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N. 93 - Settembre 2015 (CXXIV)

"MA VOI, CHI DITE CHE IO SIA?"
BREVE BIOGRAFIA DI GESÙ DI NAZARET - PARTE XII

di Giorgio Giannini

 

Il nome e gli appellativi di Gesù

 

Nei Vangeli e negli altri Libri che compongono il Nuovo Testamento (scritti in origine in lingua greca), Gesù è indicato, oltre che con il proprio nome, anche con vari appellativi e titoli,alcuni dei quali derivano dall’Antico Testamento.Vediamoli.

 

Il nome Gesù

 

Il nome Gesù è usato ben 917 volte nei Libri del Nuovo Testamento. Deriva dal termine greco Iesous (reso in latino Iesus nella traduzione della Bibbia detta comunemente Vulgata), che è la traslitterazione del termine aramaico Yesua (l’aramaico era la lingua comunemente parlata in Palestina nel I secolo e quindi anche da Gesù), il quale deriva, a sua volta, dall’ebraico Yehosua, che è un nome teoforico e significa “Dio è salvezza” o “Dio salva”.

 

Il nome Gesù era comune tra gi Ebrei e quindi era molto diffuso. Si chiama così anche Giosuè (chiamato appunto Iesous nella traduzione in greco del Vecchio Testamento), il successore di Mosè alla guida del popolo ebraico nella lunga marcia dall’Egitto ad Israele, la Terra promessa da Dio al suo “popolo prediletto”.

 

Cristo-Messia

 

Il termine Cristo (che deriva dal greco Christòs, tradotto in latino Cristus), spesso unito al nome proprio Gesù, formando la parola Gesù Cristo, compare nei Libri del Nuovo Testamento ben 529 volte.

 

Christòs deriva dal verbo crio (ungere) e quindi significa “unto”. Questo termine in aramaico ed in ebraico è masiah (in greco Messìas, in latino Messias, in italiano Messia), che nella tradizione religiosa ebraica significa “consacrato dal Signore. Infatti, il termine Unto era un titolo onorifico nell’antico Israele (come riportato nell’Antico Testamento) e deriva dal fatto che i Re, i Sacerdoti ed i Profeti erano “consacrati” nelle loro funzioni tramite una unzione rituale, fatta con un olio sacro, a base di olio di oliva con l’aggiunta di profumi o di unguenti profumati di grande valore (in genere,un terzo di mirra, un terzo di cassia, un sesto di cinnamomo ed un sesto di canna aromatica). Pertanto, i termini Cristo, Messia e Unto sono sinonimi.

 

Nella Palestina del tempo di Gesù (I sec.), gli Ebrei attendevano la venuta del nuovo Messia, inviato da Dio, che li avrebbe liberati dalla dominazione romana. Quindi vedono in Gesù Cristo il Messia liberatore, che avrebbe restaurato il Regno di Israele.

 

L'attesa del Messia è molto presente nel Vangelo secondo Matteo, che è rivolto agli Ebrei e quindi fa riferimento alle loro Sacre Scritture per giustificare l'arrivo di Gesù, il nuovo Messia Liberatore. Pertanto, il riferimento a Betlemme, come luogo della nascita di Gesù Cristo-Messia è simbolico, è cioè il simbolo teologico della messianicità davidica di Gesù.

 

L’unzione di Gesù è raccontata in tre dei quattro Vangeli Canonici. In particolare, nel Vangelo secondo Giovanni avviene, “sei giorni prima della Pasqua”, nella casa di Lazzaro, a Betania, da parte di sua sorella Maria (che vari autori laici hanno identificato in Maria Maddalena), la quale “prese 300 grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, e cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli”. Il suo gesto è molto criticato dall’Apostolo Giuda Iscariota. (Gv 12,1-7). Il fatto è anche ricordato brevemente in un passo precedente (non successivo!) dello stesso Vangelo giovanneo. (Gv 11,1-2)

 

Nei Vangeli secondo Matteo e secondo Marco, l’unzione di Gesù è fatta, sempre a Betania, ma “in casa di Simone il lebbroso”, da una sconosciuta, ed il suo gesto è criticato dai presenti, compresi i “discepoli” di Gesù. (Mt 26,6-13 e Mc 14,3-9). Invece, nel Vangelo secondo Luca l’unzione di Gesù non è raccontata.

 

Maestro-Rabbi

 

Il termine Maestro (in greco didàskalos), attribuito a Gesù, compare nel Nuovo Testamento 42 volte, mentre il termine Rabbi (in greco Rabbi) compare 12 volte e la versione confidenziale Rabbuni (in greco Rabbouni) compare 2 volte.

 

Nella tradizione ebraica, il termine Rabbi (dalla radice rab, che in origine era un aggettivo,con il significato di grande, e che in seguito fu sostantivato con il significato di signore e di maestro) era un titolo, prima onorifico e dal I sec. ufficiale, attribuito ai Dottori, esperti nelle Sacre Scritture, ai quali veniva conferito solennemente con la ordinazione e l’imposizione delle mani sul capo.

 

Dal termine ebraico Rabbi deriva il greco Rabbìnos, il latino Rabbinus e l’italiano Rabbino. Inoltre è affine al latino magister, da cui deriva l’italiano maestro. Quindi, i termini Rabbi e Maestro sono sinonimi.

 

Gesù è dunque un Rabbi-Maestro e critica più volte il comportamento dei Farisei e degli Scribi, che chiama anche “ipocriti … serpenti e razza di vipere” (Mt 23,1-10),ma raccomanda ai suoi ascoltatori di seguire gli insegnamenti religiosi dei Sacerdoti, dei Dottori e degli Scribi.

 

Gesù Nazareno

 

Nei Vangeli Canonici, Gesù è chiamato 6 volte con l’appellativo Nazareno (in greco nazarenòs, reso in latino, nella Bibbia detta Vulgata, in Nazarenus) ed altre 4 volte è indicato con l’aggettivo “di\da Nazaret” (in greco apò\ek Nazarèt), probabilmente in riferimento al villaggio di Nazaret, in cui Gesù avrebbe vissuto, dopo la sua nascita a Betlemme, per circa 30 anni, finchè non iniziò la sua predicazione (ministero), che si protrasse per circa 3 anni e che si svolse all’inizio in Galilea, in Perea e nella Dodecapoli e poi soprattutto in Giudea, a Gerusalemme.

 

Nel Vangelo secondo Matteo, Giuseppe, ritornando dall’Egitto, dove si era rifugiato con Maria e Gesù per scampare ad Erode che voleva uccidere i bambini fino a due anni di età, non ritornò a Betlemme (in Giudea), dove era nato Gesù e dove probabilmente abitavano, perché vi regnava Archelao, figlio di Erode e lui “ebbe paura di andarvi”, per cui “si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perchè si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: Sarà chiamato Nazareno”. (Mt 2,22-23)

 

Questo passo dimostra chiaramente il continuo riferimento di Matteo alle profezie dell’Antico Testamento, che sono realizzate nella vita di Gesù per dimostrare la sua natura messianica, come nuovo Messia –Cristo –Unto del Signore, che avrebbe liberato Israele dalla dominazione straniera (romana).

 

Nel Vangelo secondo Marco, il primo dei Vangeli Canonici,Nazaret è citata una sola volta laddove è scritto che “Gesù venne da Nazareth di Galilea e fu battezzato da Giovanni nel Giordano “.(Mc 1,9)

 

In un altro passo dello stesso Vangelo, è scritto che dopo aver predicato in Galilea, Gesù “venne nella sua patria ed i suoi discepoli lo seguirono” (Mc 6,1), senza però indicare con precisione quale fosse la “sua patria”. Per alcuni esegeti, questi passi proverebbero la nascita di Gesù a Nazareth e non a Betlemme, come sostenuto dagli Evangelisti Matteo e Luca.

 

Nel Vangelo secondo Luca, riguardo alla nascita di Gesù, è scritto che “Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nazaret, salì in Giudea,alla città di Davide chiamata Betlemme” (Lc 2,4). Inoltre, nello stesso Vangelo è scritto che dopo la circoncisione di Gesù nel Tempio (all’ottavo giorno dalla nascita) e dopo la sua presentazione al Tempio (al 40° giorno dalla nascita, dopo la purificazione della madre) i membri della Sacra Famiglia “fecero ritorno in Galilea,alla loro città di Nazaret”, dove “il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui” (Lc 2,39-40). Più avanti, nello stesso Vangelo, Nazaret è indicato come il luogo “dove era cresciuto”. (Lc 4,16)

 

Nel Vangelo lucano, Nazaret è quindi il luogo in cui vivevano Giuseppe e Maria prima della nascita di Gesù e dove ritornarono, dopo la sua nascita, avvenuta a Betlemme dove si erano recati per il censimento.

 

Nel Vangelo secondo Giovanni, Gesù è indicato come “figlio di Giuseppe, di Nazaret” (Gv 1,45) ad indicare che il padre putativo Giuseppe viveva in questo villaggio, naturalmente con la moglie Maria, madre di Gesù.

 

Alcuni autori però ritengono che Gesù sia nato a Nazaret e che il riferimento a Betlemme, come luogo della nascita, da parte degli Evangelisti Matteo e Luca sia stato determinato dal fatto di trovare una “giustificazione” alle profezie del Vecchio Testamento che predicevano in questa cittadina (patria di Davide,il primo Messia) la nascita di un nuovo Messia – Cristo - Unto del Signore, il quale avrebbe liberato Israele dalla dominazione romana.

 

Qualche studioso, per giustificare l'appellativo di Nazareno, ritiene che il luogo della nascita di Gesù sia Betlemme di Nazar, a circa 10 Km da Nazaret. In questo modo, si concilia l’origine messianica davidica di Gesù, essendo nato a Betlemme, con la sua vita a Nazaret.

 

Secondo i Vangeli, sembra che il villaggio di Nazaret era ubicato vicino al Lago di Tiberiade (Mar di Galilea o Lago di Genesaret),dato che Gesù, dopo l’arresto di Giovanni Battista, ”lasciò Nazaret e andò ad abitare a Cafarnao,sulla riva del Lago “ (Mt 4,13). Il villaggio di Cafarnao, in un altro passo dello stesso Vangelo è indicato come la “sua città” (Mt 9,1). In effetti, Gesù vi soggiorna spesso all’inizio del suo ministero in Galilea.

 

Alcuni storici ritengono però che il villaggio di Nazaret non esisteva al tempo di Gesù perché non è menzionato né nell'Antico Testamento né dallo storico filoromano Giuseppe Flavio e quindi è di fondazione recente. Invece, gli scavi archeologici hanno evidenziato resti di abitazioni del medio periodo del bronzo (900-600 a. C.).

 

L’attuale villaggio di Nazaret si trova sulle propaggini dei Monti della Galilea, a circa 140 Km da Gerusalemme (ha circa 70.000 abitanti, due terzi mussulmani ed un terzo cristiani).

 

Infine,alcuni autori laici ritengono che il villaggio in cui è nato ed ha vissuto Gesù sia Gamala (ubicato sul Golan, vicino al Lago di Tiberiade), che era la patria di Giuda il Galileo,che era il Capo del Movimento antiromano dei Galilei, i ribelli che attuarono la prima rivolta antiromana contro il censimento fiscale, nell'anno 7 d. C. (Vedere al riguardo il precedente articolo su Gesù-Giovanni di Gamala, pubblicato sullo scorso numero di luglio della Rivista).

 

Secondo Giulio Africano (del II sec.) citato da Eusebio di Cesarea nella sua Storia Ecclesiastica (1.7.14), a Nazaret abitavano i parenti di Gesù (desposunoi).

 

Secondo S. Girolamo (V secolo), Nazaret era un piccolo villaggio,vicino alla città romana ellenistica di Sifforis (attuale Zippori), che era un importante centro commerciale della Galilea.

 

La tradizione cristiana non ha tramandato, fin dai primi secoli, la memoria del luogo in cui avrebbe vissuto la Sacra Famiglia a Nazaret, diversamente da quello che è stato fatto per il luogo dell'Annunciazione del concepimento di Maria da parte dell’Arcangelo Gabriele, che è ricordato a Nazaret dalla Basilica dell’Annunciazione, nella quale c’è la Grotta dell’Incarnazione, che sarebbe il luogo in cui Maria ricevette la visita dell’Arcangelo, che le annuncia il suo concepimento divino per opera dello Spirito Santo. Allo stesso modo, il luogo della nascita di Gesù è ricordato a Betlemme dalla Basilica della Natività.

 

Però, una tradizione del VII sec. identifica a Nazaret la casa ed il laboratorio artigianale (la falegnameria) di Giuseppe (e poi di Gesù) nel sito della Chiesa di S. Giuseppe, costruita nel 1914 sul sito della antica Chiesa della nutrizione, citata da Arculfo, un pellegrino che visitò nel 670 la Terra Santa e scrisse la cronaca del suo viaggio,intitolata De locis sanctis.

 

Secondo un’altra ipotesi, Nazareno era un titolo religioso corrispondente a Maestro-Rabbi, presso la Comunità degli Esseni, secondo alcuni rotoli trovati a Qumram, vicino al Mar Morto, nel 1946.

 

Gesù Nazoreo o Nazireo

 

Nei Vangeli e negli Atti degli Apostoli, Gesù è chiamato 13 volte Nazoreo, in greco nazoràios, che è stato erroneamente tradotto con il termine Nazareno. Al riguardo, alcuni autori laici ritengono che gli Evangelisti abbiano utilizzato il termine nazoreo, con una connotazione teologico-messianica, che in seguito, nella traduzione in latino della Bibbia detta Vulgata, è diventato Nazareno, riferito a Nazaret, cioè al luogo in cui Gesù aveva vissuto.

 

Il termine nazoreo, però, probabilmente, è stato confuso con il termine nazireo (in greco naziràios), che è la traslitterazione dell'aramaico nazir, che deriva dal verbo “separare” e quindi significa “separato”, per indicare gli appartenenti ad una setta religiosa, alla quale, secondo gli Ebrei del I secolo, appartenevano i Cristiani. Al riguardo, il termine nazoreo è già usato nel I secolo come sinonimo di “cristiano”, per indicare i seguaci di Gesù-Cristo.

 

Però,il termine nazireo indica anche colui che è stato “consacrato a Dio” con il voto di Nazireato. Pertanto, il Nazireo è una persona (uomo o donna) che ha fatto voto di seguire alcuni rigidi precetti di vita,. Al riguardo, gli obblighi del Nazireato sono illustrati nella Bibbia, nel Libro dei Numeri (6,1-21) e nel Libro dei Giudici (Gc 13,1-14). In particolare, il Nazireo aveva tre obblighi:

- non poteva mangiare cibi impuri né provenienti dalla vigna. Pertanto, non poteva bere vino, aceto e liquori,né mangiare uva,neppure passita;

- doveva lasciare crescere i capelli, evitando di tagliarli;

- non poteva toccare cadaveri o entrare nelle tombe (perchè diventava “impuro”). Pertanto, non poteva partecipare ai funerali, neppure di un familiare o di un parente, e non poteva entrare in un cimitero.

 

Il voto di Nazireato era in genere temporaneo (per un periodo superiore a 30 giorni), ma poteva anche essere permanente (per tutta la vita) e poteva anche essere prestato fin dal seno materno –ab utero (come Sansone, che fu ricompensato da Dio con una straordinaria forza).

 

Alla scadenza del voto, il Nazireo offriva tre sacrifici a Dio nel Tempio di Gerusalemme:

- Il primo sacrificio era un agnello, come offerta d’olocausto (olah), bruciato sull’altare del tempio);

- Il secondo sacrificio era una pecora, come offerta del peccato (hatat);

- Il terzo sacrificio era un capretto, come offerta di pace (shelanim),accompagnata con un cesto di pane azzimo (matzah) e di grano e con una libagione.

 

Dopo aver compiuti questi tre sacrifici, il Sacerdote, nella corte esterna del Tempio, radeva i capelli del Nazireo, che poi erano bruciati.

 

Alcuni personaggi biblici erano Nazirei, fin “dal seno materno”, come Sansone (Gc 13,2-7) e Giovanni Battista, che secondo l’annuncio fatto dall’angelo al padre Zaccaria “non berrà vino né bevande inebrianti” (Lc 1,15). Anche S. Paolo probabilmente fece voto di Nazireato perché “ a Cencre si era rasato il capo a causa di un voto che aveva fatto”(At 18,18). Alcuni autori ritengono che anche Gesù fosse un Nazireo, per il fatto che portava i capelli lunghi.

 

I Nazirei erano anche una setta religiosa. A loro si riferisce il Vangelo (apocrifo) dei Nazorei. In Iraq esistono tutt'ora i seguaci di questa setta, chiamati Mandei.

 

Altri appellativi

 

Gesù è indicato come Signore, 125 volte, soprattutto negli Atti degli Apostoli e nelle Lettere. Spesso il termine è unito all’aggettivo nostro, in genere anteposto al nome proprio, in modo da formare la parola “nostro Signore Gesù Cristo”.

 

Gesù, riferendosi a se stesso, si attribuisce spesso il titolo Figlio dell’uomo (che ricorre 84 volte), in cui il termine uomo indica l’essere umano e non l’uomo “maschio”. Al tempo di Gesù, l’espressione aveva una forte connotazione messianico- escatologica.

 

Gesù è chiamato, in 52 occasioni, Figlio di Dio o Figlio dell’Altissimo, come dice, dopo la sua morte sulla croce, il Centurione romano nel Vangelo secondo Marco (Mc 15,39).

 

Questa espressione, che normalmente indica una chiara, stretta ed indissolubile relazione con Dio, nel Nuovo Testamento indica una vera “filiazione divina”, essendo Gesù Figlio di Dio, concepito tramite la Vergine Maria.

 

Gesù è chiamato, per 35 volte, Re (in greco basilèus), Re dei Giudei (basilèus ton Iudàion), Re d’Israele (basilèus Israel), Re dei Re (basilèus basilèon) soprattutto nei racconti evangelici della sua passione, in particolare durante gli interrogatori davanti al Sommo Sacerdote, al Sinedrio ed al Procuratore romano Ponzio Pilato.

 

Gesù è anche chiamato 12 volte Figlio di Davide (in greco uiòs David), per sottolineare al sua discendenza davidica, come si evince nelle due genealogie riportate, in modo differente, dal Vangelo secondo Matteo (Mt 1,1-16) e dal Vangelo secondo Luca (Lc 3,23-38).

 

L’attributo di Re era quindi collegato a quello di Messia, atteso dagli Ebrei per essere liberati dalla dominazione straniera (romana).

 

Gesù è anche chiamato 15 volte Profeta (in greco profètes), che è una persona incaricata da Dio di parlare in suo nome, molto spesso prevedendo gli eventi futuri. Infine, Gesù è chiamato 17 volte Sommo Sacerdote (in greco archirèus) o Sacerdote (hierèus) nella Lettera agli Ebrei.

 

Il Sacerdote svolgeva i riti religiosi; era quindi l’intermediario tra Dio ed il popolo. Questa funzione è riconosciuta anche a Gesù.

 

Gesù è anche chiamato 7 volte Dio (in greco Theòs), di cui 4 volte esplicitamente e tre volte tramite perifrasi. Il Concilio di Nicea del 325 ha dichiarato la consustanzialità di Gesù (Figlio di Dio) con Dio (Padre).

 

Gesù è chiamato 6 volte Logos (dal greco lògos, che ha vari significati, in particolare “parola”) nel Vangelo secondo Giovanni e nell’Apocalisse.

 

Nella traduzione in latino della Bibbia, detta Vulgata, il termine lògos è tradotto con Verbum (Verbo, Parola).

 

Gesù è chiamato 4 volte Figlio di Giuseppe. Però, come abbiamo visto dai Vangeli, il legame non era carnale (di filiazione biologica), ma putativo (cioè “si riteneva” che fosse figlio di Giuseppe, come è detto nel Vangelo secondo Luca (Lc 3,23).

 

Infine Gesù è chiamato una sola volta Emmanuele (in greco Emmanouèl), che è la traslitterazione del termine ebraico Immanuèl, che significa “Con noi Dio”, nel Vangelo secondo Matteo, laddove un “Angelo del Signore”, apparso a Giuseppe, chiama così il figlio che stava per nascere, concepito in Maria “dallo Spirito Santo”, cioè per volere divino (Mt 1,23).

 

Infine, nel Vangelo secondo Giovanni, Gesù è chiamato spesso con espressioni allegoriche: agnello o agnello di Dio o agnello immolato, soprattutto nell’Apocalisse (ben 29 volte); luce e luce del mondo; pastore,Buon pastore, pastore grande; pane della vita, pane vivo, pane di Dio; vita, autore della vita; vite; porta:via; Verità. 



 

 

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