BOOMERS E DISTOPIA
L’Europa tra Russia, STATI UNITI e
Cina
di Giovanna D'Arbitrio
Un proverbio magrebino che parla di
utopia afferma che “nessuna carovana
ha mai raggiunto l’utopia, però è
l’utopia che fa andare le carovane”.
Più che di utopia parlerei di ideali
e sogni, poiché noi boomers
speravamo in un futuro migliore
fatto soprattutto di pace unita a
libertà, democrazia, giustizia
sociale, diritto all’istruzione e a
un lavoro dignitoso. E ora credo che
questa generazione, come George
Orwell, sia giunta purtroppo a una
visione completamente distopica,
derivante dallo stravolgimento di
tutti gli ideali per i quali aveva
combattuto.
Quelli di una certa età come la
sottoscritta, infatti, vengono
definiti “boomers”, un termine che
viene usato per indicare indicata
una persona nata tra il 1946 e il
1964 durante il periodo
dell’esplosione demografica che
coincise con il boom economico
registrato nei paesi occidentali nel
secondo dopoguerra. Siamo stati
definiti anche come “La generazione
fortunata”, non solo nell’omonimo
libro di Serena Zoli, ma in genere
ritenuti come coloro che liberi
dalla guerra, hanno vissuto durante
il miracolo economico, il ritorno a
una democrazia allargata,
l’emancipazione delle donne, il
progressivo miglioramento delle
condizioni di vita.
Anche se almeno in parte tutto ciò è
vero, non bisogna dimenticare che
gli osannati anni ‘50, quelli della
ricostruzione, furono anche anni
duri e pieni di sacrifici. E pensare
che a quei tempi noi ragazzi amavamo
sia America che Russia: aspettavamo
con gioia i ben noti “pacchi” degli
zii emigrati in Usa, pieni di
vestiti, caramelle coloratissime,
cioccolato, gomme masticanti,
cappellini alla Joe Di Maggio,
magliette e blu jeans e ci sentivamo
tanto Americani di Kansas City, come
Ferdinando Meliconi, il personaggio
interpretato da Alberto Sordi nel
film Un Americano a Roma.
Amavamo i cartoni animati di Walt
Disney, il jazz e la musica rock, i
divi americani e i western con i
loro coraggiosi pionieri e intrepidi
soldati dalle giubbe blu che
combattevano contro feroci Indiani,
ma il grido “arrivano i nostri”
presto si spense sulle nostre
labbra, quando i miti si rivelarono
in parte falsi e pian piano
cominciarono a sgretolarsi sotto le
picconate della Verità.
Ci piaceva anche la letteratura
russa e guardavamo gli sceneggiati
televisivi che ci fecero conoscere
le opere dei grandi scrittori
sovietici, come I demoni,
adattamento dell’opera di
Dostoevskij per la regia Sandro
Bolchi, Il giocatore per la regia di
Edmo Fenoglio, Anna Karenina con Lea
Massari e I fratelli Karamazov con
Corrado Pani e tanti altri
Poi arrivarono gli anni ‘60, con
ideali positivi di pace e
fratellanza da un lato e dall’altro
negative violenze: massicce proteste
unirono i giovani di tutto il mondo
ed esplosero nel maggio del ‘68,
quando a Parigi studenti e operai
scesero in piazza. E anche in Italia
gli scontri nelle scuole tra
estremisti di destra e di sinistra e
cariche della polizia segnarono un
periodo difficile. In quegli anni
arrivarono anche in occidente gli
effetti della Rivoluzione culturale
cinese di Mao Zedong e molti giovani
in tutto il mondo lessero il famoso
il Libretto Rosso
Per fortuna la sottoscritta già
insegnava nelle scuole medie
statali, più tranquille delle
superiori dove le mie sorelle più
piccole spesso hanno rischiato di
tornare a casa con la testa rotta,
con grande apprensione di mia madre.
E tra gli anni ‘70 e ‘80, nei
cosiddetti “anni di piombo”
inorridivamo per le edizioni
straordinarie dei Tg per attentati
terroristici e stragi di carattere
politico o mafioso. Eccone alcuni:
Piazza Fontana, Stazione di Bologna,
gambizzazioni, sequestro e uccisione
di Moro, uccisione di Falcone e
Borsellino e quant’altro. Anche le
tensioni tra Usa e Urss, distruttive
guerre sempre presenti come quella
del Vietnam, le Guerre del Golfo e
le crisi energetiche che ci
costringevano ad andare a piedi,
usare bici e perfino cavalli.
Mi fermerò alla Guerra nel Kossovo
quasi ai confini con l’Italia con
nuovi orrori in un’Europa
considerata civile e chiudo con il
tragico attentato alle Torri Gemelle
dell’11 settembre 2001 che ci scosse
in modo totale e traumatizzante. Il
resto è più o meno storia comune e
condivisa.
Sono stati anni difficili, ma
illuminati di tanto intanto da
personaggi coraggiosi che in ogni
campo lottavano per il progresso
dell’Umanità rischiando la vita:
Gandhi, Martin Luter King, Nelson
Mandela, i fratelli Kennedy e tanti
altri.
Senza dubbio l’incremento del
consumismo, la globalizzazione tra
guerre, migranti, pandemie, crisi
economico-politiche con tagli su
scuole, sanità e pensioni, hanno
modificato la società che Bauman
definì "società liquida" per il suo
particolare tessuto sociopolitico,
divenuto sfuggente e inafferrabile a
causa di crollo delle ideologie,
consequenziali omologazioni
collettive, frustrazioni,
incertezze, precarietà.
E dopo tante lotte, tanti ideali,
tanti sacrifici, come dovrebbero
sentirsi i boomers che sognarono
un’Europa forte e coesa, capace di
dialogare con i paesi più potenti
del mondo, un faro di civiltà e di
cultura capace di diffondere pace,
solidarietà, giustizia sociale.
Dove andrà a finire l’Europa,
stretta tra Russia, Usa, Cina?
Come ci dobbiamo sentire di fronte a
un mondo completamente stravolto,
dove i popoli non contano molto,
anzi vengono sempre più travolti
dalla spirale d’odio scatenata dalle
guerre, dove si fa strage di bambini
innocenti uccisi senza alcuna pietà,
dove i diritti umani e civili non
sono rispettati, dove non si fa
niente per arginare i disastri
climatici, dove l’arrivo
dell’intelligenza artificiale forse
non sarà regolamentata, dove il più
forte dominerà sul più debole per
denaro e potere.
Siamo solo amareggiati, delusi e
preoccupati per il futuro delle
nuove generazioni: nel più completo
buio distopico, l’unica speranza ci
viene dalla luce della nostra fede
in Dio.