[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 153 / SETTEMBRE 2020 (CLXXXIV)


filosofia & religione

SANTA MARIA IN TRASTEVERE

UNA STORIA ECCLESIASTICA LUNGA DUEMILA ANNI

di Matteo Buzzurro

 

“Molti prodigi si verificarono prima e dopo quel tempo

(tra l’altro sgorgò olio presso il fiume Tevere)”

 

Con questo passo lo storico romano Dione Cassio menzionava un prodigio religioso, avvenuto nella Taberna Meritoria nel 38 a.C., di notevole importanza per la religiosità ultra Tiberim: dell’olio improvvisamente eruttò dal terreno inondando la Taberna Meritoria, luogo dove un tempo avvenivano spettacoli marittimi e dove in epoca imperiale venivano ricoverati i militari hospitia militum.

 

Non sappiamo molto sulla storia del Capitolo in epoca antica e neanche tanto è rimasto per l’epoca altomedievale. Nel 112 abbiamo la prima informazione sul titolo dove fu posto al comando Calepodio, esponente di una famiglia latina importante e successivamente martirizzato dalla furia anticristiana dei romani. Secondo la testimonianza di Elio Lampridio, fu Alessandro Severo nel III secolo a concedere a papa Callisto I la Taberna Meritoria per il culto cristiano, divenendo con ciò il primo luogo di culto a Trastevere: “Hic constituit ieiunium die sabbati ter in anno fieri, frumenti, uini et olei, secundum prophetiam. Hic fecit basilicam trans Tiberim”.

 

Già con papa Giulio I si ha notizia di una prima ricostruzione della chiesa, che con ogni probabilità fu radicale, modificando non poco l’aspetto originario. Nel 357 la basilica diede rifugio all’antipapa Felice II durante la disputa con papa Liberio, come narrano le Gesta: “Felix notatus a senatu vel populo de urbe propellitur. et post parum temporis impulsu clericorum, qui peiurauerant, inrumpit in urbemet stationem in basilica Iuli trans Tiberim dare praesumit".

 

La fine dell’Impero Romano segnò un crollo profondo nelle attestazioni riguardanti il titulus Iulii et Calixti, dovuto al periodo di profonda crisi che colpì Roma nel IV-V secolo. Già con l’VIII secolo è testimoniata la presenza in molti titoli e basiliche patriarcali di Roma, di comunità di monaci residenti in pianta stabile nei luoghi di culto della città.

 

Anche Santa Maria in Trastevere fu tra queste basiliche: “Cumque haec omnia quae superius leguntur a quarti huius intemeratae sedis papa Gregorio, Deo favente, liberius consumata fuissent atque perfecta, piger esse nullatenus volens, caepit indifferenter post curam gregum de cultura sive meliratinibus venerabilium tractare locorum, ut suis temporibus novo culu reformata consolidata fuissent (…) Ideo cum talia presulatus sui animo volveret et hesitans cogitaret, repente ad memoriam sui recurrunt quod iustum non esset si amplius ecclesia sanctae Dei genetricis, quae more veterum nunc usque Calisti trans Tiberim dicitur sine monacorum officio constituisset”.

 

Il monastero, dimorato dai monachos canonicos dove cohabitantur et dormiunt, secondo le fonti sorse a fianco alla chiesa nell’827 per opera di Gregorio IV, in un’area in completo abbandono: “(…) Tunc demum divinitus conpunctus, corde et Dei omnipotentis roboratus ac fretus iuvanime, iuxta latus praenominate basilicae monasterium a fundamentis statuit”.

 

Il controllo e la cura non furono i soli compiti; ad essi fu richiesta anche la preghiera e la cura d’anime: “Adgregavit, qui inibi officium facerent et omnipotenti Deo grate set laudes diebus singulis et noctibus prosecutis intimo cordis spiamine decantarent”.

 

I monaci di questo convento, secondo attestazioni molto tarde, furono fedeli alla regola di Sant’Agostino, ma di ciò non possiamo avere una certezza vera e propria, in quanto anche in questo caso ci dobbiamo arrendere a una scarsità di fonti che non permette una individuazione certa e completa della regola professata.

 

Dall’XI secolo, grazie a una ripresa delle attestazioni benché leggera, ritroviamo Santa Maria in Trastevere molto mobile nel territorio urbano, in quel periodo densamente popolato e in quello extraurbano dove appare evidente sin da subito un interessamento del territorio sede dell’antichissima Domusculta di Galeria.

 

Il primo documento che ci attesti una titolarità fondiaria è del 1123 con la bolla di Callisto II “Cum omnibus ecclesiis”, dove venivano stabiliti i possedimenti nel territorio extraurbano e quelli delle chiese filiali. Con l’inizio del 1130 Trastevere fu al centro dello scontro scismatico che vide opposte le due famiglie, i Pierleoni comandati dal cardinale Pietro Pierleoni, titolare di Santa Maria in Trastevere e i Frangipane capeggiati e protetti dal cardinale Gregorio Papareschi, che ascenderà non più tardi al soglio pontificio con il nome di Innocenzo II, facente parte di una delle famiglie più importanti di Trastevere.

 

La morte nel 1138 dell’antipapa Anacleto II, nome con il quale fu chiamato il cardinale scismatico Pietro Pierleoni, indusse papa Innocenzo II come damnatio memoriae a cancellare tutto l’operato dell’antipapa demolendo tra l’altro in primo luogo la basilica e ricostruendo il monastero adiacente affidandolo alla cura dei benedettini. L’opera di Innocenzo II non fu completata in vita e ci vollero ben sessant’anni per la sua definitiva consacrazione, avvenuta il 15 novembre 1203 in pompa magna da parte di Innocenzo III.

 

Nel Duecento il Capitolo, stabilizzatosi dal punto di vista politico, amministrò in piena autonomia un patrimonio fondiario imponente che si estendeva lungo un arco molto ampio che aveva come estremi le vie Portuense e Aurelia, nella zona chiamata Galeria in piena zona di competenza della diocesi di Porto e la zona della Flaminia tra le zone di Rignano e Orciano come si evince dalla bolla del 1123 Cum omnibus ecclesiae di papa Callisto II.

 

Sotto Onorio IV sembra che sì grande territorio sia stato incluso nel testamento del papa vedendosi ridurre le dimensioni. Nel 1340 Benedetto XII riconfermò, su richiesta di Iacopo Caetani Stefaneschi cardinale commendatario di Santa Maria in Trastevere, i possedimenti fondiari della bolla del 1123.

 

Al ritorno da Avignone del papato, la situazione romana divenne incandescente, al punto da costringere papa Urbano VI nel 1378 a rifugiarsi nel monastero adiacente di Santa Maria in Trastevere dove tenne il 18 settembre il concistoro per la creazione di ventinove nuovi cardinali. Il Quattrocento, con l’epoca degli scismi, la situazione degenerò e papa Eugenio IV fu costretto a rifugiarsi prima a San Crisogono e poi a Santa Maria in Trastevere, dove nel 1434 emise la scomunica per coloro che avessero depredato i beni della basilica trasteverina da parte dei rivoltosi che avevano costituito una Repubblica in quell’anno. Il 25 giugno del 1439 Eugenio IV fu deposto.

 

Durante lo scisma del 1439 che portò all’elezione dell’antipapa Felice V, il titolo Santa Maria in Trastevere visse un momento di guerra intestina, infatti gli scismatici, ritenendo nulli gli atti e le nomine di Eugenio IV elessero come titolari in carica della Basilica trasteverina prima Juan de Segovia e poi Jordi D’Ornos figure che andarono a sovrapporsi al titolare in carica nominato da Eugenio IV Gerardo Landriani Capitani.

 

Nel 1441 in piena disputa scismatica Eugenio IV decise di normare la vita dei canonici e fu redatto il primo statuto capitolare di Santa Maria in Trastevere. A questi statuti seguirono nel 1467 e nel 1606 delle nuove versioni di aggiornamento. Il Concilio di Trento, diventò per il Capitolo di Santa Maria in Trastevere un momento determinante per la sua esistenza, sia dal punto di vista della cura delle anime sia dal punto di vista amministrativo; fu sotto il pontificato di papa Pio V che il cambiamento divenne radicale.

 

Papa Ghislieri effettuò nel suo pontificato un numero altissimo di visite apostoliche per analizzare lo stato dei capitoli e la loro funzionalità amministrativa. Nel 1566 avvenne la visita apostolica all’interno di Santa Maria in Trastevere. In quell’anno furono aggregati ai canonici un collegio di beneficiati, ovvero dei chierici beneficiari di beni dati loro in usufrutto vitalizio con una funzione amministrativa. Nel 1571 papa Pio V con il breve papale Et si omnibus fu inglobata in un complesso di undici vicarie perpetue ovvero circoscrizioni amministrative.

 

Alla morte di papa Ghislieri, Gregorio XIII provvide ad aumentare i benefici al Capitolo sopprimendo tre parrocchie Santa Rufina, San Lorenzo e San Biagio assoggettandole a Santa Maria in Trastevere per la cura delle anime. Con i nuovi benefici oltre a un allargamento delle competenze sacrali il Capitolo di Santa Maria in Trastevere acquisì nuovi territori estendendo i suoi confini fino a quattro miglia fuori Porta Portese, Porta San Pancrazio fino ad arrivare alle tenute di Casetta Mattei, la Pisana e la Maglianella penetrando in piena Diocesi Suburbicaria di Porto con la quale ebbe sin da subito ostilità marcate.

 

Nel 1618 con la costruzione del nuovo convento di San Callisto il Capitolo vide un brusco ridimensionamento dei beni immobiliari in favore del nuovo istituto. La cessione forzata provocò anche un abbassamento dei proventi ma ciò non ostacolarono i lavori di ristrutturazione della Basilica. Nel Settecento il Titolo non ebbe grossi sussulti e continuò stabilmente a controllare i beni. Nell’Ottocento Santa Maria in Trastevere subì in pieno la ventata rivoluzionaria e durante la Repubblica Romana subì insieme agli altri capitoli romani confische di beni e ridimensionamenti territoriali. Nel 1870 con l’entrata dei piemontesi a Roma Santa Maria in Trastevere perse moltissimi benefici che furono restituiti in modica parte con i patti Lateranensi l’11 febbraio 1929.

 

Con la fine della guerra, che vide il Capitolo accogliere al proprio interno numerosissimi rifugiati, e l’inizio del Concilio Vaticano II il Capitolo gradualmente perse tutti i benefici mantenendo solo l’aspetto della cura delle anime.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

Cassio Dione, Storia Romana, BUR, Milano 2018.

Armellini M., Le chiese di Roma dalle origini al XVI, Typografia Editoriale Romana, Roma 1887.

Cecchelli C., Le Chiese di Roma illustrate. Santa Maria in Trastevere, Santa Maria in Campitelli, Sant’ Onofrio al Gianicolo, San Vitale e SS. Marcellino e Pietro, Danesi, Roma 1933.

Carpegna Falconieri T., Il clero romano nel Medioevo, Viella, Roma 2002.

Spagnoli L., Mastroianni B., Indagine preliminare per una ricostruzione del tessuto insediativo medievale del Rione Trastevere, CROMA, Roma 2003.

Lombardi F., Roma. Le chiese scomparse. La memoria storica della città, Palumbo, Roma 1996.

Brezzi P., Roma e l’impero medievale (774-1252), Cappelli, Bologna 1947.

Sbrana C., Traina R., Sonnino E., Gli Stati delle anime a Roma dalle origini al secolo XVII, Roma 1977.

Luciani, Santa Maria in Trastevere, Roma 1993.

Liber pontificalis, Libreria Ateneo Salesiano, Roma 1978.

A.A.V.V., Enciclopedia dei papi, Istituto della Enciclopedia italiana Roma 2000.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]