																			Castrum 
																			Appiniani
																			
																			e 
																			quello 
																			di 
																			Villa 
																			Bozza.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			22 
																			luglio 
																			1446, 
																			Alfonso 
																			d’Aragona, 
																			a 
																			Gaeta, 
																			concede 
																			a 
																			Giosia 
																			Acquaviva, 
																			Conte 
																			di 
																			S. 
																			Flaviano, 
																			figlio 
																			di 
																			Andrea 
																			Matteo 
																			I e 
																			quinto 
																			Duca 
																			di 
																			Atri,i 
																			feudi 
																			posseduti 
																			dai 
																			suoi 
																			avi, 
																			tra 
																			cui
																			
																			Castiglionum. 
																			Il 
																			possesso 
																			degli 
																			Acquaviva 
																			è 
																			confermato 
																			da 
																			vari 
																			atti, 
																			tra 
																			i 
																			quali 
																			importante 
																			quello 
																			del 
																			6 
																			gennaio 
																			1464 
																			con 
																			cui 
																			gli 
																			Acquaviva 
																			sono 
																			investiti 
																			dell’Abruzzo 
																			Ultra(Ulteriore), 
																			con 
																			Atri 
																			e 
																			Teramo, 
																			diventato 
																			successivamente
																			
																			Regio 
																			Stato 
																			allodiale 
																			di 
																			Atri, 
																			cessando 
																			dalla 
																			servitù 
																			feudale.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			27 
																			settembre 
																			1462, 
																			a 
																			Lucera, 
																			il 
																			Re 
																			Ferrante 
																			I 
																			d’Aragona 
																			restituisce 
																			a 
																			Giulio 
																			Antonio 
																			Acquaviva,dopo 
																			averlo 
																			assolto 
																			dal 
																			reato 
																			di
																			
																			lesa 
																			maestà 
																			ed 
																			in 
																			conformità 
																			con 
																			l’accordo 
																			siglato 
																			con 
																			Giovanni 
																			Antonio 
																			Orsini, 
																			Principe 
																			di 
																			Taranto, 
																			i 
																			possedimenti 
																			del 
																			padre 
																			Giosia, 
																			tra 
																			i 
																			quali 
																			c’è
																			
																			Castiglioni. 
																			La 
																			restituzione 
																			è 
																			confermata 
																			dal 
																			Re 
																			il 6 
																			gennaio 
																			1464 
																			da 
																			Monopoli.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nel 
																			1468-69,
																			
																			Castellioni 
																			de 
																			Messer 
																			Rago 
																			(il 
																			feudatario 
																			del 
																			tempo) 
																			versa 
																			8 
																			ducati 
																			per 
																			il 
																			pagamento 
																			del 
																			mezzo
																			
																			tomolo 
																			di 
																			sale 
																			di 
																			ottobre 
																			1468, 
																			80 
																			ducati 
																			per 
																			il 
																			terzo 
																			tomolo 
																			di 
																			Natale 
																			1468, 
																			di 
																			Pasqua 
																			1468 
																			e di 
																			Agosto 
																			1469 
																			ed 
																			infine 
																			18 
																			ducati 
																			per 
																			il
																			
																			tomolo 
																			di 
																			sale 
																			straordinario 
																			di 
																			giugno 
																			1469.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			15 
																			maggio 
																			1481, 
																			a 
																			Matera, 
																			Ferdinando 
																			d’Aragona 
																			conferma 
																			il 
																			possesso 
																			della
																			
																			terra 
																			(territorio) 
																			di
																			
																			Castellioni
																			
																			a 
																			Andrea 
																			Matteo 
																			III,figlio 
																			primogenito 
																			di 
																			Giulio 
																			Antonio, 
																			Marchese 
																			di 
																			Bitonto,Conte 
																			di 
																			Conversano 
																			e di 
																			S. 
																			Flaviano 
																			e 
																			settimo 
																			Duca 
																			di 
																			Atri.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			15 
																			marzo 
																			1495,nel 
																			Palazzo 
																			reale 
																			di 
																			Castel 
																			Capuano 
																			a 
																			Napoli, 
																			il 
																			Re 
																			Carlo 
																			VIII 
																			di 
																			Valois 
																			conferma 
																			ad 
																			Andrea 
																			Matteo 
																			III 
																			d’Acquaviva 
																			il 
																			possesso 
																			del 
																			Castello 
																			di
																			
																			Castiglioni. 
																			Nel 
																			maggio 
																			1502,il 
																			Re 
																			Luigi 
																			XII 
																			di 
																			Valois-Orleans 
																			conferma 
																			il 
																			possesso 
																			suddetto.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			20 
																			novembre 
																			1506, 
																			nel 
																			Palazzo 
																			regio 
																			di
																			
																			Castelnuovo 
																			a 
																			Napoli, 
																			il 
																			Re 
																			Ferdinando 
																			d’Aragona 
																			(il 
																			Cattolico) 
																			restituisce 
																			a 
																			Matteo 
																			Andrea 
																			III 
																			i 
																			suoi 
																			feudi, 
																			in 
																			seguito 
																			agli 
																			accordi 
																			della
																			
																			Pace 
																			di 
																			Blois 
																			con 
																			il 
																			Re 
																			Luigi 
																			XII 
																			di 
																			Valois-Orleans, 
																			secondo 
																			la 
																			quale 
																			i 
																			nobili 
																			che 
																			avevano 
																			parteggiato 
																			contro 
																			di 
																			lui 
																			dovevano 
																			essere 
																			reintegrati 
																			nei 
																			loro 
																			possedimenti.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nel 
																			1526, 
																			Castiglione 
																			adotta 
																			propri 
																			Statuti 
																			per 
																			regolamentare 
																			sia 
																			l’amministrazione 
																			pubblica 
																			che 
																			la 
																			vita 
																			quotidiana, 
																			i 
																			cosiddetti
																			
																			Capitoli 
																			Castiglionesi,
																			
																			giunti
																			
																			a 
																			noi
																			
																			nella 
																			versione 
																			della 
																			trascrizione 
																			notarile 
																			del 
																			1759, 
																			scoperta 
																			nella 
																			Biblioteca 
																			del 
																			Senato 
																			della 
																			Repubblica, 
																			in 
																			cui 
																			è 
																			conservato 
																			come 
																			Manoscritto 
																			n. 
																			519.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nel 
																			1532, 
																			Castiglione 
																			è in 
																			possesso 
																			di 
																			Raimondo 
																			Caldora, 
																			di 
																			cui 
																			ha 
																			preso 
																			il 
																			nome. 
																			Nel 
																			1567, 
																			Castiglione 
																			ed 
																			Appignano 
																			sono 
																			donati 
																			dal 
																			Re 
																			delle 
																			Due 
																			Sicilie 
																			Filippo 
																			II 
																			al 
																			Barone 
																			Agostino 
																			Scorpioni,di 
																			Penne, 
																			Capitano 
																			dei 
																			Cavalleggeri 
																			Reali.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			29.1.1575, 
																			arriva 
																			a 
																			Castiglione, 
																			provenendo 
																			da 
																			Penne, 
																			il 
																			Domenicano 
																			Serafino 
																			Razzi. 
																			In 
																			quel 
																			periodo, 
																			il 
																			Feudatario 
																			è 
																			Gregorio 
																			Scorpioni. 
																			Il 
																			giorno 
																			seguente, 
																			fonda 
																			la
																			
																			Compagnia 
																			(Confraternita) 
																			del 
																			SS. 
																			Nome 
																			di 
																			Dio 
																			ed 
																			il 
																			giorno 
																			successivo 
																			rivitalizza 
																			la
																			
																			Confraternita 
																			del 
																			SS. 
																			Rosario.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nell’ultimo 
																			decennio 
																			del 
																			XVI 
																			secolo, 
																			opera 
																			nella 
																			zona 
																			il 
																			capobrigante 
																			Marco 
																			Sciarra, 
																			capo 
																			di 
																			una 
																			banda 
																			con 
																			alcune 
																			centinaia 
																			di 
																			uomini 
																			(si 
																			dice 
																			addirittura 
																			800), 
																			che 
																			si 
																			fa 
																			chiamare 
																			il
																			
																			Re 
																			della 
																			montagna. 
																			Il 
																			Consigliere 
																			Regio 
																			di 
																			Chieti, 
																			Carlo 
																			Gambacorta, 
																			muove 
																			contro 
																			di 
																			lui 
																			con 
																			un 
																			gran 
																			numero 
																			di 
																			soldati 
																			e di 
																			volontari 
																			e lo 
																			costringe 
																			a 
																			riparare 
																			nello 
																			Stato 
																			Pontificio, 
																			dove 
																			però 
																			è 
																			ricercato 
																			anche 
																			dalla 
																			Polizia 
																			locale, 
																			dato 
																			che 
																			il 
																			Papa 
																			Sisto 
																			V 
																			combatte 
																			il 
																			brigantaggio. 
																			Così, 
																			Sciarra 
																			è 
																			costretto 
																			a 
																			rientrare 
																			nel 
																			Regno 
																			di 
																			Napoli.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nel 
																			1621, 
																			una 
																			grave
																			
																			carestia
																			
																			colpisce 
																			tutta 
																			la 
																			regione 
																			pennese, 
																			provocando 
																			la 
																			morte 
																			di 
																			migliaia 
																			di 
																			persone, 
																			per 
																			la 
																			fame 
																			e le 
																			malattie. 
																			Nel 
																			1627, 
																			si 
																			verifica 
																			un 
																			forte
																			
																			terremoto, 
																			che 
																			causa 
																			molte 
																			vittime. 
																			Nel 
																			1656-57, 
																			si 
																			diffonde 
																			la
																			
																			peste, 
																			che 
																			causa 
																			la 
																			morte 
																			di 
																			oltre 
																			un 
																			terzo 
																			della 
																			popolazione. 
																			Nel 
																			1669, 
																			ha 
																			la
																			
																			portolania 
																			di 
																			Castiglione 
																			Tito 
																			di 
																			Leone.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			Settecento 
																			inizia 
																			con 
																			il 
																			disastroso
																			
																			terremoto
																			
																			del 
																			1703, 
																			che 
																			è 
																			devastante. 
																			Nel 
																			1713, 
																			il 
																			territorio 
																			è 
																			colpito 
																			da 
																			una 
																			grave 
																			carestia. 
																			Nel 
																			1760,dopo 
																			l’estinzione 
																			della 
																			Casata 
																			degli 
																			Acquaviva, 
																			non 
																			avendo 
																			la 
																			Duchessa 
																			Isabella 
																			Acquaviva 
																			eredi, 
																			lo 
																			Stato 
																			di 
																			Atri, 
																			di 
																			cui 
																			fa 
																			parte 
																			Castiglione,è 
																			devoluto 
																			al 
																			Regno 
																			di 
																			Napoli.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nel 
																			1760, 
																			Governatore 
																			del
																			
																			Distretto 
																			di 
																			Castiglione 
																			e di 
																			Montesecco 
																			(Montefino)
																			
																			è 
																			Gaspare 
																			Antonio 
																			Perazza 
																			di 
																			Città 
																			S. 
																			Angelo.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nel 
																			1774, 
																			c’è 
																			di 
																			nuovo 
																			la 
																			carestia 
																			in 
																			conseguenza 
																			di 
																			un 
																			cattivo 
																			raccolto. 
																			Nel 
																			1795, 
																			Castiglione 
																			è 
																			terra 
																			regia 
																			allodiale,
																			
																			dello 
																			Stato 
																			di 
																			Atri, 
																			con 
																			oltre 
																			2.000 
																			abitanti.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nel 
																			1798, 
																			è in 
																			possesso 
																			della 
																			baronessa 
																			Maddalena 
																			Castiglione 
																			(un 
																			casato 
																			pennese). 
																			Nel 
																			1798, 
																			arrivano 
																			i 
																			Francesi, 
																			portatori 
																			degli 
																			ideali 
																			della 
																			Rivoluzione, 
																			i 
																			quali 
																			piantano 
																			in 
																			tutte 
																			le 
																			città 
																			e 
																			paesi 
																			l’Albero 
																			della 
																			Libertà. 
																			Però,la 
																			popolazione 
																			abruzzese, 
																			come 
																			quella 
																			del 
																			resto 
																			del 
																			Meridione, 
																			è 
																			tenacemente 
																			attaccata 
																			ai 
																			valori 
																			tradizionali 
																			cattolici 
																			ed 
																			alla 
																			dinastia 
																			dei 
																			Borboni, 
																			per 
																			cui 
																			ben 
																			presto 
																			si 
																			ribella 
																			all’occupazione 
																			francese, 
																			che 
																			peraltro 
																			ha 
																			già 
																			dato 
																			origine 
																			alla 
																			diffusione 
																			del 
																			fenomeno 
																			del
																			
																			brigantaggio,soprattutto 
																			per 
																			sottrarsi 
																			agli 
																			obblighi 
																			della 
																			leva 
																			militare.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nel 
																			1807 
																			e 
																			nel 
																			1810, 
																			Castiglione 
																			è 
																			saccheggiato 
																			dalla 
																			banda 
																			dei
																			
																			briganti 
																			guidata 
																			dai 
																			fratelli
																			
																			Matteo 
																			e 
																			Venanzio 
																			Sciabolone. 
																			La 
																			repressione 
																			del 
																			brigantaggio 
																			da 
																			parte 
																			dei 
																			Francesi 
																			è 
																			molto 
																			dura: 
																			i 
																			briganti 
																			catturati 
																			sono 
																			condannati 
																			a 
																			morte, 
																			mediante 
																			impiccagione, 
																			ed 
																			il 
																			loro 
																			corpi 
																			sono 
																			lasciati 
																			appesi 
																			agli 
																			alberi 
																			per 
																			alcuni 
																			giorni, 
																			come 
																			monito 
																			per 
																			la 
																			popolazione.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nell’Ottocento, 
																			anche 
																			in 
																			seguito 
																			all’arrivo 
																			dei 
																			Francesi, 
																			si 
																			diffonde 
																			in 
																			Abruzzo 
																			la
																			
																			Carboneria, 
																			che 
																			è 
																			particolarmente 
																			attiva 
																			a 
																			Castiglione,dove 
																			c’è 
																			la “vendita” 
																			denominata
																			
																			Auspici 
																			della 
																			Fortuna, 
																			di 
																			cui 
																			è 
																			Gran 
																			Maestro 
																			l’agrimensore 
																			Domenicantonio 
																			Toro. 
																			Della
																			
																			“vendita”
																			
																			fanno 
																			parte 
																			anche 
																			il 
																			Medico 
																			Condotto 
																			Serafino 
																			Giuliani 
																			e 
																			suo 
																			fratello 
																			Vincenzo, 
																			Domenico 
																			Luciani, 
																			Nicola 
																			Moschetta 
																			(Tenente 
																			delle 
																			Guardie 
																			Provinciali), 
																			Pietro 
																			Giovanni 
																			Piccirilli, 
																			Domenico 
																			Simoni 
																			(Capitano 
																			delle 
																			Guardie 
																			Provinciali), 
																			Francesco 
																			Simoni, 
																			Don 
																			Michele 
																			De 
																			Paulis 
																			(Vicecurato 
																			della 
																			Parrocchia), 
																			i 
																			Frati 
																			Alberto 
																			Manna 
																			e 
																			Martino 
																			Luciani 
																			( 
																			entrambi 
																			ottuagenari). 
																			Toro 
																			ne 
																			diventa 
																			il 
																			Gran 
																			Maestro, 
																			con 
																			una 
																			solenne 
																			cerimonia 
																			religiosa 
																			celebrata 
																			nella 
																			Chiesa 
																			Parrocchiale 
																			di 
																			S. 
																			Rocco 
																			dal 
																			Vicecurato 
																			Michele 
																			De 
																			Paulis.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nel 
																			1814, 
																			Toro 
																			diventa 
																			uno 
																			dei 
																			Capi 
																			dell’insurrezione 
																			“anti 
																			murattiana” 
																			(contro 
																			Gioacchino 
																			Murat, 
																			nominato 
																			da 
																			Napoleone 
																			Re 
																			di 
																			Napoli), 
																			dato 
																			che 
																			i 
																			Francesi 
																			hanno 
																			tradito 
																			gli 
																			ideali 
																			di 
																			libertà,uguaglianza 
																			e 
																			fratellanza 
																			portati 
																			nel 
																			1798. 
																			Toro,fallita 
																			la 
																			sollevazione 
																			antimurattiana, 
																			è 
																			catturato 
																			e 
																			rinchiuso 
																			nel 
																			carcere 
																			del
																			
																			Coccodrillo,nel 
																			Castello 
																			de 
																			L’Aquila. 
																			Condannato 
																			a 
																			morte, 
																			la 
																			moglie 
																			Maria 
																			Nicola 
																			Ruscitti, 
																			riesce 
																			a 
																			salvarlo, 
																			pagando 
																			un 
																			forte 
																			riscatto. 
																			È 
																			liberato 
																			nel 
																			1815, 
																			dopo 
																			la 
																			restaurazione 
																			borbonica, 
																			e 
																			continua 
																			la 
																			suo 
																			impegno 
																			politico 
																			per 
																			la 
																			democrazia 
																			e la 
																			libertà, 
																			partecipando 
																			ai 
																			moti 
																			del 
																			1820, 
																			del 
																			1837 
																			e 
																			del 
																			1848. 
																			Muore 
																			a 93 
																			anni, 
																			il 
																			12 
																			febbraio 
																			1865.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Dopo 
																			la 
																			restaurazione 
																			borbonica, 
																			vari 
																			Castiglionesi 
																			partecipano 
																			ai 
																			moti 
																			democratici 
																			del 
																			1820, 
																			del 
																			1837e 
																			del 
																			1848.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nel 
																			1833, 
																			è 
																			aggregata 
																			a 
																			Castiglione 
																			l’Università 
																			(Comune) 
																			di 
																			Appignano, 
																			che 
																			negli 
																			anni 
																			precedenti 
																			era 
																			stato 
																			aggregato 
																			al 
																			Comune 
																			di 
																			Bisenti.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Dopo 
																			l’unione 
																			al 
																			Regno 
																			d’Italia, 
																			continua 
																			la 
																			protesta 
																			filoborbonica 
																			della 
																			popolazione 
																			locale 
																			(come 
																			anche 
																			di 
																			altre 
																			regioni 
																			del 
																			Sud), 
																			tanto 
																			che 
																			il 
																			Governatore 
																			di 
																			Teramo 
																			è 
																			costretto 
																			a 
																			chiedere 
																			l’intervento 
																			delle 
																			truppe.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nel 
																			1927, 
																			con 
																			la 
																			costituzione 
																			della 
																			Provincia 
																			di 
																			Pescara, 
																			Castiglione, 
																			pur 
																			facendo 
																			parte 
																			del
																			
																			Circondario
																			
																			di 
																			Penne, 
																			che 
																			è 
																			aggregato 
																			alla 
																			nuova 
																			Provincia, 
																			rimane 
																			con 
																			la 
																			Provincia 
																			di 
																			Teramo 
																			(che 
																			è il 
																			Capoluogo 
																			dell’Abruzzo 
																			Ulteriore 
																			Secondo).
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			L’8 
																			giugno 
																			1923, 
																			è 
																			inaugurata 
																			solennemente 
																			la 
																			Scuola 
																			elementare 
																			intitolata 
																			all’eroe 
																			dell’Insurrezione 
																			antimurattiana 
																			del 
																			1814, 
																			Domenicantonio 
																			Toro.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Durante 
																			la 
																			seconda 
																			guerra 
																			mondiale,nella 
																			notte 
																			tra 
																			il 
																			12 
																			ed 
																			il 
																			13 
																			giugno 
																			1944, 
																			la 
																			scuola 
																			è 
																			incendiata 
																			dai 
																			tedeschi 
																			in 
																			ritirata.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nel 
																			dopoguerra, 
																			in 
																			seguito 
																			al 
																			fenomeno 
																			dell’immigrazione 
																			(sia 
																			verso 
																			l’estero-soprattutto 
																			il 
																			Belgio 
																			e la 
																			Germania 
																			– 
																			che 
																			verso 
																			la 
																			costa 
																			pescarese), 
																			Castiglione 
																			ha 
																			subito, 
																			come 
																			gli 
																			altri 
																			paesi 
																			della 
																			Valle 
																			del 
																			Fino, 
																			un 
																			notevole 
																			spopolamento, 
																			tanto 
																			che 
																			la 
																			popolazione 
																			si è 
																			ridotta, 
																			in 
																			mezzo 
																			secolo, 
																			alla 
																			metà. 
																			Infatti, 
																			nel 
																			1951 
																			aveva 
																			4.213 
																			abitanti, 
																			3.534 
																			nel 
																			1961 
																			e 
																			circa 
																			2.600 
																			nell’ultimo 
																			censimento 
																			generale 
																			del 
																			2001.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nel 
																			1956 
																			viene 
																			fondata 
																			la
																			
																			Cassa 
																			Rurale 
																			ed 
																			Artigiana 
																			di 
																			Castiglione 
																			Messer 
																			Raimondo, 
																			che 
																			nel 
																			1996 
																			diventa
																			
																			Banca 
																			di 
																			Credito 
																			Cooperativo 
																			di 
																			Castiglione 
																			Messer 
																			Raimondo 
																			e di 
																			Pianella.
																			
																			
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Le 
																			chiese
																			
																			
																			 
																			
																			
																			La
																			
																			
																			Chiesa 
																			Parrocchiale 
																			di 
																			S. 
																			Nicola 
																			di 
																			Bari 
																			Vescovo,che 
																			si 
																			erge 
																			nella 
																			parte 
																			più 
																			elevata 
																			della 
																			collina, 
																			dove 
																			anticamente 
																			sorgeva 
																			il 
																			Castello. 
																			È un 
																			grande 
																			edificio, 
																			costruito 
																			in 
																			laterizio 
																			tra 
																			la 
																			seconda 
																			metà 
																			del 
																			XVIII 
																			secolo 
																			e 
																			l’inizio 
																			del 
																			XIX 
																			secolo. 
																			I 
																			lavori 
																			durarono 
																			quasi 
																			un 
																			secolo. 
																			Sono 
																			iniziati 
																			nel 
																			1780 
																			e si 
																			sono 
																			conclusi 
																			nel 
																			1867. 
																			La 
																			facciata 
																			è 
																			coronata 
																			da 
																			un 
																			timpano 
																			semicircolare 
																			sorretto 
																			da 
																			semicolonne, 
																			con 
																			lesene 
																			e 
																			cornici 
																			ai 
																			lati. 
																			Vi 
																			si 
																			accede 
																			da 
																			un’ampia 
																			scalinata 
																			a 
																			doppia 
																			rampa.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			L’interno 
																			è a 
																			croce 
																			latina 
																			con 
																			una 
																			grande 
																			cupola 
																			e 
																			l’abside 
																			semicircolare. 
																			Conserva 
																			un 
																			busto 
																			in 
																			legno 
																			di 
																			S. 
																			Nicola. 
																			Conserva 
																			anche 
																			le 
																			spoglie 
																			di 
																			S. 
																			Donato 
																			Martire,prelevate 
																			dalle 
																			Catacombe 
																			di 
																			S. 
																			Ciriaca, 
																			sulla 
																			Via 
																			Tiburtina 
																			a 
																			Roma, 
																			e 
																			portate 
																			a 
																			Castiglione 
																			il 
																			22 
																			luglio 
																			1843, 
																			accolte 
																			con 
																			grande 
																			solennità 
																			dalla 
																			popolazione. 
																			Per 
																			il 
																			notevole 
																			afflusso 
																			di 
																			pellegrini, 
																			la 
																			Chiesa 
																			è 
																			stata 
																			elevata 
																			a 
																			Santuario 
																			di 
																			S. 
																			Donato, 
																			che 
																			è il 
																			più 
																			importante 
																			dell’Abruzzo 
																			dopo 
																			quello 
																			di 
																			S. 
																			Gabriele 
																			ad 
																			Isola 
																			del 
																			Gran 
																			Sasso.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			L’altare 
																			di 
																			S. 
																			Donato 
																			è 
																			stato 
																			realizzato 
																			dall’artista 
																			pennese 
																			Angelo 
																			De 
																			Vico 
																			e 
																			presenta 
																			un’iscrizione 
																			che 
																			ricorda 
																			il 
																			sacrificio 
																			fatto 
																			dai 
																			fedeli 
																			per 
																			la 
																			raccolta 
																			dei 
																			fondi 
																			per 
																			la 
																			costruzione 
																			della 
																			Chiesa 
																			che 
																			durarono 
																			molti 
																			anni.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			In 
																			una 
																			Cappella 
																			laterale, 
																			è 
																			conservato 
																			il 
																			corpo 
																			di 
																			S. 
																			Donato 
																			Martire. 
																			Vicino 
																			c’è 
																			un 
																			affresco 
																			del 
																			pittore 
																			marchigiano 
																			Sigismondo 
																			Martini, 
																			allora 
																			Direttore 
																			della 
																			Scuola 
																			d’Arte 
																			di 
																			Penne,che 
																			raffigura 
																			il 
																			soldato 
																			Donato 
																			che 
																			ha 
																			la 
																			visione 
																			della 
																			Croce. 
																			L’affresco 
																			è 
																			stato 
																			restaurato 
																			dal 
																			pittore 
																			pennese 
																			Paolo 
																			Bellante.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nella 
																			chiesa 
																			ci 
																			sono 
																			otto 
																			altari 
																			e 
																			alcuni 
																			quadri 
																			interessanti 
																			tra 
																			cui 
																			una
																			
																			Pietà
																			
																			(Deposizione 
																			di 
																			Gesù 
																			dalla 
																			croce) 
																			e l’Annunciazione 
																			(o 
																			Annunziata),entrambe 
																			di 
																			autore 
																			ignoto. 
																			Ci 
																			sono 
																			inoltre 
																			due 
																			quadri 
																			moderni, 
																			opere 
																			della 
																			pittrice 
																			Carlotta 
																			De 
																			Colli, 
																			che 
																			rappresentano 
																			S. 
																			Vincenzo 
																			Ferreri 
																			e la 
																			Vergine 
																			del 
																			Rosario 
																			di 
																			Pompei.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Ci 
																			sono 
																			varie 
																			statue 
																			in 
																			legno: 
																			S. 
																			Donato, 
																			S. 
																			Vincenzo, 
																			S. 
																			Nicola 
																			di 
																			Bari 
																			(reliquario 
																			a 
																			mezzo 
																			busto) 
																			e 
																			l’Addolorata.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Tra 
																			gli 
																			arredi, 
																			c’è 
																			una
																			
																			croce 
																			processionale 
																			in 
																			argento 
																			e 
																			rame 
																			dorato, 
																			del 
																			Quattrocento 
																			di 
																			scuola 
																			sulmonese, 
																			che 
																			raffigura 
																			nel 
																			lato 
																			anteriore 
																			Cristo 
																			crocifisso 
																			con 
																			alla 
																			sua 
																			destra 
																			la 
																			Vergine 
																			Maria 
																			e 
																			alla 
																			sinistra 
																			S. 
																			Giovanni.Nel 
																			lato 
																			posteriore, 
																			c’è 
																			al 
																			centro 
																			il 
																			Redentore 
																			seduto 
																			ed 
																			alle 
																			estremità 
																			superiori 
																			tre 
																			figure,anch’esse 
																			sedute, 
																			e 
																			nella 
																			estremità 
																			inferiore 
																			una 
																			figura 
																			a 
																			mezzo 
																			busto. 
																			Queste 
																			quattro 
																			figure 
																			probabilmente 
																			rappresentano 
																			i 
																			quattro 
																			Evangelisti. 
																			È 
																			simile 
																			alla 
																			croce 
																			conservata 
																			nella 
																			Chiesa 
																			di. 
																			Maria 
																			delle 
																			Grazie 
																			ad 
																			Atri. 
																			Vi è 
																			anche 
																			un
																			
																			organo 
																			a 
																			canne
																			
																			datato 
																			1765.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nel 
																			piano 
																			inferiore 
																			c’è 
																			la
																			
																			
																			Cappella 
																			della
																			
																			
																			Confraternita 
																			del 
																			SS. 
																			Rosario, 
																			in 
																			cui 
																			si 
																			conserva 
																			una 
																			tela 
																			seicentesca 
																			che 
																			raffigura 
																			l’Addolorata 
																			e S. 
																			Rocco 
																			ed 
																			una 
																			statua 
																			lignea, 
																			dipinta 
																			e 
																			dorata, 
																			di 
																			S. 
																			Rocco 
																			ed 
																			un’altra 
																			statua 
																			che 
																			raffigura 
																			S. 
																			Francesco 
																			di 
																			Paola. 
																			Vi è 
																			anche 
																			un 
																			quadro 
																			con 
																			S. 
																			Rocco 
																			e 
																			Santi 
																			(proveniente 
																			dall’antica 
																			Chiesa 
																			di 
																			S. 
																			Rocco), 
																			con 
																			S. 
																			Rocco 
																			che 
																			reca 
																			in 
																			mano 
																			il 
																			Castello 
																			di 
																			Castiglione.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			La
																			
																			Chiesa 
																			di 
																			S. 
																			Donato, 
																			in 
																			località
																			
																			Piano 
																			della 
																			Fiera 
																			(attualmente 
																			vicino 
																			al 
																			Cimitero, 
																			lungo 
																			la 
																			strada 
																			statale 
																			365). 
																			È 
																			stata 
																			edificata 
																			nel 
																			XV 
																			secolo 
																			e 
																			ristrutturata 
																			nel 
																			secolo 
																			seguente. 
																			È 
																			una 
																			chiesetta 
																			rurale 
																			ad 
																			una 
																			sola 
																			navata 
																			con 
																			capriate 
																			con 
																			mattoni 
																			(formelle) 
																			dipinte.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			La 
																			facciata 
																			è 
																			molto 
																			semplice,con 
																			due 
																			finestrelle 
																			laterali 
																			all’ingresso. 
																			All’interno 
																			c’è 
																			un 
																			solo 
																			altare 
																			laterale, 
																			che 
																			risale 
																			al 
																			1734, 
																			con 
																			sopra 
																			una 
																			tela 
																			settecentesca 
																			che 
																			raffigura 
																			la 
																			Vergine 
																			Maria 
																			con 
																			al 
																			lato 
																			i 
																			Vescovi 
																			S. 
																			Nicola 
																			(Patrono 
																			di 
																			Castiglione) 
																			e S. 
																			Biagio 
																			ed 
																			in 
																			basso 
																			S. 
																			Donato 
																			con 
																			un 
																			Angelo 
																			che 
																			regge 
																			un 
																			libro 
																			con 
																			la 
																			mezza 
																			luna. 
																			Presenta 
																			il 
																			sottopassaggio 
																			per 
																			l’entrata 
																			laterale, 
																			detta 
																			“del 
																			perdono”.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			In 
																			origine, 
																			davanti, 
																			vi 
																			era 
																			un 
																			porticato 
																			che 
																			è 
																			stato 
																			abbattuto 
																			nel 
																			primo 
																			decennio 
																			del 
																			Novecento 
																			per 
																			allargare 
																			la 
																			Strada 
																			Statale 
																			365.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			La
																			
																			
																			Chiesa 
																			di 
																			S. 
																			Lucia,del 
																			Settecento, 
																			molto 
																			piccola, 
																			ubicata 
																			in 
																			Via 
																			Cavour, 
																			nel 
																			centro 
																			storico, 
																			dalla 
																			facciata 
																			molto 
																			semplice. 
																			Vi 
																			si 
																			accede 
																			attraverso 
																			5 
																			gradini. 
																			Conserva 
																			un 
																			affresco 
																			con 
																			una 
																			rappresentazione 
																			insolita 
																			della 
																			Santa,che 
																			ha 
																			un 
																			atteggiamento 
																			molto 
																			fiero, 
																			con 
																			la 
																			mano 
																			sinistra 
																			sul 
																			fianco 
																			e 
																			con 
																			la 
																			destra 
																			che 
																			regge 
																			un 
																			nastro 
																			da 
																			cui 
																			pendono 
																			gli 
																			occhi. 
																			C’è 
																			anche 
																			un 
																			quadro 
																			ad 
																			olio 
																			che 
																			raffigura 
																			S. 
																			Lorenzo 
																			con 
																			S. 
																			Lucia 
																			alla 
																			sua 
																			destra, 
																			che 
																			riceve 
																			la 
																			palma 
																			da 
																			Gesù 
																			Bambino 
																			in 
																			braccio 
																			alla 
																			Madonna, 
																			dipinto 
																			in 
																			alto.
																			
																			
																			La
																			
																			
																			Cappella 
																			di 
																			S. 
																			Antonio 
																			Abate,
																			
																			
																			consacrata 
																			“alla 
																			Beata 
																			Vergine 
																			ed 
																			al 
																			Divo 
																			Antonio”, 
																			all’interno 
																			del 
																			Palazzo 
																			De 
																			Leone, 
																			nel 
																			Rione 
																			S. 
																			Antonio,nel 
																			centro 
																			storico. 
																			Non 
																			è 
																			officiata. 
																			In 
																			passato, 
																			due 
																			volte 
																			l’anno, 
																			nei 
																			mesi 
																			di 
																			maggio 
																			e di 
																			ottobre, 
																			vi 
																			si 
																			svolgeva 
																			un 
																			Triduo 
																			per 
																			la 
																			Madonna 
																			di 
																			Pompei, 
																			rappresentata 
																			in 
																			un 
																			quadro.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			17 
																			gennaio, 
																			vi 
																			si 
																			festeggiava 
																			S. 
																			Antonio 
																			Abate, 
																			di 
																			cui 
																			ci 
																			sono 
																			due 
																			statue: 
																			una 
																			lignea, 
																			posta 
																			sull’altare 
																			ed 
																			un’altra 
																			vestita, 
																			per 
																			essere 
																			portata 
																			nelle 
																			processioni.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			La
																			
																			
																			Chiesa 
																			di 
																			S. 
																			Maria 
																			dello 
																			Spino, 
																			nella 
																			Contrada
																			
																			Borgo 
																			S. 
																			Maria, 
																			sulla 
																			strada 
																			per 
																			la 
																			Frazione
																			
																			S. 
																			Giorgio. 
																			È 
																			l’antica 
																			Chiesa 
																			del 
																			Monastero 
																			benedettino 
																			di
																			
																			S. 
																			Maria 
																			di 
																			Loquiano 
																			(o 
																			Lucuiano 
																			o 
																			Lucusano), 
																			già 
																			possesso 
																			del 
																			Monastero 
																			di
																			
																			S. 
																			Giovanni 
																			in 
																			Venere,
																			
																			ristrutturata 
																			ne 
																			secoli 
																			XIII-XIV. 
																			Del 
																			Monastero 
																			rimaneva, 
																			fino 
																			all’inizio 
																			degli 
																			anni 
																			sessanta 
																			del 
																			Novecento, 
																			una 
																			Torre 
																			diroccata 
																			(detta
																			
																			lu 
																			torriijune).
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Probabilmente 
																			è 
																			stata 
																			costruita 
																			sui 
																			resti 
																			di 
																			un 
																			tempio 
																			dedicato 
																			alla 
																			Dea 
																			Diana 
																			Efesina 
																			che 
																			potrebbe 
																			essere 
																			quello 
																			rinvenuto 
																			a S. 
																			Giorgio,dato 
																			che 
																			le 
																			antefisse 
																			di 
																			terracotta 
																			colorata 
																			raffigurano
																			
																			Diana-Artemide.
																			
																			Forse 
																			sorgeva 
																			vicino 
																			ad 
																			un
																			
																			Lucus 
																			Dianae 
																			(bosco 
																			sacro 
																			a 
																			Diana) 
																			da 
																			cui 
																			è 
																			derivato 
																			il 
																			nome
																			
																			Lucuiano 
																			o 
																			Lucusano.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			La 
																			facciata 
																			è 
																			semplice, 
																			con 
																			un 
																			portale 
																			con 
																			arco 
																			a 
																			sesto 
																			acuto, 
																			ed 
																			il 
																			campanile 
																			è 
																			sulla 
																			destra.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			All’interno 
																			c’è 
																			un 
																			capitello 
																			in 
																			marmo 
																			bianco, 
																			del 
																			VI 
																			secolo, 
																			ed 
																			una 
																			lastra 
																			di 
																			pietra 
																			bianca,utilizzata 
																			come 
																			altare 
																			(che 
																			probabilmente 
																			appartenevano 
																			ad 
																			una 
																			vicina 
																			villa 
																			romana 
																			e 
																			poi 
																			sono 
																			state 
																			utilizzate 
																			per 
																			la 
																			costruzione 
																			dell’antico 
																			Monastero 
																			benedettino) 
																			ed 
																			una 
																			acquasantiera 
																			rinascimentale, 
																			con 
																			scolpito 
																			sul 
																			fondo 
																			un 
																			vitellino 
																			a 
																			rilievo, 
																			interpretato 
																			come 
																			il 
																			simbolo 
																			dell’Evangelista 
																			Marco.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Sull’altare 
																			c’è 
																			un 
																			quadro 
																			che 
																			rappresenta 
																			in 
																			alto 
																			La 
																			Madonna 
																			con 
																			il 
																			Bambino, 
																			tra 
																			due 
																			Angeli, 
																			ed 
																			in 
																			basso 
																			S. 
																			Michele 
																			con 
																			la 
																			spada 
																			sguainata 
																			contro 
																			il 
																			diavolo 
																			e S. 
																			Giuseppe 
																			che 
																			prega 
																			rivolto 
																			verso 
																			la 
																			Madonna.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			A 
																			fianco 
																			dell’altare, 
																			c’è 
																			una 
																			statua 
																			della 
																			Madonna, 
																			opera 
																			di 
																			un 
																			artista 
																			di 
																			Penne, 
																			che 
																			poggia 
																			su 
																			una 
																			grande 
																			pietra 
																			rettangolare 
																			(cm 
																			130 
																			x cm 
																			70), 
																			che 
																			probabilmente 
																			era 
																			la 
																			pietra 
																			sacrificale 
																			dell’antico 
																			Tempio 
																			pagano 
																			sul 
																			quale 
																			è 
																			stata 
																			costruita 
																			la 
																			Chiesa.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nella 
																			Sacrestia, 
																			c’è 
																			un 
																			altro 
																			altare 
																			formato 
																			da 
																			una 
																			grande 
																			lastra 
																			di 
																			pietra 
																			di 
																			marmo 
																			(cm 
																			180 
																			x cm 
																			67) 
																			sorretta 
																			da 
																			due 
																			colonnine 
																			(cm 
																			78) 
																			di 
																			stile 
																			diverso, 
																			ed 
																			un’altra 
																			lastra 
																			di 
																			pietra 
																			(cm 
																			78 x 
																			cm 
																			57), 
																			che 
																			si 
																			dice 
																			siano 
																			state 
																			portate 
																			dalla
																			
																			Schiavonia
																			
																			(Montenegro).
																			
																			
																			
																			
																			È 
																			anche 
																			detta 
																			la
																			
																			Madonna 
																			de 
																			la 
																			Vregnalète 
																			perché, 
																			secondo 
																			la 
																			leggenda, 
																			la 
																			Madonna 
																			apparve 
																			su 
																			un 
																			“mazzo 
																			di 
																			spine” 
																			(nu 
																			vregne 
																			de 
																			spine).
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			La 
																			Cappella 
																			della 
																			Madonna 
																			delle 
																			Grazie,
																			
																			
																			
																			all’entrata 
																			meridionale 
																			dell’abitato. 
																			Ha 
																			la 
																			forma 
																			di 
																			un’Edicola. 
																			Sull’altare 
																			c’è 
																			un 
																			quadro 
																			ad 
																			olio 
																			che 
																			raffigura 
																			Gesù 
																			Bambino, 
																			sorretto 
																			dalla 
																			Madonna 
																			che 
																			regge 
																			nella 
																			destra 
																			un 
																			giglio, 
																			che 
																			pianta 
																			una 
																			croce 
																			sulla 
																			Terra, 
																			raffigurata 
																			con 
																			un 
																			globo.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			La 
																			Chiesa 
																			di 
																			S. 
																			Giovanni 
																			Bosco,
																			
																			
																			
																			realizzata 
																			nel 
																			secolo 
																			scorso 
																			nella 
																			Frazione
																			
																			Piane, 
																			lungo 
																			la 
																			Statale 
																			81
																			
																			Piceno-Aprutina. 
																			È la 
																			prima 
																			chiesa 
																			dedicata 
																			a 
																			don 
																			Bosco 
																			dopo 
																			la 
																			sua 
																			santificazione. 
																			È a 
																			una 
																			sola 
																			navata.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			L’Edicola 
																			con 
																			la
																			
																			Madonnina 
																			del 
																			Grappa,
																			
																			nel
																			
																			Parco 
																			della 
																			rimembranza, 
																			realizzato 
																			in 
																			ricordo 
																			dei 
																			caduti 
																			delle 
																			guerre 
																			sotto 
																			il 
																			paese, 
																			in 
																			un 
																			tornante 
																			della 
																			statale 
																			365.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			giorno 
																			di 
																			Natale 
																			1935, 
																			mentre 
																			si 
																			celebrava 
																			una 
																			messa, 
																			la 
																			figlia 
																			di 
																			Andrea 
																			Cretarola, 
																			di 5 
																			anni, 
																			scappa 
																			dalle 
																			mani 
																			della 
																			madre 
																			ed 
																			attraversa 
																			la 
																			strada, 
																			dove 
																			sta 
																			transitando 
																			un’automobile. 
																			La 
																			bimba 
																			è 
																			travolta, 
																			ma 
																			rimane 
																			illesa 
																			e si 
																			grida 
																			al 
																			miracolo.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Le 
																			chiese 
																			scomparse
																			
																			
																			 
																			
																			
																			A 
																			Castiglione 
																			sorgevano 
																			le 
																			seguenti 
																			altre 
																			chiese, 
																			andate 
																			distrutte:
																			
																			
																			- La
																			
																			
																			Chiesa 
																			di 
																			Sancti 
																			Georgii 
																			de 
																			Colline, 
																			realizzata 
																			nel 
																			periodo 
																			romanico 
																			sul 
																			sito 
																			del 
																			Tempio 
																			italico 
																			di 
																			S. 
																			Giorgio 
																			del 
																			II 
																			secolo, 
																			che 
																			certamente 
																			apparteneva 
																			ad 
																			un 
																			Monastero 
																			benedettino 
																			dato 
																			che 
																			è 
																			citata 
																			nel
																			
																			Chronicon 
																			Cassinensis 
																			del 
																			giugno 
																			982, 
																			come 
																			possedimento 
																			dell’Abbazia 
																			di 
																			Montecassino.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			-
																			
																			La 
																			Chiesa 
																			di 
																			S. 
																			Maria 
																			in 
																			Loquiano 
																			(o 
																			Lucuiano), 
																			nella 
																			Contrada
																			
																			Borgo 
																			S. 
																			Maria. 
																			È 
																			citata 
																			nella
																			
																			Bolla
																			
																			del 
																			16 
																			giugno 
																			1176 
																			del 
																			Papa 
																			Alessandro 
																			III 
																			all’Abate 
																			del
																			
																			Monastero 
																			di 
																			S. 
																			Giovanni 
																			in 
																			Venere.
																			
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Faceva 
																			parte 
																			del
																			
																			Monastero 
																			benedettino 
																			di 
																			S. 
																			Maria 
																			in 
																			Loquiano 
																			o di 
																			S. 
																			Bartolomeo, 
																			costruito 
																			nel 
																			VI 
																			secolo, 
																			gli 
																			ultimi 
																			resti 
																			del 
																			quale 
																			sono 
																			stati 
																			abbattuti 
																			negli 
																			anni 
																			60.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			nome 
																			della 
																			località
																			
																			Loquiano\Luquiano\Lucuiano, 
																			chiamata 
																			anche
																			
																			Lucusano 
																			in 
																			un 
																			documento 
																			del 
																			1279, 
																			si 
																			ritiene 
																			sia 
																			derivato 
																			dal 
																			latino
																			
																			Locus 
																			Dianae, 
																			perchè 
																			vi 
																			era 
																			un 
																			Tempio 
																			dedicato 
																			a 
																			Diana, 
																			che 
																			potrebbe 
																			essere 
																			quello 
																			rinvenuto 
																			a S. 
																			Giorgio,dato 
																			che 
																			le 
																			antefisse 
																			di 
																			terracotta 
																			colorata 
																			raffigurano
																			
																			Diana-Artemide.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Attualmente 
																			è la
																			
																			
																			Chiesa 
																			di 
																			S. 
																			Maria 
																			dello 
																			Spino:
																			
																			
																			 
																			
																			
																			- La
																			
																			
																			Chiesa 
																			di 
																			S. 
																			Rocco, 
																			che 
																			era 
																			l’antica 
																			Chiesa 
																			Parrocchiale 
																			e 
																			sorgeva 
																			sulla 
																			Piazza. 
																			È 
																			stata 
																			dismessa 
																			al 
																			culto 
																			nel 
																			1867, 
																			dopo 
																			l’inaugurazione 
																			della 
																			nuova 
																			Parrocchiale 
																			poi 
																			diventata 
																			Santuario 
																			di 
																			S. 
																			Donato. 
																			È 
																			stata 
																			utilizzata 
																			come 
																			sede 
																			della
																			
																			Confraternita 
																			del 
																			SS. 
																			Rosario, 
																			Sacro 
																			Monte 
																			dei 
																			Morti 
																			e 
																			SS. 
																			Nome 
																			di 
																			Gesù. 
																			Andata 
																			in 
																			rovina, 
																			è 
																			stata 
																			abbattuta. 
																			È 
																			stato 
																			eliminato 
																			anche 
																			il 
																			cimitero 
																			che 
																			era 
																			nelle 
																			sue 
																			vicinanze. 
																			Nell’area 
																			è 
																			stato 
																			costruito 
																			l’edificio 
																			scolastico, 
																			intestato 
																			a 
																			Domenicantonio 
																			Toro,Gran 
																			Maestro 
																			della 
																			“vendita” 
																			carbonara 
																			“Auspici 
																			della 
																			fortuna” 
																			ed 
																			eroe 
																			dell’insurrezione 
																			antimurattiana 
																			del 
																			1814. 
																			La 
																			Confraternita 
																			è 
																			stata 
																			trasferita 
																			nella 
																			Cappella 
																			sottostante 
																			la 
																			Parrocchiale- 
																			Santuario 
																			di 
																			S. 
																			Donato.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			- La
																			
																			
																			Chiesa 
																			di 
																			S. 
																			Ippolito, 
																			nel 
																			centro 
																			storico. 
																			È 
																			stata 
																			abbattuta 
																			perché
																			
																			diruta 
																			e 
																			sul 
																			suo 
																			sito 
																			c’è 
																			ora 
																			una 
																			abitazione.
																			
																			
																			- La
																			
																			
																			Chiesa 
																			di 
																			S. 
																			Giuseppe, 
																			sita 
																			nel 
																			Rione 
																			Giardino. 
																			È 
																			una 
																			chiesetta 
																			antica, 
																			ora 
																			adibita 
																			a 
																			magazzino.
																			
																			
																			
																			
																			- La
																			
																			
																			Chiesa 
																			del 
																			SS. 
																			Salvatore, 
																			in 
																			Contrada
																			
																			Vorghe, 
																			dove 
																			la 
																			popolazione 
																			in 
																			passato 
																			si 
																			recava 
																			il 
																			martedì 
																			dopo 
																			la 
																			Pasqua.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			
																			I 
																			palazzi 
																			storici
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il
																			
																			Palazzo 
																			De 
																			Leone
																			
																			è 
																			stato 
																			costruito 
																			nel 
																			XVII 
																			secolo 
																			nel 
																			Rione 
																			S. 
																			Antonio, 
																			nel 
																			centro 
																			storico, 
																			dalla 
																			nobile 
																			famiglia 
																			De 
																			Leone, 
																			che 
																			aveva 
																			residenze 
																			anche 
																			ad 
																			Appignano 
																			ed a 
																			Penne. 
																			È 
																			attualmente 
																			di 
																			proprietà 
																			della 
																			famiglia 
																			Luciani. 
																			Ha 
																			vari 
																			ambienti 
																			affrescati.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Versa 
																			in 
																			precarie 
																			condizioni, 
																			anche 
																			per 
																			il 
																			recente 
																			terremoto 
																			del 
																			6.4.2009. 
																			All’interno 
																			c’è 
																			la
																			
																			
																			Cappella 
																			di 
																			S. 
																			Antonio 
																			Abate,
																			
																			
																			consacrata 
																			“alla 
																			Beata 
																			Vergine 
																			ed 
																			al 
																			Divo 
																			Antonio”, 
																			che 
																			non 
																			è 
																			officiata.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			Palazzo 
																			De 
																			Dominicis
																			
																			è 
																			stato 
																			costruito 
																			nel 
																			XVIII 
																			secolo,nel 
																			centro 
																			storico,vicino 
																			all’attuale 
																			sede 
																			del 
																			Comune, 
																			dalla 
																			famiglia 
																			de 
																			Dominicis, 
																			alla 
																			quale 
																			appartengono 
																			alcuni 
																			personaggi 
																			illustri 
																			di 
																			Castiglione. 
																			Attualmente 
																			appartiene 
																			ad 
																			un’altra 
																			famiglia.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Ha 
																			gli 
																			ambienti 
																			del 
																			primo 
																			piano 
																			affrescati 
																			con 
																			monocromie 
																			a 
																			soggetto 
																			agreste. 
																			Anche 
																			le 
																			stanze 
																			del 
																			piano 
																			superiore 
																			erano 
																			affrescate, 
																			ma 
																			le 
																			pitture 
																			sono 
																			state 
																			coperte 
																			perchè 
																			rovinate 
																			per 
																			le 
																			infiltrazioni 
																			di 
																			acqua 
																			piovana,quando 
																			il 
																			palazzo 
																			era 
																			in 
																			stato 
																			di 
																			abbandono.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Molto 
																			interessanti 
																			sono 
																			i 
																			vasti 
																			locali 
																			seminterrati, 
																			destinati 
																			a 
																			magazzini 
																			e 
																			stalle. 
																			Dalla 
																			terrazza, 
																			molto 
																			grande, 
																			si 
																			gode 
																			un 
																			bellissimo 
																			panorama 
																			del 
																			Gran 
																			Sasso.
																			
																			
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il
																			
																			Palazzo 
																			Gambacorta, 
																			del 
																			XVIII 
																			secolo, 
																			adiacente 
																			al 
																			Santuario 
																			di 
																			S. 
																			Donato. 
																			È 
																			sede 
																			del
																			
																			Museo 
																			di 
																			arte 
																			cinese, 
																			allestito 
																			dall’attuale 
																			proprietario, 
																			dott. 
																			Enrico 
																			Gambacorta 
																			che 
																			ha 
																			lavorato 
																			per 
																			molti 
																			anni 
																			nell’Ambasciata 
																			italiana 
																			in 
																			Cina.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il
																			
																			Palazzo 
																			Candelori, 
																			costruito 
																			nel 
																			XIX 
																			secolo, 
																			nel 
																			centro 
																			storico, 
																			vicino 
																			al 
																			Santuario 
																			di 
																			S. 
																			Donato,dalla 
																			famiglia 
																			Candelori, 
																			alla 
																			quale 
																			appartengono 
																			alcuni 
																			personaggi 
																			illustri 
																			di 
																			Castiglione. 
																			Ha 
																			alcuni 
																			ambienti 
																			affrescati.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			Palazzo 
																			Moschetta, 
																			costruito 
																			nel 
																			XVIII 
																			secolo 
																			dalla 
																			famiglia 
																			Moschetta, 
																			alla 
																			quale 
																			appartengono 
																			alcuni 
																			personaggi 
																			illustri 
																			di 
																			Castiglione. 
																			È 
																			attaccato 
																			al 
																			Santuario 
																			di 
																			S. 
																			Donato 
																			ed 
																			ha 
																			vari 
																			ambienti 
																			affrescati.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Fa 
																			parte 
																			delle
																			
																			Dimore 
																			storiche 
																			dell’Abruzzo. 
																			Ricordiamo 
																			anche 
																			i 
																			seguenti 
																			edifici 
																			pubblici, 
																			ora 
																			scomparsi:
																			
																			
																			
																			
																			- l’Asilo 
																			Infantile 
																			intitolato 
																			alla 
																			memoria 
																			della 
																			nobildonna
																			
																			Luigia 
																			Silvestri, 
																			in 
																			quanto 
																			il 
																			figlio 
																			(il 
																			Cav. 
																			Quirino 
																			Silvestri), 
																			aveva 
																			donato 
																			all’Ente 
																			Comunale 
																			di 
																			Assistenza 
																			ECA 
																			la 
																			notevole 
																			somma 
																			di 
																			300.000 
																			lire;
																			
																			
																			- la
																			
																			Scuola 
																			di 
																			Avviamento, 
																			intitolata 
																			alla 
																			memoria 
																			di
																			
																			Michele 
																			Candelori,medico 
																			Igienista, 
																			che 
																			aveva 
																			utilizzato 
																			le 
																			sorgenti 
																			del 
																			Vitello 
																			d’Oro 
																			nella 
																			Valle 
																			d’Angri.
																			 
																			 
																			
																			
																			Riferimenti 
																			bibliografici:
																			 
																			
																			
																			Lamberto 
																			De 
																			Carolis, 
																			Luci 
																			e 
																			voci 
																			di 
																			Castiglione 
																			Messer 
																			Raimondo,
																			
																			Castiglione 
																			Messer 
																			Raimondo 
																			1959
																			
																			
																			Donatangelo 
																			Lupinetti,
																			
																			Castiglione 
																			Messer 
																			Raimondo 
																			e il 
																			suo 
																			tesoro, 
																			Cattedra 
																			Berardiniana, 
																			L’Aquila 
																			1963
																			
																			
																			Candido 
																			Greco, 
																			Liber 
																			Capitolorum 
																			Universitatis 
																			Terrae
																			
																			Castileonis 
																			Messer 
																			Raimundi 
																			con 
																			Cenni 
																			storici 
																			di 
																			Castiglione 
																			Messer 
																			Raimondo, 
																			Cassa 
																			Rurale 
																			ed 
																			Artigiana 
																			di 
																			Castiglione, 
																			Castiglione 
																			Messer 
																			Raimondo 
																			1991.
																			
																			
																			
																			Dalla 
																			Valle 
																			del 
																			Piomba 
																			alla 
																			Valle 
																			del 
																			basso 
																			Pescara.Dizionario 
																			topografico 
																			e 
																			storico,Vol. 
																			II, 
																			Edizioni 
																			Cassa 
																			di 
																			Risparmio 
																			di 
																			Teramo, 
																			Teramo 
																			2001.
																			
																			
																							
																			
																			
																			
																			
																							
																			 
																			
																			