[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

176 / AGOSTO 2022 (CCVII)


turismo storico

BOLOGNA
FRA MEMORIA CIVICA E MEMORIA URBANA

di Stefano Bassi

 

Le città italiane sono dense di storia: i luoghi rimandano a un passato lontano, visibile e invisibile. Una ricchezza di trame non sempre di facile interpretazione. La Storia non ha finito di raccontare e raccontarsi e, nonostante la contemporaneità galoppi a ritmi serrati, quello che ci circonda testimonia processi di lunghissima durata, iniziati secoli fa e non ancora conclusi.


Ogni città ha un’anima, che riguarda la propria civitas, e una realtà materiale, l’urbs in senso stretto. I due elementi si intrecciano, si sovrappongono e si sviluppano incessantemente, senza smettere di rappresentare quel sottile filo che collega noi, il passato e il futuro. Bologna descrive benissimo come un patrimonio sia in ogni epoca storica un’eredità non morta, bensì fluida, da plasmare e rimaneggiare.

Bologna fra Tardo Antico e Alto Medioevo

L’Impero Romano d’Occidente già da tempo sta compiendo la sua parabola discendente. Tuttavia, se gran parte della storiografia ha dato alle parole di Sant’Ambrogio, cadaveri di città semidistrutte, un peso rilevante, ponendo l’accento sulla rovina dell’Impero, si è dimenticata innanzitutto della funzione di commiato della lettera del vescovo, il quale scrive all’amico Faustino a cui è appena morta la sorella.


Focalizziamoci su Bononia e ragioniamo sulla realtà materiale. Le mura di Selenite sono formate da grandi blocchi di gesso, perlopiù parallelepipedi, montati a secco. Il materiale è in parte di reimpiego: proviene infatti dagli edifici romani caduti in disuso. Il perimetro della città si è contratto. Occupa solo un 1/3 della superficie originaria. La datazione dell’opera muraria, molto incerta e dibattuta, grazie alle analisi al C14, incrociate con le fonti scritte, ha dato un verdetto: fine IV, inizi V secolo. Al passaggio di Alarico e dei Visigoti che nel 410 d.C saccheggiano Roma, Bologna sarebbe ben difesa.


A una prima lettura, gli elementi ci fanno pensare a una generale decadenza, concordante con quanto scritto da Ambrogio: tuttavia, dobbiamo pensare che in un generale periodo di incertezza politica e di crisi, Bononia riesce a operare delle scelte di sopravvivenza. Costruire delle mura non è un’opera facile, anzi prevede un grande investimento, un progetto collettivo e pubblico di lungimiranza.


Le mura di Selenite rappresentano la volontà bolognese di resistere e darsi un futuro. Nel frattempo, infatti, con la presenza di San Ambrogio si traslano le spoglie dei Santi Vitale e Agricola in Santo Stefano, complesso a cui darà lustro San Petronio, vescovo del V secolo. Inoltre sul perimetro murario vengono poste 4 croci: Bologna è difesa materialmente e spiritualmente. Pronta a proiettarsi nel futuro.

Bologna e San Petronio

Durante le lotte fra Impero e Comuni che vedono confrontarsi l’imperatore Federico I con le città italiane, Bologna è uscita dal suo guscio protettivo. Sta per iniziare un’ascesa che la porterà ad essere una delle metropoli più grandi in Europa nel corso del XIII secolo, grazie anche alla presenza dello Studium, l’università cittadina.


Come abbiamo messo in evidenza precedentemente, un’espansione materiale si intreccia a elementi culturali. Mentre si sta costruendo la seconda cerchia di mura, quella dei Torresotti, per opporsi a Federico I, si ritrovano le spoglie di San Petronio e le reliquie che ha raccolto in vita. Bologna ha bisogno di una narrazione che accenda il suo spirito civico. Si compone perciò la Vita Sancti Petronii. Il culto del Santo inizia a diventare importante e la sua vita, arricchita di particolari, rappresenta molto bene ciò di cui i bolognesi necessitano in quel particolare momento.


Dopo la pace di Costanza del 1183, a Bologna fiorisce lo Studium e in città confluiscono studenti e artigiani. Si costruiscono canali e mulini. La seconda cerchia non basta più a contenere lo sviluppo urbanistico e nel primo quarto del ‘200 si inizia a tracciare con un fossato la terza cerchia, detta Circla.


Alla fine del XIII secolo, però, il bilancio comincia ad essere in negativo: una guerra persa contro Venezia, una continua ed estenuante lotta con Ferrara e le altre città limitrofe, bandi a danno dei ghibellini Lambertazzi. Così nel corso del ‘300 la città felsinea conosce domini signorili, sia interni da parte dei Pepoli, sia esterni, da parte di legati pontifici e infine dei milanesi Visconti.


Ma nel 1376, una volta cacciato il vicario pontificio, il comune di popolo rivive brevemente e inizia a costruire nel 1380 la Basilica di San Petronio. Da non confondere con il Duomo di San Pietro, la Basilica, posta in fronte al palazzo del Podestà, in posizione centrale, con affaccio sulla principale Piazza Maggiore, testimonia materialmente la forza civica di una città che mai ha perso la sua identità.


Bologna e il Neo Medievalismo

Facciamo ora un gran salto in avanti. Alla fine dell’Ottocento, a Bologna si sente la necessità di conferire un nuovo volto alla città. Si sceglie di attingere dal passato in maniera del tutto libera e arbitraria. Si promuovono perciò grandi restauri che molto spesso lasciano spazio a interventi di demolizione e di ricostruzione immaginata, seppur puntualmente ricercata attraverso lo studio negli archivi e il confronto con i reperti archeologici. Alfonso Rubbiani guida moltissimi cantieri, nonostante non sia un architetto, ma un notaio appassionato di Medioevo.


In piena epoca positivistica, mentre si abbattono le mura bolognesi per ragioni di circolazione urbanistica, i palazzi vengono dotati di merlature e si aprono finestre a sesto acuto.


Palazzo Re Enzo, che aveva subito profondi rimaneggiamenti e stratificazioni di diverse epoche, viene completamente ristrutturato. Così come il Palazzo dei Notai, in piazza Maggiore, e il Palazzo della Mercanzia. Ancora oggi questi edifici richiamano un aspetto medievale, benché esso sia artificioso.


Ma è importante sottolineare nuovamente che Bologna, per proiettarsi nel futuro, si ancora al passato. Un passato che si inizia a studiare in archivio e sul campo. Un passato che viene rimaneggiato, proprio come facevano i medievali, per far coincidere date ed eventi. Una commissione formata anche da Carducci sceglie l’anno 1088 per la fondazione dell’Universitas: nel 1888, anno dunque del centenario, si tiene l’esposizione universale proprio a Bologna.


Riferimenti bibliografici:

O. Capitani (a cura di), Storia di Bologna, Bononia University Press, Bologna 2007.
M.G. Muzzarelli (a cura di), Neomedievalismi, CLUEB, Bologna 2007.
G.P Brogiolo, S. Gelichi, Le città nell’alto medioevo italiano, Editori Laterza, Roma-Bari 1998.
A. Rubbiani, Bologna sacra e profana, Boni Editore, Bologna 1982.
A. Vasina, Comuni e Signorie in Emilia e in Romagna, UTET, Torino 1986.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]