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[ISSN 1974-028X]


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TURISMO STORICO


N. 95 - Novembre 2015 (CXXVI)

BISENTI
PICCOLO GIOIELLO DELLA VESTINIA

di Giorgio Giannini

 

Il paese di Bisenti (Teramo) si trova nell’alta Valle del Fino, su una collina posta alla confluenza del Fino con il torrente Fossato,a 274 m. s.l.m. Il Comune ha una superficie di circa 30 Kmq e poco più di 2.000 abitanti. Il Patrono è S. Pasquale Baylon (o Baylonne),che si festeggia il 17 maggio. Gli abitanti si chiamano Bisentini (in italiano) o bisindòsi (in dialetto).

 

Lo stemma comunale ha subito nel corso degli anni delle varianti. Attualmente è formato da un castello con tre torri,che nel Settecento erano separate e sopra quella centrale c’era una stella a sei punte.

 

Il centro storico di Bisenti era diviso, fino all’Ottocento, in undici Rioni, di cui ne sono rimasti solo tre: Codacchio, Rampigno e Supporto. Anticamente vi erano anche una trentina di Contrade, di cui ne rimangono poche.

 

Il territorio della Valle del Fino è stato devastato da varie epidemie, la più grave delle quali fu la peste del 1656-57, in seguito alla quale sopravvisse solo un terzo degli abitanti, e la carestia e la febbre tifoide del 1816-1817, che causarono la morte di un quarto degli abitanti (oltre 500 decessi su circa 2000 abitanti).

 

Di Bisenti parla anche il poeta Gabriele D’Annunzio (la cui famiglia, probabilmente, è originaria del paese) nelle Novelle della Pescara. Fino alla costituzione della Provincia di Pescara, nel 1927, Bisenti faceva parte del Circondario di Penne (poi aggregato a Pescara). Fino alla riforma dell’Ordinamento Giudiziario, era Capoluogo di Mandamento e sede della Pretura. È nota la rivalità dei Bisentini con gli abitanti di Castiglione M. R. che sono chiamati “matti” (li mìtte di Castiùne). Nel 2008, Bisenti si è gemellata con la cittadina di Delegyhaza (Ungheria).

 

La cerimonia del gemellaggio si è svolta durante la Sagra dell’uva e del vino Montonico, che si tiene nel primo fine settimana di ottobre. A Bisenti ha sede il Gruppo dell’Associazione Nazionale Alpini-ANA, della Valle del Fino, gemellato con quello della cittadina di Buttapietra (Verona).

 

Il nome deriva probabilmente dal termine antico Visentium (dall’italico Vesentia) o dal latino Biseptum (tra due corsi d’acqua) o Bisemptum (venduto due volte). Secondo altre interpretazioni sarebbe un prediale dal latino Visentius.

 

La denominazione dell’abitato ha avuto, nel corso del tempo, numerose varianti: nel Catalogo dei Baroni (Catalogus Baronum, detto anche Quaternus magne expeditionis),compilato nel 150-1186 sotto la dominazione normanna per registrare la leva straordinaria nelle Provincie di terraferma del Regno di Sicilia, è chiamato Besent (o Bisanto); nella Bolla del Papa Alessandro III del 1176, è chiamato Bifenum ed è tributario dell’Abbazia di Montecassino; nel Diploma emanato da Carlo d’Angiò ad Alife il 5 ottobre 1273, per costituire i Giustizierati di Abruzzo Ulteriore e Citeriore (separati dal fiume Pescara) è chiamato Bisentum; nel Cartulario della Chiesa Teramana del 1123 è chiamato Besento e nel Catalogo dei Baroni del 1150-1186 Besent; nelle Decime Vaticane del 1324, è chiamato Bisenti.

 

Secondo alcuni storici, Bisenti sarebbe stata una colonia greca mentre secondo altri era la ricca colonia romana di Berethra.

 

La zona è abitata sicuramente dall’età del ferro (I° millennio a.C.). Infatti, risalgono al VII secolo a. C. due fibule in bronzo, con staffa a disco, trovate nella località Castello di Bisenti. Inoltre, sono state rinvenute delle necropoli del VIII-VI secolo lungo le strade per Arsita e per Castiglione M. R. e in alcune Frazioni (Chioviano,Colle della battaglia..) e durante i lavori di costruzione della Scuola Elementare.

Nel periodo italico, Bisenti fa parte della Vestinia (territorio dei Vestini, di cui Pinna-Penne era il centro principale),separata dal fiume Fino dal territorio dei Sabini Adriatici (l’Ager Hadrianus) con capoluogo Hadria-Atri.

 

Al tempo dei Romani il Fino,nel tratto inferiore, segna il confine (finis) tra la Regione (Regio) IV Sabina e Sannio e la Regione V Piceno. Alcuni studiosi la identificano con la colonia romana di Beretra o Beregra.

 

Successivamente, nel periodo longobardo,il Fino segna il confine tra il Ducato di Spoleto (a nord) ed il Ducato di Benevento (a sud), del cui territorio Bisenti fa parte?

Il primo documento scritto è il Chronicon Casinensis, in cui è scritto che nell’ottobre 1085 il Conte teatino (Teate-Chieti) Trasmundus III,figlio di Attone IV e di Gisela, dona all’Abate del Monastero di Montecassino, Desiderius (Desiderio), tre castelli della Contea di Penne, tra i quali quello di Bisenti. Gli altri due sono i Castelli di Bacuccum e di Arseta.

 

Nel 1123, nel Cartulario della Chiesa Teramana è citato un certo Attonis de Besento.

Secondo il Catalogo dei Baroni (Catalogus Baronum), compilato nel 1150-1186, sotto la dominazione normanna, per registrare la leva straordinaria delle Province di terraferma del Regno di Sicilia,Besent è feudo del Barone Oderisius, insieme a Bacucco ed Arseta, nella Contea di Penne,con due militi (circa 260 abitanti).

 

Nel 1275, è feudo di Rainaldo di Acquaviva e di Fortebraccio di Romania. Nel 1279 diventa feudo degli Acquaviva, insieme ad Bacucco-Arsita, in seguito alla concessione del primo marzo dell’imperatore Enrico VI a Riccardo d’Acquaviva. Nel XIII secolo, i Celestini vi fondano un Monastero, oggi scomparso.

 

Il 9 ottobre 1320, a Napoli, i Maestri Razionali della Regia Corte, stabiliscono l’importo della sovvenzione annua di Bisentum in 10 once,7 tarì e 1 grano. Nel 1339, i Signori di Bisenti sono Niccolò,Matteo e Ludovico, figli di Francesco di Acquaviva.

 

Nel 1439, il Capitano di ventura Micheletto degli Attendoli, al servizio di Renato d’Angiò, occupa Bisento. Il 22 luglio 1446, Alfonso d’Aragona, a Gaeta, concede a Giosia d’Acquaviva, figlio di Andrea Matteo I e quinto Duca di Atri,i feudi, tra cui Bisemptum, posseduti dal nipote Andrea Matteo che si era schierato contro gli Aragona e dalla parte di Francesco Sforza.

 

Il 27 settembre 1462, a Lucera, il Re Ferrante I d’Aragona restituisce a Giulio Antonio Acquaviva,dopo averlo assolto dal reato di lesa maestà, i possedimenti del padre Giosia, tra i quali c’è Bisenti. La restituzione è confermata dal Re il 6 gennaio 1464 da Monopoli. Il 15 maggio 1481, a Matera, Ferdinando d’Aragona conferma la terra di Bisenti a Andrea Matteo III,figlio primogenito di Giulio Antonio, Marchese di Bitonto,Conte di Conversano e di S. Flaviano e settimo Duca di Atri.

 

Il 20 novembre 1506, nel Palazzo regio di Castelnuovo a Napoli, il Re Ferdinando d’Aragona (il Cattolico) restituisce a Matteo Andrea III i suoi feudi, in seguito agli accordi della Pace di Blois con il Re Luigi XII di Valois-Orleans, secondo la quale i nobili che avevano parteggiato contro di lui dovevano essere reintegrati nei loro possedimenti.

 

Nel 1558, Bisenti è posseduto da Fabio di Giovanni Antonio Maiorano, al quale subentra, nel 1563, la madre Dorotea Gattola. Dopo l’estinzione della Casata degli Acquaviva nel 1757-1760, non avendo la Duchessa Isabella d’Acquaviva di Aragona eredi, lo Stato di Atri, di cui fa parte Bisenti,è devoluto al Regno di Napoli.

 

Nel 1760, Governatore del Distretto di Bisenti è Giuseppe Sebastiani, di Cermignano. Successivamente il territorio di Bisenti è ceduto a varie famiglie nobili (Sforza, Foliero, Maiorano, Gattola, D’Annunzio).

 

Alla fine del Settecento, arrivano i Francesi, portatori degli ideali della Rivoluzione, i quali piantano in tutte le città e paesi l’Albero della Libertà. Però,la popolazione abruzzese, come quella del resto del Meridione, è tenacemente attaccata ai valori tradizionali cattolici ed alla dinastia dei Borboni, per cui ben presto si ribella all’occupazione francese e si diffonde il fenomeno del brigantaggio, soprattutto per sottrarsi agli obblighi della leva militare. La repressione è molto dura: sono condannate a morte varie persone, tra le quali Nicola Liberati e Donato D’Agostino di Bacucco (Arsita),che sono impiccati ed il loro corpi sono lasciati appesi agli alberi per alcuni giorni, come monito per la popolazione.

 

Nell’Ottocento, si diffonde in Abruzzo la Carboneria, alla quale aderiscono anche alcune personalità di Bisenti, tra le quali don Alessandro Barone ed il medico condotto Nicola Costantini, il quale è uno dei Capi dell’insurrezione antimurattiana del 1814.

 

Nel 1806, sono aggregati a Bisenti le Università (Comuni) di Bacucco-Arsita e di Appignano. Bacucco diventa Comune autonomo nel 1830 ed Appignano nel 1833 è aggregato al Comune di Castiglione Messer Raimondo.

 

Nel 1807, i “briganti” filo borbonici incendiano il Comune e vanno distrutti molti documenti utili per ricostruire la storia antica di Bisenti. Nel 1832, le Frazioni Castagna e Colle costituiscono il nuovo Comune di Castel Castagna.

 

Dopo l’unione al Regno d’Italia, continua la protesta filoborbonica della popolazione locale (come anche di altre regioni del Sud), tanto che il Governatore di Teramo è costretto a chiedere l’intervento delle truppe.

 

Fino alla costituzione della Provincia di Pescara (nel 1927), Bisenti fa parte del Circondario di Penne e della Provincia di Teramo (che è il Capoluogo dell’Abruzzo Ulteriore Secondo).

 

Fino agli anni trenta del Novecento, Bisenti è il paese più importante della Valle del Fino ed è sede di Mandamento (con la Pretura e le carceri),dell’Ufficio Distrettuale delle Imposte, del Catasto e delle Scuole Medie e Superiori.

 

Nel 1932, l’Agip insedia un cantiere per la ricerca di idrocarburi,che nel 1934 è distrutto da un incendio ed il progetto è abbandonato.

 

Durante il periodo fascista, si sono alcune manifestazioni contro il regime; molto partecipata è quella che si svolge il 1° maggio 1934 nella Contrada Colle Marmo.

 

Dopo l’8 settembre 1943,in località Valviano (Contrada del Comune di Cermignano) si costituisce una banda partigiana, che effettua varie operazioni nella zona.

 

Nella Frazione Villa Scipione, nella primavera 1944, si scatena la rappresaglia tedesca, in seguito all’uccisione di un soldato tedesco a Colle Marmo, che causa la morte di 10 persone, tra le quali una donna incinta.

 

Nella primavera 1944, alcuni aerei americani tentano di bombardare il presidio tedesco, ma colpiscono la Frazione di S. Savino, senza causare, per fortuna, alcuna vittima. Il 13 giugno 1944, durante la ritirata tedesca, sono uccisi dai partigiani due soldati germanici, nella località Piedifinati, per fortuna senza alcuna rappresaglia.

 

Quindi, Bisenti e gli altri paesi della Valle del Fino sono “liberati” dagli Inglesi. Nel dopoguerra, in seguito al fenomeno dell’immigrazione (sia verso l’estero, soprattutto il Belgio, che verso la costa pescarese), Bisenti ha subito, come anche gli altri paesi della Valle del Fino, un notevole spopolamento, tanto che,attualmente, la popolazione si è ridotta alla metà.

 

Grandi aspettative per lo sviluppo economico del territorio si hanno negli anni settanta con il progetto di una grande diga sul fiume Fino per produrre energia elettrica e per scopo irriguo. Negli anni ottanta sono espropriate le case che sarebbero state sommerse dall’invaso (i terreni non possono essere espropriati perché vincolati a destinazione agricola e gravati da usi civici).Però, la diga non è stata più realizzata e la Regione ha autorizzato la retrocessione delle case espropriate ai proprietari.

 

Dagli anni sessanta si parla della realizzazione di una superstrada di collegamento con Val Vomano e l’Autostrada A 24 per L’Aquila- Roma, di cui è stato realizzato negli anni novanta solo il tratto Val Vomano- Capsano. Si spera che i lavori, inseriti nel Progetto della Pedemontana Abruzzo-Marche, possano riprendere presto per realizzare finalmente un collegamento rapido con la Valle del Vomano e quindi con l’Autostrada A 24.

 

Negli anni novanta è stata realizzata la Strada Provinciale di fondovalle, lungo il Fino, che consente di raggiungere più facilmente la costa adriatica.

 

Il centro storico è costituito da due nuclei: il più antico è quello del Castello,a forma ovoidale, con al centro la torre, risalente al XII secolo, sotto la dominazione normanna; il secondo nucleo, più recente, cinto da nuova mura, realizzato nel XIV secolo sotto gli Acquaviva, comprende la Parrocchiale e la Casa Abbadiale dei Celestini.

 

La Chiesa Parrocchiale di S. Maria degli Angeli, la cui festività ricorre il 2 agosto. E’ stata realizzata nel XV secolo, probabilmente su una chiesa precedente,di cui rimane il rosone rinascimentale, ed è stata ingrandita nella seconda metà del XVIII secolo, su progetto di Giovanni Fontana di Penne (un architetto di origine ticinese,che ha realizzato altre Chiese nella zona ed è vissuto a Penne). I lavori durarono dal 1776 al 1796. La chiesa fu riaperta al culto nel giugno 1798.

 

è una delle più grandi Chiese abruzzesi, essendo lunga 31 metri, alta 16 e larga 10. Il campanile, costruito insieme con la Chiesa, è alto 41 metri. Ospita tre campane: una grande, che dà verso la Piazza; una mediana rivolta ad Ovest; una piccola, volta a Sud. La campana grande è stata rifusa nel 1927 recando incisi i nomi dei caduti nella Grande Guerra. Secondo una storia locale, in passato vi era una quarta campana,che è stata messa nel campanile del Duomo di Teramo. Le tre campane sono suonate secondo delle regole,che gli abitanti conoscono bene.

 

L’interno è ad unica navata, con una volta a vela in cui ci sono tre grandi medaglioni di forma ovale, con affreschi che rappresentano il Giudizio di Salomone, Il Miracolo dell’acqua di Mosè e La Cacciata di Eliodoro dal Tempio di Gerusalemme, attribuiti a Giacinto Diana ed ai suoi discepoli Ignazio Danti e Giovannangelo Ronzi.

 

In una nicchia, alla sinistra dell’altare, c’è una pregevole statua in pietra, policroma e dorata, raffigurante la Madonna degli Angeli, attribuita all’artista Gianfrancesco Gagliardelli, del XVI secolo. Si tratta di una Madonna in trono con Bambino che rappresenta la Santa Vergine seduta, con le mani giunte ed il capo inclinato e rivolto verso il Bambino, posto sulle sue ginocchia. Secondo la leggenda, la statua comparve sulla sponda del fiume Fino e fu portata nella Chiesa dalla popolazione, con una solenne processione e grande festa.

 

Ci sono sei altari laterali: tre a destra, dedicati alla Madonna del Rosario,alla Circoncisione ed alla Madonna di Loreto; tre a sinistra, dedicati all’Annunziata, a S. Antonio da Padova ed all’Assunzione.

 

Sopra l’altare principale, nella abside semicircolare, c’è una grande pala, raffigurante l’Assunzione della Vergine, di Giovannangelo Ronzi.

 

In una cappella, sul lato sinistro, c’è un medaglione, con una tela settecentesca, che raffigura S. Emidio con il pastorale, che tiene in mano il paese, in cui ci sono tre torri.

Nella cantoria, nella controfacciata all’interno della Chiesa, c’è un pregevole organo a canne, costruito da Ponziano Bevilacqua nel 1985, che ha sostituito quello costruito nel 1800-1801 dal celebre organista Giovanni Gennari di Rovigo, che era posto nell’abside, sopra l’altare maggiore e fu rimosso durante i lavori di ristrutturazione nel 1952.

 

Nella Chiesa è conservata anche una croce processionale in argento, del Cinquecento.

In una cappella laterale, è conservato il corpo di Pasqualino Canzii, nato a Bisenti nel 1915 e morto nel 1930, alla giovane età di 15 anni, mentre era in seminario a Penne, in odore di santità e quindi proclamato Servo di Dio.

 

La Chiesa di S. Antonio Abate, del XV secolo, ubicata alla confluenza del torrente Fossato con il Fino, in cui c’è una statua del Santo, patrono degli animali.

 

La Chiesa di S. Pietro, nella frazione omonima, lungo la strada per Arsita, a 565 m. s. l. m., a navata unica con tetto a capanna (a capriate), realizzata nel XIV secolo, con pietre di fiume e laterizi, probabilmente su una preesistente costruzione religiosa, forse un tempio italico d’altura, e rimaneggiata ampiamente nei secoli successivi. Sul lato sinistro si aprono due ingressi e due monofore strombate. All’interno c’è un altare settecentesco e due acquasantiere a cippo.

 

È citata nella Bolla di Alessandro III del 1176 come possesso dell’Abbazia di Montecassino con il nome di Sancti Petri in Pinnensis. E’ stata a lungo contesa tra Bisenti e Bacucco-Arsita.

 

La Torre medioevale,a pianta quadrata,realizzata probabilmente del XII secolo,in pietre locali di fiume semilavorate e giustapposte con malta. è l’unica rimasta delle tre torri della cinta muraria realizzata nel periodo normanno, di cui ancora oggi sono visibili alcuni tratti. E’ dimezzata rispetto all’altezza originaria.

 

La Casa di Pilato,è una costruzione medioevale realizzata su un precedente insediamento, che, secondo la leggenda, è la casa natale di Ponzio Pilato, Governatore romano della Giudea dal 26 al 36 d. C.,menzionato nei Vangeli per il fatto che sotto il suo mandato fu crocifisso Gesù.

 

La Casa Abbadiale dei Celestini,realizzata nel XV secolo dagli Acquaviva per la congregazione religiosa, che presenta un portico con due ampi archi tardo-gotici a sesto acuto ribassato, con ghiera in mattoni. Sulla facciata è posto uno stemma con la data 1479.

 

La Fonte Vecchia, che è un kanat (una fonte di origine mediorientale, costituita da una serie di canali “a spina di pesce”, scavati a livello dello strato impermeabile per poter attingere sempre acqua dalla falda freatica), collegato al pozzo della Casa di Pilato.

Forse nei pressi sorgeva la Badia di S. Salvatore, con Monastero, citata nelle Decime Vaticane del 1324 ed officiata fino al 1626.

 

Il Monastero di S. Salvatore, forse fondato dai Celestini, è citato in un documento del 13 novembre 1495, con cui il Papa Alessandro VI, dalla Basilica romana di S. Pietro, ordina all’Abate del Monastero di indagare, come Vicario del Vescovo di Atri-Penne, sulle violenze compiute contro l’Abbazia di S. Salvatore di Castelli.

 

La Chiesa di S. Pasquale, di origine medioevale, abbattuta nel 1883 nonostante le proteste dell’Abate Florestano Catitti che inviò una supplica al Prefetto di Teramo.

Era ubicata in Largo Regina Margherita, vicino alla Porta da Piedi, una delle due porte della cittadina, insieme con la Porta da Capo, distrutte nell’Ottocento.

 

La Chiesa di S. Lorenzo, in Contrada Campomarino, è citata in un documento del 3 marzo 1466, con cui il Vescovo di Atri e Penne, Antonio Probi, nomina il Canonico atriano Battista Gherardini Rettore della Chiesa, dopo la morte del titolare, Antonio d’Atri.

 

L’Ospedale della SS. Annunziata, citato in un documento del 23 agosto 1750 in cui figura come Procuratore Loreto Di Domenico.

 

La Chiesa di S. Maria, nella Frazione Troiano, di cui è documentata nel medioevo la presenza.

 

La Chiesa di S. Martino, nella Frazione omonima di S. Martino, di cui è rimasto il toponimo.

 

La Sagra dell’uva e del vino Montonico, che si tiene dal 1975 il primo fine settimana di ottobre, con la sfilata dei carri allegorici.

 

In passato esisteva un Gruppo folkroristico che rappresentava la cerimonia del matrimonio abruzzese e la Corale “Lamberto De Carolis”. Attualmente c’è il “Gruppo Folk di Bisenti”.



 

 

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