[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 151 / LUGLIO 2020 (CLXXXII)


arte

La "Casa Albero" a Fregene

Un'ABITAZIONE dalle mille accezioni

di Bianca Coggi

 

Apparentemente “oscena”, bizzarra, con l’uso spropositato e ben dichiarato di strutture e materiali freddi (cemento, acciaio e vetro), Villa Perugini a Fregene può essere considerata come una “perla” tra le Architetture italiane del Novecento, un modello di Architettura sperimentale a matrice costruttivista, ma anche come un “modello” di un’Architettura capace di innescare infinite emozioni (in quanto infinite sono le peculiarità in essa contenute).

 

Più nota come “Casa Albero” o “Casa Sperimentale”, la Villa fu costruita a partire dalla fine degli anni Sessanta su progetto di Giuseppe Perugini al fine di realizzare una Casa Vacanza per la propria famiglia. Al progetto iniziale si aggiunsero nel tempo altri progetti, ampliamenti e sperimentazioni redatti dalla moglie di Giuseppe, Uga De Plaisant e dal figlio, Raynaldo Perugini, entrambi architetti.

 

 

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Casa Sperimentale a Fregene, 1968.

Architetti: Giuseppe Perugini, Uga de Plaisant, Raynaldo Perugini

 

Nel libricino Un esperimento di Architettura realizzato personalmente da Giuseppe Perugini nel 1979 e pubblicato nel 2018 a cura del figlio Raynaldo viene raccontata la “genesi” della Casa Albero.

 

Casa Sperimentale a Fregene, 1968. Schizzi della struttura della Casa Albero

(immagini tratte da La Casa Albero, un Esperimento di Architettura, GB EditoriA, Roma 2018)

 

Il punto sostanziale dichiarato è che la Casa Albero è una casa realizzata al fine di sperimentare non solo nuove tecniche costruttive, ma anche e soprattutto nuovi modi di intendere il concetto di “Abitare”, di “Spazio” con l’esplicito intento di superare il concetto di “Tipologia edilizia” non più congruo per le mutate esigenze funzionali (presenti ed eventuali ulteriori futuribili) e per l’avvento di nuove tecniche costruttive e progettuali come quelle offerte dalla nascita e dallo sviluppo delle nuove tecniche digitali.

 

Attualmente la Villa è caratterizzata da tre “episodi” principali separati tra loro, ma comunque posti a stretto dialogo grazie a una matrice geometrica comune, ripetuta e ripetibile: la “Casa Albero” vera e propria, la “Palla” e i “Cubetti”.

 

La casa Albero è un “sistema” complesso e al contempo semplice: si tratta di un sistema di pilastri e “portali” che rispettivamente “sostengono” e “tengono appese” delle piastre di cemento identiche ma ribaltate tra di loro rispetto un piano orizzontale intermedio tra le due, che sono il solaio di calpestio e quello di copertura. Il sottosistema ulteriore sono le pareti perimetrali. Queste sono ideate per essere facilmente sostituibili, spostate, modificate, a seconda delle esigenze funzionali dell’interno, in un rapporto tra interno ed esterno in continua mutazione.

 

Al sistema principale di piastre e muri perimetrali si aggiungono poi ulteriori elementi che sono i “servizi” (la cui forma è dettata dalla funzione) ed elementi accessori quali scale, elementi di scolo delle acque, ecc. Il tutto coronato dalla presenza nello spazio sottostante l’abitazione di uno specchio d’acqua sulla quale si riflette questa costruzione dando la percezione di uno spazio ancora più infinito e non finibile.

 

Alla Casa Albero si contrappone la Palla, una monocellula sferica chiusa posta dinamicamente a dialogo con quella “ad albero” grazie anche alla presenza di un taglio trasversale inclinato che aggiunge quel dinamismo che sarebbe mancato se il taglio fosse stato orizzontale. Una sfera composta da due semicalotte di cemento sottile, concepita come appendice esterna alla casa, a sua volta esempio di struttura abitativa stavolta però unitaria, ma anche come “sala prove” dove l’allora giovane Raynaldo poteva esercitarsi con la sua musica grazie alle particolari caratteristiche acustiche.

 

   

 

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Casa Sperimentale a Fregene, 1968. Casa Albero e la "Palla" in costruzione

(immagini tratte da La Casa Albero, un Esperimento di Architettura, GB EditoriA, Roma 2018)

 

I Cubetti sono invece delle soluzioni basate sempre su forme primordiali cubiche, su un modulo quadrato di tre metri per tre metri (e suo sottomodulo) capace di contenere in meno di quaranta metri quadri uno spazio abitativo completo composto da due stanze, una cucina e due bagni ulteriormente ampliabile secondo lo stesso concetto ripetibile anche in altezza.

 

Oltre alla volontà di sperimentazione di un nuovo modo di intendere “il tipo edilizio” si affianca la sperimentazione tecnica che si esplicita sia attraverso lo studio di innovati sistemi di cantierizzazione e applicazione dei materiali impiegati (basti pensare al particolare processo di cantiere delle calotte della “palla” ripetuto anche nei “servizi” della Casa Albero e in quello della recinzione o al sistema di innesto del ferro sul cemento, ecc.) che attraverso le soluzioni estetiche a esaltazione dei principi progettuali fondamentali: basti pensare ai tagli di vetro finalizzati a distaccare tra di loro le calotte sferiche (servizi e palla) e le piastre per valorizzarne la loro indipendenza e per creare giochi di luce unici nel loro genere. È la luce infatti che divide i vari elementi di cui si compone l’intero “sistema architettonico”.

 

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Casa Sperimentale a Fregene, 1968. Schema progettuale degli interni della Casa Albero

(immagine tratta da La Casa Albero, un Esperimento di Architettura, GB EditoriA, Roma 2018)

 

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Fotografia attuale degli interni della Casa Albero

(Foto di Bianca Coggi, giugno 2020)

 

Da questo punto di vista si può dire che in Villa Perugini possono essere facilmente rintracciabili tutti i principi-base dell’Architettura: rapporto tra forma e funzione, rapporto tra interno ed esterno, rapporto tra luce e ombra, rapporto dimensionale a matrice geometrica.

 

A partire da tali principi fondamentali Villa Perugini può essere definita secondo infinite accezioni, tra le quali:

- Casa infinita e non finita: perché replicabile e ampliabile in senso verticale e orizzontale e per i suoi infiniti modi in cui può essere scomposta e ricomposta;

- Casa-Scultura: qui Arte e Architettura, più di sovente concepite come Discipline per cui una è a servizio dell’altra, si fondono in un unicum dal confine impercettibile;

- Casa futuristica: la progettazione parte dal presupposto di ottenere una spazialità il più possibile “flessibile” e un Architettura capace di adattarsi in maniera molto semplice, secondo anche un’immagine visionaria molto vicina ai nostri giorni, a eventuali e possibili usi futuri diversi e a nuove sopravvenute esigenze d’uso;

Casa costruttivista: la casa è un esperimento didattico, un modello in scala reale, di un plastico costruito anche con il fine sociale di svolgere una “ricerca” empirica con lo scopo di superare i canoni compositivi dell’epoca, introducendo un concetto che oltrepassa quello “chiuso” della “tipologia edilizia” per dare luogo a un’idea dell’Architettura infinita non finita.

 

Giuseppe Perugini stesso afferma che “Quando una Architettura è suscettibile di provocare un’emozione è possibile trasformarla in una lezione di Architettura”. E tutte queste su citate definizioni e molte altre ancora che possono essere ricercate, provocano emozione.

 

A un primo impatto la villa sembra inaccessibile, invalicabile, non espugnabile e capace di innescare delle emozioni contrastanti: potrebbe incutere paura o curiosità, attrazione o diniego. Certo è che la Villa davvero attrae negli ultimi anni, numerosi studiosi, curiosi, fotografi e artisti o addirittura stilisti tanto da essere scelta da Karl Lagerfeld per ambientare un catalogo Fendi.

 

Purtroppo, a causa delle mutate esigenze di famiglia, da alcuni anni la casa non è stata più utilizzata frequentemente. Il suo stato di manutenzione strutturale è molto buono (anche grazie a sistemi di scolo delle acque adottati), ma purtroppo la costruzione è stata oggetto di atti vandalici volti a distruggere il “distruttibile” e a imbrattare muri con scritte improbabili.

 

Questo fenomeno è legato probabilmente alla tendenza delle ultime generazioni di riscoprire le Architetture del Novecento. Basti pensare alle sempre più crescenti escursioni dei fotografi dell’Urban Decay mossi da una rinnovata scoperta di edifici degli anni Sessanta (con particolare predilezione verso quelli non utilizzati) o agli Street Artist che amano lasciare il segno delle proprie opere all’interno di edifici industriali dismessi.

 

 

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Foto dello stato attuale degli interni della Casa Albero

(Foto di Bianca Coggi, giugno 2020)

 

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Casa Sperimentale a Fregene, 1968. La "Palla" restaurata

(Foto di Patrizio Bitelli, luglio 2020)

 

A questi fenomeni di più “aulica” e forse rispettabile esistenza purtroppo vi è però chi fa di questi luoghi, dei luoghi di “bivacco”, di incontri, di divertimento e svago, accanendosi, senza un preciso scopo, sulle architetture. Fenomeni emblematici che mettono in evidenza la presenza di una società composta da generazioni senza obiettivi e, soprattutto, prive di rispetto per gli altri e per ciò che li circonda. Di fatto, chi entra all’interno di una proprietà privata senza averne le autorizzazioni e, addirittura, devastando ciò che trova è punibile per legge.

 

Nell’immaginario collettivo attuale la casa può essere quindi percepita come una “casa sperimentale non utilizzata”, una casa dal destino fallimentare, ma che di fatto non lo è.

 

Si può dire che trasmigrata in un’altra epoca e/o in un altro utilizzo invece, potrebbe davvero essere una “perla” per il territorio in cui si inserisce. Certo è che potrebbe essere recuperata per farne una Open House, un Museo di se stessa, un museo del Costruttivismo, un museo dell’Architettura del Novecento: sicuramente da visitare come esempio di un’Architettura di un’epoca, ma anche come Architettura capace di innescare nuovi ‘sentimenti’ e ‘sensazioni’ inaspettate. Un’architettura che fa paura sì, ma che ci fa anche fantasticare sul suo utilizzo come Casa-Bunker, Casa-Rifugio, Casa senza-forma, Casa-albero, casa dalle infinite accezioni più recondite. Sicuro: da visitare. Casa da recuperare.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

G. Perugini, R. Perugini, La Casa Albero, un Esperimento di Architettura, GB EditoriA, Roma 2018. 

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]