[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 153 / SETTEMBRE 2020 (CLXXXIV)


moderna

IL RE DEI DUE MONDI

CARLO III TRA NAPOLI E LE AMERICHE

di Giuseppe Ricci

 

La personalità di Carlo III svolge un ruolo di straordinaria importanza nella storia del Mezzogiorno, finalmente Napoli conquista un “re proprio” dopo secoli di dominazioni straniere, così il suo il regno coincide con la prima fase della stagione illuministica europea e dei progetti riformatori ad essa collegati e da essa ispirati e per qualche storico è “l’ora più bella della storia di Napoli”. Per chi oggi guarda con nostalgia a una “età dell’oro” di Napoli e del suo regno, Carlo III è all’origine del mito neoborbonico e di una vasta produzione letteraria revisionista.

 

Fu re di Napoli fino al 1759 membro della nuova dinastia dei Borbone che suscitava grandi speranze nei ceti in ascesa, così centinaia di suppliche furono inviate al sovrano o alla segreteria amministrativa per chiedere la partecipazione degli esclusi attraverso la aggregazione o la reintegrazione ai seggi nobiliari, adducendo il meritevole stato sociale e soprattutto il fatto che i reggimenti delle diverse città si erano oramai assottigliati all’osso e lo storico Giuseppe Cirillo ricorda il dispaccio del 1756 che fissa i criteri per la riforma interna della nobiltà: dopo la confusione che è subentrata a livello di attribuzione di titoli fra Viceregno spagnolo e austriaco, Carlo di Borbone introduce una nuova tavola della nobiltà, distinguendo tra la nobiltà generosa e altri tipi di nobiltà inferiori. Alla prima appartengono i titolari di feudi antichi (o da almeno tre generazioni), le famiglie promosse alla nobiltà (sempre da almeno tre generazioni) per i loro meriti militari, di toga, o ecclesiastici.

 

Dal 1759 al 1788 fu re di Spagna e protagonista di riforme che alla metà degli anni sessanta la fisionomia andarono meglio definendosi, come in altre epoche della storia di Spagna, era il re che in ultima istanza assumeva le decisioni politiche più importanti tra le quali quelle di politica estera di Carlo si svolse prima nel segno della neutralità, quindi fu scelta la via dell’entrata in guerra contro l’Inghilterra nel 1779, con gli insuccessi spagnoli in Europa che furono compensati con alcuni successi di rilievo nelle terre d’oltremare, il sogno di annettere Gibilterra alla Spagna non si realizzò; ma in compenso nel 1783 i Borbone ottennero Minorca e la massima espansione coloniale.

 

Inoltre in politica estera dovette fronteggiare l’intricata faccenda della gestione del cosiddetto Tratado de Limites e, con esso, di tutta la politica americana, oramai settore esclusivo della politica estera spagnola, che si rimetteva così in movimento, anche se nel settore europeo essa rispetterà la scelta neutralista durante la Guerra dei Sette Anni, che si era aperta nel 1756. Tuttavia la disfatta francese in Canada aggravò la pressione inglese sull’impero spagnolo e indusse la rottura “dell’ equilibrio indiano” e a firmare il Terzo Patto di Famiglia (1761). La Spagna usciva così dalla neutralità, che aveva caratterizzato il regno di Ferdinando VI, anche se di fatto la continuava a mantenere nello scacchiere europeo e tutta la sua politica internazionale è infatti proiettata nel settore americano.

 

Carlo III riuscì a realizzare un ruolo importante nella mediazione tra le potenze europee e quindi concluse dei trattati di pace con gli Stati islamici, che rappresentarono un grande argine e forte deterrente alle incursioni barbaresche nel Mediterraneo, inoltre la sua linea in politica estera non differisce sostanzialmente da quella del precedente regno, anche se Anes sottolinea che come persona e come re fu molto superiore a suo padre nonché ai suoi fratelli e figli, e il suo regno, grazie anche compreso tra gli anni 1759 e 1789 fu un periodo di espansione e di prosperità, così da risultare un re eccezionale nel paragone con gli altri, sia antecedenti che successori, essendo di carattere serio ed equanime e dotato di buon senso e cordialità che con la sua filosofia di vita trasformò l’etichetta di Corte, privandola del tradizionale rigore e, pur rafforzando il potere reale, dotò questo di un’umanità riassunta dalla sua frase Primero Carlos que Rey, inoltre Giuseppe Caridi ricorda come la Spagna pose fine agli annosi contrasti con la monarchia lusitana e questo al ristabilimento dei rapporti col Portogallo con il quale nel febbraio del 1777 maturano le condizioni per un nuovo trattato in seguito alla morte del re del Giuseppe I, con la successione al trono della figlia primogenita Maria Francesca, e con l’ addivenire a primo segretario di Stato di Spagna del conte di Floridablanca.

 

Infatti il primo ministro spagnolo, con l’assenso di Carlo III, si mostrò subito propenso a intavolare le trattative richieste ponendo però come condizione che, a differenza del passato, ne fossero tenute fuori la Francia e l’Inghilterra, potenze che vedevano nella Spagna una pericolosa rivale in campo politico ed economico e che, rifletteva Floridablanca avevano tutto l’interesse a favorire il Portogallo, dalla cui riconoscenza si attendevano peraltro concrete ricompense in termini commerciali e quindi si condussero i negoziati che portarono un accordo preliminare sui confini, al quale fece seguito un trattato di amicizia, garanzia e commercio stipulato nel 1778 .

 

Col trattato si stabilì che la Colonia del Sacramento passasse definitivamente alla Spagna che già per tre volte in passato la aveva conquistata e che era stata poi sempre costretta a cederla in seguito all’intervento diplomatico di Francia e Inghilterra, e inoltre era stata prevista l’interdizione a tutti gli Stati del Rio della Plata, quindi un territori che comprendeva parte degli attuali Uruguay e Argentina in modo da «sottrarre i nostri nemici – sottolineò con piaciuto Floridablanca – l’occasione di turbare la quiete da lì delle nostre province con sollevazioni, e di impadronirsi o approfittare di tutte le ricchezze della nostra America meridionale» il via anche qui come Spagna ha un’azione politica ispirata una chiara volontà riformatrice.

 

Il progetto si poneva in evidente contrasto con la spinta a una maggiore autonomia voluta dalla classe dei proprietari creoli (persone di origine europea nate nelle colonie), infatti si mirava a rafforzare la presenza della Corona nel mondo americano, secondo un modello centralizzato che ricordava quello che la Francia borbonica di Colbert avevate tentato di organizzare nella colonizzazione dell’America Settentrionale.

 

Ai due regni originali della nuova Spagna (Messico) e della nuova Castiglia (Perù) e a quello della nuova Granada, istituito nel 1717, soppresso e poi ricostruito nel 1739, Carlo aggiunge, nel 1776 invece il regno del Rio della Plata, attraverso il quale intendeva indebolire il monopolio creolo del commercio dell’argento peruviano del Potosì, concentrato a Lima, aprendo una nuova corrente di traffico verso l’Europa attraverso il porto di Buenos Aires.

 

La liberalizzazione del commercio coloniale e la disarticolazione delle posizioni di privilegio locale che si erano costruite intorno al monopolio fu l’obiettivo principale della politica di Carlo III tra il 1765 e il 1789 con la progressiva apertura di tutte le colonie americane al traffico mercantile, che favorì pure il commercio interregionale tra le varie aree dell’America spagnola e dallo sviluppo di questi nuove aree come il Rio della Plata, il Cile, il Venezuela, si sperava anche in un aumento delle entrate fiscali.

 

Invece nei confronti della sua alleata Francia scelse la politica di iniziale neutralità quando questa, per l’appoggio dato alle colonie americane che avevano dichiarato l’indipendenza il 4 luglio 1776, si trovò in guerra contro l’ Inghilterra, e tale scelta di non belligeranza fu giustificata dal comportamento scorretto della corte francese che avrebbe messo la Spagna dinanzi al fatto compiuto, e inoltre Carlo III decise di temporeggiare per l’esigenza di rafforzarsi militarmente per non affrontare la guerra, come avvenuto in precedenza, senza un’ adeguata partecipazione e furono intavolate trattative bilaterali con Francia e Inghilterra.


 

Riferimenti bibliografici:

 

A.A.V.V., Le vite di Carlo di Borbone. Napoli, Spagna e America, Arte’m, Atti del convegno internazionale del 03-05/2016, Napoli 2019.

Caridi G., Carlo III. Un grande re riformatore a Napoli e in Spagna, Salerno editrice, Roma 2014.

Cirillo G., Virtù cavalleresca e antichità di lignaggio. La Real Camera di Santa Chiara e le nobiltà nel Regno di Napoli nell’età moderna, Pubblicazioni degli Archivi di Stato, Roma 2012.

Mascilli Migliorini L., L’età moderna. Una storia globale, Laterza, Bari 2020.

Musi A., Il Regno di Napoli, Morcelliana, Brescia 2016.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]