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N. 30 - Novembre 2007

OBIEZIONE DI COSCIENZA PER I FARMACISTI?

Benedetto XVI e le medicine immorali

di Stefano De Luca

 

L’obiezione di coscienza dei farmacisti è un “diritto riconosciuto” quando si tratti di fornire medicine che “abbiano scopi chiaramente immorali, come l’aborto e l’eutanasia.

 

Lo sostiene papa Benedetto XVI.

 

Il Papa, parlando dei farmacisti, “intermediari tra medici e pazienti”, ne sostiene l'obiezione di coscienza affinché “facciano conoscere le implicazioni etiche dell’uso di alcuni farmaci”.

 

“In questo campo non è possibile anestetizzare le coscienze – ammonisce il Santo Padre – per esempio a riguardo degli effetti di alcune molecole che hanno lo scopo di evitare l’annidamento di un embrione o di cancellare la vita di una persona”.

 

Nell’udienza ai farmacisti cattolici del 29 ottobre, papa Ratzinger ha concluso che “il farmacista deve invitare ciascuno a un sussulto di umanità, perché ogni essere possa essere protetto dal concepimento alla morte naturale e perché i farmaci svolgano davvero il proprio ruolo terapeutico”.

 

Il presidente della Federazione degli ordini dei farmacisti italiani (Fofi), Giacomo Leopardi, ha ritenuto il richiamo del Papa “apprezzabilissimo” ed ha auspicato che “il provvedimento legislativo in materia, al momento fermo alla Camera dei deputati, venga approvato al più presto, affinché ai farmacisti sia consentito di esercitare l’obiezione di coscienza”.

 

Di diverso parere il presidente di Fedrefarma.

 

Giorgio Caprino ha affermato che “è un obbligo per i farmacisti, così come previsto dalla legge, garantire ai cittadini di trovare in farmacia i medicinali prescritti dal medico”.

 

Anche Maurizio Mori, presidente della Consulta di bioetica, ha affermato l’obbligo per il farmacista di prestare servizi ai cittadini “indipendentemente da pregiudizi derivanti dalla sacralità della vita”.

 

“La consulta di bioetica – conclude Mori – denuncia la pervicace riaffermazione della sacralità della volta che a volte risulta contraria al bene della persona”.

 

Dura la reazione del Ministro della Salute, Livia Turco, per la quale “la parola del Pontefice è autorevole nella sua dimensione pastorale” ma “non può essere preso in considerazione il suo monito ai farmacisti di opporsi con l’obiezione di coscienza sulla pillola del giorno dopo”.

 

Per il Ministro, infatti, “non esistono nel prontuario terapeutico medicine immorali secondo la definizione che ne ha dato il Papa".

 

"Se così fosse", aggiunge la Turco, "le autorità preposte alle autorizzazioni e al commercio non ne avrebbero consentito la circolazione”.

 

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