[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

163 / LUGLIO 2021 (CXCIV)


contemporanea

A PROPOSITO DI GEORGE BERNARD SHAW

SATIRA, AFORISMI E PARADOSSI

di Giovannna D’Arbitrio

 

George Bernard Shaw, famoso scrittore, drammaturgo, linguista e critico musicale irlandese, nel 1925 vinse il Premio Nobel per la letteratura e nel 1939 ottenne anche l’Oscar alla migliore sceneggiatura non originale per il film Pigmalione, ispirato alla sua omonima commedia.

 

Nato a Dublino nel 1856 da una famiglia protestante d’origine inglese, Shaw ebbe un’infanzia difficile e disagiata per problemi familiari. Frequentò irregolarmente la scuola e quindi da vero autodidatta si educò da solo leggendo con avidità ogni genere di libri. Affermò pertanto ironicamente: «L’unico periodo in cui la mia educazione fu interrotta, è stato quando andavo a scuola». Nel 1876 decise di lasciare l’Irlanda e di raggiungere sua madre a Londra dove diventò membro della Fabian Society per la quale scrisse trattati politici ed economici su idee socialiste.

 

Irriverente, brillante aforista, amante del paradosso, denunciò l’ipocrisia della società dell’epoca mediante “il riso apparentemente frivolo delle sue commedie che rese accettabile al pubblico inglese, a quel modo che nelle antiche corti il re accettava dal clown, l’enunciazione di punti di vista sovversivi e il dileggio delle sue più sacre istituzioni”. (Mario Praz).

 

Vegetariano, amante della natura e degli animali, lottò contro le ingiustizie sociali e il maschilismo in perfetta sintonia spirituale su tali temi con la moglie Charlotte Payne-Townshend, attivista della Fabian Society e convinta femminista ante litteram. Benché nelle biografie si legga che il matrimonio non fu mai consumato e che molte furono le relazioni extraconiugali di Shaw, la “strana coppia” visse insieme fino alla morte di Charlotte (1943).

 

Giornalista, critico musicale (tra i pionieri del wagnerismo), saggista e romanziere prima di diventare drammaturgo, iniziò la sua carriera teatrale (sotto l’influsso di Henrik Ibsen) con Widower’s Houses nel 1892, opera inclusa in seguito nella raccolta Plays: Plesant and Unplesant (Mrs. Warren’s Profession, Arms and the Man, Candida, The Man of Destiny, You Never Can Tell, ecc.), in cui mise sotto accusa lo sfruttamento dei poveri, i problemi della prostituzione, la concezione romantica della guerra, l’autoritarismo nell’educazione e altri mali della società dei suoi tempi.

 

Affrontando sempre più temi socio-politici, religiosi e filosofici, riscosse un crescente successo con opere come John Bull’s Other Land, Major Barbara, Pygmalion (dal quale fu tratto in seguito il Musical e il film My Fair Lady), Androcles and the Lion.

 

In opere successive, come Man a Superman e Back To Methuselah, egli espresse le sue idee sulla “life force”, la teoria della forza vitale (ispirata dalle idee filosofiche di Henri Bergson) secondo la quale esiste nell’Uomo un’energia vitale che lo spinge gradualmente a evolversi e a raggiungere uno stato di coscienza più elevato.

 

In Man e Superman, infatti, in qualche modo stravolge l’immagine del superuomo di Nietzsche quando afferma ironicamente che la donna, vista di solito come vittima “sedotta”, sia in realtà “seduttrice” del maschio poiché irresistibile detentrice della “forza vitale” dell’amore, mentre in Back to Methuselah, analizzando le cause della crisi della civiltà occidentale dopo la prima guerra mondiale, racconta la storia di un uomo abbastanza longevo che raggiunge grande saggezza spirituale per stadi successivi.

 

Quasi a conferma di tali teorie, la sua energia creativa sembrava inarrestabile e l’impulso a scrivere si espresse senza sosta fino alla fine della sua vita, avvenuta nel 1950 ad Ayot St. Lawrence, un piccolo villaggio dell’ Hertfordshire. In qualche biografia si legge che morì per una caduta mentre rincorreva una farfalla nel suo giardino, dove le sue ceneri vennero in seguito sparse insieme a quelle della moglie, soprattutto intorno alla statua di St. Joan.

 

Tra le sue ultime opere ricordiamo per l’appunto St. Joan (1924), vero capolavoro su Giovanna d’Arco, da lui molto ammirata e considerata precorritrice dell’individualismo moderno, The Apple Cart (1927), Too True to be Good (1931), On the Rocks (1933), The Millionairess (1935), Genevra (1938).

 

Oltre alle numerose e polemiche prefazioni ai suoi drammi, scrisse molti saggi come The Quintessence of Ibsenism, in cui evidenziava la sua ammirazione per Ibsen col quale condivise appieno il concetto di teatro come “una fucina di pensieri, una guida alla coscienza, un commentario della condotta sociale, una corazza contro la disperazione e la stupidità e un tempio per l’Elevazione dell’Uomo”.

 

Anche se accusato di aver creato personaggi troppo razionali,”meri portavoce delle sue idee” tenuti in vita solo da vivaci frizzi e situazioni comiche (M. Praz), pensiamo che George Bernard Shaw abbia meritato appieno il Premio Nobel per la Letteratura a lui assegnato nel 1925 con la seguente motivazione: “For his work which is marked by both idealism and humanity, its stimulating satire often being infused with a singular poetic beauty” (Per il suo lavoro intriso di idealismo e umanità, la cui satira stimolante è spesso infusa di una poetica di singolare bellezza”.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]